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"... ma i nostri eserciti non sono venuti nelle vostre città e nelle vostre campagne come conquistatori o come nemici ma come liberatori."
No questo non il solito discorso di Bush, ripetuto in tv o davanti ai marines festanti, rivolto agli iracheni, è un'estrapolazione del discorso del generale Maude delle truppe britanniche, una volta entrato a Bagdad, alla popolazione, dopo la cacciata degli ottomani, il 19 marzo 1917.
La storia si ripete sempre dunque, anche nelle frasi retoriche dei generali.
Questo forse, è uno di quegli esempi più lucidi.
Occorre ripercorrere il cammino un pò indietro forse, per capire quale minestrone sia mai l'Iraq, quanto complessa sia quella realtà. Un paese che non è certo quello che ci hanno mostrato in tv. A cavallo tra l'800 e il 900, l'Iraq è terra dell'impero Ottomano, governata non certo con il guanto di velluto.
Fatta questa premessa, occorre capire che l'Iraq è considerata una vera e propria culla dello sciismo. In Iraq gli sciiti, sono sempre stati maggioranza e non hanno mai avuto il potere, mentre hanno sempre lottato per l'indipendenza della loro terra.
Come si è arrivati ad avere una maggiorana sciita nel paese, in contrasto ai sunniti ottomani ?
E' stato un processo iniziato almeno un paio di secoli fa, quando le tribù arabe venivano in terra irachena, dedite all'allevamento. Ben presto essi si sedentarizzarono, divenendo oggetto degli assalti delle tribù nomadi. Persero così, quelli che vengono chiamati da loro i valori "beduini".
I discendenti delle tribù nomadi, ancora osservanti tali principi, si ribellarono ai capi locali e al loro dispotismo. Fu così che iniziarono le conversioni in massa alla religione sciita, in quanto essa alle masse povere, offriva un appoggio e uno strumento alla lotta contro il dispotismo, in particolare contro il latifondismo introdotto dagli ottomani a favore degli sceicchi delle tribù.
Agli inizi del 900, gli sciiti erano già i 2/3 del paese, più o meno come oggi.
Abbiamo così l'Iraq attuale, con i discendenti degli allevatori e contadini sciiti e i sunniti, minoranza discendente dai cammellieri e dagli sceicchi latifondisti, diciamo gli aristocratici dell'Iraq.
La storia irachena è tutta caratterizzata dalla lotta per l'indipendenza e dal tentativo degli sciiti, che guidano questa lotta per l'autodeterminazione, di andare al potere, proprio come accade oggi ma ben presto al decadente impero Ottomano, si sostituì l'invasione franco-inglese.
Allora come oggi, l'intervento fu giustificato dalla necessità di liberare il popolo iracheno. Singolare come allora, gli sciiti per mano dei loro ayatollah, scrissero al presidente USA Wilson.
Perché a lui ?
Ebbene nei suoi 14 punti, nel 1918, il presidente americano stabilì l'esistenza della politica dei "mandati" e che contemporaneamente alle conquiste coloniali, si affermasse il principio di autodeterminazione dei popoli.
Wilson era il creatore della Società delle Nazioni, l'antenata dell'ONU e già allora quindi, avevamo la politica dei "mandati".
In virtù proprio di un mandato che Francia e Inghilterra, occupato l'Iraq, ieri, così come oggi, lo divisero in zone d'influenza e si proclamarono liberatori dall'oppressione ottomana, nei confronti del popolo iracheno. L'unica differenza tra ieri e oggi è che al mandato si è sostituita la formula della guerra preventiva.
Fu in virtù ancora, di quello che abbiamo su descritto, come uno dei famosi 14 punti di Wilson, che i capi sciiti scrissero appunto al presidente USA ben due missive, in modo che venisse riconosciuto il diritto degli iracheni, all'autodeterminazione e che gli americani intervenissero presso gli inglesi. Gli iracheni mal tolleravano l'occupazione inglese, anche se li aveva liberati dall'oppressione turca.
Così era ieri come è oggi.
In realtà non è che gli occupanti franco-inglesi, si mostrarono poi tanto amici. Già allora gli appetiti occidentali sulle risorse petrolifere irachene erano più vivi che mai.
Mi fermo qui con la storia, nel senso che rischio di allungare troppo il discorso. Vi basti sapere, che il mandato gli inglesi lo ebbero nel 1920, dopo appunto l'occupazione dell'Iraq e dal 1921 al 1958, in Iraq venne difatto imposta la monarchia, dopo la conferenza del Cairo del marzo del 1921, allora c'era già Churchill a presiedere.
