Incisioni antiche e moderne: Galleria di immagini

Oggi apriamo un nuovo capitolo, che andrà avanti per un bel po'.
Si tratta di incisioni che hanno come tema (sia pure in alcuni casi piuttosto vagamente) il lavoro, prese dal catalogo della mostra "Il lavoro inciso. Capolavori dell'arte grafica da Millet a Vedova" (ed. Skira). La mostra si tenne nel 2006 in due sedi: prima a Lecce poi a Milano alla Fondazine delle Stelline dove la vidi (così come ho visto anche le altre dai cui cataloghi ho tratto le immagini fin qui postate). Era organizzata niente meno che dalla CGIL col concorso delle provincie di Lecce e di Milano e il catalogo ha tanto di prefazione, tra le altre, di Guglielmo Epifani.
Cominciamo proprio con Jean-Francois MILLET (1814-1875):
"Les glaneuses" (Le spigolatrici), post 1857, acquaforte, 190 x 252 mm., esemplare di II stato su due, Firenze, Uffizi.
"Con le sue opere Millet diventa il grande pittore della vita rurale nella Francia di metà Ottocento: i suoi contadini appaiono come dei monumenti al lavoro e acquistano la dignità dei grandi soggetti storici. Inzialmente poco compreso dai contemporanei, poi sostenuto da parte della critica e del mercato, Millet ha rappresentato una stagione, quelle della Terza Repubblica, che guardava con occhi benevoli i soggetti a tema agricolo, senza tuttavia ravvisarvi le componenti radicali e di polemica sociale."
Aggiungo che Millet fu sempre molto amato da Van Gogh che ne riprodusse diverse opere quando era internato a St. Remy, ma non questa, del quale pubblico anche il quadro, famosissimo, da cui Millet ricavò poi l'incisione.

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Oggi apriamo un nuovo capitolo, che andrà avanti per un bel po'.
Si tratta di incisioni che hanno come tema (sia pure in alcuni casi piuttosto vagamente) il lavoro, prese dal catalogo della mostra "Il lavoro inciso. Capolavori dell'arte grafica da Millet a Vedova" (ed. Skira). La mostra si tenne nel 2006 in due sedi: prima a Lecce poi a Milano alla Fondazine delle Stelline dove la vidi (così come ho visto anche le altre dai cui cataloghi ho tratto le immagini fin qui postate). Era organizzata niente meno che dalla CGIL col concorso delle provincie di Lecce e di Milano e il catalogo ha tanto di prefazione, tra le altre, di Guglielmo Epifani.
Cominciamo proprio con Jean-Francois MILLET (1814-1875):
"Les glaneuses" (Le spigolatrici), post 1857, acquaforte, 190 x 252 mm., esemplare di II stato su due, Firenze, Uffizi.
"Con le sue opere Millet diventa il grande pittore della vita rurale nella Francia di metà Ottocento: i suoi contadini appaiono come dei monumenti al lavoro e acquistano la dignità dei grandi soggetti storici. Inzialmente poco compreso dai contemporanei, poi sostenuto da parte della critica e del mercato, Millet ha rappresentato una stagione, quelle della Terza Repubblica, che guardava con occhi benevoli i soggetti a tema agricolo, senza tuttavia ravvisarvi le componenti radicali e di polemica sociale."
Aggiungo che Millet fu sempre molto amato da Van Gogh che ne riprodusse diverse opere quando era internato a St. Remy, ma non questa, del quale pubblico anche il quadro, famosissimo, da cui Millet ricavò poi l'incisione.

Vedi l'allegato 394443 Vedi l'allegato 394444
Ottimo.
E' quello che io chiamo "Il colpo della strega" :jolly::-D

Fu ovviamente riprodotto anche da altri incisori, meno importanti.
 
Di MILLET oggi pubblico quest'altra incisione:
"Les bécheurs"(Gli scavatori), acquaforte del 1855-56 di 337 x 237 mm., esemplare conservato agli Uffizi.
E pubblico anche il dipinto che ne trasse Van Gogh, uno dei non pochi che Vincent trasse dalle opere di Millet.

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Rimaniamo in tema di lavoro nei campi, ancora predominante nella Francia dell'Ottocento anche se già intorno alla metà del secolo i dintorni di Parigi si andavano rapidamente industrializzando come testimoniano le ciminiere che si notano sullo sfondo di certe tele di Monet e di Seurat dipinte ad Asnières, con questa incisione di Léon Augustin LHERMITTE (1844-1925).
"La rècolte des pommes des terres" (la raccolta della patate), 1873, acquaforte 78 x 136 mm (inciso), 105 x 157 (lastra), II stato di due.
E visto che si parla di raccoglitori di patate, non potevo non accostargli anche qui un dipinto di Van Gogh, una composizione del 1884 piuttosto affollata e non molto ben riuscita. Qui i contadini non sono quelli francesi, ma quelli olandesi del Brabante, la regione ai confini col Belgio dove Vincent era nato e dove visse fin oltre i trent'anni a parte i periodi che trascorse a Parigi come mercante d'arte, a Londra e nel Borinage come predicatore e poi all'Aia come pittore, tutte esperienze ahimè fallimentari.

