Telecom Italia (TIT) Interessa come titolo sta ciofeca? (2 lettori)

Odinow

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Contratti: in attesa rinnovo il 57%
Istat:retribuzioni in crescita del 3,3%

Ista: circa 7 milioni di lavoratori a maggio erano ancora senza rinnovo del contratto. In particolare i dipendenti in attesa di rinnovo contrattuale ammontano a 57,1%, in leggera diminuzione rispetto al mese precedente (57,8%), ma in leggero aumento rispetto a maggio 2007 (55,1%). Le retribuzioni, invece, sono aumentate del 3,3% rispetto a maggio 2007 e dello 0,6% rispetto ad aprile. E' l'incremento maggiore dal dicembre 2006.

IL 57,1% IN ATTESA DI RINNOVO
Un esercito di 7 milioni di dipendenti attende ancora il rinnovo del contratto. E a maggio 2008 i mesi di attesa con il contratto scaduto sono saliti, in media, a 9, uno in più rispetto ad aprile, ma circa 4 di meno rispetto a un anno prima. L'attesa media distribuita sul totale dei dipendenti è di 5,1 mesi: era di 4,6 mesi ad aprile 2008 e 7,2 mesi a maggio 2007.

A maggio non è scaduto nessun accordo, mentre ne sono stati recepiti tre: editoria giornali, laterizi e manufatti in cemento, servizi postali in appalto.

La quota di contratti vigenti, precisa l'Istat, è molto differenziata a livello settoriale: la copertura è totale nel settore credito e assicurazioni ed elevata nell'agricoltura (94,9%) e nell'industria in senso stretto (76,7%); un grado di copertura inferiore caratterizza i settori trasporti, comunicazioni e attività connesse (62,8%) e, soprattutto, commercio, pubblici esercizi e alberghi (22,8%) e servizi privati alle imprese e alle famiglie (22,5%). Infine, sia nel settore dell'edilizia, sia in quello della pubblica amministrazione, tutti i contratti osservati dall'indagine sono attualmente in attesa di rinnovo e pertanto la copertura risulta nulla.

RETRIBUZIONI A MAGGIO A +3,3%, MASSIMO DA FINE 2006
Le retribuzioni contrattuali orarie a maggio hanno registrato un incremento del 3,3% rispetto a maggio 2007 e dello 0,6% rispetto ad aprile. Si tratta, indica l'Istat, dell'incremento tendenziale maggiore dal dicembre 2006. L'Istat precisa che l'aumento è il risultato di più eventi contrattuali: ad aprile sono stati firmati alcuni importanti contratti e alcuni hanno cominciato a dare effetti a maggio.

Sempre a maggio, ricorda poi l'Istat, l'inflazione si è attestata al 3,6%. Nei primi tre mesi del 2008 è quasi quadruplicato il numero degli scioperi. Le ore non lavorate per conflitti (originati dal rapporto di lavoro) sono state 1,4 milioni (quasi 4 volte il corrispondente valore dell'anno passato). Quasi la totalità degli scioperi (l'86%) è da imputare alla motivazione del rinnovo del contratto di lavoro. Il dato del primo trimestre, precisano i tecnici dell'Istat, risente anche del fatto che nel corrispondente periodo dello scorso anno si era avuto un dato abbastanza basso. L'aumento delle retribuzioni orarie registrato nel periodo gennaio-maggio è del 2,8% rispetto allo stesso periodo dell'anno scorso.

A maggio, prosegue l'Istat, l'aumento delle retribuzioni orarie contrattuali riferito all'intera economia è il risultato di più eventi contrattuali: ai primi miglioramenti retributivi fissati da numerosi contratti siglati ad aprile (monopoli, grafiche, servizi postali in appalto, agenzie fiscali, servizio sanitario nazionale e regioni e autonomie locali), si aggiunge il pagamento della prima rata di indennità di vacanza contrattuale sia ai dipendenti delle forze dell'ordine (ordinamento militare e civile) sia a quelli dei militari-difesa. A maggio, inoltre, sono stati siglati i contratti editoria, giornali e laterizi e manufatti in cemento: in entrambi i casi i primi aumenti retributivi si registreranno a partire dal prossimo mese di giugno.

