LA BICI INCARNA IL MITO DELL'UOMO LIBERO

Coronavirus in Italia: 3.858 contagiati, 148 morti e 414 guariti

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In Italia Matteo Salvini è indagato per sequestro di persona per aver ritardato di alcuni giorni
lo sbarco dei migranti dalle navi ONG.

Bene, ma sapete cosa è normale e perfettamente legittimo negli altri stati colpiti dal fenomeno migratorio?



SPAGNA. Sappiamo che la Spagna ha un problema di violazione dei confini marittimi e terrestri,
soprattutto nelle due enclave nord africane di Ceuta e Melilla, dove periodicamente vi sono sbarchi o passaggi attraverso le barriere di frontiera.

Dal 2014 la Spagna effettua, senza nessun problema delle “Espulsioni in flagranza“per cui chi passa la frontiera
viene IMMEDIATAMENTE espulso , senza possibilità di presentare domanda di asilo nel momento dell’arresto ed espulsione.

Quindi chi passa la frontiera sa di non avere possibilità di accettazione.

Tutto questo è stato confermato come legittimo dalla Corte di Giustizia Europea.

Nulla distingue un’espulsione in flagranza in Spagna da quella che potrebbe fare l’Italia
su chi sbarca con mezzi propri o viene sbarcato dalle ONG.

Si tratta solo di una questione di volontà.



GRECIA. In Grecia, di fronte alla minaccia di un assalto in massa di migranti, forzati a muoversi anche dalla manto turca,
i greci, hanno SOSPESO IL DIRITTO DI ASILO in modo secco e brutale.

I migranti sono stati respinti con l’aiuto di rinforzi di polizia,esercito e perfino delle popolazione locale ai confini terrestri.

Ai confini marittimi i gommoni vengono invitati, anche con le cattive, a tornare indietro,
altrimenti vengono affondati e le persone riportate oltre confine.

Il tutto avviene con il benestare della UE, i cui alti funzionari hanno visitato i luoghi.

La guardia costiera ha perfino sparato colpi di avvertimento per fermare le barche.

Tutto questo è PERFETTAMENTE LEGITTIMO; anzi approvato dalla UE.

Quindi ci chiediamo, semplicemente: perchè Salvini rischia un processo
per aver preso una misura minima se confrontata con quella di altri stati ?

Non sarà per lo stesso motivo per cui noi abbiamo spedito le maschere sanitarie in Cina
e gli altri paesi le hanno invece sequestrate e ne hanno vietato l’esportazione?

Cioè che la nostra macchina pubblica non agisce per il bene dei cittadini,
ma al servizio di un pregiudizio ideologico fondamentalmente stupido ed autodistruttivo.
 
Il governo sta cercando di mostrare che l’epidemia in Italia non è più grave
che negli altri paesi europei, dove starebbero cercando di nascondere i veri dati.

Così facendo cerca di attenuare le responsabilità del governo e del suo premier.

Dai dati emerge infatti un fatto incontrovertibile: che laddove, come in Italia, il governo ha fatto la sciocchezza propagandistica
(e in linea con l’antirazzismo ideologico della prima ora che diceva “abbracciate un cinese” e “dalli al fascioleghista che vuole le quarantene per i cinesi”)
di bloccare i voli dalla Cina (privandosi della possibilità di controllare tutti coloro che di conseguenza avrebbero scelto voli indiretti),
è scoppiata un’epidemia che al 4 marzo aveva fatto registrare 3.089 di contagiati (di cui 107 morti e 276 guariti).

Laddove invece, come in Germania Inghilterra e Francia, quella stupidaggine non è stata fatta
(e le autorità sanitarie hanno controllato con più ragionevolezza e meno propaganda gli arrivi diretti e indiretti e adottato le quarantene),
siamo intorno a soli 200 casi positivi, come in Germania e Francia, e in Inghilterra solo 40.

Una ragione ci sarà.

