Val
Torniamo alla LIRA
TRE
Lello Ciampolillo passerà alla storia come il senatore che per la prima volta ha fatto ricorrere palazzo Madama al “Var”.
La presidente Elisabetta Casellati ha ammesso il suo voto, arrivato al fotofinish, solo dopo aver riguardato il filmato
che lo mostrava presente in aula un minuto prima della chiusura della votazione.
E, grazie alla prova tv, Ciampolillo ha di fatto convalidato anche il voto pro Conte del socialista Nencini,
puntellando la traballante maggioranza relativa dell’esecutivo giallofucsia a quota 156.
Alfonso “Lello” Ciampolillo iniziò il suo percorso nel Movimento 5 Stelle nel 2006.
Barese, il prossimo 2 febbraio compirà 49 anni, come grillino della prima ora riuscì a farsi eleggere nel 2013 in Parlamento grazie al boom dei pentastellati.
In totale alle parlamentarie del dicembre 2012 raccolse 226 voti,
fatto che lui rivendica con orgoglio “sono stato il più suffragato tra gli iscritti e il capolista nella circoscrizione Puglia Nord del Senato”.
Nel 2009 si candidò sindaco di Bari raccogliendo appena 767 voti pari allo 0,37%.
E’ vegano e da sempre sostiene le battaglie animaliste, soprattutto contro gli allevamenti intensivi.
E’ un “ultras” della legalizzazione della cannabis e si batte contro il controllo dei media mainstream.
Dal settembre del 2018 ha smesso di tagliarsi lo stipendio, non versando più la quota prevista.
E così nel gennaio 2020 viene espulso dal Movimento 5 Stelle.
Lui provò a dargli una veste politica al suo dissenso:
“Tutte le battaglie per cui il M5S ha chiesto il voto in Puglia sono state abbandonate dai governi Conte1 e Conte2
e, ancor di più, dai rappresentanti del Movimento nazionale e regionale: TAP, Xylella, Ilva, ripubblicizzazione Acquedotto Pugliese.
A livello nazionale sono state ignorate tutte le mie richieste su cannabis terapeutica e cannabis light”.
Per Ciampolillo la battaglia per la legalizzazione della cannabis è centrale, una questione di “salute pubblica”.
Anche nel contrasto all’emergenza sanitaria causata dalla pandemia di Covid-19 per il senatore grillino la cannabis è determinante.
Un vero e proprio “antidoto” al Covid la definì, in un intervento concitato dallo scranno del Senato del febbraio scorso.
Scrisse anche una lettera in proposito al ministro della Salute, Roberto Speranza.
“La vaporizzazione del fiore di cannabis terapeutica ha già dato effetti straordinariamente positivi
per i problemi dell’apparato respiratorio di pazienti terminali.
I medici e i ricercatori potrebbero provare l’utilizzo dei prodotti derivanti dalla cannabis, come il Bedrocan, contro il Coronavirus”,
spiegava Ciampolillo nella lettera a Speranza.
Per difendere gli ulivi arrivò ad eleggere sua residenza parlamentare un terreno
nell’agro di Cisternino in provincia di Brindisi, pronto a fare le barricate per evitare l’eradicazione di un ulivo.
Da sempre vicino alle posizioni no vax, o quantomeno contro la vaccinazione obbligatoria
e, più di recente, anche contro i vari lockdown e restrizioni delle libertà personali.
Tutto questo fino a ieri sera.
Quando all’ultimo minuto ha salvato proprio quell’esecutivo Conte
che secondo lui aveva portato il Movimento 5 Stelle a tradire lo spirito delle origini.
Chissà dove si trovava fino all’ultimo il desaperecido senatore Ciampolillo.
Qualche malelingua ipotizza che stesse ancora “trattando” al fotofinish il suo voto favorevole a Conte.
Nelle interviste post voto ha detto “mi farebbe piacere fare il ministro dell’agricoltura“.
Chissà che piega prenderà il mercato delle vacche.
A Ciampolillo gli allevamenti intensivi non garbano.
Per tutto il resto ci si può mettere a tavolino.
