il militarista Putin vuole mostrare che i regimi autoritari vincono contro le democrazie

si ho scritto nel 3d principale che l'europa importa 160 miliardi mc e la cina 22 con target a 45 firmato 1 mese fa
ma la cina intende passare da 320 miliardi di consumo (poco meno dell'europa) di mc di gas a 1000 entro poco staccandosi dal carbone

il tap ci abbiamo messo 4 anni a farlo...se lo dai da fare ai cinesi..con percorso gia' tracciato, lo fanno in 1 anno
putin ormai ci da' per persi, altrimenti non avrebbe fatto quello che ha fatto
fra un paio d'anni girera' il tubo verso la cina e amen
 
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Putin sta ripetendo uno schema che aveva già utilizzato anni fa per indebolire Georgia e Moldavia che avevano deciso di uscire dalla sfera di influenza russa.

22 febbraio 2022 • 16:57

Il riconoscimento delle auto proclamate repubbliche di Donetsk e Lugansk nel Donbass da parte di Vladimir Putin ritorna come un deja vu storico e politico già visto in altri territori. La situazione è paragonabile a quanto accaduto in Georgia, nei territori di Abkhazia e Ossezia, e nella Transnistria. Territori che sorgono in altri stati ma che di fatto sono sotto l’influenza politica ed economica del Cremlino e usati come pedine nello scacchiere geopolitico internazionale.
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L’Abkhazia è un territorio appartenente allo stato della Georgia, situato sul Mar Nero ai confini con la Russia e che si è autoproclamato indipendente nel 1992 dopo un conflitto che ha causato circa 20mila morti. Tra i pochi paesi che hanno riconosciuto la sua indipendenza ci sono, oltre alla Russia, anche Nicaragua, Siria, Venezuela e Nauru.

L’Abkhazia è un territorio piccolo, grande poco meno delle Marche, e negli anni circa 200mila cittadini georgiani sono stati cacciati dalla zona. L’area è ricca di risorse minerarie ma è stata isolata economicamente dagli stati limitrofi e il principale sostegno economico è stato fornito da Mosca.
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L’Ossezia del Sud, popolata da discendenti di nomadi iraniani, si è autoproclamata indipendente nel 1991 e come la sua “cugina” Abkhazia ha goduto fin da subito del sostegno economico e militare del Cremlino che ha puntato a limitare l’influenza georgiana nel Caucaso, un’area strategica per la Russia.

La situazione di conflitto militare è stata congelata fino al 2008 quando scoppia la seconda guerra dell’Ossezia del sud. Nei giorni del 7 e 8 agosto il presidente georgiano Mikehil Shakashivili ha bombardato la capitale Tskhinvali e quando i giochi sembravano oramai conclusi ci ha pensato Mosca a ripristinare lo status politico-territoriale.

Nella cosiddetta guerra dei cinque giorni le forze georgiane sono state sconfitte dall’esercito russo che ha occupato il territorio delle due repubbliche, non senza subire pesanti perdite e mostrare uno stato di disorganizzazione che ha prodotto numerose riforme negli anni successivi. All’epoca, il presidente russo era Dmitry Medvedev, fedele collaboratore di Putin che ha tenuto per lui l’incarico di presidente quando ancora la costituzione impediva di svolgere più di due mandati consecutivi.

Verso fine agosto Medvedev ha firmato un decreto con il quale ha riconosciuto come parte della comunità internazionale le repubbliche dell’Abkhazia e dell’Ossezia del Sud, prima di ritirare le sue truppe in autunno. Ora il territorio ospita diverse basi militari russe.
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Il 2 settembre del 1990 la Transnistria, che faceva parte della Repubblica socialista sovietica moldava, ha dichiarato in maniera unilaterale la sua indipendenza come Repubblica Moldava di Piednistrov. Un gesto che ha scatenato un conflitto armato concluso con un cessate il fuoco e la creazione di un’area demilitarizzata tra la Moldavia e la Transnistria lungo il fiume Dnestr.

Le tensioni risorgono nel marzo del 2014 ... l’Ucraina ha bloccato l’ingresso dei cittadini russi provenienti dalla Transnistria (dove molti hanno il doppio passaporto) e soprattutto ha rallentato i flussi commerciali con la zona.

Nel 2020 la presidente moldava europeista, Maia Sandu, ha detto: «In Transnistria c’è un gruppo operativo di truppe della Federazione russa, rispetto al quale non ci sono mai stati accordi da parte della Moldavia. Pertanto, la nostra posizione è che queste truppe dovrebbero essere ritirate e le armi dovrebbero essere rimosse dal territorio del nostro paese». Sandu ha chiesto un intervento da parte dell’Osce per trasformare la "missione di pace" della Russia presente nel territorio in una missione civile sotto il controllo dell’organizzazione internazionale.

