IN DEMOCRAZIA, LA POLITICA E' L'ARTE DI FAR CREDERE AL POPOLO CHE ESSO GOVERNI

La nostra fantasia non ha limiti...per questo ci temono.

Roberto Buratti, titolare del Maracuja e della Brp Eventi di Macerata.

Il suo obiettivo - spiega a Picchio News - è quello di

"far capire che noi italiani non accettiamo alcuna ingerenza nel quadro politico del nostro Paese".

Ed eccola la provocazione, scritta nera su bianco sul cartello esposto all'ingresso del locale:

"Poichè i mercati insegneranno agli italiani come votare, il nostro locale applicherà ai clienti di nazionalità tedesca
un listino prezzi speciale variabile a seconda dello spread. Vi insegneremo così come consumare bene al bancone di un bar italiano".

Poi conclude: "Quella di ieri è stata un'offesa inaccettabile per tutti noi italiani e non poteva restare senza una adeguata risposta".
 
....detto da lui che arriva dal leoncavallo....ahahahahahah
“Chi non ha mai frequentato un centro sociale? Io sì, dai 16 ai 19 anni, mentre frequentavo il liceo, il mio ritrovo era il Leoncavallo. Là stavo bene, mi ritrovavo in quelle idee, in quei bisogni…”
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Nel 1997 Salvini partecipò alle elezioni del Parlamento Padano, organismo consultivo istituito dalla Lega Nord
e aperto a tutti i cittadini padani, al di là del loro orientamento politico. La sua lista si chiamava Comunisti Padani e sullo stemma comparivano la falce e il martello.
“Scrivere il programma fu facile, di comunismo ne avevamo masticato assai da queste parti: tra i punti forti mettemmo l’assistenza ai bisognosi
e il credito a basso costo per le piccole e medie imprese, pur nel rispetto dell’obiettivo finale dell’indipendenza della Padania,” racconta Mauro Manfredini, fondatore della lista.

"Fate un applauso a quei quattro sfigati che ci sono là".
Matteo Salvini, durante le confuse ore di ieri sera per la formazione del governo, era a Siena per la campagna elettorale a sostegno del sindaco di centrodestra.

E mentre teneva il suo discorso dal palco di fronte ad una folla di persone accorsa in piazza, alcunui contestatori lo fischiavano da lontano.
Interrompendosi, il leader del Carroccio si è allora rivolto a loro dal microfono.

"Ragazzi, non si sente nulla. Se volete insultare fatelo bene, non fatelo sottovoce".
Poi l'affondo: "Non ci sono più i compagni di una volta e i centri sociali di una volta.
Quattro ragazzini figli di papà che non hanno il problema di andare a lavorare tanto ci pensano il papà e la mamma".

"Il bello della democrazia - ha detto poi Salvini - è se la critica è rispettosa.
Basta che non rompano le scatole agli uomini e alle donne delle forze dell'ordine che fanno semplicemente il loro lavoro".
 
Però anche tu ci hai messo del tuo. Vai a fare un'insegna a led su un negozio di 50 anni ?

"Quell'insegna è lì da oltre 50 anni e non ha mai dato fastidio a nessuno."

Mi è stato intimato di toglierla pochi giorni fa dopo l'esposto di un commerciante".
È la denuncia di Silvia Cavalieri, commerciante che da anni gestisce l'attività di famiglia a Roma.

L'insegna dello storico negozio Singer, noto per la ripazione e la vendita delle famose macchine per cucire,
è stata fatta togliere in meno di 24 ore, pena la chiusura di tre giorni dell'attività commerciale.
In aggiunta, la famiglia Cavalieri ha dovuto pagare un multa di quasi 5 mila euro.
 
La sua favola si è infranta al secondo turno del Roland Garros contro l'italiano Marco Cecchinato,
ma la storia del tennista argentino Marco Trungelliti merita di essere raccontata e celebrata a dovere.

