Pirelli & C Real Est (PRS) Il Ballo del Matto.o.oneeeeeeeeeee

tontolina ha scritto:
Commento preso da http://www.corsera.it/modules.php?name=News&file=article&sid=20040409158511
dove potete leggere tutto l'artico di cui posto solo lo stralcio

...Ma la musica è cambiata,il gelido inverno ha congelato quella furente passione,le eliche del grande Titanic hanno colpito l'iceberg e adesso si evidenzia la sua punta bianca,quella bolla immobiliare di cui da molto tempo si cominciava a parlare.
A Roma come a Milano si parla di un meno 30% in quasi tutti i settori,retail,commerciale,terziario e residenziale.
La gente non compra,attende sulla riva del fiume il cadavere bollente del festaiolo morto di infarto.
E' l'ultima sberla sul viso di Berlusconi,l'ultimo atto di una incauta tarantella che si basava sulla girandola di un incremento dei valori inesistente.La verità è che i mattoni non rendono più niente,il rapporto tra i valori e i flussi di cassa generabile attraverso le locazioni è vicino al 2% in molti casi.
Il grande Titanic affonda insieme ai suoi orchestrali nel mare gelido della improvvisazione.



l'andamento offerto da IO
http://www.investireoggi.it/io/canali/Quote_e_Grafici/index.php?pag_id=67&tid=PRS
ragazzi siete incredibli... vedete Berlusconi pure nei cicli immobiliari :lol: :lol: :lol:
 
Case/ Bari e Genova le più care. Montagna, 11mila euro al mq
Lunedí 15.01.2007 17:00




Nel 2007 le quotazioni immobiliari cresceranno ancora ma a un ritmo più lento rispetto agli anni passati. L'Ufficio Studi Tecnocasa ha realizzato le previsioni sull'andamento del mercato immobiliare per il 2007, basandosi sull'analisi delle richieste di potenziali acquirenti e dell'andamento della loro capacità di spesa nel tempo. Nelle grandi città l'incremento medio dei valori previsto per il 2007 è del 3.5%.
I rialzi maggiori sono attesi a Bari (+7%), Palermo e Genova (+5%). Roma e Verona potrebbero crescere di un 4%; Milano, Napoli, Bologna e Torino oscillano intorno al 3%. La realtà meno dinamica dovrebbe essere Firenze con un ribasso intorno al 2%. L'analisi sui capoluoghi di provincia ''lascia prevedere un andamento migliore per le città dell'Italia Meridionale, dove ci sono ancora dei margini di rivalutazione, rispetto a quelle del Nord e del Centro che, a parte qualche eccezione, avranno una crescita piu' debole'', spiega Tecnocasa.

''Un ulteriore segnale che ci induce a pensare moderatamente in positivo arriva dall'analisi della domanda effettuata a novembre: nelle grandi città c'è ancora un leggero rialzo (rispetto al mese precedente) della propensione a investire nell'immobile cifre superiori a 249mila euro, continua Tecnocasa“. ''In linea di massima ci si attende un mercato ancora in fase di riflessione, come testimonia anche la dilatazione negli ultimi mesi dei tempi medi di vendita, con acquirenti attenti e prudenti nelle scelte di acquisto'', conclude Tecnocasa.

Riflessivo il mercato della prima casa, più frizzante quello della seconda. In particolare, il mercato immobiliare della casa di montagna ha fatto registrare nel primo semestre dell’anno un incremento delle quotazioni del 3%. I migliori risultati sono stati messi a segno dalla Valle d’Aosta (+3. 8%) e dal Trentino Alto Adige (+3. 5%). Segnali di lieve diminuzione si sono rilevati nelle località del Piemonte che, in modo diverso tra loro, risentono ancora degli effetti delle Olimpiadi Invernali del 2006.

I top prices su questo tipo di mercato si raggiungono a Madonna di Campiglio (11 mila € al mq), Courmayeur (9500 € al mq), Gressoney – Saint Jean (7000 € al mq), Madesimo (6500 € al mq) e Sèstrière e Bardonecchia (6.000 € al mq). La richiesta immobiliare in questo tipo di mercato si orienta prevalentemente sui bilocali, ma si prendono in considerazione anche i trilocali (non oltre gli 80 mq). Apprezzata la presenza di box o posto auto, soprattutto per gli immobili posizionati in zone centrali, la possibilità di avere una vista panoramica e a volte il camino o un giardino. Quanto all’ubicazione della casa risulta sempre vincente il posizionamento in zone centrali e servite o comunque comode per il raggiungimento degli impianti sciistici.

