Idee e grafici. - Cap. 2

ennesimo pseudo-giornalista che non conosce il sistema elettorale italiano.

pax et bonum a tutti.


finalmente, ecco quà :up:
BECCATO !!!!
Andò cacchio sei sparito, quando si ha bisogno
non vi si trova mai :(

.....e dacci una mano....
http://www.investireoggi.it/forum/quanto-possibile-vt83108.html :up:
 
finalmente, ecco quà :up:
BECCATO !!!!
Andò cacchio sei sparito, quando si ha bisogno
non vi si trova mai :(

.....e dacci una mano....
http://www.investireoggi.it/forum/quanto-possibile-vt83108.html :up:
sono stato in completa astinenza per 8 mesi. giuro. oggi per la prima volta dopo così tanto tempo mi son messo short da 530 di buon mattino. c'è un lap sul 60' da chiudere a 19920, ma è solo una mia lettura strampalata del grafico. e strampalata dev'essere per forza perché stanno nicchiando troppo per i miei gusti.
 
sono stato in completa astinenza per 8 mesi. giuro. oggi per la prima volta dopo così tanto tempo mi son messo short da 530 di buon mattino. c'è un lap sul 60' da chiudere a 19920, ma è solo una mia lettura strampalata del grafico. e strampalata dev'essere per forza perché stanno nicchiando troppo per i miei gusti.


piacere di rivederti e di leggerti
se puoi dai un okkio al link che ti ho postato.
Tu eri e sei ancora spero, un estimatore del Testa e Spalla.
Dicci la tua :up:
Saluti
 
Lucia Annunziata Diventa fan Editorial Director, L'Huffington Post






Ma Renzi è adatto a governare?

Pubblicato: 01/09/2014 08:56 CEST Aggiornato: 46 minuti fa

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Commento 23





È adatto Matteo Renzi al compito che si è preso? "Is he fit to govern?". Mi sembra che si stia avvicinando il tempo di farsi anche su di lui la domanda che ha dannato tanti altri premier italiani, e non solo, in questa crisi che dura da ormai sei anni.
Diamo per scontato la risposta da parte delle artiglierie dei Renzi-fan, diventati oggi così radicali e insultanti da far sembrare i grillini dei perfetti gentiluomini. Intorno all'inquilino di Palazzo Chigi si è formato infatti un dogma di "infallibilità", una narrativa che passa da trionfo a trionfo , una vulgata del genere "durerà venti anni", il mantra "a lui non c'è alternativa" ripetuto da amici e ancor più da nemici. In una sorta di sindrome di Fukuyama, autore de "la fine della storia", presto smentito dalla storia stessa.

Un leader tuttavia dura tanto quanto è efficace la sua azione di governo. E al momento Matteo Renzi , a dispetto dei molti fuochi d'artificio che circondano la sua persona, è in un punto molto critico della sua forza politica.
Non è questione né di immagine né di buone maniere, di cui non ci interessa assolutamente nulla. Si tratta di risultati - materia che rimane molto ostica per il giovane presidente.
Il più atteso dei suoi provvedimenti, lo Sblocca Italia, è intanto stato giudicato quasi unanimemente inferiore alle esigenze della drammatica situazione del paese. E se una parte di inadeguatezza era da mettere in conto, visto che Renzi è in sella da soli sei mesi, e non ha la colpa di una difficile situazione che dura da anni, non è invece giustificabile la inadeguatezza del metodo con cui il premier si sta confrontando con le reali condizioni del paese.
Fa testo di questa inadeguatezza il percorso di preparazione e le conclusioni del primo Cdm d'autunno - insieme sono purtroppo la fotografia di un governo segnato dalla approssimazione amministrativa. Abbiamo assistito a vicende incredibili, che per qualunque altro esecutivo avremmo stroncato sul nascere.
Surreale il percorso della riforma della scuola. Non c'è nulla di meno serio di un premier che su un argomento così delicato per le famiglie e le decine di migliaia di lavoratori del settore, non lavori insieme al suo ministro; un premier che pochi giorni prima di proporre questa riforma scenda in campo con pirotecniche affermazioni tipo "vi stupirò", salvo poi ritirare l'intero progetto evidentemente non pronto, con la flebile scusa dell'ingorgo.
Surreale anche il percorso della riforma del lavoro, che ha subito lo stesso travaglio di quella della scuola, con un ministro, Poletti, che un giorno annuncia, un giorno nega quel che ha detto. E il riemergere di un tema, l'abolizione o meno dell'articolo 18, che ha a lungo diviso il paese, e che certo meritava di essere trattato , non fosse altro per capire cosa ne pensa il governo, e che è stato però seppellito sotto un aggettivo, in questo caso "superato".
Ma se la voce lavoro è dispersa, la voce giustizia, la più delicata da vent'anni a questa parte, è finita dritta dritta di nuovo nelle secche dello scambio politico, irretita nelle fibrillazioni della maggioranza e delle preoccupazioni di Silvio Berlusconi. Stesso destino per le risorse fresche, i milioni promessi per il rilancio dell'economia, passati da 43 miliardi, oppure 30, altre cifre vaganti, a infine solo a 3,8.

