Azioni Italia il vento di cambiamento in italia e la green economy (1 Viewer)

SINCERITA' ONESTA' E FEDELTA' QUESTO CI VUOLE IN UN AZIENDA QUOTATA.

In un articolo de La repubblica del mese di lugio 2012 su F2I il fondo italiano pubblico privato che vede in Cassa depositi e prestiti il primo azionista ( e cioè lo Stato) e che di fatto è una IRI privata , una iniziativa di successo che forse si quoterà in borsa (come SGR) o forse resterà una holding con entrate e uscite, ma di certo si sa che entro ottobre 2012 ( 60gg da oggi) si crea un secondo fondo F2I e i Cinesi vogliono metterci i soldi.
AITOSTRADE,AEROPORTI,RETI GAS,ENERGIA PULITA,ACQUA,RETI IN FIBRE,insomma
un coacervos erio e valido che in termini di fatturato e utili darà grandi soddisfazioni.

Cio' che salta all'occhio in questo fondo F2I è il carico a 9.2 euro della partecipazione in Alerion clean power dove i managers sono incapaci e non hanno creato valore per gli azionisti, operando poco e male, non essendo capaci di fare joint ventures e facendo operazioni logica vecchia montedison.

F2I ha in se la forza, i mezzi finanziari per portare alerion asplendore anche perchè la produzione di energia da fonti rinnovabili è

PREVISTA DA OBBLIGHI UE
EVITA MULTE
ESISTE PRATICAMENTE LA GRID PARITY ANCHE SU EOLICO
I PROJECT BONDS PREVISTI E APPROAVTI DA LEGGI UE E ITALIANE POSSONO DARE FIATO A INVESTIMENTI.

E ALLORA
F2I PRENDI CON F2I ENERGIE RINNOVABILI SRL IN MANO LA TUA ALERION, FANNE UNA STORIA DI SUCCESSO, NON LASCIARE CHA GAROFANO CLASSE 1944 ABBIA ANCORA TROPPO IL PALLINO IN MANO SIA COME PERSONA FISICA SIA COME AMICI,VISTO CHE E' CONSIGLIERE DI RENO DE MEDICI, RDM RELATY, INDUSTRIA E INNOVAZIONE E UNA MIRIADE DI SOCIETA' ANCHE NON QUOTATE E TRA INCARICHI E STIPENDI E POSIZIONE FAMIGLIARE E PERSONALE NON HA DI CERTO INTERESSE A CREARE VALORE

PER TUTTI I SANTISSIMI AZIONISTI.

Finanza
F2i, piace ai cinesi l’Iri privata di Gamberale

UN PO’ DI AEROPORTI. POI LE RETI DEL GAS, UN PIZZICO DI RIFIUTI, TANTA ACQUA E, CILIEGINA SULLA TORTA, UNA RAGNATELA DI FIBRE OTTICHE. SPESI 1,6 DEGLI 1,8 MILIARDI E ORA UN NUOVO FONDO