http://canali.libero.it/affaritaliani/economia/Mercato_imm.html
 
SICILIA IN VENDITA

La Regione Siciliana svende il suo patrimonio immobiliare



E' appena trascorso il periodo dei saldi natalizi, c'è chi ha avuto e c'è chi ha dato, ma tra tutti è passato inosservato il più grande acquisto mai registrato in Sicilia: una cordata guidata dalla Pirelli RE, società immobiliare dell'omonimo gruppo di Tronchetti Provera, con le spalle coperte da Banca Intesa, MCC, Capitalia e Caboto, si è aggiudicata l'asta per il conferimento del patrimonio immobiliare pubblico della Regione Siciliana per una cifra di 346 mln di euro. Si è così costituito un Fondo Immobiliare ad apporto pubblico che sarà gestito dalla S.G.R. Pirelli RE avente il compito urgente di dismettere il patrimonio della Regione Siciliana collocando le quote sul mercato internazionale: la SGR anticipa il valore degli immobili trasferiti in fondo alla Regione che ne ricava pronti e freschi liquidi…Per farne cosa? Coprire un buco di 2 mld di euro nel bilancio regionale dovuto allo sperpero cortigiano dei singoli assessorati ( 56 mln all'anno ossia 155000 euro al giorno) accumulato fin dall'origine ma sicuramente incrementato da consulenze ed incarichi esterni, dal raddoppio del personale di segreteria, dalle assunzioni a tempo determinato, guarda caso per i 5 anni coincidenti al mandato elettorale, dalla creazione di poltrone in c.d.a. di società miste create ad hoc. Una di queste è la Sicilia Patrimonio Immobiliare s.p.a. detenuta per il 75% dalla Regione Siciliana e per il restante 25% dal socio privato PSP s.c.a.r.l.( Partners Sicily Properties) e istituita per la "gestione delle attività di consulenza, assistenza e servizi per la vendita e la valorizzazione del patrimonio immobiliare regionale", citando il DPEF regionale 2006. E' proprio la SPI ad aver fatto il censimento e la stima degli immobili trasferiti nel primo blocco dell'operazione Pirelli RE per un totale di 53 immobili tra cui figurano palazzi e appartamenti sede degli Assessorati regionali alla Sanità, al Bilancio, al Turismo, all'Agricoltura, e ai Lavori Pubblici, e dell'AUSL 6, della Corte dei Conti e dell' ESA (Ente allo Sviluppo Agricolo), i palazzi storici Grignani e Fici-Valenti a Marsala, il Castello di Utveggio sul Monte Pellegrino, l'Hotel Centrale Europa a Catania e la Galleria d'arte contemporanea di Caltagirone.

Ma la lista è destinata ad allungarsi comprendendo 8750 ettari di terreni, 934 boschi per 41000 ettari, 238 fabbricati tra edifici industriali e commerciali, spiagge e l'ex base NATO di Comiso, che saranno trasferiti al Fondo Immobiliare entro la fine del 2007 per un cifra sui 600 mln di euro. Insomma si vende il patrimonio pubblico siciliano, cioè ciò che appartiene alla collettività siciliana, allo scopo di sanare un buco provocato dalla mala gestione della classe politica, senza riuscire a tapparlo completamente, visto che rimane scoperto ancora per più di un mld di euro. Ma non è tutto. Con la formula del lease-back, Pirelli RE affitterà per 20 anni alla Regione stessa gli immobili strumentali alla sua attività istituzionale (sedi Enti e Assessorati) dietro pagamento di un canone annuale pari all'8,5% del valore degli immobili, pena lo sfratto. In questo modo Pirelli recupererà il capitale anticipato e in più farà profitti con la rivalutazione degli immobili pari a 4 volte il valore stimato, tramutando un operazione oggi milionaria in un operazione a costo zero…se non è speculazione questa, per di più criminosa perché perpetrata ai danni della collettività, quale si può definire tale? Ma non serve indignarsi più di tanto con il finanziere speculatore e parassita di turno ma con chi gli permette vere e proprie rapine legalizzate. Quindi bisogna prendersela con la classe politica siciliana?

Di certo quando, cercando di nascondere l'evidente, assicura di tutelare l'interesse pubblico attraverso la titolarità del 48% delle quote di partecipazione al fondo che in realtà non danno alcuna garanzia poichè il potere d'intervento nella politica di gestione degli immobili conferiti si limita a pareri per materie straordinarie, riservandosi per legge l'attività di gestione in modo esclusivo alla SGR, la quale tra l'altro avrà la possibilità, fra le tante e diciamo troppe a suo vantaggio, di procedere ad un aumento di capitale del fondo in modo da estromettere l'ente pubblico dalla benchè minima sfera decisionale sul destino degli immobili. Si cela dietro la retorica dell' "opportunità per il territorio", un ennesimo esproprio materiale e vilipendio alla dignità di un popolo, quello siciliano, che avrà l'opportunità di farsi sfruttare in qualche villaggio turistico o megacentro commerciale delle multinazionali che già si fregano le mani per acquistare letteralmente pezzi di Sicilia.

Come al solito sono tutti a farne le spese, e pesanti perché all'orizzonte si profila l'indebitamento e la colonizzazione dell'isola da parte di avidi profittatori finanziari di tutto il mondo, visto il sistemico e ingordo banchetto dei politicanti sicelioti di cui si ridistribuiscono briciole alla massa elettorale

Ma cosa ci si poteva aspettare da chi è storicamente asservito ai poteri forti ed è una vita che vende la sua anima al miglior offerente: appunto che vendesse non solo il "proprio" ma anche "quello" degli altri, anzi "quello di tutti", essendo al governo di una comunità che lo ha eletto…Ecco sta proprio qua il punto nevralgico.

