Il CRB Index

tontolina

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Il CRB Index

La storia di questo indice inizia nel 1957, quando il Commodity Research Bureau costruì un indice composto da 28 materie prime che fece la sua prima comparsa nel 1958 col nome di CRB Commodity Year Book. Da allora, dato che il mercato delle commodities è in continua evoluzione, l'indice si evolve nel tempo con aggiornamenti periodici per rimanere sempre il migliore indicatore delle performances delle commodities.

Il nuovo CRB è composto da tutti i principali settori merceologici, con un preciso peso per ogni comparto:
18% Energy - combustibili - (Crude Oil, Heating Oil and Natural Gas);
18% Grains - grani - (Corn, Soybeans and Wheat);
12% Industrial (Copper, Cotton);
12% Livestock - carni - (Live Cattle, Lean Hogs);
17% Precious Metals (Gold, Platinum, and Silver);
23% Softs - coloniali - (Cocoa, Coffee, Orange Juice, and Sugar).

Il nuovo indice CRB, oltre a fornire importanti indicazioni a chi opera nel settore delle obbligazioni, offre un valido supporto tecnico alle companies direttamente interessate alla filiera merceologica.

L'Indice ha cambiato nome in Reuters/Jefferies CRB nel 2005 dopo l'ultima revisione in cui l'apporto di Reuters è stato fondamentale per garantire un'accurata rappresentazione del mercato moderno delle materie prime.

Fatta la premessa iniziale, rivenibile su ogni manuale ad hoc, non sfuggirà al lettore che il mercato è in down trend almeno dal 2015, quando ha rotto la sua media semplice a 200 periodi (ma anche in (ma anche in precedenza non godeva di ottima salute) confermata puntualmente da una death cross.

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A partire dal 2016 il prezzo ha disegnato pazientemente una ulteriore figura di H&S ribassista sul time frame mensile Che verrà confermata in caso di rottura dei minimi del 2018 (<170/circa il 4% dalle quotazioni attuali) o negata nell'ipotesi di violazione al rialzo del valore di 190 (+7% dal prezzo odierno).

Per chi opera quotidianamente ed esclusivamente su questi mercati, è sicuramente un momento catartico che può preludere a grossi movimenti dell'indice.

L'eventuale negazione del paradigma ribassista, probabilmente spingerebbe il ROC a 18 mesi al di sopra della sua linea di resistenza che misura l'ondata ribassista dal 2008. In molti casi, quando un oscillatore, come questo, rompe un indicatore di momentum a lungo termine, segnala un'inversione di tendenza importante.
Ma al momento devo sottolineare che nessun tentativo rialzista è ancora avvenuto e il prezzo è bloccato in quel range di trading che potete osservare sul grafico.

Sarebbe facile immaginare che un ipotetico movimento ribassista sarebbe accompagnato da un upgrade dell'USD.
Il contrario avverrebbe nell'ipotesi inversa.

Se le materie prime continuassero a sottoperformare, l'inflazione sarebbe destinata a comprimersi ulteriormente.
Ciò aprirebbe inevitabilmente la strada ad interventi massicci di politica monetaria in modalità ampiamente concessiva.
Probabilmente anche in tipologie diverse da quelle conosciute fino ad oggi.
Sempre in questa ipotesi, i tassi scivolerebbero ancora più giù e si apprezzerebbero, di contro, i prezzi dei bond.
L'inversione delle curve dei tassi si estenderebbe a diverse tipologie di titoli Usa.
Uno scenario contrario si configurerebbe nell'ipotesi di negazione del testa e spalle ribassista.

Ora conoscete gli scenari possibili, fate dunque il vostro gioco...

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