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17:24 - *** Usa: Geithner, 50 miliardi per evitare espropri immobiliari
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(Il Sole 24 Ore Radiocor) - Milano, 10 feb - Il segretario
al Tesoro Tim Geithner ha annunciato che saranno destinati
50 miliardi di dollari per evitare gli espropri immobiliari
dei cittadini in difficolta' con il pagamento dei mutui.
Geithner ha anche annunciato che nelle prossime settimane
rendera' noto un piano completo per la casa.
Red-Mau

(RADIOCOR) 10-02-09 17:24:20 (0315)IMM 5 NNNN
 
Ultima modifica:
18:28 - Borsa: scivolone finale dell'Europa, Geithner alimenta preoccupazioni -3-
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(Il Sole 24 Ore Radiocor) - Milano, 10 feb - Eni,
nell'attesa della pubblicazione del bilancio preconsuntivo
in calendario il 12 febbraio, ha accusato un ribasso del 3%,
mentre le azioni della controllata Saipem hanno lasciato sul
parterre il 5,3%.
Le Fiat, deboli sin dalle prime battute, hanno chiuso in
calo del 4,95%. A pesare sulle azioni e' stato anche un
report con il quale Jp Morgan ha invitato gli investitori a
tenersi lontani dai titoli dei produttori auto. Secondo la
banca d'affari, inoltre, il Lingotto avrebbe bisogno di
finanziamenti industriali per uno-due miliardi di euro e di
aiuti di stato simili a quelli previsti dalla Francia.
Le Seat hanno accusato un ribasso del 7,6%, all'indomani
dell'annunciato addio alla societa' da parte dell'a.d. Luca
Majocchi e nel secondo giorno di raggruppamento delle azioni
nel rapporto di uno a 200. Intanto, in questa condizione di
incertezza ai vertici, il mercato si interroga sulla
situazione finanziaria della societa', temendo che l'aumento
di capitale da 200 milioni non sia una misura sufficiente.
Per contro hanno chiuso in rialzo le Pirelli (+3,2%),
beneficiando dell'attesa per la presentazione dle piano
industriale in calendario domani. Sono inoltre state
gettonate le Snam (+0,68%) e le Terna (+1,8%), quest'ultime
sull'onda del giudizio positivo di Citigroup ('buy') e
nonostante che ieri Moody's abbia tagliato il giudizio da A1
a A2, con outlook stabile.
Quanto alle altre Borse europee, Parigi e' scivolata del
3,6%, Francoforte ha perso il 3,46% e Londra l'1,63%.
Eads ha accusato un calo del 7,6%, soffrendo per un
articolo apparso su Le Figaro secondo il quale l'aereo A400M
di Airbus non potra' essere consegnato prima del 2012 e ha
registrato costi aggiuntivi per 5 miliardi di euro.
Sempre a Parigi sono andate male le Peugeot (-5,33%) e le
Renault (-6,62%), dopo i rialzi della vigilia innescati dal
piano di aiuti al settore per 6 miliardi.
A Francoforte le Bilfinger Berger sono precipitate del 14%
nel giorno della pubblicazioni dei conti del 2008. Sono
invece salite le Continental (+0,39%), sulle indiscrezioni
riportate da Financial Times che il fondo di Abou Dhabi ,
Ipic, possa entrare nel capitale dell'azienda o della
holding di controllo della famiglia Schaeffler.
Emi-