Il governo italiano - in sostanza - nella sua prima fase propagandistica di antirazzismo ideologico
(quando invece di contrastare il coronavirus si pretendeva di contrastare quello inesistente del razzismo e del fascioleghismo!)
ha fatto “scappare i buoi” per cui, in seguito, ha dovuto inseguirli ed eseguire “tamponi di massa” (a oggi circa 25 mila)
anche a tutti coloro che avevano avuto contatti con loro.

Da quella sciagurata e dissennata scelta iniziale è poi derivata la tardiva e improvvisa decisione di “chiudere la stalla”
accompagnata da drammatizzazioni e sovraesposizioni mediatiche personali del premier.

I cosiddetti suoi “errori di comunicazione” sembrano in realtà un eufemismo che copre una cosciente linea propagandistica (e narcisista),
che, a quanto pare, è l’ordinario e principale metodo di lavoro del premier Conte.

Un uomo che sa di avere un deficit di legittimità e cerca disperatamente di acquistarla ad ogni costo con mezzi mediatici.

Si spiega così perché la propaganda e la ricerca dell’immagine
siano state per ben due mesi le sue uniche dimensioni politiche e le sue uniche possibilità operative.
 
I dati dei consumi energetici indicano che l’Italia produttiva industriale, per ora tiene duro.

Come avrebbero detto i vecchi piemontesi “Bogia Nen” “Non mollare” stringi i denti e vai avanti.

I dati energetici aggiornati a ieri indicano come i consumi siano in linea con gli anni precedenti,
segno che la parte manifatturiera dell’economia italiana tiene, ed è qualcosa da cui ripartire.

Questi sono i consumi elettrici (effettivi e previsti ex ante, ma vedete come si tratta di due valori quasi paralleli) italiani dal 1/1/2018 al 4/3/2020:



Come vedete i consumi sia attesi sia effettivi sono in linea con gli anni precedenti, tenendo anche conto di fattori di carattere stagionale.

Per fare un confronto vediamo la situazione della produzione energetica della Cina sino a pochi giorni fa,
esemplificata attraverso il consumo di carbone



Un paese dove le aziende sono aperte, nonostante tutto, e la gente che può va a lavorare, nonostante tutto,
nonostante anche i rischi, meriterebbe qualcosa di più della nostra classe politica.

Ad essere colpito sarà soprattutto il settore del Turismo, che risulta azzerato,
e ci saranno comunque sicuramente delle ricadute sul manifatturiero, ma più lente.

Bisogna rilanciare la domanda interna, in modo che la macchina manifatturiera, che vuole sopravvivere , possa sopravvivere.

Bisogna andare in vacanza in Italia ed organizzare occasioni, per la prossima estate, quando tutto questo sarò passato, in Italia.

Bisogna dare speranza. I 7,5 miliardi promessi (attenzione, poi bisognerà discutere con Bruxelles)sono più di 3,6, ma sono ancora pochi.

Il manifatturiero sarà colpito con l’arrivo del virus negli USA e, pesantemente,negli altri paesi europei, dove, per ora, si fa quasi finta di niente.

Mi ricordo un bel film , “Il Nemico alle Porte”, nel quale, alla fine, si fa notare a Krushev che, per resistere, non basta fucilare i generali.
Bisogna dare speranza, speranza positiva.

Ecco, ci vuole rinnovamento e speranza. Date speranza.
 
E siamo proprio dei coglioni a restarci dentro.

Le 8 lezioni che il Coronavirus ci ha dato sull’Europa e sul neoliberismo


La numero 1: Un paese senza sovranità monetaria può gestire le questioni ordinarie
e forse le crisi bancarie ma non può gestire situazioni di gravi emergenza, di crisi, di epidemie o pandemie.
Non ha i mezzi per farlo.

2) Il sistema monetario europeo è congegnato per sacrificare i popoli sull’altare del Dio mercato.
L’aumento dei tassi di interesse per finanziarsi, a cui sono soggetti in questi giorni i paesi più colpiti dall’emergenza come l’Italia,
dimostra che, invece di dare soccorso agli stati colpiti, drenano via le risorse verso i mercati finanziari.