A livello settoriale, gli incrementi tendenziali più elevati si osservano per: assicurazioni (+7,7% - l'Istat precisa che in questo caso ci sono stati due rinnovi consecutivi, in una situazione di pregresso molto ampio), ministeri (+6,2%), militari-difesa (+5,9%), regioni e autonomie locali e pubblici esercizi e alberghi (+5,7%), alimentari, bevande e tabacco e servizio sanitario nazionale (+5,5%), scuola (+5,3%), forze dell'ordine (+5,2%). Gli aumenti minori si osservano nel commercio (+0,4%), servizi alle imprese (+0,9%), tessili, abbigliamento e lavorazioni pelli (+1,1%) ed edilizia (+1,4%). Una variazione nulla si registra per l'agricoltura.
 

Odinow

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Altro record per il greggio. Ora si punta 150 dollari al barile

Non si appresta a terminare la corsa del greggio, che dopo un rimbalzo rialzista del 4% nella seduta di ieri che ha portato il prezzo a 140 dollari, nella seduta di oggi ha raggiunto un nuovo record storico a 142 dollari al barile.

Ieri, Chakib Khelil, ministro dell’energia algerino e presidente dell’Opec, l’organizzazione dei paesi esportatori di petrolio ha stimato che i prezzi del barile avrebbero raggiunto 150/170 dollari in estate. La spiegazione di tale previsione riposa: sulla possibilità di un rialzo dei tassi d’interesse da parte della Banca Centrale Europea, sulle pressioni diplomatiche verso l’Iran, e per il rialzo della domanda americana.

“Come sapete, il petrolio e soprattutto i prezzi del petrolio sono condizionati anche ai problemi economici negli Stati Uniti, della svalutazione del dollaro e un po’ per tutto quello che succede sul piano della politica monetaria americana”, ha sottolineato il presidente Khelil.

Secondo lui, le pressioni sull’Iran (l’Unione europea ha deciso nuove sanzioni economiche contro il regime di Teheran, in ragione del suo rifiuto di rinunciare all’arricchimento dell’uranio in quello che viene presentato come un progetto nucleare civile), potrebbero sfociare in una grave situazione per la congiuntura economica. “In questo caso nessuno può dire fino a dove potrebbero salire i prezzi del petrolio e un prezzo a 300/400 dollari ai nostri occhi è possibile”, ha concluso il ministro algerino.
 

Odinow

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Telecom/ Dipendenti in rivolta contro la casta interna, una newsletter svela numeri e nomi

Al confronto i "bisticci" tra i numerosi soci di Rcs MediaGroup rischiano di sembrare discussioni filosofiche tra beneducati studenti di Eton: con la diffusione all'esterno del quarto numero della newsletter "unofficial", Duke News, la rivolta in corso all'interno dell'ex monopolista telefonico italiano assume toni da guerra civile.

Sul tipo di critica che l'anonimo ma molto ben informato autore intende rivolgere ai vertici passati e presenti del gruppo ci son pochi dubbi: fin dall'attacco si sottolinea come i 5 mila esuberi sarebbero solo un "primo assaggio" rispetto al vero obiettivo dell'azienda, eliminare 10 mila posti di lavoro (il 20% dell'attuale organico).

A fronte di questo, si chiede "Duke", i dipendenti del gruppo continuano a vedere un management "ancora saldo alla poltrona a percepire lauti stipendi alla faccia della crisi": in tutto settanta "risorse strategiche" che costano 70 milioni di euro l'anno e un esercito di 940 dirigenti che ne costa altri 195 milioni (circa 207 mila euro a testa in media). In tutto 265 milioni cui va aggiunto un parco macchine di mille vetture il cui costo è stimato in altri 15 milioni di euro.
A questi si sommerebbero secondo la newsletter voci straordinarie quali una consulenza ad Accenture da 131 milioni di euro (23 per i servizi payroll e 103 per consulenze) che, fa notare "Duke", curiosamente è la società di provenienza di alcuni dirigenti della squadra dell'ex amministratore delegato Riccardo Ruggiero come Saverio Locati, Pietro Labriola o Filippo Bentivoglio Ravasio.