Ettore Livini
Lo leggo dopo


Roma Un po’ d’aerei e d’aeroporti. Poi le reti del gas, un pizzico di rifiuti, tanta acqua e, ciliegina sulla torta, una ragnatela grande come tutta l’Italia di fibre ottiche ad altissima velocità. La metamorfosi della nuova Iri (questa volta privata) del Belpaese accelera il passo e arriva alla fine del suo primo atto preparandosi ad aprire le porte alla Cina. I tasselli di quello che sembrava un gioco ad incastri quasi casuale, stanno iniziando ad andare tutti al loro posto. E dopo pochi anni di shopping in cui sono stati spesi 1,6 degli 1,85 miliardi a disposizione, l’identikit di F2i, il fondo per le infrastrutture guidato da Vito Gamberale, è ormai quasi completo. E’ nata dal nulla la prima rete delle reti tricolori. Una cabina di regia con le spalle forti - a metterci i soldi sono state banche, fondazioni, Cassa depositi e prestiti e casse pensionistiche - che sta provando a mandare in porto una missione che all’inizio sembrava impossibile: superare le logiche locali dell’Italia dei campanili per mettere assieme un pezzo alla volta piccoli campioni nazionali nel mondo delle infrastrutture. Come hanno fatto ben prima di noi e con grande successo Francia e Germania. Obiettivo numero uno, naturalmente, guadagnarci. Ma pure, grazie ai buoni uffici di un socio pubblico di peso come la Cassa depositi e prestiti, mantenere in mani italiane beni strategici per il nostro paese. Il bilancio di questi primi anni di F2i è riassunto bene dalla fotografia di gruppo delle partecipazioni raccolte
da Gamberale & C. Sei realtà in rapidissima evoluzione con un giro d’affari complessivo stimato in 1,5 miliardi, 8mila dipendenti e un utile operativo di 619 milioni destinate, nelle intenzioni del fondo, a fare da catalizzatori per le aggregazioni nei loro specifici settori di attività. Il processo è in effetti già iniziato e sta rapidamente accelerando il passo. Attorno al nucleo duro della rete del gas dell’Enel sono stati riportati sotto il controllo nazionale le reti controllate sotto le Alpi dai tedeschi di Eon e dai francesi (G6). All’aeroporto di Napoli Capodichino, fiore all’occhiello del gruppo anche per i risultati di gestione, si è aggiunta ora la partecipazione nella Sea, la società di gestione di Malpensa e Linate, i primi due anelli di una catena di scali che potrebbe allungarsi con trattative in corso per Torino Caselle e altre realtà aeree nazionali. Nella stessa direzione si sta muovendo Mediterranea Acque, la joint con Iren nel settore idrico in trattative per rilevare altre realtà nel frammentatissimo mondo degli acquedotti tricolori. Trecentoventimila chilometri di tubi in condizioni precarie dove si spreca il 47% dell’acqua raccolta. Un settore orfano di una regia centralizzata dove l’arrivo di un peso massimo come F2i (e la presenza di un convitato di pietra come la Cdp) potrebbero finalmente far decollare i 64 miliardi di investimenti necessari per riuscire a portare acqua in modo decente nelle case italiane. La stessa logica - il riordino in una singola stanza dei bottoni di un comparto penalizzato dalla dimensione microscopica e dalla gestione localistica e un po’ politico-clientelare dei suoi protagonisti - è quello dei rifiuti e dei termovalorizzatori (dove si sta lavorando a un’intesa con Iren e si punta alla centrale di Acegas) e quello delle energie rinnovabili attraverso Alerion e Hfv. L’ultimo protagonista in ordine d’arrivo (ma forse il primo in ordine d’importanza strategico-economica) nella foto di gruppo di F2i sono le tlc. Il primo passo è stato l’acquisto di Metroweb, la rete di fibra ottica del Comune di Milano. Sembrava un’iniziativa spot, giustificata solo dalla redditività dell’azienda. Ma non è stato così. Gamberale sta corteggiando molte municipa-lizzate per la cessione delle loro reti locali ad alta velocità e assieme alla Cassa Depositi ha lanciato un piano da 4,5 miliardi per portare i collegamenti ad alta velocità in 30 città italiane. Partita delicatissima in cui, se ne sta discutendo in queste settimane, potrebbe entrare anche Telecom Italia. I tempi per un giudizio finale, naturalmente, non sono maturi. Ma l’obiettivo a lungo termine resta evidente: formare strutture dotate di logica industriale, massa critica, capitali a disposizione e gestione manageriale per provare a percorre le strade delle varie Suez, Veolia, Rwe e Ferrovial, riuscite a uscire dai loro confini nazionali diventando grandi multinazionali delle infrastrutture. Mantenendo, particolare non trascurabile, know-how e posti di lavoro nei nostri confini. Il modello, evidentemente, ha finora funzionato. Questo primo fondo di F2i è arrivato quasi alla scadenza. E l’idea è di quotarlo di Borsa per far crescere poi i business assemblati con le loro gambe. Collocando direttamente la Sgr o trasfor-mandola in una holding che gestisce le attività operative, lasciando ai soci la libertà di decidere se continuare o meno nell’avventura che in ogni caso, secondo le stime, dovrebbe aver reso oggi circa il 12% annuo. Gamberale però guarda avanti e ha già avviato il cantiere per il lancio del secondo fondo: dotazione di almeno 1,2 miliardi e stessa strategia. Questa volta però con nuovi soci. La fila dei candidati pare essere lunga. Il mondo sta cambiando e l’interesse arriva in effetti da aree fino a poco tempo fa impensabili. Prima fra tutte la Cina: China Industrial Corporation (Cic) ha aperto nei mesi scorsi il dossier per entrare in F2i II. Materia prima su cui lavorare ce n’è molta. Comuni, province e regioni, alle prese con la gabbia rigida del patto di stabilità, stanno mettendo all’asta molta dell’argenteria di famiglia. In vendita, secondo un studio commissionato dal fondo, ci sarebbero asset per 7,7 miliardi di euro. Tanta materia prima con cui far ancora crescere i piccoli campioni nazionali di Gamberale. Nella tabella qui sotto, le partecipazioni di F2i nei vari settori con l’investimento in milioni voce per voce. L’esborso più grande è stato quello per gli aeroporti, seguito da quello per la rete gas
 
DOPO LE VACANZE DI MONTI IN SVIZZERA...accordi bilaterali 3/9/2012. La Grecia batte l'Italia: oggi l'accordo con la Svizzera per tassare i capitali ...L'Italia sta dando il tempo agli amici degli amici di convertire in lingotti i soldi o di portarli in Lux o altrove..
 