(RADIOCOR) 10-02-09 18:28:02 (0368) 5 NNNN
 
S&P/Mib future: spunti operativi per mercoledì 11 febbraio 2009


Di Gianluca Defendi 10/02/2009 17.45
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Dopo il forte spunto rialzista delle ultime sedute le borse europee hanno subito una pericolosa correzione, innescata dal negativo comportamento del settore energetico e dalla debolezza del comparto industriale. L'S&P/Mib future, dopo un'apertura a quota 18.520, si è indebolito ma ha trovato un valido sostegno attorno a 18.400. La tenuta di quest'ultimo livello ha innescato un importante allungo con i prezzi che non sono riusciti a superare la barriera a 18.770-18.800 punti. Nel pomeriggio il future ha subito una repentina flessione che si è arrestata solo a quota 18.100. La situazione tecnica di breve periodo si è quindi indebolita: solo il breakout di 18.800 potrebbe fornire un ulteriore segnale long con un primo target a 18.960-19.000 punti e un secondo in area 19.190-19.220. Pericolosa invece una discesa al di sotto del supporto, sia grafico sia psicologico, posto a quota 18.000 punti in quanto potrebbe innescare una repentina correzione verso 17.700.17.650 punti. Strategia operativa intraday. Long solo al superamento di 18.800 con un primo obiettivo in area 18.960-19.000 punti e un secondo a 19.190-19.220. Short solo al cedimento di quota 18.000 con target in area 17.700-17.670 punti. Attenzione poi agli importanti dati macro Usa che verranno diffusi nel pomeriggio. (riproduzione riservata)
 
Perché i mercati reagiscono male al piano Geithner?

11/02/2009
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I mercati continuano a reagire male al piano Geithner. Il piano di stabilizzazione del sistema bancario da 2.000 miliardi di dollari, illustrato ieri dal Segretario al Tesoro americano, Tim Geithner, non è d'altra parte piaciuto agli investitori, che hanno lamentato l’assenza di dettagli operativi sull’implementazione del piano.

"Questo ha delineato in modo generale il quadro degli interventi previsti, ma non ha fornito le informazioni che gli investitori si attendevano anche per le aspettative create dal Presidente Obama un paio di giorni prima", sottolinea Luca Comi, responsabile dell'ufficio studi di Centrosim.

"Il piano di acquisto di titoli tossici dovrebbe fare ricorso a fondi privati, in aggiunta a capitali pubblici, ma non è stato specificato ancora attraverso quali canali verranno reperite le risorse e quali criteri verranno seguiti nella valutazione di tali distressed asset", prosegue l'analisi dell'esperto.

L'adozione di criteri "generosi" andrebbe a carico dei contribuenti; la scelta di misure rigorose e severe non risolverebbe i problemi del capital deficit delle banche, mantenendo un clima di sfiducia presso gli investitori. "Inoltre il progetto di ristrutturazione dei mutui immobiliari delle famiglie non è stato illustrato in modo puntuale, rimandando di alcune settimane la comunicazione dei dettagli", conclude Luca Comi.

Quindi, anche se la nuova amministrazione Usa si sta muovendo nella giusta direzione, "i mercati avranno bisogno di vedere passi più concreti prima di tornare a credere in un cambiamento", sottolinea anche Marco Annunziata, chief economist di Unicredit Mib.

"Credo che la delusione dei mercati sia eccessiva", ha affermato, spiegando che "riflette attese pretenziose" che si erano create attorno al piano "piuttosto che una debolezza della strategia. L'analisi generale di Geithner sulla gravità della situazione è stata realistica, la strategia è solida, la determinazione del Governo ispira fiducia e l'impegno alla trasparenza e il sostegno diretto alle famiglie e alle imprese dovrebbero garantire il supporto pubblico e politico".

Il punto è che "l'immediata reazione del mercato ha paradossalmente confermato" proprio ciò che Geithner asseriva: gli investitori hanno perso la fiducia e hanno bisogno di misure concrete. "Probabilmente sarebbe stato meglio aspettare che il piano fosse più dettagliato" prima di renderlo noto ma, secondo Annunziata, "politicamente non sarebbe stato fattibile nè saggio".
 