E ancora: il management pare passato indenne attraverso insuccessi clamorosi come quello del videotelefono, "costato ad azienda ed azionisti un qualcosa come 500 milioni di euro", un caso contraddistinto da pochissime luci e troppe ombre a cominciare dalla scelta di un fornitore, Hitel Spa, controllata da una finanziaria lussemburghese a sua volta controllata da una società delle Isole Vergini. Un produttore che oltre ad essere molto opaco quanto a proprietà avrebbe fatto pagare a Telecom Italia 129 euro per apparecchio (prodotti in Cina assemblando una carrozzeria di design Telecom Italia ed un software coreano), quando "a detta di diversi dealers, il prezzo al quale Telecom vendeva loro i videotelefoni si aggirasse intorno ai 100 euro".

Insomma pur di vendere il prodotto Telecom Italia accettava di buon grado di perdere 29 euro al pezzo, sperando di recuperare "l'investimento" evidentemente con la vendita di servizi telefonici ad alto valore aggiunto.
L'elenco di "Duke" si conclude con la notizia del prossimo rinnovo del parco macchine aziendali, un'operazione destinata a pesare un'altra 20 di milioni di euro sui bilanci di Telecom Italia. E soprattutto con una domanda: "E poi parliamo di 5.000 esuberi, perché non pensiamo di tagliare sugli sperperi, sui privilegi, sul voluttuario, prima di incidere sul malcapitato ed incolpevole lavoratore?". Una bella domanda cui per ora non viene data risposta, come pure al perché all'improvviso grida e lampi della guerra che infuria sotto la calma apparente di Telecom Italia siano giunti all'esterno.

QUA' INDIRIZZO X LEGGERE LA NEWSLETTER INTERNA DI ALCUNI DIPENDENTI DELLA TELECOM http://canali.libero.it/affaritaliani/upload/te/0005/telecom.pdf
 

Odinow

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TELECOM: SLC-CGIL SMENTISCE TRATTATIVA SU ESUBERI

MILANO, 27 GIU - La Slc-Cgil smentisce che sia stata già avviata una trattativa fra Telecom e sindacati sugli esuberi del gruppo telefonico. E' quanto si legge in una nota diffusa dall'organizzazione. "Da più parti - scrive il segretario nazionale Alessandro Genovesi - si afferma essere in corso una trattativa sotterranea tra i vertici sindacali e l'azienda Telecom, in relazione alla vertenza legata alla ristrutturazione annunciata dal management". A fronte di tali indiscrezioni invitiamo tutti - prosegue la nota - giornalisti e non solo, a fare i nomi e cognomi di chi sta trattando". Questo, dal momento che "come Slc-Cgil siamo i primi a voler sapere se qualcuno sta avallando una scelta ritenuta ingiusta e sbagliata dal coordinamento nazionale delle Rsu di Telecom". Quanto all'organizzazione che fa capo alla Cgil "la nostra posizione, in assenza di fatti nuovi non è cambiata e non può cambiare: non condividiamo la scelta aziendale priva di una strategia di sviluppo". Resta quindi confermato lo "sciopero nazionale in programma il prossimo 4 luglio" mentre Genovesi invita i lavoratori Telecom "alla massima mobilitazione e a non cadere nelle provocazioni vecchio stile che, con complicità, qualcuno sta alimentando ad arte". "Il futuro dei 56 mila dipendenti Telecom - conclude la nota - è qualcosa su cui non si può scherzare"
 

Odinow

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Tre anni (e qualche mese) dopo dal Blog di Beppe Grillo