Di solito chi mette all'asta i beni è fallito e siamo d'accordo che la bancarotta della politica della clientela e dell' assistenzialismo si è consumata. Ma dov'è la comunità o collettività o popolo che dir si voglia, quando i governanti alienano i suoi beni? E' possibile farlo solo con il suo consenso o per la sua morte o per il suo fallimento. Escludo la prima ipotesi perché gli attuali metodi pseudo-democratici escludono la revoca immediata del mandato quindi manca lo spazio stesso per un dissenso comunque spontaneo; come nego la seconda per la presenza inestinguibile di lumere vitali. Allora bisogna presumere che al fallimento della politica corrisponda il fallimento della società siciliana, già precedentemente condizionata per la divisione in raggruppamenti campanilistici funzionali alla dominazione italiota, ora frammentata nei vari interessi individualistici istigati dalla consumistica dominazione globale della concentrazione imperialista del capitale finanziario multinazionale. Spartendosi le fette di profitti su scala mondiale, questo ha individuato nell'interesse pubblico il suo più acerrimo nemico e pertanto con le sue armi economiche e politiche mira ad annientarlo ovunque si trovi. Qui ci ha pensato il sistema Italia di cui quello regionale è un derivato speciale, e oggi ci pensa il sistema Europa imponendo la corsa alle privatizzazioni sfrenate, ispirate al modello U.S.A., meritandosi l'appellativo di "Stati Uniti d'Europa", citando un Lenin scientificamente profetico.

Per riabilitarsi da questo fallimento, che se non "curato" diviene anticamera dell'estinzione, occorre un risveglio di quella maggioranza di cittadini siciliani silenti e distaccati che comunque provano sdegno e vedono continuamente mozzate le proprie potenzialità nei luoghi di studio o di lavoro. Riaffermare l'interesse pubblico significa che i beni comuni siano messi a disposizione della collettività e non del circo mangione dei politicanti. Ciò può avvenire, qui e ora, solo con la socializzazione della politica a priori e non dei suoi costi a posteriori per la delega cieca ai governanti concessa dagli elettori. Solo con la partecipazione all'amministrazione della cosa pubblica, che presuppone una responsabilizzazione sociale del singolo, si potrà afferrare l'autentico significato della politica, strumento per la formazione di essere umani coscienti e radicati e conseguentemente per la crescita della e nella propria Terra.

TerraeLiberazione.org
 
segnalo da http://www.cobraf.com/forumf/cool_r_show.asp?topic_id=0&reply_id=72870

L'implosione Dell'immobiliare è Iniziata
18 January 2007 23:18

Undici società che fanno mutui immobiliari ai clienti "meno affidabili" (Sub-Prime") sono andate Kaput da agosto in America

A differenza dell'Italia negli ultimi anni potevi ottenere un mutuo immobiliare anche senza dimostrare con qualche documento di avere un determinato reddito, semplicemente firmando una dichiarazione. Questo ti qualificava come "a rischio" ovviamente (in modo più elegante "sub-prime") e pagavi un 4% in media più degli altri.

Per consentire lo stesso di comprare la casa allora i "SubPrime Lenders" avevano inventato formule dove pagavi solo gli interessi per 20 anni, oppure con i primi due anni a interesse variabile pari al minimo tipo 4% (nel 2004 ad es.)

Grazie a questi sistemi e il fatto che le case salivano del 10% medio annuo anche questi sono potuti entrare nel mercato immobiliare e nel 2004-2005 i mutui qualificati come "sub-prime" sono stati quasi il 30% delle domande di nuovi mutui

Da fine 2006 di colpo ha cominciato a scattare l'aggiustamento al livello di pagamenti "normale" e nello stesso la FEd ha riportato i tassi di riferimento dal 2% al 5%

Risultato: ora questo segmento del mercato immobiliare, (la gente senza soldi che lo stesso ha comprato casa dopo che in media dal 1995 erano salite del 90%), ora che le case cominciano a calare di prezzo non ha scampo. E con loro i "subprime lenders".

Tieni d'occhio Countrywide (grafico,scheda) che è il mostro del settore come dimensione e che da due giorni sta colando a picco
 
Nella passata settimana sono arrivate diverse notizie negative sul fronte dei mutui e dell'immobiliare negli Stati Uniti, a conferma di quanto avevamo scritto nel precedente commento.

La banca HSBC, la prima inglese e la terza nel mondo per dimensioni, giovedì ha fatto sapere di avere aumentato del 20% le riserve (10,6 miliardi di dollari) a copertura delle insolvenze nel settore dei mutui ipotecari in Usa.

In pratica i mutui non pagati sono saliti del 20% rispetto alle stime precedenti.

La banca ha dichiarato che molti suoi clienti che hanno contratto mutui negli ultimi anni, in particolare di tipo sub-prime (basso merito di credito), stanno facendo fatica a far fronte agli impegni presi.

Il titolo quotato anche al Nyse ha chiuso la settimana con una perdita del 3,34%.
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La New Century Financial Corp, leader nel settore dei mutui sub-prime in Usa, ha comunicato di aver subito una perdita non prevista nell'ultimo trimestre 2006 e che sarà costretta a ricalcolare i profitti per l'intero anno. A seguito di queste notizie il titolo ha subito una perdita nell'ultima settimana di quasi il 40 %
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Un'altra azienda concorrente nel settore mutui la Novastar Financial ha perso il 20%
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La Toll Brothers, principale costruttore di abitazioni negli Usa, ha annunciato un crollo del 33% degli ordini per la prima parte dell'anno. Un'altra società finanziaria specializzata nei mutui ipotecari, la Washington Mutual, ha annunciato una perdita di 122 milioni di dollari nel 4° trimestre, affermando che la qualità del credito nel comparto sub prime è peggiorata.