3) Il Coronavirus ci ha insegnato che i burocrati europei sono degli sciacalli disposti a sacrificare il paese purché non si sforino i loro vincoli.
Non ho sentito dire, per esempio, che a causa dell’emergenza è sospesa la contribuzione dell’Italia al Mes,
anzi stanno approfittando della confusione generale per ultimarne la riforma.
Non ho sentito dire che è sospeso il pareggio di bilancio, o i vincoli del fiscal compact.
Non ho sentito dire nemmeno che l’Italia può interrompere la sua contribuzione netta all’Europa.
Noi ci troveremo anche quest’anno a mandare in Europa molti più miliardi di quelli che riceviamo
nonostante abbiamo una epidemia in corso ed ospedali non attrezzati.

4) L’unione europea intesa come popoli uniti e solidali non esiste.
I francesi hanno appena dimostrato con lo spot sulla pizza quanto possano essere spietati nei nostri confronti
e quanto non perdano occasione per contribuire a mettere in ginocchio il made in italy e l’immagine del nostro paese.

5) L’apertura dei confini voluta dall’Unione europea è solo una questione retorica ed ipocrita.
I confini devono essere spalancati se servono per portare migranti in Italia.
Ma se la questione Coronavirus nel nostro paese dovesse continuare a prendere piede, ci ritroveremo i confini europei blindati per gli Italiani.

6) Al netto delle emergenze bancarie per le quali hanno istituito per lo meno 3 fondi e tante diverse risoluzioni.
Non esiste un fondo nato per salvare i popoli dalle emergenze.
Non esiste un commissario capace di gestirle dopo aver coordinato i diversi paesi, con risoluzioni univoche e condivise.
Vige la regola del si salvi chi può.

7) La retorica del razzismo e del fascismo che sappiamo bene che non esiste e che fortunatamente non tornerà più,
viene usata però contro chiunque voglia mettere in campo azioni di buon senso per tutelare la popolazione,
come l’esigenza di mettere in quarantena le persone che tonavano dalla Cina, e chiudere i porti.
Stiamo già subendo le conseguenze drammatiche per aver ritardato la prima soluzione,
e sono certo che anche la chiusura dei porti agli sbarchi, avverrà quando sarà troppo tardi,
perché farlo prima verrebbe considerato razzista da parte della UE e dei suoi sudditi italiani.

8) Il coronavirus ci ha insegnato che chi crede nel sogno europeo non è un sognatore ma uno che non si è mai svegliato.



Deficit: il gioco delle tre carte

Ci siamo fatti fregare ancora una volta.

L’Unione Europea ci ha rifilato nuovamente il gioco delle tre carte; i nostri politici complici si sono finti giocatori della medesima partita, distraendoci.

Ricordate la battaglia per il deficit del 2019 ?

Il governo gialloverde lottava per ottenere un misero 2,4% nel rapporto tdeficit/pil mentre l’Europa ci concedeva soltanto un ridicolo 2,04%.

Bene.

Ieri sono arrivati i dati Istat: il deficit del 2019 è stato del 1,6%.
Ossia 0,4% di deficit in meno rispetto a quanto imposto dalla UE.
Il che in soldoni vuol dire che avremmo potuto spendere 8 miliardi in più
o fare dei tagli di tale importo per fare respirare i cittadini e le imprese e non l’abbiamo fatto.

Come ci sono riusciti? con un semplice trucco contabile con i complici giusti a fare da piantone nei ministeri.

Hanno sovrastimato le spese e sottostimato le entrate, non per un errore tecnico,
che sarebbe stato troppo eclatante ma per una scelta politica.

Noi ci siamo fidati ancora una volta dei dati preliminari della Unione Europea e dei tecnici compiacenti.

Ed abbiamo bruciato 8 miliardi di un deficit che era già di per sé ridicolo al 2,04%.

Ora l’Unione europea farà comparire di nuovo la carta vincente nel mazzo per dimostrare che abbiamo perso
perché non siamo stati abbastanza bravi e non perché siamo stati vittima di un imbroglio.