Sono più di tre anni che batto i polpastrelli sulla tastiera di un pc. Ho scritto migliaia di post. Ricevuto due milioni di commenti. Pubblicato libri di denuncia. Ho fatto insieme a voi cento battaglie: dalla riapertura della birreria Pedavena, alla cacciata del Governatore della Banca d’Italia Antonio Fazio, dall’omicidio di Federico Aldrovandi all’aiuto di una mamma senza lavoro con una bimba disabile. Sono andato a Bruxelles per denunciare il nostro Parlamento pieno di condannati e una legge incostituzionale che non ci permette di scegliere il candidato. A Strasburgo ho chiesto alla Comunità Europea di non mandare più fondi alle mafie. Ho organizzato due V-day insieme a gente meravigliosa per un Parlamento senza condannati e una libera informazione in un libero Stato. 74.000 persone dei Meetup in 364 città seguono e sviluppano le idee del blog sulla giustizia, la pubblica amministrazione, l’ambiente, l’energia. Ho portato 350.000 firme al Senato per la legge popolare per eliminare dal Parlamento i condannati. Chiederò di presentarla al Senato in una pubblica seduta. Sto ricevendo le vostre firme per il referendum per una libera informazione e l’abolizione della legge Gasparri. Le consegnerò alla Corte di Cassazione in luglio. Ho lanciato le liste civiche perché VOI vi riappropriate dei vostri comuni al posto di politici corrotti e incompetenti. Sono andato all’assemblea Telecom a difendere i piccoli azionisti che si sono visti cancellare il loro capitale dai Tronchetti e dai Buora.
In cambio i politici e i media hanno cercato di distruggere la mia immagine. Grasso, ricco, becero, ignorante, populista, qualunquista, ma anche fascista o costola dell’estrema sinistra. Mio fratello ha catalogato almeno cinquecento diversi insulti riferiti a Beppe Grillo.
Chiunque al mio posto si chiederebbe chi glielo fa fare. Non i soldi. Guadagnerei dieci volte di più facendo la pubblicità a un formaggino. Non la serenità. Neppure gli affetti. Molti dei miei amici non mi chiamano più, non si fanno più vedere. In famiglia mi avvertono che qualcuno me la farà pagare e che dovrei pensare di più alla incolumità dei miei figli. Le citazioni sono parte della mia vita. I miei avvocati lavorano almeno su tre processi alla volta per denunce contro di me. In fondo sto per compiere i sessant’anni. Belin, lo so che ne dimostro venti di meno, ma purtroppo è così. Ho lavorato da quando ne avevo venti. Potrei rimanere tranquillo e godermi la vita che mi rimane. Lo penso spesso. Poi guardo Ciro che ha solo 7 anni e capisco che non ho scelta. Non posso stare a guardare mentre il mio Paese sprofonda. Cosa direbbero domani i miei figli del loro padre?
 

Odinow

Forumer storico
Intervista a Jeremy Rifkin

Il blog ha intervistato Jeremy Rifkin, autore di fama mondiale, tra i suoi libri: “Economia all’idrogeno”.
Il mondo che conosciamo sta cambiando in fretta. Il petrolio sta finendo. L’energia avrà due caratteristiche: sarà rinnovabile, come il sole e il vento, e distribuita. Ognuno di noi potrà creare la propria energia e metterla a disposizione degli altri in rete.