Il Wall Street Journal scriveva, "il mercato dei mutui ipotecari negli Stati Uniti è un complesso intreccio di attività dipendenti l'una dall'altra. I mutui sono cartolarizzati e rivenduti sottoforma di obbligazioni diverse volte, e il rischio di default spesso si trova lontano dalla istituzione che ha originato il prestito". Il riferimento ai titoli Asset backed, aventi come sottostante mutui ipotecari, non è casuale.

Alla difficoltà del settore abitativo fa da controaltare la positività delle società Real Estate proprietarie di uffici ed edifici commerciali.
La battaglia durata settimane, a suon di miliardi di dollari tra Vornado Realty Trust e Blackstone Group per accaparrarsi la maggioranza di Equity Office Properties, proprietario in Usa di 585 edifici ad uso commerciale, ha surriscaldato ulteriormente il settore Real Estate.
La società di private equity Blackstone ha tirato fuori 39 miliardi di dollari aggiudicandosi il controllo di Equity Office.
Di conseguenza l'indice DJ Reit, rappresentativo del settore Real Estate, nell'ultima settimana ha fatto nuovi massimi storici avvicinandosi a quota 360.
 
se non ricordo male con la formula sub-prime in inghilterra dove questa formula e' utilizzata una coppietta di arzilli pensionati da zero.. sono arrivati ad avere un patrimonio di svariati milioni di dollari..

come hanno fatto? boh? in pratica compravano case senza soldi pagando solo gli interessi , rivendevano le case, ricompravano ville, rivendevano ville, compravano palazzi, rivendevano palazzi..

sembra una favola tratta da un film , ma i due vecchietti esistono realmente e ora sono plurimiliardari...
 
Albatros ha scritto:
se non ricordo male con la formula sub-prime in inghilterra dove questa formula e' utilizzata una coppietta di arzilli pensionati da zero.. sono arrivati ad avere un patrimonio di svariati milioni di dollari..

come hanno fatto? boh? in pratica compravano case senza soldi pagando solo gli interessi , rivendevano le case, ricompravano ville, rivendevano ville, compravano palazzi, rivendevano palazzi..

sembra una favola tratta da un film , ma i due vecchietti esistono realmente e ora sono plurimiliardari...
non è proprio così
sono due insegnanti di matematica che casualmente
volendo cambiare la propria abitazione

si sono trovati acquirenti di un appartamento senza aver venduto quello già posseduto...
sono riusciti ad ottenere un contratto con la banca che prevede il pagamento solo degli interessi senza versare il capitale


allora non hanno più venduto il vecchio appartamento che invece hanno affittato ad un prezzo superiore agli interessi che versavano alla banca...

da qui si sono allargati...


Ovvio che il sistema regge solo se i tassi sono inferiori rispetto agli affitti
 
tontolina ha scritto:
Nella passata settimana sono arrivate diverse notizie negative sul fronte dei mutui e dell'immobiliare negli Stati Uniti, a conferma di quanto avevamo scritto nel precedente commento.

La banca HSBC, la prima inglese e la terza nel mondo per dimensioni, giovedì ha fatto sapere di avere aumentato del 20% le riserve (10,6 miliardi di dollari) a copertura delle insolvenze nel settore dei mutui ipotecari in Usa.

In pratica i mutui non pagati sono saliti del 20% rispetto alle stime precedenti.

La banca ha dichiarato che molti suoi clienti che hanno contratto mutui negli ultimi anni, in particolare di tipo sub-prime (basso merito di credito), stanno facendo fatica a far fronte agli impegni presi.

Il titolo quotato anche al Nyse ha chiuso la settimana con una perdita del 3,34%.
Immagine sostituita con URL per un solo Quote: http://www.saperinvestire.it/images/stories/MatematicaDelSentiment2007/12Febbraio/9.jpg

Real Estate: il cappio si sta stringendodi Charlie Minter - 09/02/2007

Contrariamente alle tesi secondo cui il ribasso del settore immobiliare è giunto al termine, il peggio deve ancora venire e gli effetti a cascata anzi iniziano ad intravvedersi.
La HSBC, la terza banca mondiale, ha annunciato che accantonerà ulteriori 1.76 miliardi di dollari per coprire delle insolvenze nel settore dei mutui ipotecari “sub prime”: questa cifra si va ad aggiungere ai 10.56 miliardi già stanziati.

La New Century Financial Corp, leader in questo settore dei mutui, ha dichiarato che ha subito una perdita nel IV trimestre e deve ricalcolare i profitti per l’intero 2006.

La Toll Brothers ha annunciato un crollo del 33% degli ordini nel I trimestre terminato il 31 gennaio. Le cancellazioni degli ordini viaggiano ancora al ritmo significativo del 30%.

La Washington Mutual ha subito una perdita di 122 milioni nel IV trimestre, citando una erosione peggiore delle aspettative nella qualità del credito sempre nel settore dei prestiti sub prime.

Tutto ciò segue una serie di annunci da parte di alcune piccole compagnie finanziarie nell’ultimo paio di mesi, secondo cui ci sono seri problemi che stanno spingendo a ridimensionare sensibilmente l’operatività o addirittura sospenderla del tutto.

Sebbene nessuno conosca la reale portata del problema sembra molto probabile che nuove cattive notizie possano pervenire, e che quello che si vede non è altro che la punta dell’iceberg. Come ha rilevato il Wall Street Journal, “il mercato dei mutui ipotecati negli Stati Uniti è un complesso intreccio di attività dipendenti l’una dall’altra. I mutui spesso sono commercializzati diverse volte, e il rischio di default spesso si colloca lontano dalla istituzione che ha originato il prestito”.