Trungelliti, argentino di 28 anni, era uscito alle qualificazioni del torneo sulla terra rossa di Parigi.
Dopo essersi messo il cuore in pace, aveva lasciato la Francia con destinazione Barcellona,
dove il comitato organizzatore lo ha avvertito del suo ripescaggio come "lucky loser".

Tornato a Parigi in una corsa contro il tempo con il caravan noleggiato insieme alla sua famiglia,
ha giocato al primo turno contro il favoritissimo Bernard Tomic. Battendolo.

"I miei parenti avevano già noleggiato un van per fare un giretto domenicale per Barcellona,
così sono partito al volo, mentre mia nonna era ancora nella doccia… Non vi dico cosa mi ha gridato addosso
quando le ho detto che doveva uscire immediatamente perché dovevamo andare tutti a Parigi".

Collanina, capelli ondulati, barba curata e un sorriso grande così.
Marco Trungelliti ha raccontato come un fiume in piena la sua corsa contro il tempo per arrivare in tempo a Parigi, dove Tomic lo stava aspettando.

"Siamo partiti alle 13 e arrivati alle 23, mi sono portato dietro due magliette e un cambio per il viaggio,
ma vi assicuro che non è stato niente di particolare: in Argentina viaggiare una notte intera è perfettamente normale
se non sei di Buenos Aires, potete immaginare le nostre distanze", ha raccontato ai giornalisti, aggiungendo che
"quello che non immaginate è come sono messe le nostre strade, qui in Europa è un altro mondo, ero certo che sarei arrivato a Parigi tutto intero, da noi non è sempre così…".
 
Si chiamano Internazionali di Francia, si pronunciano Roland Garros.

Ma chi era costui? Chi era questo personaggio tornato alla ribalta quest’anno nell’edizione che celebra i 100 anni dalla sua morte?

Era un ufficiale dell’aviazione francese nato alle Reunion (territorio d’oltre mare in mezzo all’Oceano Indiano)
il 6 ottobre 1888 e morto in un duello aereo nel corso della Prima Guerra Mondiale, sulle Ardenne a Saint Morel, il 5 ottobre 1918.

Pioniere dell’aviazione fin dal 1911, Roland Garros si rese famoso per la prima trasvolata del Mediterraneo
(di oltre 7 ore) che effettuò il 23 settembre del 1913 da Saint Raphael, in Costa Azzurra, a Biserta in Tunisia,
e per i suoi innumerevoli primati mondiali di altezza.

Durante la Prima Guerra Mondiale, dopo aver inventato un dispositivo per sparare attraverso le pale dell’elica,
venne catturato, ma riuscì a fuggire e tornò a combattere.

Roland Garros, socio dello Stade Francais, era di chiare origini spagnole, ed è per questo motivo che il modo corretto
per pronunciare il suo nome non è alla francese, con l’accento sulla “o” a rendere muta la “s”, ma alla spagnola
con l’accento sulla “a” e la “s” finale ben pronunciata; più semplicemente come si scrive: Roland Garros.
 
Mi sfugge qualche cosa ?

Spiegatemi perche' Di Maio prima urla all'impeachment e poi va da Mattarella che lo accoglie pure.

Che ci sia un altro quaquaraquà in giro ?

Il leader pentastellato, Luigi Di Maio, dopo giorni di tensione, attacchi al Colle
e la retromarcia di ieri, torna al Quirinale per un colloquio informale con il capo dello Stato.
Poco dopo, in un video, lancia la sua proposta a Matteo Salvini: stessa squadra
ma spostando Paolo Savona dalla guida del ministero dell'Economia in un'altra casella
 
Sinceramente, francamente, al posto suo ....farei lo stesso.

La verità è che Salvini vuole andare alle elezioni... e nei suoi panni chi non lo farebbe?!
Se poi Berlusconi nel frattempo facesse un passo indietro, con l'impegno solenne
che noi faremmo di tutto per nominarlo senatore a vita per meriti, sarebbe perfetto».