"Ora, al tramonto [della seconda rivoluzione industriale] ci sono alcune situazioni davvero molto critiche. Il prezzo dell’energia sta drammaticamente salendo e il mercato mondiale del petrolio si è appena avviato al suo picco di produzione. I prezzi del cibo sono raddoppiati negli ultimi anni poiché la produzione di cibo è prevalentemente basata sui combustibili fossili. Appena raggiungeremo il picco della produzione di petrolio, i prezzi saliranno, l’economia globale ristagnerà, avremo recessione e ci saranno persone che non riusciranno a mettere in tavola qualcosa da mangiare. Il “picco del petrolio” avviene si è usato metà del petrolio disponibile. Quando questo avverrà, quando saremo all’apice di questa curva, saremo alla fine dell’era del petrolio perché il costo di estrazione non sarà più sostenibile. Quando arriveremo al picco? L’ottimista agenzia internazionale per l’energia dice che ci arriveremo probabilmente attorno al 2025-2035. D’altra parte negli ultimi anni alcuni dei più grandi geologi del mondo, utilizzando dei modelli matematici molto avanzati, rilevano che arriveremo al picco tra il 2010 e il 2020. Uno dei maggiori esperti sostiene che il picco è già stato raggiunto nel 2005. Ora, il giacimento del Mare del Nord ha raggiunto il picco 3 anni fa. Il Messico, il quarto produttore mondiale, raggiungerà il picco nel 2010, come probabilmente la Russia. Nel mio libro, Economia all’idrogeno, ho speso molte parole su questa questione. Io non so chi ha ragione, gli ottimisti o i pessimisti. Ma questo non fa alcuna differenza, è una piccolissima finestra. La seconda crisi legata al tramonto di questo regime energetico è l’aumento di instabilità politica nei Paesi produttori di petrolio. Dobbiamo capire che oggi un terzo delle guerre civili nel mondo è nei Paesi produttori di petrolio. Immaginate cosa accadrà nel 2009, 2010, 2011, 2012 e così via. Tutti vogliono il petrolio, il petrolio sta diventando sempre più costoso. Ci saranno più conflitti politici e militari nei Paesi produttori. Infine, c’è la questione dei cambiamenti climatici. Se prendiamo gli obiettivi dell’Unione Europea sulla riduzione della Co2, e la UE è la più aggressiva del mondo in questo senso, anche se riuscissimo a raggiungere quegli obiettivi ma non facessero lo stesso India, Cina e altri Paesi, la temperatura aumenterà di 6°C in questo secolo e sarà la fine della civilizzazione come la conosciamo. Lasciatemi dire che quello di cui abbiamo bisogno adesso è un piano economico che sia sufficientemente ambizioso ed efficace per gestire l’enormità del picco del petrolio e dei cambiamenti climatici. Lasciatemi dire che le grandi rivoluzioni economiche accadono quando l’umanità cambia il modo di produrre l’energia, primo, e quando cambia il modo di comunicare, per organizzare questa rivoluzione energetica. All’inizio del XX secolo la rivoluzione del telegrafo e del telefono convergeva con quella del petrolio e della combustione interna, dando vita alla seconda rivoluzione industriale. Ora siamo al tramonto di quella rivoluzione industriale. La domanda è: come aprire la porta alla terza rivoluzione industriale. Oggi siamo in grado di comunicare peer to peer, uno a uno, uno a molti, molti a molti. Io sto comunicando con voi via Internet. Questa rivoluzione “distribuita” della comunicazione, questa è la parola chiave: “distribuita”, questa rivoluzione “piatta”, “equa” della comunicazione proprio ora sta cominciando a convergere con la rivoluzione della nuova energia distribuita. La convergenza di queste due tecnologie può aprire la strada alla terza rivoluzione industriale. L’energia distribuita la troviamo dietro l’angolo. Ce n’è ovunque in Italia, ovunque nel mondo. Il Sole sorge ovunque sul pianeta. Il vento soffia su tutta la Terra, se viviamo sulla costa abbiamo la forza delle onde. Sotto il terreno tutti abbiamo calore. C’è il mini idroelettrico. Queste sono energie distribuite che si trovano ovunque. L’Unione Europea ha posto il primo pilastro della terza rivoluzione industriale, che sono le energie rinnovabili e distribuite. Primo, dobbiamo passare alle energie rinnovabili e distribuite. La UE ha fissato l’obiettivo al 20%. Secondo, dobbiamo rendere tutti gli edifici impianti di generazione di energia. Milioni di edifici che producono e raccolgono energia in un grande impianto di generazione. Questo già esiste. Terzo pilastro: come accumuliamo questa energia? Perché il Sole non splende sempre, nemmeno nella bellissima Italia. Il vento non soffia sempre e le centrali idroelettriche possono non funzionare nei periodi di siccità. Il terzo pilastro riguarda come raccogliamo questa energia e la principale forma di accumulo sarà l’idrogeno. L’idrogeno può accumulare l’energia così come i supporti digitali contengono le informazioni multimediali. Infine, il quarto pilastro, quando la comunicazione distribuita converge verso la rivoluzione energetica generando la terza rivoluzione industriale. Prendiamo la stessa tecnologia che usiamo per Internet, la stessa, e prendiamo la rete energetica italiana, europea e la rendiamo una grande rete mondiale, come