Val
Torniamo alla LIRA
Ieri in serata un ennesimo colpo di scena da parte di Giorgia Meloni che lancia un video messaggio su facebook al presidente Mattarella:
«Provi a fare l'unica cosa che non ha fatto sinora, dare un incarico a chi era arrivato primo alle elezioni, al centrodestra,
per formare un governo e verificare se in aula c'è la possibilità di formare un governo. O in subordine, c'è comunque una maggioranza
che si è formata in queste settimane: era la maggioranza che metteva insieme la lega e il M5s.
Noi siamo stati critici però arrivati a questo punto siamo anche disponibili a rafforzare quella maggioranza con Fratelli d'Italia».
Le fa eco Giggino Di Maio, che è saltato dal «rivoluzionario voglio la testa di re Sergio» a un pragmatico «siamo sempre disponibili».
Il leader grillino lancia il suo ultimo accorato appello al Colle:
«Una maggioranza c'è in Parlamento. Fatelo partire quel governo ma di mezzucci basta. Perché di governi tecnici, istituzionali, non ne vogliamo.
Perché quelli traseno e si mettono e chiatte, come diciamo noi a Napoli. La maggioranza in Parlamento c'è».
Per lui, forse è l'ultima occasione prima di essere fagocitato da Alessandro Di Battista,
per questo non si fa scrupoli a rimangiarsi tutto in un giorno, a cominciare dalla richiesta di stato d'accusa nei confronti di Mattarella.
«Un conto - spiega ai suoi - è portare avanti una battaglia politica, anche dura, criticando il Colle su un piano politico.
Un altro è l'impeachment, che sposta la questione su un piano di scontro istituzionale».
E Matteo Salvini invece dice di voler votare presto, subito, immediatamente, ma che non intende «disturbare gli italiani» ad agosto.
Comunque vada a finire il feuilletton, al Quirinale per ancora un bel po' ci sarà sempre lo stesso inquilino.
Ragionamenti simili deve averli fatti il segretario del Carroccio, che si tiene pronto ad ogni evenienza.
Chissà, forse il gialloverde torna di moda, o il centrodestra avrà il suo agognato incarico. Chissà.
«Provi a fare l'unica cosa che non ha fatto sinora, dare un incarico a chi era arrivato primo alle elezioni, al centrodestra,
per formare un governo e verificare se in aula c'è la possibilità di formare un governo. O in subordine, c'è comunque una maggioranza
che si è formata in queste settimane: era la maggioranza che metteva insieme la lega e il M5s.
Noi siamo stati critici però arrivati a questo punto siamo anche disponibili a rafforzare quella maggioranza con Fratelli d'Italia».
Le fa eco Giggino Di Maio, che è saltato dal «rivoluzionario voglio la testa di re Sergio» a un pragmatico «siamo sempre disponibili».
Il leader grillino lancia il suo ultimo accorato appello al Colle:
«Una maggioranza c'è in Parlamento. Fatelo partire quel governo ma di mezzucci basta. Perché di governi tecnici, istituzionali, non ne vogliamo.
Perché quelli traseno e si mettono e chiatte, come diciamo noi a Napoli. La maggioranza in Parlamento c'è».
Per lui, forse è l'ultima occasione prima di essere fagocitato da Alessandro Di Battista,
per questo non si fa scrupoli a rimangiarsi tutto in un giorno, a cominciare dalla richiesta di stato d'accusa nei confronti di Mattarella.
«Un conto - spiega ai suoi - è portare avanti una battaglia politica, anche dura, criticando il Colle su un piano politico.
Un altro è l'impeachment, che sposta la questione su un piano di scontro istituzionale».
E Matteo Salvini invece dice di voler votare presto, subito, immediatamente, ma che non intende «disturbare gli italiani» ad agosto.
Comunque vada a finire il feuilletton, al Quirinale per ancora un bel po' ci sarà sempre lo stesso inquilino.
Ragionamenti simili deve averli fatti il segretario del Carroccio, che si tiene pronto ad ogni evenienza.
Chissà, forse il gialloverde torna di moda, o il centrodestra avrà il suo agognato incarico. Chissà.