Il mercato dei mutui sub prime ci preoccupa da un po’ di tempo (si legga per esempio “Settore immobiliare in atterraggio brusco“ del 15 settembre 2006). Di recente il governatore della Fed Susan Bies ha affermato che le autorità di controllo sono preoccupate dalla combinazione di un basso livello di down payment (la somma di denaro contante corrisposta in pagamento in aggiunta al mutuo, NdT) e di un elevato ricorso ai mutui che prevedono il solo pagamento degli interessi posta in essere dalle compagnie finanziarie. Sebbene le autorità federali e statali abbiano ristretto i parametri imposti da alcuni mesi, la Commissione Bancaria del Senato sotto la guida del senatore Dodd si sta ora occupando della faccenda. Il senatore Dodd chiamerà le autorità di controllo a testimoniare nelle prossime settimane, e senza dubbio ci sarà una certa pubblicità negativa viste le pratiche non sempre ortodosse poste in essere dalle finanziarie. La maggior parte dei membri della commissione senatoriale già propende per un restringimento delle misure.
Il problema è che con le case invendute su livelli record e lo stesso dicasi per gli inventari, è evidente che le compagnie di costruzione non possono incrementare la costruzione di nuove case in tempi brevi. L’elevato numero di cancellazioni di ordini testimonia inoltre che il dato sulla vendita di nuove abitazioni è stato probabilmente sovrastimato.

Inoltre Paul Kasriel di Northern Trust ha fatto notare che dal 1945 le recessioni del settore immobiliare hanno comportato un taglio della spesa dei cittadini in termini reali del 25% da massimo a minimo. Alla fine del IV trimestre il calo è stato di appena il 13%: alla luce della consistenza della bolla immobiliare è difficile immaginare che l’attuale ribasso sia anche prossimo a metà strada.

Ci sono due grossi problemi economici e finanziari associati alle difficoltà del settore immobiliare. Il primo è il potenziale impatto sulla spesa per consumi di cui abbiamo ampiamente parlato nei precedenti commenti. Il Mortgage equity withdrawals (MEW) è già calato da un dato annualizzato di 730 miliardi di dollari a 215 miliardi, ed ha rappresentato in passato un significativo sostegno alla spesa per consumi. Chi sostiene che la crescita occupazionale possa fare la differenza, farebbe bene a ricredersi: la crescita delle retribuzioni su base annuale ha raggiunto un picco all’inizio del 2006, e da allora è in rallentamento. Inoltre un eventuale e probabile rallentamento dell’attività edilizia in primavera indurrà un peggioramento di questi dati.

Il secondo problema ha a che fare con un significativo restringimento delle norme che regolano i mutui ipotecari, e ciò senza dubbio indurrà un aumento delle insolvenze. Negli ultimi anni il sistema bancario ha piazzato centinaia di miliardi di dollari di mutui ipotecari e questo sono stati spezzettati, ricomposti e piazzati fino al punto che nessuno sa di preciso chi stia sostenendo il rischio e in che misura. Ciò potrebbe indurre una crisi finanziaria per le banche e per tutti quelli nel mondo finanziario che sostengono questi rischi. In questi giorni strategist, economisti ed opinionisti televisivi si sono affannati per spiegare come il caso della HSBC sia piuttosto isolato e che il contesto economico resta brillante. Mi piacerebbe che le cose fossero realmente così semplici…


La New Century Financial Corp, leader nel settore dei mutui sub-prime in Usa, ha comunicato di aver subito una perdita non prevista nell'ultimo trimestre 2006 e che sarà costretta a ricalcolare i profitti per l'intero anno. A seguito di queste notizie il titolo ha subito una perdita nell'ultima settimana di quasi il 40 %
Immagine sostituita con URL per un solo Quote: http://www.saperinvestire.it/images/stories/MatematicaDelSentiment2007/12Febbraio/10.jpg


Un'altra azienda concorrente nel settore mutui la Novastar Financial ha perso il 20%
Immagine sostituita con URL per un solo Quote: http://www.saperinvestire.it/images/stories/MatematicaDelSentiment2007/12Febbraio/11.jpg



La Toll Brothers, principale costruttore di abitazioni negli Usa, ha annunciato un crollo del 33% degli ordini per la prima parte dell'anno. Un'altra società finanziaria specializzata nei mutui ipotecari, la Washington Mutual, ha annunciato una perdita di 122 milioni di dollari nel 4° trimestre, affermando che la qualità del credito nel comparto sub prime è peggiorata.


Il Wall Street Journal scriveva, "il mercato dei mutui ipotecari negli Stati Uniti è un complesso intreccio di attività dipendenti l'una dall'altra. I mutui sono cartolarizzati e rivenduti sottoforma di obbligazioni diverse volte, e il rischio di default spesso si trova lontano dalla istituzione che ha originato il prestito". Il riferimento ai titoli Asset backed, aventi come sottostante mutui ipotecari, non è casuale.