Bisogna partire da qui per orientarsi in quella selva di proposte, controproposte, mediazioni, compromessi, che stanno caratterizzando queste giornate.

Il leader leghista punta alle urne. Il suo sogno è ripresentarsi da Sergio Mattarella, sull'onda di un nuovo successo elettorale, per dire:
«Dove eravamo rimasti... nel nuovo governo che mi onoro di presiedere il ministro dell'Economia è il professore Paolo Savona...».

Insomma, il leader della Lega persegue una vittoria completa, sente che è alla sua portata,
che gli avversari non sono all'altezza, o perché sono troppo deboli o perché sono troppo indecisi.
Per farlo deflettere da questa strategia «militare», gli altri dovrebbero offrirgli un successo inequivocabile già oggi.

«Mattarella ironizza Maurizio Gasparri dovrebbe ripensarci... dovrebbe dire: Matteo ma tu volevi Paolo Savona,
proprio Paolo... ah ma non avevo capito... pensavo che ti riferissi al fratello!».
Già, l'unica ipotesi che potrebbe far desistere Salvini è una resa incondizionata degli altri, a cominciare dal capo dello Stato che dovrebbe anche perdere la faccia.

È possibile? Tutto è possibile, ma anche molto difficile.

Anche perché Salvini preferisce le elezioni a qualsiasi altro scenario. Ogni altra ipotesi la considera una subordinata.

Esattamente la posizione opposta a quella di Luigi Di Maio, che, da vero disperato, farebbe ogni cosa, ma proprio tutto, per non andare alle urne:
i leghisti, infatti, stanno erodendo non poco il consenso Cinque stelle (secondo i sondaggi 3 punti e mezzo).

«Salvini ammette il grillino Angelo Tofalo ci sta facendo davvero male».

Per cui da martedì sera a ieri sera le proposte si sono sprecate.
Intorno alla mezzanotte il grillino Vito Crimi dava per fatta un'intesa con la Lega e Fratelli d'Italia, per un governo guidato da Conte e senza Savona all'economia.
 
Tutto fatto? Nient'affatto, per il primo «niet» leghista.
Dalle 24 alle 4 mattino del giorno dopo, altre due ipotesi che sono arrivate pure alle orecchie del Cavaliere a Palazzo Grazioli.

Prima un governo Cinque stelle-centrodestra a guida centrodestra: ipotesi bocciata da Di Maio.

Poi, la «fiducia tecnica» al governo di Cottarelli per andare oltre il mese di agosto.
«No» di Di Maio, il quale il giorno dopo, terrorizzato, ha rilanciato con una serie di avance.

Nell'ordine: esecutivo politico a guida leghista (premier Giorgetti);
spacchettamento del ministero dell'Economia;
il professore Savona nel governo ma in un ruolo diverso dal Mef.
Niente da fare, Salvini ha detto «No».

Dal Colle sono arrivati anche a proporgli la guida del governo, ma il leader leghista ha nicchiato.
«Ma perché ha spiegato ai suoi dovrei andare a Palazzo Chigi alla vigilia di un'estate rovente per i titoli italiani?
Può stare lì Cottarelli e intanto il Paese va alle elezioni».

Naturalmente, ogni «No» è stato condito dall'unica controproposta che il Quirinale non avrebbe mai potuto accettare, pardon, subire: Savona all'Economia.

E stando fermo, il leader leghista potrebbe anche ottenere l'altro obiettivo che ha nel mirino: le elezioni a settembre o a ottobre.
L'ipotesi luglio, infatti, per lui sarebbe indigesta: in quel periodo le fabbriche del Nord, serbatoio del voto leghista,
sarebbero chiuse e molti elettori sarebbero portati a disertare le urne per non ritardare le vacanze.

E, tergiversando tergiversando, ieri si è chiusa anche la «finestra» del voto il 29 luglio.

«Era l'unica vera arma di persuasione su Salvini ha commentato con una punta di sarcasmo Matteo Renzi - ma per usarla al Quirinale dovrebbero avere le palle».
 

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