Macroeconomia Interessante articolo di Stigliz...

i98mark 6/4/06

Ma perchè Fugnoli scrive così tanto .... questa bulimia verbale mi dà da pensare ... :D poi, dopo essermi sorbito pazientemente i tre porcellini, yoghi, boo boo, il lupus iranicus e chi più ne ha ha più ne metta, scopro che Fugnoli ha detto alcune cose sensate:

1) che c'è bolla sui bond (ma si sta sgonfiando, deogratias), che non c'è recessione alle porte, nonostante curve invertite e disinvertite e appiattite (avrà letto Bernanke ? può darsi)

2) che il dollaro potrebbe indebolirsi sull'euro (è probabile, dipenderà da tante cose, ma appare probabile, almeno per qualche tempo)

3) che il mercato immobiliare è a bolla (in Usa e in alcuni paesi Euro, NON in Germania)

4) che le commodities e il petrolio sono care e tali resteranno ancora per un po'

Poi bisognerebbe dirgli che l'equity regge perchè (in area USA) è in attesa di fare il botto sulla notizia che i rialzi dei tassi sono finiti... se invece avesse ragione Fugnoli, e i tassi FED saliranno oltre il 5%, vedremo che anche l'equity USA prendere qualche sberla...

Il pieno utilizzo dei fattori è un rischio reale, ma finchè non si tradurrà in inflazione core, credo che Fugnoli dovrà attendere gli ulteriri rialzi FED sopra il 5%...

Ciao Negus... è sempre un piacere...
 
negusneg 15/5/06

Da Kataweb Finanza

Fino a cinque anni di rialzi
per tassi e inflazione

Lo afferma Joachim Fels, strategist di Morgan Stanley. Secondo cui la globalizzazione avrà l’effetto di tenere alti i prezzi costringendo le banche centrali a alzare il costo del denaro.


MILANO - “Mi aspetto che inflazione e tassi di interesse si muovano in maniera significativa verso l’alto per i prossimi 3-5 anni”. Lo scrive Joachim Fels, nella nota giornaliera di Morgan Stanley, di cui cui è strategist e capo economista per il reddito fisso.
Dietro a questa inquietante previsione c'è la globalizzazione, che "spinge in alto in maniera permanente i prezzi dell'energia e quelli del settore alimentare", mentre l'inflazione core, quella depurata da queste due componenti, diventa "quasi insignificante". L'inflazione globale, sostiene Fels, è destinata a salire ancora una volta che anche i lavoratori asiatici si saranno trasformati in consumatori.

Da qui nasce la convinzione che i tassi di interesse non potranno che salire nei prossimi anni. "Non è folle attendersi che i tassi di interesse a lunga americani possano raggiungere il 7% o oltre tra 3-5 anni", scrive Fels, "sui mercati forward, il tasso swap a 10 anni già quota vicino al 6%. E le forze della globalizzazione che stanno spingendo in alto i tassi di interesse hanno appena iniziato a muoversi".
In effetti questo ribalta uno dei più frequenti 'mantra' che hano accompagnato gli ultimi anni, ossia che, proprio grazie ai processi di globalizzazione, l'economia mondiale ha di fatto vinto la battaglia contro l'inflazione grazie alla possibilità dei paesi industrializzati di accedere a beni e servizi prodotti in luoghi dove il costo del lavoro è inferiore.

L'ultimo report del Fondo Monetario Internazionale, il 'World Economic Outlook' pubblicato all'inizio del mese di aprile, ha evidenziato come l'inflazione sia scesa a livello mondiale negli ultimi 20 anni, ma abbia poi iniziato a risalire dalla fine del 2004. E questo timore per il riaffaccarsi di pressioni inflazionistiche potrebbe anche spiegare il repentino rialzo del prezzo dell'oro, il metallo rifugio per eccellenza, le cui quotazioni sono salire negli ultimi 12 mesi del 64% toccando i massimi degli ultimi 26 anni.