E cosa hanno pensato di fare? accordare un misero 0,2% di deficit in più (circa 3,6 miliardi) per far fronte all’emergenza coronavirus.
Ma come abbiamo visto, noi avremmo avuto ancora a disposizione uno 0,4%.

Loro fingono di concederci un ridicolo 0,2% che come al solito era già nostro.

La fregatura del MES

Con il Mes l’Italia ha sottoscritto per 125 miliardi di euro ad un fondo per salvare le banche di altri paesi.

Ne ha già versati 15,vale a dire 15 Mila Milioni di euro.

Nei fondi che hanno preceduto il mes e tramite accordi bilaterali ne avevamo gia versati altri 43.

Ossia 43 Mila Milioni di Euro (metto il grafico nei commenti).

Per il Monte dei Paschi di Siena, i Monti Bond prevedevano 4 miliardi dei cittadini uno sull’altro.
Ogni anno diamo all’Europa circa 11 Miliardi di euro e ce ne restituiscono solo 6.

Per l’emergenza coronavirus, invece, l’Unione Europa ha autorizzato lo 0,2% di deficit.

Sapete cosa vuol dire? Solo 3 miliardi e mezzo per far fronte ad una epidemia. Ma non solo.
Questi soldi non è che ce li hanno dati loro, come abbiamo fatto noi in tutti i fondi che ho spiegato prima,
ma ci permettono di spenderli a deficit. Ossia di prenderli in prestito pagando gli interessi.

Questa è l’Unione Europea.
 
L’evoluzione dei casi, aggiornata al 3 marzo perché le statistiche vengono elaborate su dati consolidati:

un contagiato giovedì 20 febbraio,
poi 33 il 21,
114 il 23,
172 il 24 (più 51%),
240 il 25 (più 40%),
305 il 26 (più 27%);
403 il 27 (più 32%),
531 il 28 (più 32%),
615 il 29 (più 16%),
984 il primo marzo (più 60%),
1.245 il 2 (più 27%) e
1.520 il 3 (più 22%).

Il 12% sono operatori sanitari.
Per il 23% i malati sono della «Zona Rossa» che coincide con il Lodigiano,
il 6% di Nembro e Alzano,
il 5% di Cremona
e il 66% del resto della Lombardia a riprova che il Coronavirus si è allargato ovunque.

L’aumento dei positivi al tampone va di pari passo con gli ospedali che si riempiono,
mettendo sotto stress i Pronto soccorso, i reparti costretti a sospendere le attività di ricovero ordinarie
e le terapie intensive e sub-intensive dove finiscono dal 10 al 15% degli ammalati.

Per capire di cosa stiamo parlando basta vedere i dati in serie.

Crescita del numero di ricoverati non in terapia intensiva dal 24 febbraio:

77,
104 (più 35%),
105 (più 1%),
172 (più 64%),
235 (più 37%),
256 (più 9%),
478 (più 87 %),
698 (più 46%).

E ancora i pazienti in Rianimazione da lunedì 24 febbraio:

21,
24 (più 14%),
25 (più 4%),
41 (più 64%),
57 (più 39%),
80 (più 40%),
106 (più 33%),
129 (più 22%),
167 (più 29%).

Di qui la necessità di aumentare la capacità recettiva del sistema sanitario.

Servono 200 nuovi posti in Rianimazione, 100 in Terapia sub-intensiva, 150 in pneumologia, 100 nelle Malattie infettive.

Di qui anche la raccomandazione all’auto-isolamento di tutti sintomatici:

«Se hai la febbre stai a casa!», è l’invito rivolto a ciascuno di noi.

Sembra una raccomandazione banale ma evidentemente, se continua ad essere ripetuta, è perché c’è il dubbio che in troppi non la seguano.
 
Oh Giuseppi, ma quando torni a casina!!! Ad ognuno il suo mestiere!
Tu fà l'avvocato e lei fà l'anestesista....le due attività non sono intercambiabili....vedi un pò tu!

Ricordate quando Giuseppe Conte puntò il dito contro la "gestione di una struttura ospedaliera non del tutto propria
secondo i protocolli prudenti che si raccomandano in questi casi"?