FALCKRENEWABLE + ALERION CLEAN POWER?


Falck ha dato mandato ai Rothschild per VALORIZZARE ASSETS***8230;.

Mia proposta..



FALCKARN WIND ENERGY= Una newco nella quale confuire i MW eolici di Falck e i MW eolici di Alerion,con una valutazione in carico alla Newco di 2.000.000 di euro per MW.

Diciamo ad Oggi 1.000 MW di Eolico in esercizio, Falck renew al 70%,Alerion al 30%,VALORE COMPLESSIVO 2.000.000.000 DI EURO ( - 1.000.000.000 euro debito)..

Capitalizzaizone Wind 1.000.000.000 di Euro )
pro quota-valore falck renew 700 mil di euro e Alerion 300 milioni di euro, n. 1.000.000 nuove azioni a valore 10 euro nella Newco.

Contemporaneo aumento di capitale riservato a tutti,
con e/o senza esclusione dir opzione , di 500.000.000 di euro da esercitarsi entro 18 mesi a valore di 13 euro per azione ( sovraprezzo di 3 euro per azione a riserva) per far entrare il mercato.

Avremmo una serie di economie di scala

GESTIONE DEI PARCHI,EFFICIENTAMENTO

PENETRAZIONE GEOGRAFICA(ALERION HA GIA 120 MW DA COSTRUIRE IN ROMANIA= E falck renew ne ha in sviluppo uk e polonia)


LIMITAZIONE COSTI DI QUOTAZIONE. DIMEZZAMENTO


Attrativa sul Mercato , con dichiarazioni su PAY OUT



prima societa' indipendente in Europa WIND ENERGY
Azionariato FALCK, F2I MPS, ALLIANZ,NELKE,MANAGERS,SOCI FORTI.

newco CON OLTRE 400.000.000 DI EURO ANNUI DI RICAVI ED OLTRE 200.000.000 DI EURO ANNUI DI EBITDA
AL 2013. PAY OUT 40%

FALCK RENW E ALERION , dopo la creazioen della newco e conferimento di assets, resterebbero con assets non wind energy e potrebbero

creare una societa' per BIOMASSE.


Domanda delle 100 PISTOLE. CONVIENE??
 
la storia siamo noi. w j. rifkin. 11/9/2012. La terza rivoluzione industriale prevede il 100% di energia prodotta da fonti rinnovabili, e l'eolico da ieri è ufficialmente la fonte piu valida, potendo coprire il 1005 del fabbisogno mondiale....
L'intermittenza del vento viene superata gia oggi da sistemi di accumulo,infatti la notte l'energia prodotta viene accumulata in mega batterie ed utilizzata nelle ore giornaliere di punta.In italia, Terna , gia al Senato presento 2011 un suo report,oltre al fatto che a luglio 2012 la confindustria ANIE ha creato gia un consorzio per BATTERIE ACCUMULO in Italia puo nascere una FABBRICA ITALIA DI BATTERIE DI GRANDI DIMENSIONI E UNA FABBRICA ITALIA DI AEROGENERATORI, Ci vuole volontà politica,ovviamente non ci vogliono casini e berlusconi (cemento e petrolio e gas) ,e ci vuole coraggio di investire e fondi UE. che ci sono.LA SARDEGNA nel Sulcis e la Puglia a Taranto potrebberoi far nascere 2 POLI ,le Mega batterie sarebbero con tecnologia CNR ENEA ,italiane e vendute NEL MONDO"!Ricerca su Nature Climate Change: sulla Terra c'è abbastanza vento per coprire la domanda globale. In particolare, le più efficienti sarebbero le turbine atmosferiche, che sfruttano le brezze in alta quota, in grado di generare maggiore potenza .
i ricercatori hanno calcolato che i venti di superficie possono generare sino a 400 terawatt di energia, mentre dai venti in tutta l'atmosfera si potrebbero ottenere 1800 terawatt. Secondo i dati disponibili, sul pianeta il fabbisogno energetico oggi è quantificabile in 18 Terawatts di Potenza. Quindi.CI SIAMO!
 
