Un altra notizia un po vecchia...
di Beniamino Natale – Ansa - 28 ottobre
La Cina ha affermato oggi che non usera' la sua posizione di quasi-monopolio nella produzione di ''terre rare'' come uno ''strumento di contrattazione'' nei rapporti con gli altri Paesi, mentre gli Stati Uniti hanno sottolineato che il commercio dei preziosi minerali deve proseguire ''senza interferenze''. Parlando alle Hawai in una conferenza stampa, il segretario di Stato americano Hillary Clinton ha affermato di ''non essere al corrente'' della dichiarazione di intenzioni di Pechino, ma di augurarsi che essa stia ad indicare ''che il commercio di questi importanti materiali continuera' senza interruzioni e senza alcuna interferenza''. ''Questo episodio deve servire da campanello di allarme...quindi diamo il benvenuto alla dichiarazione dei cinesi che riprenderanno le normali operazioni commerciali, ma penso che tutto il mondo debba cercare forniture addizionali''. Le ''terre rare'' sono 17 minerali usati, tra l'altro nella produzione di energia pulita, di computer, di laser e di armamenti sofisticati. La Cina produce attualmente il 97% delle terre rare che sono sul mercato. Giacimenti dei minerali esistono in molti altri Paesi, tra cui gli Stati Uniti e l' Australia, ma non sono mai sfruttati anche perche' la Cina ne ha contenuto fino a quest'anno il prezzo sfruttando il vantaggio che le viene dato dal basso costo del lavoro. Lo sfruttamento dei giacimenti della Cina e' iniziato in modo sistematico negli ottanta, quando l'iniziatore delle riforme economiche Deng Xiaoping dichiaro' che ''se il Medio Oriente ha il petrolio, la Cina ha le terre rare''. Anticipando tutti gli altri, Pechino ha cosi' raggiunto una situazione di monopolio nonostante disponga solo del 20-30% delle risorse mondiali. Dall'inizio dell'anno, a causa della crescente domanda, il prezzo dei minerali si e' decuplicato, spingendo alcuni Paesi ad aumentare gli investimenti per lo sfruttamento dei loro giacimenti. Le preoccupazioni degli Usa che oggi, tra l'altro, hanno confermato l'incontro previsto a novembre fra il presidente Barack Obama e il suo omologo Hu Jintao, sono condivise dall'Unione Europea e dal Giappone, le cui imprese sono fortemente dipendenti dalle forniture di terre rare dalla Cina. Tokyo ha affermato che la riduzione delle esportazioni da parte della Cina ha una valenza politica, dato che si e' accentuata dopo l' esplosione della crisi diplomatica tra i due Paesi provocata dalla collisione tra un peschereccio cinese e una motovedetta giapponese nei pressi delle Senkaku/Diaoyu, un gruppo di isole rivendicate da entrambi i Paesi nel mar della Cina orientale. ''Le imprese giapponesi sono nel panico...io penso che si tratti di un problema strettamente economico'', ha sostenuto Jon Hykawy, un esperto canadese del commercio internazionale di minerali. Il portavoce del ministero dell'industria e della tecnologia informatica cinese, Zhu Hongren, in una conferenza stampa a Pechino, ha affermato che la Cina non solo non vuole usare i minerali come strumento politico, ma al contrario ''spera di collaborare con gli altri Paesi nell'uso delle terre rare sulla base della convenienza reciproca e per proteggere congiuntamente questa risorsa non rinnovabile''. Hillary Clinton, che era affiancata dal ministro degli Esteri giapponese, ha precisato che ''siccome siamo coscienti dell'importanza di questi minerali...i nostri Paesi dovranno cercare altre fonti di rifornimento''. Un'impresa giapponese, la Japan Nidec, ha annunciato di aver cominciato a produrre motori che non hanno bisogno delle terre rare per ridurre la sua dipendenza da questi minerali. Le quotazioni in Borsa delle imprese potenzialmente capaci di produrre i minerali al di fuori della Cina sono schizzate verso l'alto dallo scorso luglio, quando la Cina ha annunciato che avrebbe ridotto le esportazioni nella seconda meta' dell'anno.