Il premier ce l'aveva con l'ospedale di Codogno, primo nosocomio che s'è trovato tra le mani un caso di coronavirus.

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Le accuse del primo ministro provocò l’indignazione della regione Lombardia
e costò la rottura delle relazioni sin lì amichevoli tra Stato e Enti locali nella gestione dell'emergenza.

Come spesso accade, l'inciampo è poi finito nel calderone delle notizie superate perché c’è altro a cui pensare.
Ma se a sbugiardare nei fatti Conte è l'anestesista che ha "scoperto" Covid-19 sul "paziente 1", allora le cose cambiano.

Lei è Annalisa Malara, 38enne dottoressa a Codogno che in un'intervista a Repubblica ha ripercorso quelle convulse ore nel Lodigiano.
Tutto inizia il 14 di febbraio, quando Mattia, un giovane atleta in ottima salute, contrae la "solita influenza" che però non passa.

"Il 18 è venuto in pronto soccorso a Codogno e le lastre hanno evidenziato una leggera polmonite - spiega l'anestesista -
Il profilo non autorizzava un ricovero coatto e lui ha preferito tornare a casa.
Questione di poche ore: il 19 notte è rientrato e quella polmonite era già gravissima"

Il viavai di Mattia dal nosocomio è probabilmente la causa della rapida propagazione del virus tra medici e pazienti dell'ospedale.
Questo è innegabile. Ma la catena di contagi non era evitabile, o almeno non seguendo il protocollo previsto dal governo.

Il 38enne infatti mostrava una "polmonite apparentemente banale" e nulla faceva pensare al coronavirus.
Per arrivare alla diagnosi, la dottoressa Malara è dovuta "entrare nell’ignoto".
Bisognerebbe lodarla, non accusarla di chissà cosa.

La circolare ministeriale in quel momento vigente (quella del 27 gennaio) forniva infatti disposizioni chiare ai medici in reparto:
era da considerarsi un "caso sospetto" di coronavirus solo la persona con una "infezione respiratoria acuta grave"
(non Mattia, almeno il primo giorno) che fosse anche stata in "aree a rischio della Cina nei 14 giorni precedenti all’insorgenza"
dei sintomi o che avesse avuto contatti con in "caso probabile o confermato da nCoV".


Il 38enne però non aveva dichiarato di aver viaggiato negli ultimi giorni, né di aver incontrato infetti.
Per questo non è stato disposto il ricovero coatto, né il tampone.
Solo grazie all'intuito della dottoressa Malara si è arrivati alla soluzione del caso.

"Ho chiesto un'altra volta alla moglie se Mattia avesse avuto rapporti riconducibili alla Cina - spiega -
Le è venuta in mente la cena con un collega, quello poi risultato negativo".

Neppure dare il via libera all'analisi è stato semplice.
L'anestesista ha dovuto "chiedere l'autorizzazione all'azienda sanitaria" e assumersi la responsabilità
di realizzare tampone, perché "i protocolli italiani non lo giustificavano".

Se nel frattempo il virus si è propagato non è dunque colpa di chi veste un camice.

Né di una "gestione di una struttura ospedaliera non del tutto propria secondo i protocolli".

Anzi: a sentire le parole della dottoressa, sarebbe proprio colpa di quelle disposizioni se l'infezione non è stata scovata prima:

"Verso le 12.30 del 20 gennaio i miei colleghi ed io abbiamo scelto di fare qualcosa che la prassi non prevedeva.
L'obbedienza alle regole mediche è tra le cause che ha permesso a questo virus di girare indisturbato per settimane".

La pensa allo stesso modo anche il primario del Pronto Soccorso, Stefano Paglia,
che dà atto alla collega di aver "forzato il protocollo":

"La verità - dice - è che a Codogno, grazie a una straordinaria e anonima dottoressa con qualità cliniche di altissimo livello, l'Italia ha scoperto l'epidemia".

Checché ne dica "Giuseppi".
 
Il Coronavirus serve anche a mostrare quanto profondamente superficiale
sia la nostra classe politica, in generale, ma specificamente quella al governo.