Alla difficoltà del settore abitativo fa da controaltare la positività delle società Real Estate proprietarie di uffici ed edifici commerciali.
La battaglia durata settimane, a suon di miliardi di dollari tra Vornado Realty Trust e Blackstone Group per accaparrarsi la maggioranza di Equity Office Properties, proprietario in Usa di 585 edifici ad uso commerciale, ha surriscaldato ulteriormente il settore Real Estate.
La società di private equity Blackstone ha tirato fuori 39 miliardi di dollari aggiudicandosi il controllo di Equity Office.
Di conseguenza l'indice DJ Reit, rappresentativo del settore Real Estate, nell'ultima settimana ha fatto nuovi massimi storici avvicinandosi a quota 360.

Real Estate: il cappio si sta stringendo
di Charlie Minter - 09/02/2007

Contrariamente alle tesi secondo cui il ribasso del settore immobiliare è giunto al termine, il peggio deve ancora venire e gli effetti a cascata anzi iniziano ad intravvedersi. La HSBC, la terza banca mondiale, ha annunciato che accantonerà ulteriori 1.76 miliardi di dollari per coprire delle insolvenze nel settore dei mutui ipotecari “sub prime”: questa cifra si va ad aggiungere ai 10.56 miliardi già stanziati. La New Century Financial Corp, leader in questo settore dei mutui, ha dichiarato che ha subito una perdita nel IV trimestre e deve ricalcolare i profitti per l’intero 2006. La Toll Brothers ha annunciato un crollo del 33% degli ordini nel I trimestre terminato il 31 gennaio. Le cancellazioni degli ordini viaggiano ancora al ritmo significativo del 30%. La Washington Mutual ha subito una perdita di 122 milioni nel IV trimestre, citando una erosione peggiore delle aspettative nella qualità del credito sempre nel settore dei prestiti sub prime.
Tutto ciò segue una serie di annunci da parte di alcune piccole compagnie finanziarie nell’ultimo paio di mesi, secondo cui ci sono seri problemi che stanno spingendo a ridimensionare sensibilmente l’operatività o addirittura sospenderla del tutto. Sebbene nessuno conosca la reale portata del problema sembra molto probabile che nuove cattive notizie possano pervenire, e che quello che si vede non è altro che la punta dell’iceberg. Come ha rilevato il Wall Street Journal, “il mercato dei mutui ipotecati negli Stati Uniti è un complesso intreccio di attività dipendenti l’una dall’altra. I mutui spesso sono commercializzati diverse volte, e il rischio di default spesso si colloca lontano dalla istituzione che ha originato il prestito”.

Il mercato dei mutui sub prime ci preoccupa da un po’ di tempo (si legga per esempio “Settore immobiliare in atterraggio brusco“ del 15 settembre 2006). Di recente il governatore della Fed Susan Bies ha affermato che le autorità di controllo sono preoccupate dalla combinazione di un basso livello di down payment (la somma di denaro contante corrisposta in pagamento in aggiunta al mutuo, NdT) e di un elevaro ricorso ai mutui che prevedono il solo pagamento degli interessi posta in essere dalle compagnie finanziarie. Sebbene le autorità federali e statali abbiano ristretto i parametri imposti da alcuni mesi, la Commissione Bancaria del Senato sotto la guida del senatore Dodd si sta ora occupando della faccenda. Il senatore Dodd chiamerà le autorità di controllo a testimoniare nelle prossime settimane, e senza dubbio ci sarà una certa pubblicità negativa viste le pratiche non sempre ortodosse poste in essere dalle finanziarie. La maggior parte dei membri della commissione senatoriale già propende per un restringimento delle misure.
Il problema è che con le case invendute su livelli record e lo stesso dicasi per gli inventari, è evidente che le compagnie di costruzione non possono incrementare la costruzione di nuove case in tempi brevi. L’elevato numero di cancellazioni di ordini testimonia inoltre che il dato sulla vendita di nuove abitazioni è stato probabilmente sovrastimato. Inoltre Paul Kasriel di Northern Trust ha fatto notare che dal 1945 le recessioni del settore immobiliare hanno comportato un taglio della spesa dei cittadini in termini reali del 25% da massimo a minimo. Alla fine del IV trimestre il calo è stato di appena il 13%: alla luce della consistenza della bolla immobiliare è difficile immaginare che l’attuale ribasso sia anche prossimo a metà strada.

Ci sono due grossi problemi economici e finanziari associati alle difficoltà del settore immobiliare. Il primo è il potenziale impatto sulla spesa per consumi di cui abbiamo ampiamente parlato nei precedenti commenti. Il Mortgage equity withdrawals (MEW) è già calato da un dato annualizzato di 730 miliardi di dollari a 215 miliardi, ed ha rappresentato in passato un significativo sostegno alla spesa per consumi. Chi sostiene che la crescita occupazionale possa fare la differenza, farebbe bene a ricredersi: la crescita delle retribuzioni su base annuale ha raggiunto un picco all’inizio del 2006, e da allora è in rallentamento. Inoltre un eventuale e probabile rallentamento dell’attività edilizia in primavera indurrà un peggioramento di questi dati.
Il secondo problema ha a che fare con un significativo restringimento delle norme che regolano i mutui ipotecari, e ciò senza dubbio indurrà un aumento delle insolvenze. Negli ultimi anni il sistema bancario ha piazzato centinaia di miliardi di dollari di mutui ipotecari e questo sono stati spezzettati, ricomposti e piazzati fino al punto che nessuno sa di preciso chi stia sostenendo il rischio e in che misura. Ciò potrebbe indurre una crisi finanziaria per le banche e per tutti quelli nel mondo finanziario che sostengono questi rischi. In questi giorni strategist, economisti ed opinionisti televisivi si sono affannati per spiegare come il caso della HSBC sia piuttosto isolato e che il contesto economico resta brillante. Mi piacerebbe che le cose fossero realmente così semplici…

