"Investment Psychology Explained" di Martin J. Pring

(Pring, 2a puntata)
Si parlava degli “indicatori infallibili” e delle delusioni che possono provocare. A volte smettono di funzionare del tutto, ma in quei casi di solito c’è un motivo ben preciso.
Pring fa l’esempio dello SHORT INTEREST RATIO. Di che si tratta? Lo “short interest” è il totale delle posizioni short aperte su un determinato titolo, o più esattamente il numero delle azioni date in prestito agli short sellers e non ancora restituite. Lo “short interest ratio” indica invece il numero di giorni necessari per chiudere tutte le posizioni scoperte, nell’ipotesi che i volumi giornalieri restino gli stessi del periodo precedente. Per ottenere il dato, basta dividere lo short interest per il volume medio giornaliero.
Se lo short interest ratio è molto elevato, si può (=si poteva) concludere che c’erano alte probabilità di uno short squeeze. Per esempio, se su un titolo ci sono 20 milioni di azioni shortate (“short interest”) e i volumi medi sono di 1 milione di contratti scambiati al giorno, chiaramente lo short interest ratio è 20. In teoria occorrerebbero 20 giorni per coprire tutti gli short, quindi se su quel titolo escono all’improvviso delle notizie molto positive (vere o create ad arte) i ribassisti verranno massacrati, perché le news spingeranno in alto le quotazioni, e gli shorter nel disperato tentativo di coprirsi provocheranno un’ulteriore impennata dei prezzi… le poche azioni disponibili verranno contese a prezzi inverosimili, con la rovina completa dei ribassisti. Questo è il classico “short squeeze”. L’ultimo esempio risale appena all’ottobre 2008 e ha causato ai ribassisti –soprattutto Hedge Fund inglesi e americani- una perdita fra i 30 e i 100 miliardi di euro. Mi riferisco alla magistrale operazione della Porsche, naturalmente.

Secondo Pring, lo short interest ratio funzionò perfettamente dagli anni ‘30 agli anni ’70. Quando il totale delle azioni shortate era superiore al doppio dei volumi giornalieri si entrava long sul titolo perché c’erano buone potenzialità di rialzo causato dagli acquisti effettuati per le ricoperture, anche senza la drammaticità di un vero e proprio short squeeze.
L’indicatore smise di funzionare quando i mercati regolamentati cominciarono a offrire le opzioni (che prima erano trattate solo OTC) e i futures finanziari. Da allora lo short selling spesso fa parte di operazioni complesse non riferibili ai ribassisti e quindi le possibilità di short squeeze sono diventate difficili da prevedere.

La conclusione di Pring è che l’indicatore perfetto non esiste e non potrà mai esistere, per un motivo che mi sembra molto sottile ma efficace. Cerco di fare un esempio. Immaginiamo che qualcuno scopra un indicatore infallibile, che preveda l’ entrata long al livello 100. A poco a poco, inevitabilmente, la fama e l’uso dell’indicatore si diffonderanno… a quel punto cosa succederà secondo voi? Forse tutto il mondo resterà in attesa di quota 100, col ditino pronto sul tasto BUY? Chiaramente no. La gente comincerà ad anticipare: chi comprerà a 95, chi a 98 e così via. Quando l’indicatore arriverà a 100, tutti avranno già comprato e il mercato non potrà far altro che scendere per l’assoluta mancanza di compratori.
Tornando alla correlazione borsa/tassi citata nella puntata precedente, Pring osserva che di norma gli investitori cominciano a vendere le azioni DOPO l’aumento dei tassi. Nel periodo 1976-1980 la vendita delle azioni IN ANTICIPO impedì il funzionamento del segnale di vendita dato dall’effettivo rialzo dei tassi… così mercato azionario e tassi salirono insieme verso le stelle. Insomma, la funzione dell’indicatore perfetto o della correlazione perfetta è quella di anticipare i fatti, ma se un indicatore svolge questo compito allaperfezione gli operatori vorranno anticiparlo, quindi occorrerà un nuovo indicatore che anticipi ancora di più e così via all’infinito. Per questo l’indicatore perfetto non esisterà mai. Mi sembra un ragionamento impeccabile, e anche elegante.
In questo periodo non si parla d’altro che della correlazione col dollaro, neanche se tutti fossero cresciuti a pane e carry-trade… Quando un indicatore diventa così popolare al nostro livello, qui alla periferia dell’Impero, forse non è più il caso di mettere la mano sul fuoco sulla sua infallibilità. Potrebbe funzionare ancora, ma potrebbe anche diventare una trappola mortale.
(fine della 2a puntata)


x Argema
Forse dovrei scusarmi… Ti ho visto alle prese con alcuni personaggi un po’ particolari e mi sono reso conto di essere stato molto riduttivo. Oltre ad avere le caratteristiche di un amicone e di un investigatore, l’amministratore di un forum finanziario deve essere anche un grande psicologo e deve possedere le qualità degli impresari teatrali del ‘700-‘800, costretti ad affrontare con la santa pazienza i capricci, le fisime e le rivalità delle primedonne. “Perché il camerino di quella stupida ha due specchi mentre il mio ne ha uno solo?” “ “Perché il suo vestito è più scollato del mio, forse è più bella di me?” “Io non canto se sui manifesti il mio nome è più piccolo del suo!”. “Voglio assolutamente cinque nei, uno in più di quella piccola sgualdrina!”
Eh, davvero non dev’essere facile fare l’amministratore di un forum finanziario. Se posso dirlo, chissà che faccia fai quando –magari in vacanza- qualcuno ti chiede qual è il tuo lavoro… “sono amministratore di un forum”… e ti rispondono: “Ah, beato lei!”

x Saila
Troppo buono. So tutto? Ma dai, il fatto è che me la cavo discretamente con Google… per di più, con astuzia diabolica, cerco di parlare solo di cose che MI SEMBRA di aver capito.

x Drenaggio
Drenaggio… uno dei miei interlocutori preferiti nell’altro forum… Ti rivedo davvero con gioia. Ho notato che qui sei apprezzatissimo, in cima alla Top Ten. Lo meriti in pieno per bravura, serietà e onestà intellettuale.

x Vulcan 900
Grazie per il benvenuto e per le letture nell’altro forum. Penso anch’io che le correlazioni –così come una parte dell’AT- siano abbastanza utili come campanelli d’allarme, per dare un’idea generale della situazione ecc. Può darsi che si verifichi quella specie di “rotazione delle correlazioni” a cui accenni tu, però forse gli indicatori che citi non sono così indipendenti: l’inflazione spaventa perché sarà combattuta con l’aumento dei tassi, e così via… Prendi la cosa con le molle perché, come forse già sai, gli argomenti tipicamente macro non sono il mio pane. Non farmi sentire in imbarazzo definendo “lungo” il tuo messaggio… allora i miei che sono?


Operativamente questa mia prima settimana nel nuovo forum si è chiusa nel migliore dei modi... Sarà merito della novità, sarà merito dell’ottima accoglienza, fatto sta sono stato disciplinatissimo e non ho messo in piedi una sola delle mie dannate “operazione collaterali”. In settimana ho preso profitto quattro volte, nonostante un mercato piuttosto fiacco e non ideale per un trend-follower di stretta osservanza. Cambiando forum, ho modificato un po’ la mia operatività, puntando apertamente e sistematicamente alle rapide prese di profitto invece di tenere le posizioni in portafoglio per un mesetto, almeno come obiettivo. A giudicare dai primi risultati, la scelta potrebbe rivelarsi molto felice. Ma prima di sbilanciarmi conviene aspettare. Verso il 20 dicembre farò un primo consuntivo.
Ovviamente non ho la minima idea del futuro dei mercati. In questo momento secondo me ci troviamo in una fase laterale secondaria –iniziata ai primi di novembre- del trend rialzista primario partito a marzo. Ormai è in fase di piena definizione uno squeeze delle bande di Bollinger che POTREBBE portare qualche chiarimento, guidandoci verso chissà quale delle TRE direzioni. Mi riferisco all’ S&P500.

Buon week end a tutti e grazie ancora per la bellissima accoglienza.
 
ciao filibuster,
vedo che abbiamo letto gli stessi libri!!!........di là avevi messo "the great crash" e qui ora questo di pring.....devo dire letto personalmente un po a fatica per via della lingua ma molto interessante......se continuerai sarò molto contento.
grazie e ciao :)
ps. benvenuto :)
 
x Argema
Forse dovrei scusarmi… Ti ho visto alle prese con alcuni personaggi un po’ particolari e mi sono reso conto di essere stato molto riduttivo. Oltre ad avere le caratteristiche di un amicone e di un investigatore, l’amministratore di un forum finanziario deve essere anche un grande psicologo e deve possedere le qualità degli impresari teatrali del ‘700-‘800, costretti ad affrontare con la santa pazienza i capricci, le fisime e le rivalità delle primedonne. “Perché il camerino di quella stupida ha due specchi mentre il mio ne ha uno solo?” “ “Perché il suo vestito è più scollato del mio, forse è più bella di me?” “Io non canto se sui manifesti il mio nome è più piccolo del suo!”. “Voglio assolutamente cinque nei, uno in più di quella piccola sgualdrina!”
Eh, davvero non dev’essere facile fare l’amministratore di un forum finanziario. Se posso dirlo, chissà che faccia fai quando –magari in vacanza- qualcuno ti chiede qual è il tuo lavoro… “sono amministratore di un forum”… e ti rispondono: “Ah, beato lei!”
Buon week end a tutti e grazie ancora per la bellissima accoglienza.

:lol::lol::lol:
mi hai fatto ridere proprio di gusto, è tutto vero
compreso la domanda in vacanza e la mia faccia di fronte al classico "beato lei" :lol:

Comunque non è un dramma. Ho problemi reali con cui fronteggiarmi nel privato (ne abbiamo un pò tutti), le beghe del forum sono poca cosa al confronto. :)
 
Dalla filiale londinese di Goldman Sachs è uscito un ghiotto report sulle prospettive dei mercati EUROPEI per il 2010. Secondo l’autore –Peter Oppenheimer- passeremo da un mercato “hope driven” a un mercato “growth driven”, cioè da un mercato guidato dalla speranza a un mercato guidato dalla crescita (bella immagine!), e a fine 2010 lo Stoxx600 segnerà un ottimo +22% rispetto a oggi.
Leggendo una notizia del genere, chissà quanti vengono presi dal disgusto e dalla rabbia: “ma quando la finiranno di prendere in giro la gente?”…“bisogna essere proprio tonti per credere a quelli lì”… “Dicono che si sale? Allora è sicuro che si scende”… e così via.

Anch’io ho reagito in quel modo a qualche passata previsione di Goldman Sachs… ed è stato un grosso errore. Leggete cosa scrivevo su un altro forum il 3 febbraio 2009 (occhio alla data!):
<< Con un’ammirevole faccia tosta, Goldman Sachs continua a sfornare previsioni. Secondo loro, nel primo trimestre del 2009 verranno ritestati i minimi del novembre scorso (752 di S&P500), poi il mercato dovrebbe ripartire per chiudere l’anno intorno a 1100. Bisognerebbe essere matti per credere ANCORA a Goldman Sachs (ma la stessa cosa valeva anche PRIMA). >>
Altro che matti! Come ognuno può vedere, era una profezia di una perfezione quasi sovrumana… Il 3 febbraio l’S&P500 si trovava a 838,51, nel primo trimestre effettivamente vennero ritestati i minimi del 2008 –e oltre, con i 676,53 del 9 marzo- per non parlare della chiusura dell’anno intorno a 1100, centrata in pieno, dato che ormai mancano meno di 15 sedute a San Silvestro e siamo a 1091, dopo un massimo a 1110,63. Il 3 febbraio nessuno avrebbe scommesso un centesimo sull’ S&P500 a 1100 a fine anno.

Dato che quel post l’avevo riesumato anche sull’altro forum –prima che uscisse la previsione del 2010- forse ho già un alone di “venduto” a GS… Tanto vale completare l’opera osservando che in questi giorni Jan Hatzius, chief economist di GS, è risultato al primo posto tra 65 “economic forecasters”, in un’indagine realizzata da Bloomberg confrontando previsioni e risultati effettivi nei dodici mesi conclusi a giugno.
Scherzi a parte, qui non si tratta di essere venduti o meno. Fosse per me, tutte le banche dovrebbero essere come la Grameen Bank, la banca del microcredito fondata nel Bangladesh da Muhammad Yunus… Tuttavia, visto che ci troviamo a vivere in questa società, se permettete preferisco l’ efficienza mostruosa di Goldman Sachs rispetto alle banchette “alla Giampaolo Fiorani”, capaci solo di rifilare complicatissimi strutturati di durata ventennale a chi ha più di 80 anni.
Chiaramente nessuno può essere certo di quel +22% per fine 2010, che tra l’altro non esclude la possibilità di grossi scivoloni intermedi. Però è un dato che personalmente mi dà una certa serenità, anche se all’atto pratico opero prescindendo dalle previsioni.

Come al solito, il mercato è inondato da notizie interpretabili in diversi sensi. Addirittura vogliono farci credere che Wall Street trema per il declassamento del debito della Grecia, paese magnifico ma che conta meno di zero a livello di economia mondiale. Sicuramente pesano molto di più le parole di Bernanke, con quella bellissima figura dei “formidable headwinds” –venti di prua, venti contrari- che soffiano contro la ripresa dell’economia. Quando mai quei mammalucchi della BCE useranno un linguaggio così efficace? Anche in questi dettagli si vede la distanza fra USA ed Europa. Comunque può darsi benissimo che le parole del capo della Fed, oggi interpretate negativamente come prova di un’economia che stenta a recuperare, fra qualche giorno vengano rigirate in senso rialzista valorizzando la “promessa ufficiale” che i tassi resteranno a lungo su questi livelli, come chiede il mercato. Anche il nuovo stimulus anticipato da Obama potrebbe essere interpretato sia in senso bearish (nuova conferma delle difficoltà) che in senso bullish (stimolo ai consumi e al calo della disoccupazione, che in fondo si risolve in un aumento dei consumi).

Senz’altro sono positivi i risultati di FedEx, molto importanti perché indicativi dell’andamento generale dell’economia (in recessione sicuramente non aumenta il trasporto delle merci!).
Insomma, ci sono segni di recupero ma meno di quanto si poteva sperare… in una situazione del genere il mercato può scegliere di momento in momento quale atteggiamento prendere, senza una direzionalità di fondo. Almeno questa è la mia impressione in questo istante. Chiaramente per “mercato” intendo i Big Boys di Wall Street, non certo noi piccoli o gli istituzionali di casa nostra.
C’è anche da dire che l’America si muove a passetti di +/- 1% con un Vix a 23,69, e dall’inizio di novembre sostanzialmente è in trading range, quindi ora come ora sembra non avere molte giustificazioni l’atmosfera da tragedia imminente che ormai da mesi si respira nei forum, pur tenendo presente che improvvisi crolli sono SEMPRE possibili, adesso non meno che nei periodi apparentemente più rosei.

Su una delle mie posizione è scattata l’inversione automatica. La cosa non mi piace per niente, perché –escludendo i casi di indisciplina- per me il 95% delle perdite avviene nell’area di inversione, quando il mercato comincia a fare l’altalena proprio lì intorno. Perciò se si scende con decisione lascio tutto com’è, altrimenti o chiudo la posizione –anche in perdita- oppure la congelo in attesa di tempi migliori o della scadenza.
L’indice australiano in apertura ha perso una settantina di punti (ca 1.5%) per allinearsi ai risultati di ieri, poi però ha recuperato terreno chiudendo a -0,7%. Difficile prevedere un’apertura drammatica per le borse europee, quindi.




x Argema
sono contento d’averci preso. Certo, sono minuzie rispetto ai problemi seri… che spero si risolvano nel migliore dei modi. DOPO, si gusta fino in fondo ogni minuto di serenità. L’augurio è che quel DOPO arrivi il più presto possibile…

x pippa
merci bien!

x fantoccio
caspita! potremmo fondare un club dei lettori di “Investment Psychology Explained”… sarebbe un club molto esclusivo, se non vogliamo dire un club per quattro gatti. Approfitto per chiederti di segnalarmi eventuali imprecisioni o errori di traduzione. Grazie, anche per il benvenuto.
 
Ormai è una sorta di romanzo, puntata per puntata, un bell'appuntamento da non perdere, da leggere sorseggiando un bicchiere di buon vino davanti al caminetto.
Pace e bene fratello filibuster, pace .. e bene :)
 
Dalla filiale londinese di Goldman Sachs è uscito un ghiotto report sulle prospettive dei mercati EUROPEI per il 2010. Secondo l’autore –Peter Oppenheimer- passeremo da un mercato “hope driven” a un mercato “growth driven”, cioè da un mercato guidato dalla speranza a un mercato guidato dalla crescita (bella immagine!), e a fine 2010 lo Stoxx600 segnerà un ottimo +22% rispetto a oggi.
Leggendo una notizia del genere, chissà quanti vengono presi dal disgusto e dalla rabbia: “ma quando la finiranno di prendere in giro la gente?”…“bisogna essere proprio tonti per credere a quelli lì”… “Dicono che si sale? Allora è sicuro che si scende”… e così via.

Anch’io ho reagito in quel modo a qualche passata previsione di Goldman Sachs… ed è stato un grosso errore. Leggete cosa scrivevo su un altro forum il 3 febbraio 2009 (occhio alla data!):
<< Con un’ammirevole faccia tosta, Goldman Sachs continua a sfornare previsioni. Secondo loro, nel primo trimestre del 2009 verranno ritestati i minimi del novembre scorso (752 di S&P500), poi il mercato dovrebbe ripartire per chiudere l’anno intorno a 1100. Bisognerebbe essere matti per credere ANCORA a Goldman Sachs (ma la stessa cosa valeva anche PRIMA). >>
Altro che matti! Come ognuno può vedere, era una profezia di una perfezione quasi sovrumana… Il 3 febbraio l’S&P500 si trovava a 838,51, nel primo trimestre effettivamente vennero ritestati i minimi del 2008 –e oltre, con i 676,53 del 9 marzo- per non parlare della chiusura dell’anno intorno a 1100, centrata in pieno, dato che ormai mancano meno di 15 sedute a San Silvestro e siamo a 1091, dopo un massimo a 1110,63. Il 3 febbraio nessuno avrebbe scommesso un centesimo sull’ S&P500 a 1100 a fine anno.

Dato che quel post l’avevo riesumato anche sull’altro forum –prima che uscisse la previsione del 2010- forse ho già un alone di “venduto” a GS… Tanto vale completare l’opera osservando che in questi giorni Jan Hatzius, chief economist di GS, è risultato al primo posto tra 65 “economic forecasters”, in un’indagine realizzata da Bloomberg confrontando previsioni e risultati effettivi nei dodici mesi conclusi a giugno.
Scherzi a parte, qui non si tratta di essere venduti o meno. Fosse per me, tutte le banche dovrebbero essere come la Grameen Bank, la banca del microcredito fondata nel Bangladesh da Muhammad Yunus… Tuttavia, visto che ci troviamo a vivere in questa società, se permettete preferisco l’ efficienza mostruosa di Goldman Sachs rispetto alle banchette “alla Giampaolo Fiorani”, capaci solo di rifilare complicatissimi strutturati di durata ventennale a chi ha più di 80 anni.
Chiaramente nessuno può essere certo di quel +22% per fine 2010, che tra l’altro non esclude la possibilità di grossi scivoloni intermedi. Però è un dato che personalmente mi dà una certa serenità, anche se all’atto pratico opero prescindendo dalle previsioni.

Come al solito, il mercato è inondato da notizie interpretabili in diversi sensi. Addirittura vogliono farci credere che Wall Street trema per il declassamento del debito della Grecia, paese magnifico ma che conta meno di zero a livello di economia mondiale. Sicuramente pesano molto di più le parole di Bernanke, con quella bellissima figura dei “formidable headwinds” –venti di prua, venti contrari- che soffiano contro la ripresa dell’economia. Quando mai quei mammalucchi della BCE useranno un linguaggio così efficace? Anche in questi dettagli si vede la distanza fra USA ed Europa. Comunque può darsi benissimo che le parole del capo della Fed, oggi interpretate negativamente come prova di un’economia che stenta a recuperare, fra qualche giorno vengano rigirate in senso rialzista valorizzando la “promessa ufficiale” che i tassi resteranno a lungo su questi livelli, come chiede il mercato. Anche il nuovo stimulus anticipato da Obama potrebbe essere interpretato sia in senso bearish (nuova conferma delle difficoltà) che in senso bullish (stimolo ai consumi e al calo della disoccupazione, che in fondo si risolve in un aumento dei consumi).

Senz’altro sono positivi i risultati di FedEx, molto importanti perché indicativi dell’andamento generale dell’economia (in recessione sicuramente non aumenta il trasporto delle merci!).
Insomma, ci sono segni di recupero ma meno di quanto si poteva sperare… in una situazione del genere il mercato può scegliere di momento in momento quale atteggiamento prendere, senza una direzionalità di fondo. Almeno questa è la mia impressione in questo istante. Chiaramente per “mercato” intendo i Big Boys di Wall Street, non certo noi piccoli o gli istituzionali di casa nostra.
C’è anche da dire che l’America si muove a passetti di +/- 1% con un Vix a 23,69, e dall’inizio di novembre sostanzialmente è in trading range, quindi ora come ora sembra non avere molte giustificazioni l’atmosfera da tragedia imminente che ormai da mesi si respira nei forum, pur tenendo presente che improvvisi crolli sono SEMPRE possibili, adesso non meno che nei periodi apparentemente più rosei.

Su una delle mie posizione è scattata l’inversione automatica. La cosa non mi piace per niente, perché –escludendo i casi di indisciplina- per me il 95% delle perdite avviene nell’area di inversione, quando il mercato comincia a fare l’altalena proprio lì intorno. Perciò se si scende con decisione lascio tutto com’è, altrimenti o chiudo la posizione –anche in perdita- oppure la congelo in attesa di tempi migliori o della scadenza.
L’indice australiano in apertura ha perso una settantina di punti (ca 1.5%) per allinearsi ai risultati di ieri, poi però ha recuperato terreno chiudendo a -0,7%. Difficile prevedere un’apertura drammatica per le borse europee, quindi.




x Argema
sono contento d’averci preso. Certo, sono minuzie rispetto ai problemi seri… che spero si risolvano nel migliore dei modi. DOPO, si gusta fino in fondo ogni minuto di serenità. L’augurio è che quel DOPO arrivi il più presto possibile…

x pippa
merci bien!

x fantoccio
caspita! potremmo fondare un club dei lettori di “Investment Psychology Explained”… sarebbe un club molto esclusivo, se non vogliamo dire un club per quattro gatti. Approfitto per chiederti di segnalarmi eventuali imprecisioni o errori di traduzione. Grazie, anche per il benvenuto.
ahahaha....annamo bene!!!!!!....sono io che approfitto se leggendo ho capito fischio per fiasco:lol::lol::lol::lol::lol:
 
(“Investment Psychology Explained” di JM Pring, 1a puntata)
Senz’altro molti conoscono già Pring, autore di uno dei più diffusi manuali di analisi tecnica. Nel 1993 pubblicò “Investment Psychology Explained” che con molta modestia definisce come una specie di antologia di psicologia finanziaria, ma è qualcosa di più. Il libro è tuttora in commercio (v. Amazon).

Nel primo capitolo, Pring nega che possa esistere quel Santo Graal borsistico in cui molti sembrano credere, almeno nel momento in cui si affidano a due falsi miti: il mito dell’esperto e quello dell’indicatore perfetto.
Partiamo dal secondo. Avrete tutti notato che ogni tanto il mercato ritiene di aver individuato una correlazione certa –diretta o inversa- fra l’andamento dei prezzi e qualche altro indicatore finanziario. Per esempio molti considerano vangelo la correlazione inversa con i tassi: tassi giù, borsa su, chi non conosce questa regoletta? Ultimamente si è arrivati all’ossessione… Ci garantiscono –e magari è pure vero- che le borse precipiteranno fino all’inferno se nel prossimo comunicato la FED confermerà che i tassi resteranno vicini allo zero ma dimenticherà di aggiungere “per un esteso periodo di tempo”. Guai se nel comunicato ci sarà una sola virgola fuori posto… il mercato ne trarrebbe chissà quali conclusioni.

Si tratta di una correlazione veramente sicura? Cosa pensereste se qualcuno vi dicesse che i tassi possono TRIPLICARE –passando dal 5% a oltre il 16% in tre anni- mentre le borse restano ferme e immobili? Direste che si tratta di una frottola? Di una cosa impossibile?
Pring fa un esempio magnifico. Nel dicembre 1976 i tassi toccarono un minimo del 4,74%. Dopo tre anni o poco più, nel marzo del 1980, i tassi erano al 16,50%, un livello più che triplo. Se qualche shorter “viscerale” leggerà queste righe, senz’altro gli brilleranno gli occhi: “Con quel rialzo dei tassi, mi sarei shortato pure la casa”. E invece in quegli anni la borsa non si mosse di un millimetro. Ho voluto controllare: dai 102,49 del 1°/12/1976 l’S&P500 passò ai 112,50 del 3/3/80 (se preferite la fine del mese, dai 107,46 del 31/12/76 ai 102,09 del 31/3/80). Difficile trovare un laterale più laterale di quello, durato più di tre anni! Il minimo assoluto fu di 86,90 il 6/3/78, il massimo venne raggiunto proprio verso la fine del periodo –quindi con i tassi al top- con 118,44.
Anche il boom del 1929 avvenne con i tassi in rialzo, cosa davvero notevole considerando che la bolla crebbe soprattutto grazie all’uso esasperato della marginazione e quindi i tassi alti pesavano il doppio, per così dire. Per contrappasso, la successiva tragica discesa fu accompagnata da tassi in calo.

Insomma, tassi su, borsa giù, ok… ma non ci si può fidare ciecamente. Pring azzarda una spiegazione: durante l’orso che precedette il 1976 il mercato anticipò il successivo rialzo dei tassi. Quando i tassi crebbero effettivamente, le quotazioni già scontavano tutto e quindi non si ebbero effetti pratici.
Ma sbaglio o anche altre correlazioni “sicure” a volte hanno dato grossi dispiaceri? Oggi TUTTI mettono la mano sul fuoco sulla correlazione fra la borsa e il cambio del dollaro, di gran moda. Mah! Nel mercato la parola “tutti” ha spesso un suono sinistro, essendo pericolosamente vicina a “troppi”. Siamo assolutamente certi che un rafforzamento del dollaro provocherà la caduta di Wall Street? Probabilmente, anzi quasi sicuramente sarà così, ma in borsa la certezza è un optional quasi introvabile.
(fine della 1a puntata)


Anzitutto Benvenuto

bhè la questione inflazione/borse Pring mi sembra la affronti da un punto
di vista meramente statistico e di grafica , la prima sicuramente aiuta ,
la seconda serve a nulla , poi è una cosa talmente vasta e di lettura
difficile da dover essere presa con attenzione
di sicuro , c'è una cosa soltanto con alta inflazione le borse scendono e molto
anche restando ferme ....come nel caso s&p500 1966-77 (82)
borsa ferma con alta inflazione risultato -75%

comunque è un discorso lungo e fa una differenza enorme
se su indice o su titoli specifici
 
(Pring, 3a puntata)
Si parla tanto di divergenze… ma la divergenza più spettacolare è quella che si è creata a partire da marzo fra il mercato -salito del 65%- e il sentiment dei forum, che si aspettavano un crollo epocale. Qualcuno insisterà: “mica è finita, guarda che la catastrofe è dietro l’angolo”. Può essere, ma ormai il passato è passato, e chi si è ostinato ad andare contro trend in questi mesi o ha perso senza rimedio le grandiose occasioni di un mercato da +65%, oppure si è rovinato con lo short, se davvero ha messo i quattrini dove ha messo la bocca (bella espressione americana per indicare chi opera in coerenza con i suoi “proclami”). Gli sbagli già fatti non possono essere cancellati, mentre il futuro ci vede tutti agli stessi blocchi di partenza.

Come è stata possibile una scelta così infelice da parte dei forum? In un post ho letto una frase che sintetizza efficacemente, credo, l’origine dell’errore: “vista la situazione economica REALE attuale…bla-bla-bla”. Sorvoliamo sul fatto che non si capisce come faccia un trader, dalla sua stanzetta di Castellazzo Bormida, a conoscere la situazione REALE dell’economia mondiale… forse contando le persone che vanno all’osteria? Anche se tutte le settimane il tizio vola a New York, il discorso non cambia. Nessuno di noi dispone dei mezzi e delle informazioni per conoscere la situazione economica REALE del negozio sotto casa, e vogliamo contestare i dati del PIL americano?
A parte questo, vi sembra che in borsa conti la situazione economica attuale, vera o fasulla che sia? Certo sarebbe una pacchia se, con il PIL in ascesa, le borse non potessero far altro che salire… se le azioni di tutte le aziende con il bilancio in attivo dovessero per forza crescere in proporzione agli utili, e così via… Magari le borse funzionassero così, saremmo tutti miliardari…

Torniamo a Pring, e vediamo perché nessuno troverà mai il Santo Graal, il metodo perfetto per sbancare Wall Street. “The market prices are determined by THE ATTITUDE OF INVESTORS AND SPECULATORS TO the changing economic and financial foreground”. Ora sì che le cose diventano chiare! Sarebbe troppo facile e troppo comodo se i prezzi si limitassero a rispecchiare la situazione ATTUALE dell’economia… In realtà a condizionare tutto è la PERCEZIONE che ha il mercato dell’evolversi del contesto economico-finanziario. E naturalmente si tratta di un’opinione assolutamente personale, differente da operatore a operatore a seconda dei dati e delle informazioni disponibili, delle competenze tecniche, degli obiettivi, dell’emotività, ecc. ecc. Per di più, osserva Pring, a volte le decisioni degli operatori sono del tutto irrazionali… e come si fa a prevedere un comportamento che può allontanarsi dalla razionalità in mille direzioni diverse?

Scusate, vi risulta che la Fiat emetta ogni secondo un comunicato con le auto prodotte e quelle vendute? Possono passare giorni e giorni, forse settimane, senza che escano notizie o dati riguardanti la società… eppure le quotazioni variano ad ogni istante, anche in misura notevole. Questo non sarebbe possibile se la borsa considerasse solo l’oggettività dell’azienda e del suo settore –che evidentemente può rimanere immutata anche per mesi- quindi sono i fattori soggettivi ad avere il peso maggiore… La realtà costituisce solo la materia grezza su cui sviluppare quei castelli in aria o quegli incubi infernali che producono le variazioni di prezzo. « Les Bourses ne traduisent pas l'état des économies, mais la psychologie des investisseurs », diceva una grande giornalista francese. Più chiaro di così...!

C’è dell’altro. Pring richiama la nostra attenzione sulla diversa composizione dell’azionariato di una società, e sul fatto che questo comporta un ulteriore “sfrangiamento” dei giudizi e delle opinioni. Prendiamo un profit warning dovuto a un’alluvione che per alcune settimane ha fermato una delle fabbriche della società. Probabilmente gli speculatori di breve fuggiranno a gambe levate, ma ai cassettisti la notizia non farà né caldo né freddo, anzi forse approfitteranno della debolezza del titolo per incrementare. Questo è un ulteriore problema per chi cerca di prevedere l’andamento del titolo… Per di più la composizione dell’azionariato –come intenti, orizzonte temporale, spirito speculativo, ecc.- varia nel tempo…

In conclusione, se cercare di predire il futuro è umanamente impossibile, prevedere l’effetto che gli eventi futuri avranno sulle quotazioni è ancora più difficile!!! Pring, che è uno dei più apprezzati analisti tecnici del mondo, si limita a dire a dire che fare previsioni di borsa è “more an art than a science”… ma quanti sono i veri artisti per ogni generazione?
Ma ammettiamo che si riesca a trovare l’indicatore perfetto… ne resta di strada da fare, prima di cogliere l’obiettivo del gain! Dopo aver battuto il mercato –scrive Pring- bisogna affrontare la battaglia più difficile, quella di battere sé stessi, padroneggiando le proprie emozioni.”Tutti i grandi operatori, che si tratti di investitori o di trader, sanno bene che l’aspetto analitico dell’operatività rappresenta un segmento trascurabile di fronte all’aspetto psicologico”.
(fine della 3a puntata)



Generali 1984!!!
Un mito… ricordo benissimo i tuoi splendidi racconti di episodi dimenticati della storia della borsa, spiritosamente inframmezzati da osservazioni sul miglior mangime per le galline! Sono proprio contento di ritrovarti qui, e spero che ci delizierai ancora con quei bellissimi post.
Dato il carattere del libro –ben indicato dal titolo- Pring non intende sviscerare il problema in sé, vuole solo evidenziare che non esistono indicatori infallibili. In fondo al post dicevo che –proprio in base a queste considerazioni- anche la correlazione col dollaro, di gran moda in questo periodo, potrebbe fare qualche brutto scherzo… E’ una cosa che non seguo, ma sbaglio o anche quella correlazione comincia a perdere colpi?

x Pace e bene
Troppo buono…. pace e gioia sia con te, gioia e pace per mill’anni….

x fantoccio
tu prendi fischi per fiaschi e io lucciole per lanterne… Povero Pring, in che mani è finito!


Ieri 15 ho chiuso tutto, senza aspettare le scadenze di venerdì. Dato che nelle mie posizioni c’è sempre un tetto ai profitti, anche se in questi giorni giorni il mercato dovesse andare alle stelle non avrei motivi di rimpianto, perché ormai ero vicino al max gain ottenibile.
Il risultato complessivo è stato più che buono, oltretutto è stato ottenuto in metà mese e con un mercato veramente piatto (dai 1095,63 del 30/11 ai 1107,93 di ieri). A dire la verità c’è stato qualche cedimento alle famigerate “operazioni collaterali”, ma me ne sono subito pentito e quindi non hanno fatto danni. Quando il mercato è arrivato all’area di inversione non sono mancate le perdite, che forse avrei potuto contenere meglio ma non evitare del tutto. Adesso sono completamente flat, ma credo che oggi stesso aprirò le posizioni di gennaio.
Come dicevo nel primo messaggio, per me postare è indispensabile per tenere sotto controllo la disciplina. Ringrazio tutti quindi per l’aiuto anche involontario che mi è stato dato dal forum. Senza post, mi sarei perso in un vortice di operazioni sconclusionate. Non sto scherzando.
 
ciao Filibuster :V

grazie per i tuoi interventi interessanti... spiritosi e mai banali :bow::bow:

[ame]http://www.youtube.com/watch?v=5Bfy_H3XrVU&feature=related[/ame]
 

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