Nel complesso, persino le azioni giuste, che riguardano soprattutto la semplificazione normativa, sbiadiscono in rapporto a tutta la retorica dei mesi passati - Renzi, ricordate, è lo stesso leader che solo sei mesi fa accusò il suo predecessore Enrico Letta di usare "il cacciavite" laddove, disse, per cambiare l'Italia ci voleva "una rivoluzione". Altro che cacciavite - al suo primo incontro con il mondo reale della vita dei cittadini Renzi ha fatto soprattutto manutenzione.
La nomina della Mogherini a Lady Pesc sembra segnare invece l'azione internazionale del premier di ben altra caratura di quella mediocre nazionale. Quella nomina, va detto con chiarezza, è un indubbio successo, e la Mogherini non è né giovane - solo in Italia si è giovani a 40 anni - né inesperta. A lei vanno i nostri auguri perché dal suo lavoro dipendono oggi molte vicende, prima di tutte la potenziale guerra in Europa, ad alto impatto anche nazionale.
Ma, parlando appunto di guerra, come in Italia, così a Bruxelles non abbiamo sentito nessun discorso di contenuti accompagnare la nomina. Non sappiamo oggi più di ieri perché abbiamo chiesto il posto di Lady Pesc. Perché vogliamo creare un nuovo detente contro la Russia, perché temiamo una seconda guerra fredda, perché pensiamo che solo noi Italiani possiamo essere un ponte fra russi e Occidente, perché pensiamo che i russi possano aiutarci in Medioriente - o forse sono essenziali solo a noi italiani perché così abbiamo una leva in più in Occidente? Di quale di queste opzioni si tratta? Esattamente per cosa ci batteremo sul cosiddetto scacchiere mondiale? Siamo con Kissinger che chiede di ridefinire tutti gli strumenti di intervento, siamo per definire una nuova frontiera occidentale, siamo per un ribaltamento di alleanze in Medioriente, o per nuovi fronti militari? Siamo per i diritti umani o per la realpolitik? Siamo per bombardare Isis con Assad, e l'Iran, e vogliamo pagare per gli ostaggi, o liberarli impiegando le forze speciali? Insomma cosa pensa Renzi, premier del nuovo mondo? Per ora abbiamo soltanto sentito ripetere la frase "mediazione" a ogni angolo. Speriamo che basti.
Ma se non ha parlato di politica estera, Renzi ha però fatto un commento per festeggiare la nomina di Mogherini: "questa nomina indica che c'e' una nuova generazione al potere". E questa frase è in fondo il vero cuore della sua identità politica- il raggiungimento del potere. Un potere formale, materiale, riconoscibile in una serie di posizioni per sé e per tutti i suoi associati.
Non c'é nessun disprezzo in quel che dico. Il potere è l'anima della competizione pubblica da sempre. Non per tutti, non sempre, ma afferrarlo e esercitarlo è la ragione per cui si scende - o non si scende - in politica. O, almeno, in un certo tipo di politica .
E nella piattaforma renziana, fin dall'inizio, il potere ha un ruolo centrale, sotto forma di rottamazione, annuncio di un ricambio generazionale fatto con maniere decise. Obiettivo del tutto legittimo, parte della dinamica dell'evoluzione, e base molto forte della popolarità che ancora gonfia la bandiera renziana.