http://www.smarttrading.it/default.asp?idlingua=1&idContenuto=3225
 
Un momento comico (I Parte)
di Charlie Minter - 23/03/2007

Le dichiarazioni della Fed a margine del FOMC sono al tempo stesso intriganti e irrilevanti. Da un lato sono intriganti per ciò che dicono e ciò che non dicono; dall’altro sono irrilevanti dal momento che la futura politica della Fed dipenderà dai dati che sopraggiungeranno e, in ogni caso, il settore dei mutui è già nel bel mezzo di una revisione normativa in senso restrittivo, che conoscerà a breve un ulteriore esasperazione per l’intervento del Congresso e di altre aurorità regolamentari.
E’ stato quello che il FOMC non ha detto che ha indotto il mercato ad un forte rialzo dopo le 20.15. Anzitutto, ha omesso di riportare quella parte dello statement di gennaio in cui ci si riferiva alla “estensione e momento di ogni ulteriore manovra restrittiva che si dovesse rendere necessaria”. Gli operatori di mercato hanno interpretato ciò come il segnale che la Fed modificherà il suo atteggiamento futuro in termini di un maggiore equilibrio fra inflazione e crescita economica. Tuttavia, questa implicita ammissione è stata in parte neutralizzata da una successiva dichiarazione esplicita in cui si afferma che “la PREDOMINANTE (il maiuscolo è nostro) preoccupazione del Comitato rimane il rischio che l’inflazione possa non raffreddarsi come atteso”. Una dichiarazione più forte di quella di gennaio, in cui ci si limitava ad affermare che “rimane un qualche rischio di inflazione”. In pratica, rimane la sensazione che la Fed sia ancora orientata verso una politica restrittiva, anche se in misura meno rigida di sette settimane fa.
Un’altra importante omissione riguarda il temuto argomento dei mutui subprime. Nell’unico accenno al settore immobiliare, il Comitato ha affermato che “la correzione del settore immobiliare sta procedendo”. Se da un lato ciò è stato un peggioramento rispetto allo statement di gennaio dove si rilevavano dei segnali di stabilizzazione, l’aver completamente evitato la tanto temuta espressione sembra essere stato un voluto desiderio di evitare di instillare panico sui mercati. Siamo certi che il tema dei mutui subprime ad un certo punto debba subentrare nelle loro discussioni, e visto che evidentemente non potevano dire nulla di positivo, devono aver deciso di evitare del tutto di parlarne. C’è da augurarsi che se ne parlerà nelle minute. Tutta questa vicenda ci ricorda un episodio del Monty Python, quando una coppia era intenta a comprare un nuovo materasso, e il venditore stava diventando matto nel cercare di ricordarsi cosa potesse significare il termine “materasso”: la sfortunata coppia così si sforzava di comunicare con il commesso senza poter pronunciare il termine che descriveva ciò che stava cercando. La domanda è: cosa è successo alla tanto sbandierata trasparenza che avremmo dovuto conoscere con il nuovo Chairman?
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CASA: BOLLA
O NON BOLLA?

di Stefano Livadiotti
In 10 anni i prezzi sono quasi raddoppiati. Le quotazioni immobiliari segnano il passo. Ma non siamo alla vigilia di un crack come negli Stati Uniti. Piuttosto di un atterraggio morbido. Ecco città per città e via per via, quotazioni e rischi.


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28 Marzo 2007 1:43 ROMA

(WSI) – La grande corsa del mattone è finita. Dopo dieci anni di crescita ininterrotta, con una rivalutazione complessiva del 92 per cento, le quotazioni immobiliari segnano il passo. Ma non siamo alla vigilia di un crack. Piuttosto, di un atterraggio morbido. Decimale più, decimale meno, le stime dei più autorevoli centri-studi specializzati concordano tra loro. E dicono che quest'anno i prezzi delle case saliranno del 3 virgola qualcosa (3,5 per cento per l'Osservatorio di Nomisma; 3,2 per Scenari Immobiliari, che ha elaborato per 'L'espresso' le stime pubblicate in queste pagine). In termini reali, al netto cioè dell'inflazione, vuole dire un aumento di valore intorno a un punto e mezzo a livello nazionale (nelle grandi città, ovviamente, il discorso è diverso).

Il campanello d'allarme era suonato già alla fine dello scorso anno. I prezzi avevano tenuto addirittura al di là delle aspettative degli operatori, nonostante sempre più spesso i venditori fossero costretti a concedere uno sconto di oltre il 10 per cento rispetto alle richieste iniziali. Ma intanto i tempi medi necessari a vendere una casa, che nei cinque anni precedenti si erano sempre mantenuti entro i 60 giorni, erano d'un colpo raddoppiati.

Una prima conferma era poi arrivata, lo scorso febbraio, dai risultati dell'indagine mensile del sito Eurekasa.it: il numero dei comuni con prezzi in discesa (422) sopravanzava quello dei centri dove le quotazioni continuavano a salire (379), cosa mai successa nell'ultimo decennio. Ma ora a certificare che la festa è finita ci ha pensato Nomisma, con il rapporto presentato giovedì 22: "Le opinioni espresse in occasione dell'odierna rilevazione appaiono, non a caso, persino più negative rispetto a quelle formulate solo quattro mesi fa". Anche in prospettiva, secondo i ricercatori bolognesi, il trend resterà quello di una calma piatta. Ben che vada, la ripresina dell'economia nel 2008 potrà spingere il mattone a un rialzo del 3,8 per cento.