Alerion: affida le attivita' di sviluppo a newco (MF)


MILANO (MF-DJ)--C'e' una nuova societa' nel gruppo Alerion, si chiama Alerion Servizi e si occupera' di tutte le attivita' di sviluppo oggi in capo ad Alerion Energie Rinnovabili.
Secondo indiscrezioni, scrive MF, la creazione della newco sarebbe collegata a un progetto di riorganizzazione, che concentrerebbe in Alerion Energie Rinnovabili la gestione dei progetti gia' realizzati e in funzione, affidando alla nuova controllata le attivita' di servizio per la realizzazione di nuovi impianti e la loro manutenzione. Attivita' che a questo punto potrebbero essere svolte anche per terzi e non solo per le societa' del gruppo. Di certo c'e' che ad Alerion Servizi sono gia' stati assegnati alcuni asset prima in capo ad Alerion Energie rinnovabili (tramite la scissione di quest'ultima) per un totale di 5,5 milioni di attivi e 5,4 milioni di passivi, con un capitale sociale iniziale di 100 mila euro. Non solo. La nuova societa' potra' lavorare anche in campi diversi da quelli in cui fino a oggi si e' mosso il gruppo, spaziando dall'idrico, al gas al comparto dei rifiuti, e sara' gestita da un consiglio di amministrazione composto da tre membri, guidati dall'amministratore delegato della capogruppo, Giulio Antonello.
red/lab
(END) Dow Jones Newswires
September 11, 2012 02:25 ET (06:25 GMT)
Copyright (c) 2012 MF-Dow Jones News Srl.
 

MARCO12

Forumer storico
lasciate perdere con il 5 conto energia hanno ucciso il fotovoltaico
non si chiude piu nemmeno un piccolo impianto
i pannelli tedeschi se li attaccano .... alla cancelliera se non mettono gli interessi a 20 anni al 1% come in germania e non al 6 come qui

o fate gli eurobond o salta tutto
 
Ora localeMessaggio promozionale1 Giorno 5 g 10 g 1 m 3 m 6 m Da inizio anno 1 a 3 a 5 a 10 a Max Stampa grafico
chrtsrv.dll
 
Meglio alerion che falck che è in mano a una famiglia di squali.. ed ha in manzoni 1 manager che non ha 1 sola azione di falck renewable..e.. una bella cifra in azioni actelios, la societa aveva 170 milioni di posizione finanziaria netta, due termovalorizzatori e altre cosette. Un bel giorno il signorino manzoni ha detto che avrebbero fatto una bella fusione con l' eolico, un aumento di capitale che ad acelios non serviva per niente e che sarebbe stato un vero affare per gli azionisti di actelios. Forse non ci hai fatto caso ma i nostri risparmi sono evaporati. Ricordare queste belle cosine e' piu' che costruttivo.
Il signor manzoni e' tra i maggiori responsabili di quanto avvenuto, in quanto era il dirigente di questa bella societa'.
Voglio credere che tu non sapevi niente di tutto questo.
 
è arrivato il momento di sfruttare la voglia di avanzata delle aziende cinesi di turbine eoliche nel emrcato europeo e quindi sarà alerion in grado, e nel breve , di stipulare questo accordo di partenariato con goldwind o con sinovel?


Green Street: Plenty to come as shake-up in wind gets going

Analysts have been predicting consolidation in the wind turbine industry for years. Developments in the past 12 months have included the disappearance of Clipper, and the downsizing of home-country operations by Vestas and Gamesa.


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But now, things are speeding up. A few days ago, Suzlon announced the sale of its Tianjin factory to China Power (Tianjin) New Energy Development Company. It had already closed subsidiary REpower***8217;s Baotou factory last year.
On the same day, Vestas revealed it was phasing out its sub-megawatt machines and closing its factory in Hohhot, China, axing 300-350 jobs.
Neither company is finished in China, though.
Suzlon says there was little value to be had in the 2MW segment ***8212; both its and REpower***8217;s factories produced turbines of that capacity. China***8217;s market is moving increasingly towards bigger machines and it is also going offshore, and Suzlon may well be preparing to unveil a new joint venture to produce and market REpower***8217;s 6MW turbine.
Vestas, meanwhile, will still have 2,600 employees in China after the closure, and big manufacturing complexes in Tianjin and Xuzhou.
However, the two announcements show how tough it has become for Western companies to flourish in China ***8212; illustrating that they need to move up the food chain and meet Chinese demand for new platforms and technologies.
But this is nothing compared with what is likely to happen over the next 18 months.
The search to reduce overheads and sell non-performing assets will continue, with the main focus on the big shiny manufacturing complexes that Vestas and others have built in the US, which will be largely idle once the post-production-tax-credit (PTC) slump hits in 2013.
Asia***8217;s players are actively seeking joint ventures or asset purchases, while European companies are under increased pressure to make deals with them to achieve the scale and financial depth they need.
Portuguese developer EDP Renováveis is about to receive its first big injection of cash from China Three Gorges, while Nordex continues to try to tie up its proposed China joint venture.
In the offshore arena, Asian companies are mulling over the pieces of Bard. Vestas is zeroing in on a planned joint venture, and rumours of Chinese interest in the company have been fuelled by the sale of its Varde tower plant to Titan Wind and recent high-level trade talks between Denmark and China. The pieces are finely balanced; a major deal or two could be enough for things to start moving very fast indeed.
Ben Backwell's Green Street column gives Recharge readers a behind-the-scenes view of markets and corporate strategy.
 

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