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Una rara incisione di Edouard MANET (1832-1883):
"Le gamin" (Il monello), 1862, acquaforte, II stato su due.
Vale la pena di citare la descrizione per intero o quasi:
"Manet, che non era un virtuoso del mezzo (s'era accostato tardi alla grafica e con risultati altalenanti), riuscì a raggiungere in quest'immagine una spontaneità del segno rara all'interno del suo corpus incisorio. Contrariamente a quanto accade alle sue lastre di riproduzione - dedicate cioè alla trasposizione di soggetti elaborati in pittura, e che risultano rigide e innaturali nella resa - l'artista si muove infatti, in questo caso con una libertà inconsueta, forse dovuta proprio al fatto di non essere vincolato al alcuna composizione preesistente. Utilizzando il rame quasi fosse un taccuino per disegni, la punta realizza, istintiva, giochi di intrecci finissimi, creando effetti tonali senza ricorrere mai all'uso di morsure differenti. Il tema proposto è quello comune a una serie di tavole coeve, dove sfila la vita domestica dei sobborghi parigini, popolati di madri-bambine, gitanti, musici e operai."

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La storia dell'arte nell'Ottocento si faceva in Francia, non c'è dubbio. Anche in Italia, comunque, non mancavano i bravi pittori, dai Macchiaioli toscani ai pittori della scuola napoletana e di quella veneta, e un po' più tardi gli Italiens de Paris (De Nittis, Zandomeneghi, Boldini).
C'erano anche figure isolate come Antonio FONTANESI (1818-1882), del quale ho visto qualche tela alla GAM di Torino che ne possiede un discreto nucleo. Incisioni mai, tranne questa.
"Pascolo" (1863-65 ca.),acquaforte con ritocchi a puntasecca, 116 x 157 mm., II stato su due.

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La storia dell'arte nell'Ottocento si faceva in Francia, non c'è dubbio. Anche in Italia, comunque, non mancavano i bravi pittori, dai Macchiaioli toscani ai pittori della scuola napoletana e di quella veneta, e un po' più tardi gli Italiens de Paris (De Nittis, Zandomeneghi, Boldini).
C'erano anche figure isolate come Antonio FONTANESI (1818-1882), del quale ho visto qualche tela alla GAM di Torino che ne possiede un discreto nucleo. Incisioni mai, tranne questa.
"Pascolo" (1863-65 ca.),acquaforte con ritocchi a puntasecca, 116 x 157 mm., II stato su due.

Vedi l'allegato 394967
"I ranocchi" di Fontanesi è famosissima ...

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Ultima modifica:
La storia dell'arte nell'Ottocento si faceva in Francia, non c'è dubbio. Anche in Italia, comunque, non mancavano i bravi pittori, dai Macchiaioli toscani ai pittori della scuola napoletana e di quella veneta, e un po' più tardi gli Italiens de Paris (De Nittis, Zandomeneghi, Boldini).
C'erano anche figure isolate come Antonio FONTANESI (1818-1882), del quale ho visto qualche tela alla GAM di Torino che ne possiede un discreto nucleo. Incisioni mai, tranne questa.
"Pascolo" (1863-65 ca.),acquaforte con ritocchi a puntasecca, 116 x 157 mm., II stato su due.

Vedi l'allegato 394967
:bow:
 
Credo che la fama dei "Ranocchi" di Fontanesi, oltre che meritata, sia anche stata ricercata dall'artista ponendo estrema e furba attenzione a molti dettagli.
La sensualità: l'acqua ne è un simbolo, e si veda dove arriva. I ragazzini sono nudi, ma non direi del tutto innocenti.
La composizione: il ritmo di 3, basso, medio e alto. Il triangolo rettangolo pelo dell'acqua/bimbo basso/bimbo alto - accentuato dal bastone - in cui il bimbo medio inscrive due triangoli isosceli tagliando in due parti uguali l'angolo retto (che poi, anche lui sta a 90°) :-D
Tre sono anche i livelli di luce: sui bimbi, sull'acqua e sulle piante, sul fondo.
Persino l'acqua stagnante e le forti oscurità han qualcosa di torbido che attrae alcune parti inconsce e sensuali della psiche.
C'era in casa una riproduzione di quest'opera (riproduz. tratta da un famoso testo, da cui vengono tutti quei Fattori tarocchi dei mercatini): ero un bambino, ma non la trovavo innocente, no.:oops:

Comunque, mille soldoni http://www.storchiantiques.com/?page=store&category=7&view=10010
 

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