13:47 - Crisi: Julius Baer, il livello piu' basso sara' toccato in luglio -2-
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(Il Sole 24 Ore Radiocor) - Milano, 11 feb - Si intravedono
i presupposti, ha affermato Kohl nel corso del 'winter
workshop' che la banca elvetica ha organizzato a Milano,
"perche' la crisi non si riveli estesa come temuto". Le basi
per un recupero "si vedono gia'" ha spiegato, sottolineando
come "il crollo del prezzo del greggio sia un sollievo per
la crescita economica futura". Non si puo' infatti rimanere
indifferenti che la caduta vertiginosa del petrolio dai
massimi dello scorso luglio abbia comportato una diminuzione
della spesa energetica di circa 1.500 miliardi di dollari
nel mondo. In secondo luogo gli squilibri globali hanno
determinato un eccesso di liquidita' destinata a favorire la
ricostituzione del risparmio con un impatto positivo sulla
stabilita' finanziaria. Infine la politica monetaria
espansiva delle Banche centrali iniziera' a farsi sentire
nella seconda meta' del 2009. Su questo, l'economista ritiene
che la Fed ha margini limitati (i tassi Usa sono a 0/0,25%),
mentre quelli della Bce (ora al 2%) lasciano spazio a
ulteriori ribassi che arriveranno probabilmente sulla scorta
del deludente quadro macro e dell'aumento della
disoccupazione (e' stimata la perdita di 2 milioni di posti
di lavoro quest'anno). Kohl non e' preoccupato invece per
l'aumento dell'offerta di carta delle Banche centrali,
potenzialmente inflativa. Perche', dice, le iniezioni di
liquidita' degli Istituti hanno solo compensato il vuoto
operativo in cui sono cadute le banche commerciali. Poi, ha
aggiunto, le emissioni hanno riguardato soprattutto titoli
brevi e quindi facili - sia per la Fed che per la Bce, per
esempio - ritirarli dal mercato. Kohl sostiene che l'unione
monetaria europea "tiene" perche' sarebbe troppo oneroso per
i membri uscirne (il debito da restituire e' denominato in
euro) e poi perche' offre garanzie di stabilita' al punto che
"ci sono altri Paesi, tra cui la Danimarca e quelli dell'Est
Europa" che vogliono entrarci. L'economista, anticipando
"una convergenza degli spread nei i prossimi mesi" ha
affermato che il recente peggioramento dei governativi e'
scaturito "piu' dalle debolezze strutturali che non dalla
crisi". Sul mercato dei cambi e' atteso un euro
progressivamente piu' forte e un dollaro piu' debole perche',
secondo Kohl, il biglietto verde non potra' beneficiare
sempre dei massicci rimpatri visti negli ultimi mesi.
Man-

(RADIOCOR) 11-02-09 13:47:12 (0221) 5 NNNN
 
Piano Geithner è vago solo su asset tossici, si chiede un miracolo

12/02/2009
Il piano Geithner è paradossale, perché il suo costo è zero se letto in un modo e due trilioni e rotti se letto in un altro. E’ zero perché è costruito sui 350 miliardi della seconda tranche del Tarp. Sono soldi già a bilancio, stanziati tre mesi fa e ben noti ai mercati. Non c’è un centesimo in più, il che evita a Geithner di elemosinare in Congresso come dovette fare a suo tempo Paulson.

Cento di questi 350 serviranno a sottoscrivere azioni convertibili di banche. Altri 100 serviranno per rilevare asset tossici (il Public-Private Investment Fund, nella definizione provvisoria di Geithner) e si trasformeranno in 500 o 1000 grazie al contributo di Fed, Fdic e patrioti privati (si può pensare a Buffett, Pimco, Ross o anche fondi hedge che vogliano passare dallo status di locusta a quello di benemerita istituzione).

Altri 80 miliardi faranno da equity per la Talf, a cui la Fed presterà altri 800 miliardi. A oggi la Talf ha 20 di equity e 200 di debito verso la Fed. Alla fine si arriva a un trilione tondo. Oltre al credito al consumo, la Talf comprerà anche mutui di immobiliare commerciale.

Su questo piano si possono fare moltissime osservazioni, anche assai critiche. Non si può però affermare che sia inesistente o rinviato a un lontano futuro. C’è quanto meno una delle sue componenti, la Talf, che sarà operativa entro due settimane con il suo trilione.

Parliamo di soldi gestiti dalla Fed, che è un’istituzione efficiente che in questi tre mesi passati ha preparato tutte le procedure ed è pronta a comprare nuovi titoli che le banche stanno confezionando mettendo insieme credito al consumo e mutui commerciali. Quelli della Talf, insomma, sono soldi veri investiti in asset tripla A nuovi di zecca.

La Fed stampa moneta per comprarli, ma ha in cambio asset e organizza le cose con l’intenzione di rivendere il tutto quanto prima senza perdere un dollaro. Su tutto quello che ha comprato in quest’anno passato, del resto, la Fed non sta perdendo nulla, se si fa eccezione per gli asset rivenienti da Bear Stearns.

