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Gli alfaniani dicevano: «B. è finito»
Ma ora si pensa alla reunion
Berlusconi lavora per unire gli ex alleati e prepara una lettera che rievoca la Casa delle libertà. Il Nuovo centro destra torna da Silvio. Con molti distinguo, ma torna
di Luca Sappino
22 luglio 2014 Facebook
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Fanno presto deputati e senatori alfaniani a dire che il ritorno nelle braccia di Silvio Berlusconi è condizionato a «un suo passo indietro» (come dice Fabrizio Cicchitto) e alle primarie per scegliere il futuro candidato premier del centrodestra. Quando mercoledì sera si incontraranno nella loro sede romana per preparare il vertice tra Angelino Alfano e Berlusconi (in agenda per giovedì, primo passo per riparare la separazione, preceduto da una lettera dell’ex premier), dovranno in realtà, prima di ogni altra cosa, fare i conti con le cose dette, nell’ultimo anno, su Silvio Berlusconi.
Perché dell’ex cavaliere gli alfaniani hanno detto e dicono di tutto. E la deputata di Forza Italia Stefania Prestigiacomo infatti li avvisa: «Se i colleghi di Ncd credono di accattivarsi la nostra vicinanza delegittimando Silvio Berlusconi prendono un abbaglio. Gli ricordo che il partito del quattro per cento non è certo Forza Italia».
La reazione degli alfaniani è, in effetti, l’aspetto più divertente della sentenza Ruby, che - nonostante Berlusconi stia ancora scontando la pena meritata nel processo Mediaset per frode fiscale - ha ridato smalto all’ex Cavaliere, facendolo uscire dall’angolo e rimettendolo alla guida del centrodestra.
Claudio Cerasa, cronista politico del Foglio, nota il fenomeno divertito: «E poi ricordarsi» twitta, «quando prima delle Europee i parlamentari Ncd sghignazzavano con i cronisti dicendo: “Berlusconi ormai è nelle nostre mani”» Roberto Formigoni, ad esempio, ora dice «noi di Ncd siamo felici per l'assoluzione di Silvio Berlusconi. Abbiamo avuto e abbiamo con lui divergenze politiche, ma abbiamo sempre difeso la sua innocenza». Vero. Però è anche vero che Formigoni, ai microfoni di Un giorno da pecora su Radio due (febbraio 2014) diceva: «Berlusconi? È stato utilissimo. Ora non è più utile». E poi: «Lui ha un’ossessione nei nostri confronti, ha il rospo del Nuovo centro destra in gola. Non riesce a mandarlo né su né giù». Una promessa, fece Formigoni chiacchierando con Giorgio Lauro e Claudio Sabelli Fioretti: «Non entrerò mai più nel partito di Berlusconi. Sono disposto a giurarlo». Una federazione, evidentemente, va bene.
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Nunzia De Girolamo, forse correndo con la memoria al biglietto che Berlusconi, pensando di esser galante, mandò a lei e alla collega Gabriella Gianmanco nel 2008, oggi si dice pronta al congresso per tornare con Forza Italia. Ed è vero che De Girolamo ha sempre detto che Renzi «è un cinico» mentre Berlusconi è «un buono», ma anche lei prima delle europee scommetteva: «Berlusconi dovrà rincorrere noi moderati». Ora invece auspica di vedere «tutti attorno a un tavolo», «ciascuno pronto a lasciarsi alle spalle veleni e rivendicazioni».
«Non c’è più un bipolarismo basato su berlusconismo e antiberlusconismo, e non basta più la chiamata a schierarsi tutti di qua o tutti di là» diceva Gaetano Quagliariello. Berlusconi è un nome «del mondo di ieri». Si è visto, infatti. Quagliariello prova a tenere il punto, sì. E come lui fa Renato Schifani («Se qualcuno pensa a Berlusconi nuovamente leader incontrastato del centrodestra, magnete attorno al quale ricostruire un'alleanza, si sbaglia»). Ma a entrambi risponde la forzista Licia Ronzulli: «A noi la federazione dei partiti di centrodestra va bene, ma se il Ncd pensa di farla senza Berlusconi si sbaglia di grosso. Del resto, non mi pare che in una coalizione il partito più piccolo, Ncd, sia nella posizione di poter dettare le condizioni ai partiti più grandi».
Insomma, è vero, tra i compari di Angelino Alfano c’è chi pone con forza, ancora, il tema della successione a Silvio Berlusconi. Ma se l’ex cavaliere si dovesse ritagliare il ruolo di padre nobile della rinata Casa delle libertà, nessuno avrà nulla in contrario. Vale per Ncd, vale per i Fratelli d’Italia di Giorgia Meloni.
I moderati che Berlusconi avrebbe dovuto rincorrere, insomma, devono rincorrere Berlusconi, il vecchio leader condannato ai servizi sociali. Perché, come dice Giuliano Ferrara, intervistato dal Messaggero, «il centrodestra non esiste. Esiste un signore che si chiama Silvio Berlusconi. Lui solo ha il brand, un brand che non so quanti punti può valere». Tag
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:vomito: