La Cina s'avvicina..

Kronos

Forumer storico
Missile antinave cinese terrorizza gli Usa.

«Potrebbe essere rivoluzionario, cambiare ogni cosa», ha scritto una fonte del governo degli Stati Uniti. «Potrebbe spalancare le porte a una nuova era dell'ordine internazionale», ha scritto un'altra. «Potrebbe mettere fine al nostro modo di intervenire», mi ha riferito un funzionario di alto grado in pensione. Ciò a cui si riferiscono questi ex o attuali esponenti dei più alti gradi dell'esercito è qualcosa di cui non avete mai sentito parlare prima. Si tratta del missile cinese denominato Dong Feng 21D, in sigla DF-21D.



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Prima di tutto sarà bene contestualizzare la notizia: le portaerei della Marina Usa possono proiettare la potenza americana in ogni angolo del pianeta. Le superportaerei sono enormi navi a propulsione nucleare, lunghe fino a 330 metri, in grado di trasportare 85 aerei e oltre 6mila effettivi. E al prezzo di 4,5 miliardi di dollari l'una sono pressoché capaci di dare il via e combattere una guerra per conto proprio.

Per molti aspetti le superportaerei costituiscono l'ossatura portante della politica estera americana che proprio nel Pacifico si giocano la supremazia con la Cina. La crisi dello Stretto di Taiwan del 1996 ne costituisce un ottimo esempio: nel periodo preliminare alle prime elezioni presidenziali della storia di Taiwan, la Cina condusse una serie di test missilistici allo scopo d'incutere timore nell'elettorato taiwanese. I cinesi speravano che un'ostentazione della loro potenza militare avrebbe dissuaso la popolazione taiwanese dall'eleggere politici separatisti. Quando tra Pechino e Taipei andò crescendo la tensione, Washington inviò due portaerei verso la costa cinese. Il messaggio diretto alla Cina era chiaro: non potete permettervi un conflitto con Taiwan perché noi interverremo. Pechino fece un passo indietro, i taiwanesi votarono liberamente e in Asia la situazione rimase tranquilla e sotto controllo.

La crisi del '96 è importante per ragioni che prescindono da Taiwan e hanno poco a vedere con essa. L'Asia odierna è tanto divisa quanto fondamentale per l'economia mondiale: soltanto attraverso il Mar della Cina ogni anno transita il 30% dei prodotti mondiali, mentre nello Stretto di Malacca passa il 50% del petrolio globale. Dei dieci paesi che nel 2009 hanno fatto registrare il maggior volume di esportazioni e importazioni, tre si trovano in Asia Orientale. E nondimeno, quasi ogni paese situato a Ovest dell'India è impegnato in dispute territoriali con i propri vicini, una buona parte delle quali coinvolgono la Cina. Russia e Giappone da un punto di vista tecnico sono ancora in guerra tra loro. A prescindere da ciò che possiate pensare della politica estera americana, la sua potenza ha decisamente contribuito ad assicurare stabilità all'intera regione - e di conseguenza all'intera economia globale - sin dalla fine della Guerra fredda. Nel Libro Bianco 2009 della Difesa pubblicato dall'Australia si legge che «la regione asiatica del Pacifico ha conosciuto un'era di pace e di stabilità senza precedenti, assicurata dal primato strategico degli Usa». Ecco, di conseguenza, che il missile DF-21D diventa così importante o inquietante, a seconda del vostro punto di vista.

Pur non essendo tutti i dettagli su tale missile di pubblico dominio, pare che il DF-21D sia un missile balistico antinave in grado di far breccia nei sistemi difensivi di una superportaerei americana. Al Pentagono il missile in questione è meglio noto come carrier killer, il killer delle portaerei. La minaccia di un simile killer non è nuova e la classe politica americana ne teme il potenziale sviluppo da anni. Da quel che si sa, tuttavia, nel DF-21D potrebbe proprio esserci qualcosa di particolarmente innovativo.

Il 5 agosto l'Associated Press ha riferito che tra i politici americani cresce l'ansia per questo missile, e risulta che i collaudi finali potrebbero ormai giungere a conclusione l'anno prossimo. Il 16 agosto - il giorno stesso in cui il Pentagono ha reso noto il suo resoconto annuale sull'apparato militare cinese - una fonte militare d'alto grado, parlando in forma anonima, ha rivelato con espressioni volutamente criptiche che il missile «costituisce una grossa preoccupazione per noi». Ancora la settimana scorsa il capo della Marina Usa nel Pacifico ha dichiarato ai giornalisti giapponesi che il missile in questione «probabilmente sta per diventare operativo».

E allora: che cosa ci rivela tutto ciò? Tre cose. La prima è che la Cina è prossima - come mai è stata in passato - a mettere definitivamente a punto un missile in grado di mettere fuori gioco una portaerei. La seconda è che la produzione di un missile di questo tipo equivarrà a porre fine all'incontrastata egemonia statunitense sui mari, specialmente lungo le cruciali rotte oceaniche asiatiche. La terza e ultima cosa è che un missile DF-21D operativo accrescerebbe fortemente le tensioni che già serpeggiano in Asia.

