IO CREDO,UNA MODESTA OPiNIONE,CHE LA PIU'GRANDE RICCHEZZA SIA L'AUTOSUFFICIENZA!

pure sotto 1.40 doveva crollare:specchio::specchio:


magari lo fosse :eek::eek: la prima notte ti do il piacere di pasasrla tu:D


allora kevin nun fa parte del ceo, da quello che ho capito è uno tipo buffett no buiffetti quello delle cartolibrerie ed ogni volta che lui accatta vende sempre in gain, quindi fossi in te accatterei :p


come chistoaccà....


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Roma - E' boom delle commoties nella giornata di oggi. I futures sul petrolio scambiati sul Nymex superano i $111 e i $124 a Londra, per la prima volta dal 2008.

Dalla Libia continuano ad arrivare notizie poco rassicuranti: l’ultima parla di un incendio nel campo petrolifero di Sarir. Continuano i rialzi, con il Wti che ha raggiunto $111,52 e il brent ha toccato i $124,45 al barile sul mercato Ice Futures Exchange, ai massimi dal 4 agosto del 2008.

"Il petrolio è ormai guidato principalmente dalle notizie in Medio Oriente", ha detto Mark Pervan, responsabile della divisione di ricerca presso l'Australia & New Zealand Banking Group, in una nota pubblicata da Bloomberg. "Dalla regione della Sirte arrivano i 2/3 della produzione libica. Non si pensava che il giacimento fosse a rischio, visto che è situato in una regione remota del deserto del Sahara. Ecco perché l’incendio ha avuto un forte impatto sulle stime della produzione".

Secondo le previsioni di Nomura Holdings, riportate in un articolo di Bloomberg, la produzione della Libia dovrebbe rimanere attorno al 29% dei livelli pre-rivolta, anche se la situazione dovesse calmarsi.

Shokri Ghanem, presidente della National Oil Corp., azienda di stato libica, ha dichiarato in un’intervista telefonica nella giornata di ieri, che la produzione è attorno i 250.000 - 300.000 barili, rispetto agli 1,39 milioni stimati da Bloomberg prima delle rivolte. I timori sull'offerta fanno dunque balzare le quotazioni del petrolio; il rialzo sembra inarrestabile. Basta pensare che il Brent è balzato del 25% circa dalla cacciata, lo scorso 14 gennaio, del presidente tunisino Zine Abidine Ben Ali.

Ma oggi non è solo la giornata del rally dell'oro nero. L'indebolimento del dollaro, il persistere delle tensioni geopolitiche e il timore dell'inflazione scatenano nuovi acquisti sulle commodities in generale: l'argento si attesta ai massimi dagli anni '80, superando i $40 l'oncia, e l'oro è arrivato a salire invece fino al nuovo record a $1.466,10.
 

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