Su questa piattaforma Renzi si è rivelato geniale, e degno erede di quella grande scuola della Dc che ha visto in Andreotti il suo maggior e più pragmatico rappresentante, quello del potere che logora solo chi non ce l'ha. Come un treno, ha saputo cogliere le debolezze del suo partito, del sistema burocratico romano, delle classi dirigenti italiane prima e quelle europee dopo. È riuscito a intimidire con insulti alcuni di loro, altri li ha invece piegati con la seduzione della sua energia, altri ancora facendo leva sull'opportunismo di chi ama i vincenti.
La sua è stata una visione del potere senza gabbie etiche, solo e puramente funzionale. Non ha mai avuto dubbi infatti sulla natura tattica delle alleanze, e così come non ha esitato a far fuori Enrico Letta, così ha risdoganato e rimesso al centro senza nessuna spiegazione l'arcinemico del suo stesso partito, Silvio Berlusconi; o ha distrutto e rivivificato carriere a seconda dei voti che aveva necessità di raccogliere su questo o quel provvedimento. Che la priorità assoluta dei primi sei mesi della sua attività di governo sia stata la riforma del Senato ha senso solo in questo percorso.
Non è in sé sbagliato. Come si diceva è una idea che viene da una onorata e molto lunga tradizione - il potere si giustifica col potere perché solo il potere autorizza il cambiamento. Renzi in questo sfoggio di forza ha infatti affascinato e addomesticato quasi il 50 per cento del paese.
C'è un solo problema in questo schema, e che ora si presenta alla sua porta. Dopo la conquista, il potere occorre riempirlo di fatti, di idee, di proposte. E su questo Renzi arriva tardi e male. E non solo perché non ha i soldi. Anzi.

Arriva tardi e male perché in questi mesi non ha saputo o voluto raccordarsi davvero con il paese, e la sua crisi. Il suo orizzonte è stato il più politicista di tutti i leader più recenti. Proprio perché concentrato sulla presa dei centri di potere. Ma non ha saputo mai spiegare a tutti noi perché si sta sempre peggio, cos'è che non funziona nelle nostre città e come mai l'Italia ha continuato a scivolare verso dati economici negativi. Non lo abbiamo visto parlare con nessun poveraccio, salvo i suoi giri veloci e le sue pacche sulle spalle. Ha visitato a mala pena qualche fabbrica, della lunga vicenda della Alcoa non ha preso mai nota, ha fatto i suoi gesti di potere disprezzando Squinzi e i sindacati, ma ha visto Landini che è 'nuovo' e cool ma non sembra avergli parlato a sufficienza da capire che lui e Landini vivono in luoghi diversi. Parla tanto di quote rose, ma non parla mai di aborto, di diritti, di bambini uccisi da madri a da padri in depressione. Non ha mai fatto una filippica sull'onestà collettiva, sulla evasione fiscale, in compenso abbiamo tante filippiche su gufi e invidiosi e specie altre. Non ha mai detto una parola sul disagio dei giovani, sul degrado che alcol droga e bassi affitti hanno scatenato questa estate sul nostro territorio nazionale, in compenso fa docce gelate, e prepara una mossa smart via l'altra, un permanente girotondo di discorsi, conferenze stampa, convegni - oggi sappiamo già della conferenza stampa di mercoledì e poi del convegno europeo di venerdì e poi della la visita all'Onu prima anticipata da quella - e dove altro? - alla Sylicon Valley.
Ma soprattutto sembra non aver mai albergato nella sua testa l'idea che un paese in gravissima crisi c'è bisogno di un qualche misura speciale. Forse di una idea di unità nazionale che non sia solo il suo patto con Berlusconi e Ncd a fini di raccattare i voti che gli servono.
Roosvelt fece i lavori pubblici, Marshall finanziò la ripresa europea, Mussolini risanò le paludi. E lui ha qualche compito cui tutti noi possiamo concorrere, ha in mente una chiamata alla responsabilità di lavoratori e imprenditori, come in Germania ad esempio, o la ripresa viene automaticamente fuori dal suo inarrestabile presenzialismo? Si è mai chiesto Renzi perché i suoi 80 euro non hanno funzionato? Dove li ha messi la gente che li ha ricevuti? Sotto il materasso? Ha saldato i debiti pregressi? Nemmeno con quei dieci milioni di Italiani che ha concretamente e generosamente aiutato lo abbiamo mai visto parlare.