Questa estate la Cina ha ufficialmente sorpassato il Giappone, diventando la seconda economia al mondo. Quantunque le capacità militari cinesi debbano ancora arrivare all'altezza del suo successo economico, un missile balistico antiportaerei altererebbe drasticamente l'equilibrio di potere in Asia, facendolo pendere un po' più verso la Cina. E un simile spostamento cambierebbe anche il mondo intero.

Andrew Burt è direttore associato di InsideDefense.com.

Fonte: http://www.ilsole24ore.com

CACCIA CINESI ATTERRANO IN TURCHIA ED IRAN

L'agenzia Debka, notoriamente vicina ai servizi di spionaggio israeliani, riferisce che l'annuale esercitazione condotta dalle forze aeree turche, Aquila Anatolica, si sarebbe svolta senza la partecipazione degli Usa e di Israele: quest'ultimo paese non sarebbe stato invitato, mentre gli Usa avrebbero rinunciato. Al loro posto, hanno preso parte all'esercitazione cacciabombardieri cinesi Sukhoi Su-27 e Mig-29.

Per la prima volta, cioè, velivoli militari della Repubblica Popolare Cinesi si sarebbero levati in volo nei cieli del Medio Oriente, atterrando nella base aerea turca di Konyia a metà di settembre, dopo essersi riforniti in volo una sola volta presso la base iraniana di Gayem al-Mohammad, nell'Iran centrale, dove avrebbero ricevuto il benvenuto da parte del comandante dell'aviazione iraniana, il generale Ahmad Migani, compiendo così la prima visita dell'aviazione cinese in Iran.
Dato che la base aerea di Gayem al-Mohammad, che si trova nel Khorasan meridionale presso la città di Birhiand, è situata praticamente di fronte alla grande base aerea americana di Herat, vicino al confine fra Afghanistan e Iran, è difficile non cogliere in questa davvero nuova presenza cinese in Medio Oriente un messaggio politico indirizzato agli Usa.

Fonte: http://ariannaeditrice.it/articolo.php?id_articolo=35216


J-20 LO STEALTH CINESE

La Cina ‘presenta’ il suo primo caccia Stealth, il J-20, suscitando l’attenzione preoccupata degli USA. Il modo in cui è stato presentato il nuovissimo caccia stealth (per i cinesi ‘caccia di quarta generazione’), riflette anche la capacità d’impiego, e il controllo, delle tecnologie dell’informazione da parte della Cina nel sostegno ai propri interessi nazionali.