Il buon Conte, ed il pessimo Gualtieri
(vera testa di legno nelle mani dei Dombrovskis e dei vari poteri finanziari, come dimostra la sua direttiva, ancora viva , sugli NPL)
hanno proposto prima un pacchetto da 3,2 miliardi, poi corretto a 3,6 miliardi di euro.

La cifra era ridicola (qualcuno gli avrò messo in mano un bigliettino con scritto che solo il turismo estero sono 40 miliardi),
ed allora, in un momento di lucidità, ha raddoppiato gli stanziamenti e da 3,6 si è passati a 7,5 miliardi
(ma solo 6,8 di maggior deficit, per cui gli altri sono tagli e taglietti).

Il problema è che 7,5 miliardi sono ancora pochi,perfino per i soli problemi del turismo,
con Milano che ha cancellato 80% delle presenze negli alberghi e Roma che è mezza vuota.

Andare in TV con il maglioncino a creare Zone Rosse farà figo, ma, ad occhio, ha causato un 50 miliardi di danno,
fra turismo estero e servizi come ristorazione ed alla persona.

Inoltre ci sono due problemi enormi che si porranno nel prossimo futuro:

  • il Made in Italy, il cui nome è sporcato dalla gestione della crisi;
  • il manifatturiero, che, essendo guidato dall’export(grazie Europa, grazie modello tedesco…)
  • risentirà pesantemente nei prossimi mesi della crisi quando il morbo inizierà a colpire il Nord America, nostro principale mercato.
C’è però un lato positivo. Il governo raddoppia la cifra con regolarità, per cui mi aspetto
che giunga a proporre 15 miliardi la prossima settimana e 30 entro fine marzo,
giungendo quindi ad una cifra più o meno adeguata ALMENO per il settore turistico, entro la fine di marzo…

Però si porranno due problemi:

  • questa cifra non sarà comunque sufficiente per la successiva crisi del settore manifatturiero;

  • si tratta di circa un 1,5% di PIL di defici in più, tendente al 2% Verrà un colpo a Dombrovsksis?

  • E soprattutto, chi pagherà alla fine ?
 
L’agenzia stampa cinese Xinhua, “Nuova Cina”, ha pubblicato un interessante articolo che,
mentre si avvicina lo scoppio dell’epidemia anche negli USA,
viene a ricattare sottilmente Washington, ponendo in luce quanto, in realtà, sia ora fragile ed in mano a Pechino.

Il pezzo è nell’edizione cinese, quindi più riservato all’interno, ma ci fornisce una bella idea dei pensieri di Pechino.

Leggiamo direttamente:

Se la Cina si vendicherà contro gli Stati Uniti in questo momento (sulla cancellazione dei viaggi dalla Cina) ,
oltre a annunciare un divieto di viaggio negli Stati Uniti, annuncerà anche il controllo strategico sui prodotti medici
e vieterà le esportazioni verso gli Stati Uniti
, quindi gli Stati Uniti verranno colpiti da un mare di contagi di Coronavirus.


Secondo i funzionari del CDC degli Stati Uniti, la maggior parte delle maschere negli Stati Uniti
sono fabbricate in Cina e importate dalla Cina
.
Se la Cina vieta l’esportazione di maschere negli Stati Uniti, gli Stati Uniti cadranno nella carenza di maschere
e le misure più basilari per prevenire il nuovo virus saranno irraggiungibili


Inoltre, secondo i funzionari degli Stati Uniti CDC, la maggior parte dei medicinali negli Stati Uniti
sono importate e alcuni sono importate dall’Europa, tuttavia l’Europa fa produrrei principi attivi per questi farmaci in Cina,
quindi oltre il 90% delle droghe importate dagli Stati Uniti sono di provenienza diretta o indiretta cinese.

Il risultato è che ora, quando la Cina annuncerà che i suoi farmaci sono necessari in patria
e vieterà le esportazioni, gli Stati Uniti cadranno nell’inferno della nuova epidemia di polmonite da Coronavirus
.


Un bel discorsetto, non è vero?