Il premier si fa sempre un punto di far sapere di fregarsene delle opinioni dei suoi critici. Ma le cambiali arrivano anche per lui. E nel caso di questi ultimi giorni la conseguenze del suo stile di lavoro si sono viste.
Alla fine di questa girandola di gestione di potere, arrivato al dunque delle misure da decidere per il paese, i tanti suoi progetti sono poi stati filtrati, messi in ordine e limitati da uomini più saggi e più vecchi di lui. Le sue ambizioni meravigliose si sono scontrate con la fermezza del ministro del Tesoro nel tenere i piedi per terra nei conti, nella fermezza di Napolitano di non prestarsi a giochi di illusionismo politico, e con la figura imponente di Mario Draghi diventato ormai il real player politico anche per l'Italia, oltre che per l'Eurozona.
Alla fine, spenti i fuochi artificiali, il Renzi che esce da Palazzo Chigi e naviga nel mondo reale è nei fatti un premier tenuto continuamente a balia da altri. Un premier decisamente messo al suo posto di ragazzino. E non solo dalla copertina dell'Economist.
 
L'intervista a G.Murano
Il recupero del mercato è destinato a frenare il passo nel breve
News alert: Murano Gerardo

Dal punto di vista operativo, per chi non è entrato al rialzo al superamento dei 19.900 punti è difficile aprire nuove posizioni.

Davide Pantaleo 27 agosto 08:00
Per info visita il sito: adb.it
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Oknotizie

Di seguito riportiamo l’intervista realizzata a Gerardo Murano, analista tecnico di ADB.

Come valuta il recente recupero del Ftse Mib alla luce del ritorno in area 20.500? Ritiene si tratti di un semplice rimbalzo o c’è spazio per ulteriori salite nel breve?

A Piazza Affari stiamo assistendo ad un movimento che da dieci giorni a questa parte mostra caratteristiche crescenti. L’indice ha raggiunto l’area di supporto indicata tra i 19.000 e i 18.800 punti, in corrispondenza della quale è partito un rimbalzo che dal punto di vista grafico ha consistenza, ma da quello dei volumi un po’ meno. Ora il Ftse Mib è al test dei primi livelli di resistenza grafica di breve termine, ossia l’area dei 20.500/20.600 punti. Gli indicatori algoritmici di breve sono in positivo, ma è possibile che si assista ad un rallentamento del recupero in atto, in virtù della resistenza a 20.500-20.600.

Dal punto di vista operativo, per chi non è entrato al rialzo al superamento dei 19.900 punti è difficile aprire nuove posizioni. L’ideale sarebbe attendere un piccolo storno che riporti i valori verso quest’area, mentre i target del movimento in caso di accelerazione vedono una prima soglia in area 21.100/21.200 punti, ossia i precedenti massimi relativi che rappresentano una resistenza statica abbastanza significativa.
Nel brevissimo mi aspetto una fase di neutralità per il Ftse Mib che dovrebbe rallentare in corrispondenza dei 20.500/20.600, per consolidare tra i 19.500 e i 20.500. Questo darebbe al movimento una consistenza diversa rispetto a quella di un semplice rimbalzo cui stiamo assistendo in questa fase.