Gli sciiti non andarono mai al potere, le loro richieste rimasero lettera morta.
Ma ce n'e anche per i curdi.
Brevemente, anche essi desiderosi di indipendenza, un bel giorno subirono la "sventura" di scoprire nei loro territori del Kurdistan, il petrolio. Fu così che gli inglesi li cooptarono nella nazione irachena ridisegnata a tavolino e di fatto legati ad una nazione araba. In un certo senso l'arabizzazione forzata dei curdi, l'hanno iniziata gli inglesi, prima di Saddam.
Per i curdi ieri, come oggi, l'autodeterminazione rimane una chimera. Si può vedere così, come non sia differente la storia di allora, con quella di oggi dell'Iraq e perché di questa presenza sciita così forte e sopratutto il perché della loro ostilità, della loro diffidenza. Diffidenza accresciutasi nel '91, nella I° guerra del Golfo. Allora si ribellarono a Saddam ma gli USA, rinunciarono a buttare giù il regime e voltarono difatto le spalle al popolo sciita.
Per Saddam fu un invito a nozze e prese a soffocare la rivolta nel sangue.
Oggi, il dopo guerra, vede un Iraq per niente pacificato, se mai potrà esserlo per come intendiamo noi pacificazione. Se nemmeno l'Italia è riuscita ancora a trovare un senso comune di appartenenza e di riappacificazione totale, dopo il '45, figuriamoci gli sciiti, con i sunniti.
Questa guerra non ha ancora trovato un senso e mai lo troverà realmente, se non si trovano le famose armi di distruzione di massa, per le quali mi sembra che il Pentagono, non dico ci abbia messo un pietra sopra ma se il discorso passasse in cavalleria come si dice ...
Si potrebbe obiettare con la questione del pericolo terrorista, 11 settembre ecc... ma intanto i legami tra Bin Laden e Saddam, erano gli stessi che c'erano tra suocera e nuora.
Bin Laden preferì annunciare l'appoggio a Saddam, piuttosto che vedere l'Iraq in mano infedele. Piuttosto che ... appunto, essendo i due leader, due opposte facce della stessa medaglia. Entrambi con l'ambizione del califfato ma uno agente su un terreno squisitamente religioso, l'altro laico. Una specie di Gioberti e Mazzini in versione araba, scusate la forzatura. L'empio Saddam, il sunnita della elite, della minoranza ricca del paese, nemico dell'Iran, dove la rivoluzione sciita invece, si è compiuta.
In questi giorni, giungono notizie poco confortanti dall'Iraq, dove si moltiplicano le manifestazioni e le azioni violente verso i soldati alleati, sopratutto americani, dando l'impressione che il controllo del territorio sia una questione piuttosto vaga ancora.
Gli sciiti dopo secoli, vogliono il potere dunque. La democrazia che verrà se pure verrà, che genere di democrazia sarà, se non sul modello iraniano ? Gli sciiti sono per uno stato islamico innanzitutto e della democrazia potrebbe anche non fregargliene, anzi a tal proposito, molto bello l'articolo di Sartori sul Corriere qualche settimana fa, "liberi di scegliersi anche una dittatura", era più o meno il concetto espresso dall'ottimo Sartori.
Ritengo quindi che l'azione americana in Iraq, contenga due vulnus principali, che stanno appunto dando debolezza al progetto stesso in maniera ormai visibile.
Il primo è che gli americani, non avevano pianificato credo nulla, sul piano politico, se non in maniera molto superficiale, credendo di conoscere le cose o non so pensando cosa. Certo che hanno e stanno dimostrando una conoscenza molto superficiale dell'Iraq e della psicologia del suo popolo.
Forse avrebbero dovuto ricorrere di più agli inglesi, maggiori conoscitori del luogo. Il fallimento politico si è concretizzato con il ritiro del loro generale pensionato, rispolverato da qualche vecchia soffitta del Pentagono, poco amato da subito. Mai presenza fu più effimera nella storia colonialista o neocolonialista o presunta tale.
Ma anche l'arcipelago sciita non scherza. Dalle ali più moderate a quelle più estremiste. Insomma ho il timore che in Iraq, combiniamo un Afghanistan due, quando dopo mandati via i sovietici, ci siamo ritrovati con 10 anni di repressione talebana, creando un ambiente ideale per Bin Laden.
