tizio
Forumer attivo
23 luglio 2005
La sentenza è stata eseguita sulla piazza della città di Mashad. Uno dei giustiziati era minorenne
Iran, impiccati per stupro due giovani gay
La protesta: «Condannati soltanto perché erano omosessuali»
I boia sistemano il cappio: la sentenza sta per essere eseguita
Due ragazzi, un diciottenne e un suo amico ancora minorenne, sono stati impiccati in una piazza centrale di Mashad, in Iran, davanti alla folla. Il crimine: avevano violentato un ragazzino di tredici anni.Ma per le associazioni che difendono i diritti dei gay, come la britannica Outrage e l’italiana Arcigay, l’accusa non era altro che «una cortina fumogena» ideata dalle autorità per giustificare la condanna inflitta ai due adolescenti. Uccisi soltanto perché gay.
Secondo Outrage, i due ragazzi avrebbero confessato la loro relazione omosessuale dopo prolungate torture. Per la stampa iraniana, i due, identificati solo con le loro iniziali M.A. e A.M., avrebbero ricevuto anche 200 frustate ciascuno per furto e perché avrebbero bevuto bevande alcoliche. La condanna a morte, confermata dalla Corte Suprema iraniana, è stata inflitta dai giudici della Corte numero 19 di Mashad, città nel Nordest del Paese, perché i due giovani avrebbero stuprato un tredicenne sotto la minaccia di un coltello.
Il sito dell’Isna, Agenzia di stampa studentesca dell’Iran (http://isna.ir), ha pubblicato le foto dell’esecuzione, avvenuta in piazza Edalat (Giustizia). Si vedono i due poveretti mentre vengono trasportati, i polsi uniti dalle manette, in una gabbia sistemata su un camion: accanto ai condannati, in lacrime, i giornalisti iraniani cui è stato concesso di intervistarli.
«Non sapevamo di aver commesso un reato punibile con la morte — avrebbe affermato uno dei due —. Da noi la violenza è normale. Se potessimo tornare indietro, non lo faremmo più». Un’altra immagine mostra uno dei giovani, gli occhi già coperti da una benda, mentre viene condotto sul luogo dell’esecuzione. L’ultima ritrae il momento in cui i boia, il viso completamente nascosto dal passamontagna, sistemano il cappio intorno al collo: i due ragazzi non piangono più, sembrano rassegnati al loro inevitabile destino.
L’Iran è uno dei 58 Paesi che, nel mondo, applicano ancora la pena di morte. Nel regime degli ayatollah, le femmine possono essere impiccate a partire dai nove anni, i maschi a partire dai quindici. Normalmente, la pena capitale viene emessa per reati come l’omicidio, lo stupro, la rapina a mano armata, l’adulterio, il traffico di droga e l’apostasia. Dunque, nel caso dei due giovani, la condanna a morte sarebbe «giustificata» dallo stupro del tredicenne. Tuttavia, riporta il sito di Outrage (www.outrage.org.uk), la notizia dell’esecuzione data per prima dall’agenzia Isna non farebbe alcun cenno al coinvolgimento di un tredicenne, citato invece dalla rivista Iran in Focus.
Perché, si chiede Outrage, tutta questa confusione nel riportare la notizia? E perché non viene mai citato il nome del tredicenne apparentemente coinvolto nella tragedia, quando, secondo la legge iraniana, anche le vittime dei reati sessuali devono comparire in tribunale?
In Italia, il deputato dei Ds Franco Grillini, presidente onorario dell’Arcigay, ha presentato ieri un’interrogazione parlamentare per chiedere al ministro degli Esteri Gianfranco Fini di intervenire sulle autorità di Teheran. Grillini «chiede al ministro degli Affari esteri se non intenda sottoporre alle autorità iraniane il disappunto del nostro Paese per le barbare esecuzioni di cui si è reso protagonista, se intenda invitare le autorità iraniane a non applicare la pena capitale, se non intenda avviare nell’immediato un forte intervento politico-diplomatico nelle istituzioni comunitarie e internazionali, per una moratoria universale contro la pena di morte».