Tra i bancari qual è il suo giudizio sui due big Unicredit e Intesa Sanpaolo? Consiglierebbe di acquistare questi due titoli sui livelli attuali?
- See more at: http://www.trend-online.com/inte/murano ... MwRgC.dpuf
Il titolo che al momento mostra più forza in assoluto in termini relativi nel settore bancario è Intesa Sanpaolo che ha superato il primo livello di resistenza dinamica a 2,2/2,25 euro. Per Intesa Sanpaolo si aprono sicuramente interessanti prospettive di rialzo che dovrebbero riportare le quotazioni al test dei massimi relativi a 2,6 euro. Il movimento del titolo era stato anticipato da alcune divergenze positive sui principali oscillatori e in questo momento sta maturando. Gli aspetti dell’analisi fondamentale sono riproposti anche sotto il profilo grafico per Intesa Sanpaolo.

Interessante anche il movimento di Unicredit che si è appoggiato ad un supporto dinamico dato dalle proiezioni del precedente canale rialzista a 5,5 euro. Il consolidamento al di sopra di tale area ha permesso di avviare un movimento rialzista che dovrebbe avere un target a 6,5/6,6 euro. Anche in questo caso abbiamo avuto una divergenza rialzista di breve termine e il movimento in atto sarebbe negato solo e soltanto in caso di una veloce discesa al di sotto dei 5,4 euro.

Qual è il suo giudizio sul recente recupero di Fiat e sull’andamento di Exor? Quali strategie ci può suggerire per questi due titoli?

Exor sta mostrando una forza superiore rispetto a quella dell’indice Ftse Mib. Il titolo si sta avvicinando alla soglia dei 30 euro, livello importante che comprende il fatto che la vicenda dei diritti Fiat vada a buon fine e che quindi l’operazione di fusione globale limiti il costo della finanziaria della familgia Agnelli.
Operativamente abbiamo un primo target obiettivo a 32 euro e il superamento dei 29 euro ha inviato nuovi segnali di ingresso con una proiezione delle quotazioni verso il livello appena segnalato. In questa fase è difficile ipotizzare un movimento discendente e al massimo si può contemplare uno storno verso i 28 euro, il raggiungimento dei quali andrebbe sfruttato come occasione per aprire nuove posizioni al rialzo.
- See more at: http://www.trend-online.com/inte/murano ... B93wk.dpuf
Fiat si sta avvicinando alla soglia dsei 7,7 euro, livello cardine per il diritto di recesso. Si giunge quindi ad una fase di neutralità che dovrebbe portare le quotazioni a non avere una particolare esplosione, anche perchè troviamo un primo livello di resistenza importante già in area 8 euro. Per questo motivo non ci aspettiamo particolari prospettive di crescita nel breve termine per le azioni della casa automobilistica.

Ci sono altri temi interessanti che vuole segnalarci a Piazza Affari?

Vorrei richiamare l’attenzione sul settore delle utilities che ha registrato un gran fermento nelle ultime due settimane. Nel caso di A2A abbiamo visto un veloce rimbalzo che ha portato le quotazioni da 0,73 a 0,83 euro. Il trend di medio termine in questo momento è ancora incanalato in termini ribassisti con i prezzi all’interno di un canale discendente. Una prima area di resistenza abbastanza significativa passa tra 0,85 e 0,87 euro e sarà il test di questa soglia di prezzo a determinare il prosieguo o meno del cammino rialzista di breve termine.
Dal punto di vista operativo, potrebbe essere consigliabile un ingresso al superamento di 0,9 euro, con proiezione a 1 euro, quindi con un target del 10% di guadagno, andando a fissare uno stop loss al cedimento di 0,85 euro. Per A2A si prospetta un’operazione con un rendimento-rischio di 2 a 1 che risulta senza dubbio interessante dal punto di vista del trading.
- See more at: http://www.trend-online.com/inte/murano ... g9wZK.dpuf
 

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