LA STRATEGIA
In tutti e tre i casi la strategia adottata dalle autorità russe è stata molto simile: abbracciare le istanze separatiste, sostenerle a livello economico e militare destabilizzando le ex repubbliche sovietiche in modo tale da tenere un certo tipo di controllo politico e territoriale. Nel mentre, gli Stati Uniti, la Nato e i leader dell’Unione europea si sono limitate a dichiarazioni di condanna o a introdurre sanzioni commerciali, che fino ad oggi non hanno preoccupato più di tanto Putin e i suoi oligarchi.

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Vuoi mettere i DPCM ed i DL dei dittatori Conte e Draghi con un cultore della democrazia?
Quelli si che tolgono davvero la libertà.
In Russia le elezioni sono libere, l'opposizione è trattata con i guanti di velluto, non esistono mass media mainstream.
Infatti io avevo capito che dietro alle rivendicazioni novax (...ehm... forza nuova a parte, si sa sono incidenti di percorso ... ehm ..ehm,,,) ci fossero raffinatissime disquisizioni giuridiche relative a intoccabili principi di diritti "umani" inalienabili che noi non empatici non possiamo capire, e da preservare integri anche nelle circostanze più estreme, come ad esempio ehm.. una pandemia a rischio di mettere in pericolo milioni di esseri umani. Princìpi che nessuno per carità deve mai mettere in discussione nemmeno per mezzo secondo , nemmeno per il tempo di risolvere una situazione potenzialmente catastrofica e nemmeno per scherzo o per ipotesi remotissima. NO!! bisogna alvaguardare l'IO sacro di chi non vuole rischiare nemmeno uno 0,000000001% di possibilità di avere un mal di testa!!!

Paesi civili come la Russia di Putin non hanno mai avuto dubbio in proposito. OK sì una volta c'èra Stalin. e prima ancora lo zar .. ok ma oggi.... oggi c'è Putin che ai diritti umani delle minoranze ci tiene un sacco, un sacchissimo! Un sacco sacchissimissimo!!

 
Putin è un paranoico con una mentalità arretrata, da imperatore del XIX secolo. La Russia, con un PIL inferiore a quello dell'Italia, avendo puntato tutto sulla forza militare, cerca di dettare legge in Europa.
Attualmente la Federazione Russa è più pericolosa di quanto fosse l'URSS dopo il 1975 ed è più pericolosa della Cina, che almeno pensa soprattutto alla crescita economica ed al miglioramento del tenore di vita medio dei propri abitanti.


Un' analisi del 13 gennaio di Kurt Volker, utile per capire cosa è in gioco in Europa.

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La bozze di trattato che la Russia ha presentato agli Stati Uniti e alla Nato nel dicembre 2021 indicano chiaramente che Mosca sta cercando di rovesciare l'ordine europeo per la sicurezza, in vigore fin dagli Accordi di Helsinki del 1975, e di tornare a una divisione dell'Europa tra una sfera di influenza occidentale e una russa, come si volle a Yalta.

I testi russi mettono in discussione numerosi punti del "decalogo" di Helsinki: il diritto degli Stati di scegliersi gli alleati per la sicurezza; la non ingerenza negli affari interni degli altri Stati; l'impegno a trattenersi dal ricorso alla forza; e il rifiuto a modificare i confini internazionali con la forza.

Naturalmente, Stati Uniti ed Europa respingeranno le istanze russe. Ma il punto non è questo. Nel dicembre 2022 ricorrerà il centesimo anniversario della fondazione dell'Unione sovietica sul territorio dell'ex Impero russo. Pare proprio che Putin sia intenzionato a celebrare quell'anniversario con l'instaurazione di un nuovo impero russo e, a prescindere dalle proteste dell'Occidente, sta supportando questo proposito con la forza militare.


Alle prese con questa nuova realtà, nei mesi e negli anni a venire i leader della Nato dovranno raccogliere la sfida. Per conservare la libertà e la sicurezza in Europa - e sorreggere la speranza che le nazioni che non fanno parte della Nato possano anch'esse godere di libertà e sicurezza - la Nato deve essere pronta a tornare a livelli di presenza e vigilanza militare che non si vedono più da decenni.
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Dopo il riconoscimento da parte della Russia delle pseudorepubbliche di Donetsk e Lugansk, si è aperta la possibilità di 4 scenari, secondo Nona Mikhelidze, ottima ricercatrice esperta di Caucaso, Mar Nero e spazio ex-sovietico.
Per il primo scenario pare che Putin voglia ampliare le 2 repubbliche dei ribelli russofoni all' intero Donbass e questo provocherebbe uno scontro con l' esercito Ucraino.


Putin ha rotto l'argine. Ora si aprono quattro scenari (di N. Mikhelidze)

22-02-2022
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Bisogna capire se Putin si vorrà fermare alla parte della regione controllata dai separatisti, o se vorrà espandersi su tutta la regione e vorrà andare oltre la linea di contatto tra separatisti e Ucraina. Questo scenario include le prospettive di presa su Mariupol, la città che si affaccia sul mar d’Azov, questo dipenderà molto dalle risposte occidentali al fatto già compiuto. Nel 2014 le sanzioni salvarono Mariupol, che hanno prevenuto l’espansione della guerra.
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Il terzo scenario per Putin è fermarsi e mantenere le truppe in Bielorussia e Ucraina, in questo, modo si potrebbe avere uno scenario di escalation e descalation in Ucraina, che farebbe crollare il paese, anche economicamente. Solo la minaccia di guerra in questi giorni ha prodotto enormi danni all’Ucraina.