Lello Ciampolillo passerà alla storia come il senatore che per la prima volta ha fatto ricorrere palazzo Madama al “Var”.
La presidente Elisabetta Casellati ha ammesso il suo voto, arrivato al fotofinish, solo dopo aver riguardato il filmato
che lo mostrava presente in aula un minuto prima della chiusura della votazione.
E, grazie alla prova tv, Ciampolillo ha di fatto convalidato anche il voto pro Conte del socialista Nencini,
puntellando la traballante maggioranza relativa dell’esecutivo giallofucsia a quota 156.
Alfonso “Lello” Ciampolillo iniziò il suo percorso nel Movimento 5 Stelle nel 2006.
Barese, il prossimo 2 febbraio compirà 49 anni, come grillino della prima ora riuscì a farsi eleggere nel 2013 in Parlamento grazie al boom dei pentastellati.
In totale alle parlamentarie del dicembre 2012 raccolse 226 voti,
fatto che lui rivendica con orgoglio “sono stato il più suffragato tra gli iscritti e il capolista nella circoscrizione Puglia Nord del Senato”.
Nel 2009 si candidò sindaco di Bari raccogliendo appena 767 voti pari allo 0,37%.
E’ vegano e da sempre sostiene le battaglie animaliste, soprattutto contro gli allevamenti intensivi.
E’ un “ultras” della legalizzazione della cannabis e si batte contro il controllo dei media mainstream.
Dal settembre del 2018 ha smesso di tagliarsi lo stipendio, non versando più la quota prevista.
E così nel gennaio 2020 viene espulso dal Movimento 5 Stelle.
Lui provò a dargli una veste politica al suo dissenso:
“Tutte le battaglie per cui il M5S ha chiesto il voto in Puglia sono state abbandonate dai governi Conte1 e Conte2
e, ancor di più, dai rappresentanti del Movimento nazionale e regionale: TAP, Xylella, Ilva, ripubblicizzazione Acquedotto Pugliese.
A livello nazionale sono state ignorate tutte le mie richieste su cannabis terapeutica e cannabis light”.
Per Ciampolillo la battaglia per la legalizzazione della cannabis è centrale, una questione di “salute pubblica”.
Anche nel contrasto all’emergenza sanitaria causata dalla pandemia di Covid-19 per il senatore grillino la cannabis è determinante.
Un vero e proprio “antidoto” al Covid la definì, in un intervento concitato dallo scranno del Senato del febbraio scorso.
Scrisse anche una lettera in proposito al ministro della Salute, Roberto Speranza.
“La vaporizzazione del fiore di cannabis terapeutica ha già dato effetti straordinariamente positivi
per i problemi dell’apparato respiratorio di pazienti terminali.
I medici e i ricercatori potrebbero provare l’utilizzo dei prodotti derivanti dalla cannabis, come il Bedrocan, contro il Coronavirus”,
spiegava Ciampolillo nella lettera a Speranza.
Per difendere gli ulivi arrivò ad eleggere sua residenza parlamentare un terreno
nell’agro di Cisternino in provincia di Brindisi, pronto a fare le barricate per evitare l’eradicazione di un ulivo.
Da sempre vicino alle posizioni no vax, o quantomeno contro la vaccinazione obbligatoria
e, più di recente, anche contro i vari lockdown e restrizioni delle libertà personali.
Tutto questo fino a ieri sera.
Quando all’ultimo minuto ha salvato proprio quell’esecutivo Conte
che secondo lui aveva portato il Movimento 5 Stelle a tradire lo spirito delle origini.
Chissà dove si trovava fino all’ultimo il desaperecido senatore Ciampolillo.
Qualche malelingua ipotizza che stesse ancora “trattando” al fotofinish il suo voto favorevole a Conte.
Nelle interviste post voto ha detto “mi farebbe piacere fare il ministro dell’agricoltura“.
Chissà che piega prenderà il mercato delle vacche.
A Ciampolillo gli allevamenti intensivi non garbano.
Per tutto il resto ci si può mettere a tavolino.