Internet. Quando io, voi e ognuno produrrà la sua propria energia come produciamo informazione grazie ai computer, la accumuliamo grazie all’idrogeno come i media con i supporti digitali, potremo condividere il surplus di produzione nella rete italiana, europea e globale nella “InterGrid”, come condividiamo le informazioni in Internet. Questa è la terza rivoluzione industriale. Io lavoro con molte tra le più grandi aziende energetiche del mondo, come consulente. Lasciatemi fare una considerazione in termini di business, non in termini ideologici. Non credo che l’energia nucleare sarà significativa in futuro e credo che sia alla fine del suo corso e qualsiasi governo sbaglierebbe a investire nell’atomo. Vi spiego le ragioni. Non produciamo Co2 con gli impianti nucleari, quindi dovrebbe essere parte della soluzione ai problemi climatici. Ma guardiamo ai numeri. Ci sono 439 impianti nucleari al mondo, oggi, che producono solo il 5% dell’energia che consumiamo. Questi impianti sono molto vecchi. C’è qualcuno in Italia o nel mondo che davvero crede che si possano rimpiazzare i 439 impianti che abbiamo oggi nei prossimi vent’anni. Anche se lo facessimo continueremmo a produrre solo il 5% dell’energia consumata, senza alcun beneficio per i cambiamenti climatici. E’ chiaro che perché ne avesse, dovrebbero coprire almeno il 20% della produzione. Ma perché la produzione di energia sia per il 20% nucleare, dovremmo costruire 3 centrali atomiche ogni 30 giorni per i prossimi 60 anni. Capito? Duemila centrali atomiche. Tre nuove centrali ogni mese per sessant’anni. Non sappiamo ancora cosa fare con le scorie. Siamo nell'energia atomica da 60 anni e l'industria ci aveva detto: "Costruite gli impianti e dateci tempo sufficiente per capire come trasportare e stoccare le scorie". Sessant'anni dopo questa industria ci dice "Fidatevi ancora di noi, possiamo farcela", ma ancora non sanno come fare. L'agenzia internazionale per l'energia atomica dice che potremmo avere carenza di uranio tra il 2025 e il 2035, facendo cosi' morire i 439 impianti nucleare che producono il 5% dell'energia del mondo. Potremmo prendere l'uranio che abbiamo e convertirlo in plutonio. Ma avremmo il pericolo del terrorismo nucleare. Vogliamo davvero avere plutonio in tutto il mondo in un'epoca di potenziali attacchi terroristici? Credo sia folle. E infine, una cosa che tutti dovrebbero discutere col vicino di casa: non abbiamo acqua! Questo le aziende energetiche lo sanno ma la gente no. Prendete la Francia, la quintessenza dell'energia atomica, prodotta per il 70%. Questo e' quello che la gente non sa: il 40% di tutta l'acqua consumata in Francia lo scorso anno, e' servita a raffreddare i reattori nucleari. Il 40%. Vi ricordate tre anni fa, quando molti anziani in Francia morirono durante l'estate perche' l'aria condizionata era scarsa? Quello che non sapete e' che non ci fu abbastanza acqua per raffreddare i reattori nucleari, che dovettero diminuire la loro produzione di elettricita'. Dove pensano di trovare, l'Italia e gli altri Paesi, l'acqua per raffreddare gli impianti se non l'ha trovata la Francia?
Quello che dobbiamo fare è democratizzare l’energia. La terza rivoluzione industriale significa dare potere alle persone e per la generazione cresciuta con la Rete questo è la conclusione e il completamento di questa rivoluzione, proprio come ora parliamo in Internet, centinaia di persone sono in Internet, ed è tutto gratuito, e questi possono creare il più grande, decentralizzato, network televisivo, open source, condiviso…perché non possiamo farlo con l’energia? L’Italia è l’Arabia Saudita delle energie rinnovabili! Ci sono così tante e distribuite energie rinnovabili nel vostro Paese! Mi meraviglio quando vengo nel vostro Paese e vedo che non vi state muovendo nella direzione in cui si muove la Spagna, aggressivamente verso le energie rinnovabili. Per esempio, voi avete il Sole! Avete così tanto sole da Roma a Bari. Avete il Sole! Siete una penisola, avete il vento tutto il tempo, avete il mare che vi circonda, avete ricche zone geotermiche in Toscana, biomasse da Bolzano in su nel nord Italia, avete la neve, per l’idroelettrico, dalle Alpi. Voi avete molta più energia di quella che vi serve, in energie rinnovabili! Non la state usando…io non capisco. L’Italia potrebbe. Credo che, umilmente, quel che posso dire al governo italiano è: a che gioco volete giocare? Se il vostro piano è restare nelle vecchie energie, l’Italia non sarà competitiva e non potrà godere dell’effetto moltiplicatore sull’economia della terza rivoluzione industriale per muoversi nella nuova rivoluzione economica e si troverà a correre dietro a molti altri Paesi col passare del XXI secolo. Se invece l’Italia deciderà che è il momento di iniziare a muoversi verso la terza rivoluzione industriale, le opportunità per l’Italia e i suoi abitanti saranno enormi. Da anni seguo il tuo sito, vorrei che ci fossero voci come la tua in altri Paesi. Ha permesso a cosi' tante persone di impegnarsi insieme...credo sia istruttivo rispetto alla strada che dobbiamo intraprendere."
Jeremy Rifkin
 