Il quarto scenario: andare oltre il riconoscimento dei separatisti e puntare a Kiev, in altre parole scatenare la guerra su larga scala. ...
 
L’Ucraina ha iniziato a richiamare in servizio i riservisti dell’esercito di età compresa tra 18 e 60 anni. Un decreto firmato dal presidente ucraino Volodymyr Zelensky indica che Kiev si sta preparando a difendersi da un’invasione russa.
I riservisti dovranno prestare servizio per un massimo di un anno, si legge nel decreto. Zelensky vuole così aumentare di circa duecentomila soldati il suo esercito. Il presidente ha richiamato i riservisti «per un periodo speciale» a partire da oggi, 23 febbraio. La convocazione ha la durata di un anno. Ma lo stesso presidente è stato cauto sulla mobilitazione generale: «Dobbiamo aumentare la preparazione dell’esercito ucraino a tutti i possibili cambiamenti nell’ambiente operativo», ha spiegato in un video messaggio. «Si tratta esclusivamente di cittadini assegnati alla riserva operativa», ha precisato esortando comunque i cittadini alla calma
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https://www.open.online/2022/02/23/crisi-ucraina-23-febbraio/


Putin’s speech harked back to Russia’s empire – the threat doesn’t stop at Ukraine | Keir Giles | The Guardian


Keir Giles - 22/02/2022
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Questo disprezzo per la reputazione, la credibilità e le reazioni della comunità internazionale è un'altra agghiacciante indicazione del fatto che la Russia non sarà vincolata dalle norme e dagli standard di comportamento che il resto d'Europa dà per scontati. Tutto sommato, ci sono pochi motivi per presumere che Putin si fermerà in Ucraina. È facile dimenticare che i "trattati" della Russia di dicembre richiedono il ritiro della protezione occidentale non solo dai territori dell'ex Unione Sovietica, ma anche da tutti i paesi dell'ex Patto di Varsavia.

Questo non significa che la Russia non possa essere fermata. In innumerevoli studi che analizzano la sua ambizione e come intendeva realizzarla, io e altri osservatori della Russia abbiamo sottolineato che la forza militare reale e credibile - e la volontà dimostrata di usarla - è la contromisura occidentale che fa davvero pensare alla Russia due volte e fare un passo indietro dall'aggressività. Quella contromisura non è stata offerta all'Ucraina e ora la Russia si sta muovendo.

Le minacce che l'Occidente aiuterà la resistenza ucraina in caso di occupazione possono suonare vane a Mosca, dato il tasso di successo della Russia del 100% nel reprimere movimenti di resistenza di questo tipo. La promessa di prolungare l'agonia dell'Ucraina dopo che è stata invasa non sostituisce un sostegno reale e tangibile per evitare che accada in primo luogo. E le promesse che la Russia dovrà affrontare "un'altra Cecenia" sono particolarmente inutili se usate in modo imprudente. Dopotutto, in Cecenia aveva vinto la Russia ...

La Russia persegue le campagne di controinsurrezione e sopprime la resistenza con ferocia medievale perché sa che questo è efficace. Non c'è motivo di pensare che il terrore delle popolazioni civili visto in Cecenia non sarà subito anche dal popolo ucraino. Nel suo discorso, Putin ha affermato di avere i nomi di presunti elementi anti-russi a Odessa, che sarebbero stati trovati e puniti. Il che era agghiacciante vicino a una recente rivelazione degli Stati Uniti secondo cui la Russia aveva stilato un elenco di individui in Ucraina da radunare in campi di detenzione o eliminare. Anche questo è proprio in linea con la pratica passata di Mosca in Polonia, negli Stati baltici e in tutti gli altri territori europei che ha occupato nel secolo scorso. Significa anche che i paesi occidentali hanno ragione a esortare i loro cittadini a lasciare l'Ucraina, per quanto tragico possa essere per coloro che hanno radici profonde lì. Rimanendo, si fanno dei bersagli.

Potrebbe essere troppo tardi per salvare l'Ucraina. Ma non è troppo tardi per rafforzare la prossima linea di difesa contro le ambizioni imperiali di Putin. Altri stati in prima linea hanno urgente bisogno dell'aiuto dei loro alleati, partner e amici occidentali. Questo aiuto dovrebbe venire non solo sotto forma di colmare specifiche vulnerabilità militari e lacune di capacità, ma anche con la semplice presenza delle forze alleate, basandosi sull'esempio di successo dei battaglioni multinazionali della Nato negli stati baltici e in Polonia.
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