Il fatto è che la globalizzazione si sta trasformando in una sorta di boomerang per l'inflazione. Alla base ci sono sopratuttto le pressioni salariali che stanno interessando anche la 'culla' del lavoro a basso costo per eccellenza: la Cina dove è oramai concentrata la piattaforma produttiva dell'economai mondiale. Secondo stime di Business Week, i salari in Cina sono cresciuti del 40% lo scorso anno pari a 160 dollari al mese. Un secondo elemento da prendere in considerazione è il 'timing' del ciclo economico mondiale. Nei primi anni del Duemila l'economia mondiale stava attraversando un processo di deflazione successivo allo scoppio della bolla tecnologica a causa dell'eccesso di offerta di prodotti tecnologici. Questo scenario ha ora ceduto il passo a un'economia che cresce inenterrottamente da 4 anni. La conclusione è che non ci sono più mercati 'deboli' che mantengano bassi i prezzi alle importazioni. Terzo fattore, il 'boom' delle commodities alimentatto dalle nuove potenze emergenti come Cina e India e che trova sostegno nel fatto che i lavoratori cinesi stanno diventando consumatori. Oggi la Cina è diventata il secondo importatore di greggio dopo gli Stati Uniti. E la teoria economia insegna che, quando i costi energetici si mantengono elevati per un lungo teriodo di tempo, gli effetti inflattivi inziano ad allargarsi anche su tutti gli altri settori dell'economia.




(15 maggio 2006)
 
negusneg 15/5/06

Ho trovato l'originale sul sito di Morgan Stanley ed ho scoperto che, tanto per cambiare :rolleyes: , il buon Turani ha tradotto solo la seconda parte, in cui Fels espone la sua view sui bond nei prossimi 3-5 anni.

Nella prima parte, in realtà, Fels prevede un rally dei bond (americani) nella seconda metà del 2006 e fino alla prima metà del 2007. Questo perchè secondo lui l'aumento dei tassi, l'incremento dei prezzi delle materie prime e il raffreddamento del settore immobiliare provocherà un notevole rallentamento della crescita Usa. Addirittura non esclude che, se il rallentamento fosse eccessivo, la Fed cominci a considerare un possibile taglio.

Correttamente Fels segnala che i suoi colleghi economisti "americani" (lui segue da Londra il mercato obbligazionario europeo) prevedono al contrario un leggero rallentamento e un ulteriore aumento dell'inflazione, che indurrebbe la Fed ad aumentare i tassi ancora due volte (fino al 5,5%), probabilmente dopo una pausa nel mese di giugno. Fels segnala anche che i suoi colleghi americani hanno azzeccato le previsioni degli ultimi due anni e quindi, dice, "il rischio è che continuino ad avere ragione loro".

Ma poi passa ad analizzare un orizzonte più lungo (o "secolare", come definisce i 3-5 anni nel mercato obbligazionario) per chiedersi dove andranno i tassi in quell'arco di tempo. "In breve la mia risposta è: molto più in alto". E alla fine confessa di essere "orso" sui bond a lungo termine.



Ecco l'articolo:

Global: A Long-term View on Long-term Interest Rates

Joachim Fels (London)

The next bond rally

My ‘cyclical’ view on global bonds, defined as a view for the next 6-12 months, hasn’t changed. Following the expected rise in long-term bond yields during the first half of this year, I look for a rally in bonds during the second half of the year and going into 2007. I assume here that US economic growth slows noticeably in response to the lagged effects of rising interest rates, higher energy prices, and a cooling housing market. I continue to think that the Fed is already in restrictive territory and virtually done tightening, and that it may even start to eye a rate cut later this year if growth slows markedly below trend. And I still look for US bonds to outperform Europe and Japan in the upcoming cyclical rally, and for risky assets to sell off.

I hasten to point out, however, that my assumptions are at odds with the forecasts of our US economists, who expect only a very moderate slowdown of the economy and a further pick-up in core inflation, which would lead the Fed to raise the funds rate target twice more to 5.5%, possibly after pausing in June (see R. Berner and D. Greenlaw, US Economics: Pause or Not, the Fed has More to Do, 8 May 2006). My US colleagues have been spot-on with their forecasts over the past couple of years, so the risk to my view is clearly that they continue to be right. Time will tell. Rather than re-opening the debate on the ‘cyclical’ outlook, let me take off my strategy hat, put on my economics hat, and address the question where bond yields will be heading over what some in the bond market call the ‘secular’ horizon of, say, 3-5 years. In short, my answer is: ‘much higher’. Here’s why.

Globalisation implies higher real interest rates

Markets have become used to viewing globalisation and low interest rates as two sides of the same coin. You have heard the story many times: Globalisation implies a huge supply of cheap labour, mainly in China and India, which is supposedly deflationary or disinflationary. Moreover, an Asian savings glut is depressing real interest rates, and Asian central bank buying of Treasuries has compressed risk premia.

I look at globalisation differently. The huge expansion of the global labour force has made capital relatively scarce. Employing this labour force will require a much larger stock of capital, which implies very high rates of investment in fixed capital for many years to come; for example, infrastructure investment in India and investment in machinery and equipment in China. Moreover, the larger demand on natural resources that goes along with development in China and India has pushed up raw materials prices, which in turn will spark higher investment in exploration in commodity-producing countries. Real long-term interest rates will have to rise, reflecting stronger investment demand and signalling the relative scarcity of capital. The high current savings rate in China and some other countries should not be extrapolated — as income prospects in these countries improve and governments build a better social safety net, savings rates are likely to decline. Lower savings and higher investment rates combined should push real interest rates higher.

Why then have real interest rates been so low for such a long time in recent years? In my view, central banks’ super-expansionary monetary policies in response to the bursting of the equity bubble and the deflation fears are the main culprit for low long rates and tight risk spreads. But central banks, led by the Fed and now followed by the ECB and the Bank of Japan, are in the process of normalising global monetary conditions. The removal of the main cause for a distorted yield curve has already started to push real long yields higher. Yet, more is to come once the investment-savings dynamics described above start to unfold over the next several years.

Inflation should trend higher, too

I not only see real interest rates moving higher (on trend) over the next 3-5 years, but also long-term inflation expectations. The trough in global inflation occurred in 2002/2003, following more than two decades of disinflation. Headline inflation has moved higher since, reflecting mainly a rise in energy prices due to super-expansionary monetary policies and the China factor. Core inflation has remained moderate so far, but I believe the concept of core inflation (defined as the CPI excluding food and energy) is almost meaningless if food and energy prices are pushed permanently higher by globalisation. As it attempts to anchor long-term inflation expectations, it is natural for the Fed to talk about core rather than headline inflation. But break-even inflation rates (currently at 2.75% for the 10-year horizon) signal that markets doubt that headline inflation, currently around 3.5%, will come all the way down to core inflation, which is around 2%. And inflation expectations, also on a forward basis, have started to move higher recently. More is to come once Asia’s workers become consumers, too. It will be difficult for the US and Europe to immunise themselves against a rise in global inflation.

Bottomline: Long rates could go to 7%

Real interest rates, measured by US 10-year TIPS, are currently around 2.4%, virtually identical to our measure of the US natural rate of interest. But with global demand for capital rising I can see them easily going to 3.5% or so over the next 3-5 years. In a borderless world, real interest rates should reflect global demand and supply conditions. Put differently, if global real GDP can grow at a trend rate of 4% over the next decade, real long-term interest rates should not trade much lower than that. Inflation expectations could also rise by another percentage point or so over the next several years, bringing them up to the current rate of headline inflation in the US. If you put this all together, it is not crazy (at least in my view) to see US long-term interest rates going to 7% over the next 3-5 years. Note that the forward markets already see 10-year US swap rates at almost 6% in five years’ time. So the market has already moved half-way towards my long-term target. Don’t get me wrong: I’m still looking for a ‘cyclical’ rally in bonds on a 6-12 month view. But I herewith confess that I am a long-term bear on bonds.
 
negusneg ha scritto:
Ma poi passa ad analizzare un orizzonte più lungo (o "secolare", come definisce i 3-5 anni nel mercato obbligazionario) per chiedersi dove andranno i tassi in quell'arco di tempo. "In breve la mia risposta è: molto più in alto". E alla fine confessa di essere "orso" sui bond a lungo termine.

reef 15/5/06

Pensavo che un calo di 8 punti percentuali in 9 mesi per l'ETF obbligazionario corporate euro potessero essere sufficienti (al netto del 4% di interesse lordo), percio' ci stavo facendo un pensierino, ma con queste premesse... :-?


PS Per altro quello in $, anche per l'effetto valuta, ha perso il 15% in due mesi con cedole pure piu' alte...
 

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i98mark 15/5/06

Caro Negus, Turani è una delle mie fonti preferite: quello che dice è fra gli elementi su cui baso un sano approccio contrarian :)

Fare il contrario di quello che dice Turani.... dopo averci avuto a che fare per lavoro, la mia opinione si è rafforzata....

E dire che già la mitica deposizione dinanzi a Di Pietro in cui l'ottimo Turani ammetteva di prendere quattrini da Raoul Gardini per scrivere, diciamo così, a comando, la diceva lunga sulla caratura del personaggio...

Quantomeno ha smesso di dire che la crescita economica USA si accingeva a sgonfiarsi rapidamente... una previsione formulata a partire dall'autunno 2003... ammetterai, senza grande successo :)
 
i98mark ha scritto:
Caro Negus, Turani è una delle mie fonti preferite: quello che dice è fra gli elementi su cui baso un sano approccio contrarian :)

Fare il contrario di quello che dice Turani.... dopo averci avuto a che fare per lavoro, la mia opinione si è rafforzata....

E dire che già la mitica deposizione dinanzi a Di Pietro in cui l'ottimo Turani ammetteva di prendere quattrini da Raoul Gardini per scrivere, diciamo così, a comando, la diceva lunga sulla caratura del personaggio...

Quantomeno ha smesso di dire che la crescita economica USA si accingeva a sgonfiarsi rapidamente... una previsione formulata a partire dall'autunno 2003... ammetterai, senza grande successo :)

negusneg 16/5/06

:clap: :clap: :clap:

Sono senza parole, da anni considero Turani uno dei miei fondamentali "indicatori di sentiment", proprio allo scopo che dici tu. Un po' come quando gli amici iniziano a chiederti notizie su Actelios, o la borsa cinese, o il fiorino ungherese e tu all'improvviso capisci che è ora di alleggerirti...

Già nel 2003 consigliava di stare alla larga dalla borsa perchè secondo lui i rischi erano ancora troppi :prr:

Da qualche settimana ha ricominciato, come un disco rotto, a sostenere che siamo alla vigilia di un crollo.

Se ogni due anni fai così, è provato che alla fine qualche storno lo prevedi davvero, un po' come Ducatos :D

Bisogna però riconoscergli che se come analista non vale una cippa, nel gossip finanziario raggiunge vette di eccellenza: non per niente lo chiamano la "Marta Marzotto di Piazza Affari".

:prr: :prr: :prr:
 
reef ha scritto:
Pensavo che un calo di 8 punti percentuali in 9 mesi per l'ETF obbligazionario corporate euro potessero essere sufficienti (al netto del 4% di interesse lordo), percio' ci stavo facendo un pensierino, ma con queste premesse... :-?

PS Per altro quello in $, anche per l'effetto valuta, ha perso il 15% in due mesi con cedole pure piu' alte...

negusneg 16/5/06

Reef, premesso che il Fondo l'ho avuto anch'io e lo considero uno degli Etf più interessanti, credo che sia ancora prematuro farci un pensiero.

Sicuramente un rimbalzo ci sarà, su questo concordo con gli analisti di Morgan Stanley, ma è difficile immaginare quando e soprattutto non è detto che sia di estensione tale da permettere un ingresso anche solo di trading veloce.

Oltre a tutto gli spread corporate sono su minimi storici veramente secolari e il rischio quindi è di sommare le due componenti negative.

Diversa è la situazione negli Usa, là almeno i tassi sono già risaliti parecchio, ma per rischiare meno vorrei vedere il dollaro ancora un po' più basso...
 
negusneg ha scritto:
Oltre a tutto gli spread corporate sono su minimi storici veramente secolari e il rischio quindi è di sommare le due componenti negative.

reef 16/5/06

A questo non avevo pensato. In effetti l'allargamento degli spread dei singoli componenti del basket non potra' che riflettersi sullo spread dell'ETF (attualmente molto limitato).

Restano comunque due oggetti (in € e in $) molto interessanti. Ho iniziato ad accumulare su entrambi con l'intenzione di mediare eventualmente al ribasso (piccole quote, in stile PAC).

Ciao
:)
 
Ultima modifica:
i98mark 16/5/06

Mah, sarà che l'inflazione core resta contenuta, ma non sarà facile evitare che l'incremento dei prezzi dei semilavorati si trasferisca a valle su beni e prodotti finiti.... :)

ECONOMIC REPORT
Core inflation remains calm in April
PPI rises 0.9% on surging energy prices, but core rises 0.1% again
E-mail | Print | | Disable live quotes By Rex Nutting, MarketWatch
Last Update: 10:03 AM ET May 16, 2006


WASHINGTON (MarketWatch) -- Led by higher energy costs, U.S. producer prices rose a hefty 0.9% in April, but prices outside of energy were well contained, according to Labor Department data released Tuesday.
Energy prices increased 4% in the month, led by a 12.3% rise in gasoline prices and a 13.7% gain in heating oil. Natural gas prices fell 3%. Read the full government report.
But inflationary pressures were modest elsewhere at the wholesale level.
The core producer price index for finished goods -- which excludes food and energy prices -- rose 0.1% for the second month in a row in April, a hopeful sign that higher energy prices have not led to a more generalized inflation.
"Fears of inflation have worsened in the financial markets lately, but today's figures show that they are exaggerated," said Roger Kubarych, an economist for HVB Group.
Food prices rose 0.1%, capital goods prices rose 0.2% and prices of consumer goods excluding food and energy increased 0.1%.
Economists surveyed by MarketWatch were expecting the PPI to rise 0.8% and the core to rise 0.2%. See Economic Calendar.
In separate reports, the Commerce Department said housing starts fell for the third month in a row to 1.85 million annualized units, the lowest since November 2004. See full story.
Also, the Federal Reserve said industrial production rose 0.8% in April, twice the growth expected. Capacity utilization jumped to 81.9%, the highest in nearly six years. See full story.
In March, the PPI rose 0.5% on higher energy prices. The core PPI rose 0.1% in March.
The PPI is up 4% in the past year, compared with a 3.5% year-over-year gain in March. Core prices are up 1.5% in the past year, the slowest gain since December.
"While core inflation, as measured by the core PPI, continues to look benign, we still need to be concerned about the potential for a more pronounced pass-through of higher energy prices to the prices of non-energy goods," said Dana Saporta, an economist for Stone & McCarthy Research.
The Federal Reserve will get a better picture of inflationary trends on Wednesday, when the Labor Department reports on the consumer price index for April. Economists expect a 0.5% gain in the headline inflation rate, with a more moderate 0.2% gain in the core CPI.
After 16 consecutive rate hikes, the Fed has signaled that it may soon pause to reassess how the economy is adjusting to higher interest rates, higher energy costs, a weaker dollar and a slowing housing market. Further rate increases will depend on the data, especially inflation, housing, consumer spending and job growth. Most Fed officials have said they expect core inflation to remain restrained, but are vigilant against any outbreak higher. See our complete coverage of the Fed.
The PPI data show inflationary pressures were building slowly further back in the production pipeline in April.
Prices of intermediate goods destined for further processing rose 0.9%, including a 2.8% rise in energy goods prices. The core intermediate goods PPI rose 0.4% on higher prices for metals and building materials.
The core intermediate PPI -- a key inflation gauge for Federal Reserve policymakers -- is up 4.9% in the past year, the fastest gain in a year.
Prices of crude goods rose 1.2%, as energy prices rose 1.3%. Basic industrial materials prices rose 4.7%, including 7% increases in nonferrous metal ores and nonferrous scrap prices.
Rex Nutting is Washington bureau chief of MarketWatch.
 
i98mark ha scritto:
Mah, sarà che l'inflazione core resta contenuta, ma non sarà facile evitare che l'incremento dei prezzi dei semilavorati si trasferisca a valle su beni e prodotti finiti.... :)

negusneg 17/5/06

E infatti i dati oggi sono preoccupanti, ben al di là delle previsioni.

Da inizio anno l'inflazione Usa sta viaggiando al 5,1% annualizzato (contro il 3,4% del 2005), quella core al 3% (contro il 2,2% del 2005).

Fra l'altro, come giustamente osservi, non credo che ormai la Fed dia molto peso all'inflazione core, che viene utilizzata prevalentemente per depurare l'indice headline dalle componenti più volatili e/o stagionali nel breve termine.

Qui ormai siamo di fronte ad una tendenza strutturale ben chiara, come è chiaro che le imprese faranno sempre più fatica a non trasferire sui prezzi finali gli aumenti dei costi.

A questo punto, secondo me, è anche evidente che la politica monetaria della fed non è ancora restrittiva, e quindi temo che i rialzi proseguiranno, con buona pace del rimbalzo previsto dagli analisti di Morgan Stanley.
 

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