L'alternativa è rimettere gli sciiti nel ghetto, per un altro secolo ? Chi li tiene a bada ?
No questo non il solito discorso di Bush, ripetuto in tv o davanti ai marines festanti, rivolto agli iracheni, è un'estrapolazione del discorso del generale Maude delle truppe britanniche, una volta entrato a Bagdad, alla popolazione, dopo la cacciata degli ottomani, il 19 marzo 1917.
La storia si ripete sempre dunque, anche nelle frasi retoriche dei generali.
Questo forse, è uno di quegli esempi più lucidi.
Occorre ripercorrere il cammino un pò indietro forse, per capire quale minestrone sia mai l'Iraq, quanto complessa sia quella realtà. Un paese che non è certo quello che ci hanno mostrato in tv. A cavallo tra l'800 e il 900, l'Iraq è terra dell'impero Ottomano, governata non certo con il guanto di velluto.
Fatta questa premessa, occorre capire che l'Iraq è considerata una vera e propria culla dello sciismo. In Iraq gli sciiti, sono sempre stati maggioranza e non hanno mai avuto il potere, mentre hanno sempre lottato per l'indipendenza della loro terra.
Come si è arrivati ad avere una maggiorana sciita nel paese, in contrasto ai sunniti ottomani ?
E' stato un processo iniziato almeno un paio di secoli fa, quando le tribù arabe venivano in terra irachena, dedite all'allevamento. Ben presto essi si sedentarizzarono, divenendo oggetto degli assalti delle tribù nomadi. Persero così, quelli che vengono chiamati da loro i valori "beduini".
I discendenti delle tribù nomadi, ancora osservanti tali principi, si ribellarono ai capi locali e al loro dispotismo. Fu così che iniziarono le conversioni in massa alla religione sciita, in quanto essa alle masse povere, offriva un appoggio e uno strumento alla lotta contro il dispotismo, in particolare contro il latifondismo introdotto dagli ottomani a favore degli sceicchi delle tribù.
Agli inizi del 900, gli sciiti erano già i 2/3 del paese, più o meno come oggi.
Abbiamo così l'Iraq attuale, con i discendenti degli allevatori e contadini sciiti e i sunniti, minoranza discendente dai cammellieri e dagli sceicchi latifondisti, diciamo gli aristocratici dell'Iraq.
La storia irachena è tutta caratterizzata dalla lotta per l'indipendenza e dal tentativo degli sciiti, che guidano questa lotta per l'autodeterminazione, di andare al potere, proprio come accade oggi ma ben presto al decadente impero Ottomano, si sostituì l'invasione franco-inglese.
Allora come oggi, l'intervento fu giustificato dalla necessità di liberare il popolo iracheno. Singolare come allora, gli sciiti per mano dei loro ayatollah, scrissero al presidente USA Wilson.
Perché a lui ?
Ebbene nei suoi 14 punti, nel 1918, il presidente americano stabilì l'esistenza della politica dei "mandati" e che contemporaneamente alle conquiste coloniali, si affermasse il principio di autodeterminazione dei popoli.
Wilson era il creatore della Società delle Nazioni, l'antenata dell'ONU e già allora quindi, avevamo la politica dei "mandati".
In virtù proprio di un mandato che Francia e Inghilterra, occupato l'Iraq, ieri, così come oggi, lo divisero in zone d'influenza e si proclamarono liberatori dall'oppressione ottomana, nei confronti del popolo iracheno. L'unica differenza tra ieri e oggi è che al mandato si è sostituita la formula della guerra preventiva.
Fu in virtù ancora, di quello che abbiamo su descritto, come uno dei famosi 14 punti di Wilson, che i capi sciiti scrissero appunto al presidente USA ben due missive, in modo che venisse riconosciuto il diritto degli iracheni, all'autodeterminazione e che gli americani intervenissero presso gli inglesi. Gli iracheni mal tolleravano l'occupazione inglese, anche se li aveva liberati dall'oppressione turca.
Così era ieri come è oggi.
In realtà non è che gli occupanti franco-inglesi, si mostrarono poi tanto amici. Già allora gli appetiti occidentali sulle risorse petrolifere irachene erano più vivi che mai.
Mi fermo qui con la storia, nel senso che rischio di allungare troppo il discorso. Vi basti sapere, che il mandato gli inglesi lo ebbero nel 1920, dopo appunto l'occupazione dell'Iraq e dal 1921 al 1958, in Iraq venne difatto imposta la monarchia, dopo la conferenza del Cairo del marzo del 1921, allora c'era già Churchill a presiedere.