Per anni, e nonostante un'offerta qualitativamente modesta, gli italiani hanno continuato a mettere mano al portafoglio pur di comprare casa. Un po' per l'assenza di investimenti alternativi. In parte, forse, anche per la necessità di ricollocare rapidamente, e senza troppo dare nell'occhio, i quattrini rientrati nei confini nazionali con lo scudo fiscale. Sicuramente per la mancanza di offerta sul fronte della locazione: a novembre scorso tra Roma e Milano c'erano in tutto 3 mila e 300 cartelli d'affitto (contro le 13-16 mila case tenute vuote, secondo le stime).

Ora le quotazioni, almeno nelle grandi città, sono arrivate a livelli insostenibili: dopo Londra e Parigi (dove in centro non si scende, rispettivamente, sotto i 10 mila e gli 8 mila e 200 euro al metro quadrato), Roma (da 6 mila e 400 al metro) e Milano (da 5 mila e 500) sono le città più care d'Europa. A queste condizioni è difficile comprare, tanto più dopo i rincari a raffica dei mutui.
Secondo la Federconsumatori, nel 2001 il costo di una casa di 90 metri quadrati, in buone condizioni, in un quartiere semi centrale di una grande città era pari a 184 mensilità di uno stipendio medio italiano. Alla fine del 2007 per pagare lo stesso appartamento bisognerà mettere una sull'altra 240 buste-paga.

Ma, avverte l'ultimo rapporto dell'Osservatorio di Nomisma, anche chi dispone di quattrini è oggi più prudente. L'83,8% degli italiani, secondo il centro-studi, continua a considerare quello nel mattone come l'investimento più sicuro. E nove persone su dieci lo preferiscono ad azioni e fondi. Nessuno, però, crede più che possa essere fonte di arricchimento: "Le difficoltà possono derivare da una minore propensione all'investimento, soprattutto a causa dell'indebolirsi delle aspettative di ulteriori guadagni in termini di rivalutazione", sentenziano a Nomisma.

Secondo Mario Breglia, presidente di Scenari Immobiliari, oggi le cose stanno così. Chi mette in vendita un appartamento da 200 mila euro a Roma o a Milano si ritrova la fila di aspiranti compratori. Un immobile da oltre un milione di euro va via in due mesi, sempre che li valga davvero. Per piazzare una casa tra i 400 mila e il milione di euro ci vogliono, invece, almeno sei mesi. La sintesi è efficace. Ad aver perso slancio è la fascia media del mercato. Lo dimostrano i dati pubblicati in queste pagine. A partire da quelli di Milano, che in campo immobiliare anticipa da sempre le tendenze nazionali.

Nel capoluogo lombardo una strada di pregio come via della Spiga dovrebbe per esempio registrare, nonostante tutto, una performance del 14 per cento tra il 2006 e il 2008. Nella centrale Brera il risultato sarebbe comunque un più 11 per cento. Mentre semicentro e periferia resterebbero ben al di sotto della soglia del 10 per cento. La fascia alta, insomma, tiene bene. Per non parlare di quella al top, che come sempre non conosce crisi, se è vero che a Milano è in corso una trattativa per la cessione, in pieno centro, di una villa con piscina da 30 milioni. E che a Roma, dalle parti di Villa Borghese, è in vendita un complesso, con tanto di pareti affrescate, a 35 milioni. Ma queste sono eccezioni. La verità è che a dare una boccata d'ossigeno al mercato sono ormai da tempo gli stranieri sbarcati nel nostro paese alla ricerca di lavoro.

Il fenomeno è ben fotografato dal 'Rapporto 2007' dell'Osservatorio nazionale immigrati e casa di Scenari Immobiliari. Le compravendite siglate da extracomunitari erano a quota 110 mila nel 2004. Nel 2007, secondo le previsioni, arriveranno a 142 mila. Nel 2006 hanno rappresentato il 16,3 per cento del totale delle transazioni; nel giro di due anni saliranno al 20 per cento. Con un budget medio di 123 mila euro, costituito per l'85,6 per cento da un mutuo, questa categoria di acquirenti non ha molta scelta. I primi hanno comprato le poche case a prezzi ancora ragionevoli nei centri cittadini. Ora che queste sono finite, i nuovi arrivati vanno in cerca nei comuni dell'hinterland delle grandi città, dove 100 mila euro rappresentano ancora qualcosa.

L'ufficio studi di Ubh, una holding che controlla quasi mille agenzie immobiliari e di servizi finanziari, ha messo a confronto le variazioni dei prezzi delle abitazioni in alcune città e nei comuni limitrofi tra il 2005 e il 2007. A Milano, Firenze e Napoli la crescita è stata, rispettivamente, del 6,5 per cento, del 5,5 e del 4,8. Nei loro hinterland le cose sono andate in modo ben diverso: 13,5 per cento nel milanese, 15,5 nel fiorentino e 11,5 nel napoletano. "La tendenza è uno slittamento verso l'esterno delle città", confermano da Gabetti.

ha collaborato Maurizio Cannone
http://www.wallstreetitalia.com/articolo.asp?ART_ID=452559
 

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