Paolo Salom
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La sentenza è stata eseguita sulla piazza della città di Mashad. Uno dei giustiziati era minorenne
Iran, impiccati per stupro due giovani gay
La protesta: «Condannati soltanto perché erano omosessuali»
I boia sistemano il cappio: la sentenza sta per essere eseguita
Due ragazzi, un diciottenne e un suo amico ancora minorenne, sono stati impiccati in una piazza centrale di Mashad, in Iran, davanti alla folla. Il crimine: avevano violentato un ragazzino di tredici anni.Ma per le associazioni che difendono i diritti dei gay, come la britannica Outrage e l’italiana Arcigay, l’accusa non era altro che «una cortina fumogena» ideata dalle autorità per giustificare la condanna inflitta ai due adolescenti. Uccisi soltanto perché gay.
Secondo Outrage, i due ragazzi avrebbero confessato la loro relazione omosessuale dopo prolungate torture. Per la stampa iraniana, i due, identificati solo con le loro iniziali M.A. e A.M., avrebbero ricevuto anche 200 frustate ciascuno per furto e perché avrebbero bevuto bevande alcoliche. La condanna a morte, confermata dalla Corte Suprema iraniana, è stata inflitta dai giudici della Corte numero 19 di Mashad, città nel Nordest del Paese, perché i due giovani avrebbero stuprato un tredicenne sotto la minaccia di un coltello.
Il sito dell’Isna, Agenzia di stampa studentesca dell’Iran (http://isna.ir), ha pubblicato le foto dell’esecuzione, avvenuta in piazza Edalat (Giustizia). Si vedono i due poveretti mentre vengono trasportati, i polsi uniti dalle manette, in una gabbia sistemata su un camion: accanto ai condannati, in lacrime, i giornalisti iraniani cui è stato concesso di intervistarli.
«Non sapevamo di aver commesso un reato punibile con la morte — avrebbe affermato uno dei due —. Da noi la violenza è normale. Se potessimo tornare indietro, non lo faremmo più». Un’altra immagine mostra uno dei giovani, gli occhi già coperti da una benda, mentre viene condotto sul luogo dell’esecuzione. L’ultima ritrae il momento in cui i boia, il viso completamente nascosto dal passamontagna, sistemano il cappio intorno al collo: i due ragazzi non piangono più, sembrano rassegnati al loro inevitabile destino.
L’Iran è uno dei 58 Paesi che, nel mondo, applicano ancora la pena di morte. Nel regime degli ayatollah, le femmine possono essere impiccate a partire dai nove anni, i maschi a partire dai quindici. Normalmente, la pena capitale viene emessa per reati come l’omicidio, lo stupro, la rapina a mano armata, l’adulterio, il traffico di droga e l’apostasia. Dunque, nel caso dei due giovani, la condanna a morte sarebbe «giustificata» dallo stupro del tredicenne. Tuttavia, riporta il sito di Outrage (www.outrage.org.uk), la notizia dell’esecuzione data per prima dall’agenzia Isna non farebbe alcun cenno al coinvolgimento di un tredicenne, citato invece dalla rivista Iran in Focus.
Perché, si chiede Outrage, tutta questa confusione nel riportare la notizia? E perché non viene mai citato il nome del tredicenne apparentemente coinvolto nella tragedia, quando, secondo la legge iraniana, anche le vittime dei reati sessuali devono comparire in tribunale?
In Italia, il deputato dei Ds Franco Grillini, presidente onorario dell’Arcigay, ha presentato ieri un’interrogazione parlamentare per chiedere al ministro degli Esteri Gianfranco Fini di intervenire sulle autorità di Teheran. Grillini «chiede al ministro degli Affari esteri se non intenda sottoporre alle autorità iraniane il disappunto del nostro Paese per le barbare esecuzioni di cui si è reso protagonista, se intenda invitare le autorità iraniane a non applicare la pena capitale, se non intenda avviare nell’immediato un forte intervento politico-diplomatico nelle istituzioni comunitarie e internazionali, per una moratoria universale contro la pena di morte».
Paolo Salom