Sulle altre due voci del piano Geithner si può osservare che, sul capitale delle banche, ci si muove sulla scia del piano Paulson. Questo significa diluzione degli azionisti (stavolta più pesante perché si usano azioni ordinarie) ma conferma che anche l’amministrazione Obama cercherà in tutti i modi di evitare nazionalizzazioni.

Quanto agli asset tossici, qui sì che c’è indubitabilmente vaghezza. La vaghezza non è però dovuta al fatto che Geithner è svogliato e in questi due mesi ha pensato ad altro. E’ dovuta al fatto che si punta a compiere un miracolo e i miracoli, si sa, sono difficili.

Il miracolo consiste nel non chiedere soldi al Congresso da una parte (almeno per adesso) e, dall’altra, nel perseguire meccanismi di pricing degli asset tossici che siano vantaggiosi per i venditori e, al tempo stesso, per i compratori (nella duplice veste di contribuenti e privati patrioti). Paulson ci aveva rinunciato e il mercato gli si rivoltò contro.

Adesso è comprensibile che Geithner si muova con la massima prudenza. Se si volesse risolvere la questione degli asset tossici infischiandosene della correttezza (e anche delle polemiche politiche) basterebbe strapagarli (stampando soldi o aumentando il disavanzo) o nazionalizzare le banche. Cercare di evitare di essere brutali è positivo e nobile. Tutto però ha un limite. Se si vuole evitare di amputare la gamba in cancrena bisogna curarla comunque in fretta.

Le misure prese finora non riempiono la voragine aperta dalla crisi. D’altra parte, aggiungiamo, ne riempiono una parte e questa parte nel tempo crescerà, perché altre misure verranno prese nelle prossime settimane (sui mutui) e nei prossimi mesi (Tarp 2).

Quanto alle legittime preoccupazioni sui disavanzi fuori controllo, tutte le misure prese finora dagli Stati Uniti portano a un aumento del loro stock di debito su Pil del 15%, portandoli al livello di Francia e Germania (entrambe sopra il 60% di Maastricht e ormai vicine al 70). E’ un livello gestibilissimo se la crisi finisce quest’anno.

Ci sarà da preoccuparsi, eventualmente, a partire da metà 2010. Se per quell’epoca la crisi non sarà terminata e se non sarà stato tracciato un percorso di rientro del deficit negli anni successivi i bond governativi lunghi saranno da vendere. E’ vero che il Giappone ha un indebitamento molto elevato e rendimenti dei titoli di stato molto bassi, ma il principio di precauzione vuole che non si rischi tanto per rischiare.

Nel breve la situazione appare fluida. La discreta tenuta del mercato azionario nelle ultime due settimane è stata dovuta, oltre che all’attesa per i provvedimenti di policy, a qualche segno di miglioramento nella domanda di materie prime che ha fatto pensare a una svolta nel quadro macro, quanto meno a un rallentamento nella velocità di caduta.

Manterremmo un profilo prudente sull’azionario, banche incluse. Il ritorno d’interesse sui governativi lunghi può essere ancora cavalcato. Non c’è da correre dietro alle materie prime, per le quali il rally è probabilmente già concluso. Venderemmo il dollaro se uscisse in rafforzamento dal trading range in cui è bloccato da molto tempo.
 
Strategia S&P/Mib future: nuova ondata ribassista


Di Gianluca Defendi 12/02/2009 10.21
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Mattinata decisamente negativa per i mercati azionari europei che risentono della flessione dei futures Usa (in calo di circa l'1%) e della preoccupante situazione macroeconomica. L'S&P/Mib future, dopo un'apertura a quota 18.000 punti, si è subito indebolito: il cedimento di 17.900 ha infatti innescato una forte ondata ribassista con il derivato che è sceso fino in area 17.750-17.700 punti. Il quadro tecnico si sta quindi deteriorando: soltanto il ritorno sopra 18.300 potrebbe fornire un primo segnale di forza anche se sarà soltanto il breakout di 18.800 a provocare l'inversione rialzista del trend. Al contrario una discesa sotto 17.700 può innescare una nuova correzione con un primo target in area 17.570-17.550 punti. Strategie operative intraday. Tra i titoli proposti in tabella è scattato il segnale long su A2a (che è stato stoppato) e gli short su Prysmian e Bulgari.
 

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