Un vero e proprio ricatto, sottile, ma neanche troppo, che mette in luce la profonda stupidità del mondo occidentale
che pensava di fare soldi concentrando le produzioni industriali in un solo paese, o poco più.

Il taglio dell’export potrebbe anche nascondere una realtà diverse, e perfino più preoccupante:
che la produzione industriale cinese NON sia ripresa, per lo meno ai volumi desiderati, per cui non ci sia proprio nulla da esportare.

Per fortuna che i cinesi sono buoni, peccato che gli occidentali siano fessi, perchè, se non lo fossero,
non avrebbero permesso l’esternalizzazione delle produzioni di principi attivi e la concentrazione in uno,
o pochi, paesi, tra l’altro in mano a governi non democratici.

Una bella mossa,non c’è che dire, e bisogna affidarsi all'”Amore” del Partito Comunista Cinese per il mondo…
 
Il 5 marzo, l’Istituto superiore di Sanità ha reso pubblico l’identikit di 105 di quei 148 morti:
73 deceduti in Lombardia, 21 in Emilia Romagna, 7 in Veneto e 3 nelle Marche, che risultavano deceduti al 4 marzo 2020.

Ed è un identikit molto interessante, che spiega quali siano le persone più esposte
al rischio di contrarre in forme molto gravi CoVid-2019 (la malattia causata dal Coronavirus:
è sempre bene ricordare che il virus, di per sé, non è una malattia, e che lo si può avere in corpo senza conseguenze).

L’età
Scrive l’ISS che l’età media dei pazienti deceduti è 81 anni:
e che ci sono 20 anni di differenza tra l’età media dei deceduti e quella dei pazienti positivi al virus.
La maggior parte dei decessi — 42.2% — si è avuta nella fascia di età tra 80 e 89 anni;
il 32.4% dei decessi erano tra 70 e 79; l’8.4% erano tra 60 e 69;
il 2.8% tra 50 e 59 e il 14.1% sopra i 90 anni.

Le donne decedute dopo aver contratto il virus hanno un’età più alta degli uomini.
L’età mediana per le donne è 83.4, l’età mediana per gli uomini è 79.9.

Il sesso
I pazienti morti dopo esser risultati positivi al Coronavirus sono in maggioranza uomini.

Le patologie preesistenti
In più di due terzi dei casi i morti con il Coronavirus avevano tre o più patologie preesistenti: il numero medio di patologie osservate è di 3.4.
Con maggior precisione: il 15.5% del campione non presentava patologie, o ne aveva una soltanto;
il 18.3% ne presentava 2; il 67.2% ne presentava 3 o più patologie.

L’ipertensione era presente nel 74,6% del campione, seguita dalla cardiopatia ischemica (70,4%) e dal diabete mellito (33,8%).

E quindi?
Nella maggior parte di questi casi — come spiegava Cristina Marrone qui — il virus è intervenuto
in organismi non abbastanza forti per reagire adeguatamente ed è stato molto probabilmente una concausa del decesso.
In altre parole: ha contribuito, determinando una polmonite interstiziale con grande danno respiratorio,
all’indebolimento di un organismo già particolarmente fragile a causa di una malattia esistente come tumore, malattie cardiologiche, diabete.
Gli studi epidemiologici condotti finora spiegavano che il rischio di morte aumenta con l’età
(per gli over 80 arriva al 14,8%) e a causa di condizioni mediche preesistenti, secondo percentuali di rischio variabili
(+10,5% per i cardiopatici; + 7,3% per i diabetici; +6,3% per chi soffre di malattie respiratorie croniche;
+ 6% per chi è iperteso; fino a un +5,5% per chi ha un tumore).
Il presidente dell’Istituto superiore di Sanità, Silvio Brusaferro, ha spiegato che questi dat
i «confermano le osservazioni fatte fino a questo momento nel resto del mondo,
in particolare sul fatto che gli anziani e le persone con patologie preesistenti sono più a rischio.
Persone molto fragili, che spesso vivono a stretto contatto e che dobbiamo proteggere il più possibile».
 

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