Gli sciiti non andarono mai al potere, le loro richieste rimasero lettera morta.
Ma ce n'e anche per i curdi.
Brevemente, anche essi desiderosi di indipendenza, un bel giorno subirono la "sventura" di scoprire nei loro territori del Kurdistan, il petrolio. Fu così che gli inglesi li cooptarono nella nazione irachena ridisegnata a tavolino e di fatto legati ad una nazione araba. In un certo senso l'arabizzazione forzata dei curdi, l'hanno iniziata gli inglesi, prima di Saddam.
Per i curdi ieri, come oggi, l'autodeterminazione rimane una chimera. Si può vedere così, come non sia differente la storia di allora, con quella di oggi dell'Iraq e perché di questa presenza sciita così forte e sopratutto il perché della loro ostilità, della loro diffidenza. Diffidenza accresciutasi nel '91, nella I° guerra del Golfo. Allora si ribellarono a Saddam ma gli USA, rinunciarono a buttare giù il regime e voltarono difatto le spalle al popolo sciita.
Per Saddam fu un invito a nozze e prese a soffocare la rivolta nel sangue.
Oggi, il dopo guerra, vede un Iraq per niente pacificato, se mai potrà esserlo per come intendiamo noi pacificazione. Se nemmeno l'Italia è riuscita ancora a trovare un senso comune di appartenenza e di riappacificazione totale, dopo il '45, figuriamoci gli sciiti, con i sunniti.
Questa guerra non ha ancora trovato un senso e mai lo troverà realmente, se non si trovano le famose armi di distruzione di massa, per le quali mi sembra che il Pentagono, non dico ci abbia messo un pietra sopra ma se il discorso passasse in cavalleria come si dice ...
Si potrebbe obiettare con la questione del pericolo terrorista, 11 settembre ecc... ma intanto i legami tra Bin Laden e Saddam, erano gli stessi che c'erano tra suocera e nuora.
Bin Laden preferì annunciare l'appoggio a Saddam, piuttosto che vedere l'Iraq in mano infedele. Piuttosto che ... appunto, essendo i due leader, due opposte facce della stessa medaglia. Entrambi con l'ambizione del califfato ma uno agente su un terreno squisitamente religioso, l'altro laico. Una specie di Gioberti e Mazzini in versione araba, scusate la forzatura. L'empio Saddam, il sunnita della elite, della minoranza ricca del paese, nemico dell'Iran, dove la rivoluzione sciita invece, si è compiuta.
In questi giorni, giungono notizie poco confortanti dall'Iraq, dove si moltiplicano le manifestazioni e le azioni violente verso i soldati alleati, sopratutto americani, dando l'impressione che il controllo del territorio sia una questione piuttosto vaga ancora.
Gli sciiti dopo secoli, vogliono il potere dunque. La democrazia che verrà se pure verrà, che genere di democrazia sarà, se non sul modello iraniano ? Gli sciiti sono per uno stato islamico innanzitutto e della democrazia potrebbe anche non fregargliene, anzi a tal proposito, molto bello l'articolo di Sartori sul Corriere qualche settimana fa, "liberi di scegliersi anche una dittatura", era più o meno il concetto espresso dall'ottimo Sartori.
Ritengo quindi che l'azione americana in Iraq, contenga due vulnus principali, che stanno appunto dando debolezza al progetto stesso in maniera ormai visibile.
Il primo è che gli americani, non avevano pianificato credo nulla, sul piano politico, se non in maniera molto superficiale, credendo di conoscere le cose o non so pensando cosa. Certo che hanno e stanno dimostrando una conoscenza molto superficiale dell'Iraq e della psicologia del suo popolo.
Forse avrebbero dovuto ricorrere di più agli inglesi, maggiori conoscitori del luogo. Il fallimento politico si è concretizzato con il ritiro del loro generale pensionato, rispolverato da qualche vecchia soffitta del Pentagono, poco amato da subito. Mai presenza fu più effimera nella storia colonialista o neocolonialista o presunta tale.
Ma anche l'arcipelago sciita non scherza. Dalle ali più moderate a quelle più estremiste. Insomma ho il timore che in Iraq, combiniamo un Afghanistan due, quando dopo mandati via i sovietici, ci siamo ritrovati con 10 anni di repressione talebana, creando un ambiente ideale per Bin Laden.
L'alternativa è rimettere gli sciiti nel ghetto, per un altro secolo ? Chi li tiene a bada ?