Odinow

Forumer storico
Tanto x la cronaca ho preso ieri un pò di ETF short in leva sul SPMIB e x adesso non posso lamentarmi, tra ieri e oggi + che bene.

E adesso :ciao: ci sentiamo domenica.
 

Odinow

Forumer storico
Gli impegni di Telecom non convincono AIIP

Roma - C'è molta preoccupazione tra i provider rappresentati da AIIP per le richieste che Telecom Italia ha espresso all'Autorità per le Garanzie nelle Comunicazioni in occasione della presentazione dei propri impegni relativi ad Open Access. Il rischio - secondo l'associazione - è che il quadro regolatorio italiano, anziché progredire, faccia drammaticamente dietro-front, a scapito della competitività e a tutto svantaggio di operatori e utenti.

"È indispensabile che non si torni indietro di anni nella regolamentazione - considera AIIP - come pare Telecom Italia abbia suggerito ad AGCOM, chiedendo di eliminare gli attuali obblighi di fornire l'offerta all'ingrosso Bitstream su tutto il territorio nazionale, nonché di non sottostare più ai controlli di replicabilità ex ante per le proprie offerte al dettaglio relative ai servizi a larga banda. Anzi, AIIP ritiene fondamentale che tali obblighi non solo rimangano in essere, ma che siano estesi anche alla futura NGN che pare essere addirittura esclusa da Open Access".

Marco Fiorentino, presidente di AIIP, spiega: "Riteniamo impensabile rinnegare anni di regolamentazione dell'offerta Bitstream a fronte dell'impegno di garantire la parità di accesso alla rete che Telecom avrebbe dovuto già assicurare. Un tale passo indietro sarebbe ancor più ingiustificato a fronte della quota di mercato di Telecom Italia nella larga banda, che non ha pari nei maggiori paesi europei, ed anacronistico, in un paese che, a differenza dell'Inghilterra, non ha una rete capillare di TV via cavo. Ma soprattutto riteniamo che non si possa arretrare la regolamentazione wholesale a fronte di impegni di Telecom Italia volti a garantire la parità di trattamento e la non discriminazione, cosa che peraltro implica l'ammissione della stessa Telecom Italia di un comportamento non ottemperante alle regole stabilite da AGCOM".

E non è tutto: AIIP sottolinea inoltre l'apparente non inclusione della NGN in Open Access, evidenziando come i maggiori enti regolamentari europei riconoscano per la NGN, ancor più che per l'attuale rete, la necessità di un'offerta Bitstream. "Infatti questi enti - evidenzia l'associazione - ritengono che la NGN sia un monopolio naturale, in altre parole che in ogni zona vi sarà una sola NGN, per cui diventa ancora più imperativo che chi realizza la NGN sia separato da chi offra servizi, e che questi ultimi abbiano accesso alla rete a alle medesime condizioni di chi realizza le rete". Su questo tema AIIP auspica che le istituzioni riconoscano la necessità di regolare la NGN come qualsiasi altra utility, cioè garantendo un congruo ritorno di capitale in modo da attrarre i necessari investimenti, ed allo stesso tempo stabilendo già da adesso l'obbligo di accesso Bitstream a condizioni fattivamente concorrenziali per tutti i fornitori di servizi, a prezzi determinati proprio sulla base dei ritorno al capitale, senza cedere ad alcuna richiesta di sconto regolatorio.

"Se Telecom Italia ritenesse lo sconto regolatorio irrinunciabile - conclude l'associazione - vi sarebbero sicuramente altri investitori pronti a fornire i capitali per la NGN a fronte di un ritorno al capitale assicurato senza condizionare gli investimenti ad alcun sconto regolatorio".
 

Odinow

Forumer storico
Chiuse posizioni su ETF utile poco € 150 ma OK.
E adesso aspetto per girarmi long sempre su ETF, aspettiamo.
 

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