ROMA (Reuters) - La recessione è più acuta del previsto e il ministero dell'Economia è orientato a peggiorare a -2,1% dal -1,2% di aprile la previsione sull'andamento dell'economia italiana nel 2012 e a 2,2% dal precedente 1,7% l'obiettivo di indebitamento in rapporto al Pil.
Lo riferisce una fonte governativa spiegando che nel 2013 il governo ritiene ancora credibile una variazione positiva del Pil, anche se di poco superiore allo zero e comunque sotto la precedente stima di +0,5%.
"L'indicazione sul 2012 è di un calo del 2,1%", spiega la fonte anticipando quanto è orientato a scrivere il Tesoro nella Nota di aggiornamento al Documento di economia e finanza (Def), che sarà esaminata domani in Consiglio dei ministri a partire dalle 15,00.
"La revisione delle stime ha effetto anche sul deficit monetario ma i saldi strutturali sono sostanzialmente confermati", aggiunge la fonte.
Come spiegato dal ministro dell'Economia Vittorio Grilli, il nuovo bilancio di previsione, per quanto peggiorato, consente comunque al governo di escludere il varo di una nuova manovra correttiva e di ritenere formalmente rispettati gli impegni assunti con la Commissione europea, che chiede all'Italia di garantire il pareggio di bilancio nel 2013 in termini strutturali, cioè al netto del ciclo economico e delle misure una tantum.
In termini strutturali, nel mese di aprile il governo si era dato come target un deficit pari a 0,4 punti di Pil nel 2012 e un avanzo di 0,6 punti nel 2013.
Quindi, anche in caso di revisioni, l'Italia resterà dentro i parametri europei, che consentono un margine massimo di scostamento per il deficit strutturale pari allo 0,5% del Pil.
La vera nota dolente rischia di essere il debito pubblico. Nel Def il governo stimava che il rapporto debito/Pil raggiungesse il massimo storico del 123,4% quest'anno per poi iniziare un lento percorso di discesa a partire dal 2013.
L'aumento del deficit nominale potrebbe rimandare al 2014 la discesa del debito in rapporto al Pil, già ora vicino ai 2.000 miliardi di euro e vero tallone d'achille dell'economia italiana.
(Giuseppe Fonte)