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L’aeroporto per i voli di prova dell’Istituto di progettazione aeronautica Chengdu, situato nella città omonima di Chengdu, non è un posto sicuro, avendo molti punti di osservazione pubblici. Le fotografie sono tecnicamente proibite, ma a quanto pare le pattuglie di vigilanza hanno consentito l’uso di telecamere e di cellulari. Il 25-29 dicembre, queste immagini sono state pubblicate sui forum di discussione cinesi su Internet e dopo un intervento della censura, che è servito ad attirare l’attenzione sulle attività, sono apparse con sempre maggiori dettagli. Una notevole attenzione internazionale è stata così raggiunta, senza alcuna informazione ufficiale.
Lo sviluppo del velivolo multi-ruolo furtivo, che sarebbe designato J-20 ed è più grande rispetto a quanto previsto dalla maggior parte degli osservatori, rivelando un raggio d’azioni e a un carico bellico ben più ampi, presenta delle sfide che vanno al di là della cellula, perché richiede una suite di sensori che utilizzi la fusione automatica dei dati, il controllo delle emissioni di segnali radar e infrarossi, e la bassa probabilità d’intercettazione dei collegamenti dati, per costruire un quadro operativo per il pilota, senza dare svelare la posizione del proprio velivolo. Ma nonostante ciò, lo sviluppo record del primo aereo cinese stealth, paragonabile allo statunitense F-22 che, appena uscito dal programma di sviluppo segreto, è stato sottoposto a prove di corsa sulla pista dell’aeroporto dell’Istituto Chengdu Aircraft Design, ha sorpreso i vertici militar-spionistici degli USA.
“Credo che il tempo ci dirà se li abbiamo sottovalutati. Io non sono convinto di ciò. Ci vorrà più tempo”, ha detto il Viceammiraglio Jack Dorsett a capo dell’Office of Naval Operations for Information Dominance della US Navy, che controlla l’intelligence della marina statunitense. Il J-20 “non è una sorpresa”, ha detto, “non è chiaro per me, quando l’aereo raggiungerà la sua operatività. Sono stati in grado di investire nel rafforzamento militare e il caccia stealth è solo un aspetto di ciò. Il fatto che stiano facendo progressi, non dovrebbe essere una sorpresa”. “A che punto sono? Non lo so. Hanno chiaramente un primo prototipo”, ha continuato, “se è avanzato e quante prove e test sono necessari prima che diventi operativo? Questo non mi è chiaro.” Tali dichiarazioni mettono in dubbio la previsione del Segretario alla Difesa statunitense Robert Gates, (fatta a sostegno della sua decisione di interrompere la produzione del Lockheed Martin F-22), che la Cina non avrebbe avuto un aereo stealth operativo prima del 2020.
Infatti, in una intervista del novembre 2009 alla TV cinese, il Gen. He Weirong, vice comandante dell’aviazione dell’Esercito di Liberazione Popolare, aveva ha detto che il caccia di “quarta generazione” dovrebbe volare nel 2011 e divenire operativo nel 2017.
Il J-20 è un accia monoposto, bimotore, più grande e più pesante del Sukhoi T-50 e dell’F-22. Il confronto con i veicoli a terra porta a una lunghezza totale di 25 metri e una apertura alare di 15 metri o più, il che suggerirebbe un peso al decollo di 37000-40000 kg. senza carico esterno. Che a sua volta implica una generosa capacità di carburante interna. La lunghezza complessiva è vicino a quello del General Dynamics F-111, che trasportava 34.000 kg di carburante.
Il J-20 ha una struttura alare delta canard (come Chengdu J-10) con due stabilizzatori verticali inclinato totalmente mobili (come il T-50) e più piccoli pinne ventrali inclinate. La fusoliera stealth è simile a quello degli F-22. I fianchi sono allineati con i timoni inclinati, la giunzione ala-fusoliera è pulita e non vi è una linea a spigolo vivo intorno alla parte anteriore della fusoliera. Gli angoli di sopraelevazione sono maggiori di quanto lo siano nel Lockheed Martin F-35, e il tettuccio senza telaio è simile a quello degli F-22.
I motori sono probabilmente della classe dei russi Saturn AL-31F, utilizzati anche sul J-10. La versione di produzione avrà motori indigene ancora da sviluppare. Le prese d’aria basate sulla tecnologia Diverterless Supersonic Inlet (DSI), sono quelle adottate dall’F-35, ma anche utilizzato dal Chengdu J-10B, la nuova versione del J-10, e dal cino-pakistano JF-17 Thunder.
Il carrello d’atterraggio principale si ritrae in baie nella fusoliera, il che indica la probabile presenza di stive laterali, simili quelle dell’F-22, per le armi davanti a esse. L’altezza dal suolo è maggiore rispetto all’F-22, il che facilita il caricamento di armi più grandi, incluse le munizioni aria-superficie. Gli ingegneri cinesi al Zhuhai air show del novembre 2010, hanno rivelato che le armi aria-terra recentemente sviluppate sono destinate ad essere compatibili con il J-20. Le caratteristiche della parte posteriore del velivolo, tra cui le carene degli attuatori subalari, gli scarichi dei motori assial-simmetrici e le pinne ventrali appaiono meno compatibili con la capacità stealth, in modo che il J-20 potrebbe non corrispondere allo ‘stealth totale’ F-22. Ci sono due spiegazioni possibili per questo: o l’aereo qui visto è un primo passo verso un progetto operativo, o le esigenze della Cina non danno molta importanza alla ‘firma’ (emissioni di segnali infrarossi) della parte posteriore del velivolo.
La questione principale, a questo punto, è se il J-20 è un vero prototipo, come il T-50, o un dimostratore di tecnologia, simile al YF-22 che volò nel 1990. Tale domanda avrà una risposta quando, e quanti, J-20 compiranno delle prove di volo nei prossimi 12-24 mesi.
Il programma di sviluppo rapido del caccia sarebbe una sfida per l’industria cinese, che è attualmente occupata dal programma dei Shenyang J-10B, FC-17 e J-11B e dal J-15 per la portaerei, tutti in fase di sviluppo. Tuttavia, i progressi della tecnologia aeronautica militare cinese sono stati rapidi, dal primo volo del J-10, nel 1996, grazie alla crescita dell’economia della nazione e alla spinta, da parte dell’Esercito di liberazione del popolo alla modernizzazione della forza militare in tutti i campi. Prima del J-10, la Cina ha prodotto solo gli aerei da combattimento Shenyang J-8 e Xian JH-7, che riflettono la tecnologia dei primi anni ’60 della Russia e dell’Europa.
Lo sviluppo del motore è rimasto indietro allo sviluppo delle cellule, con le relazioni secondo cui il motore Shenyang WS-10, previsto per la sostituzione dei motori russi dei J-11B, è lento nel raggiungere i livelli di affidabilità e durata accettabili. Ciò non può sorprendere, dato che il motore ad alte prestazioni si fonda sulla della tecnologia delle leghe e dei processi speciali che spesso non hanno altri usi. L’esistenza del J-11B, essenzialmente una copia ‘illecita’ del Su-27, ha messo a dura prova i rapporti tra le industrie russe e cinesi. I progressi nell’avionica possono essere indicati dall’avvento del J-10B con nuove funzionalità che includono un radar a superficie inclinata (normalmente associato ad una antenna piana a scansione attiva), un sistema a raggi infrarossi di ricerca-e-inseguimento e gli alloggiamenti per nuove antenne per la guerra elettronica.
I progressi nella tecnologia militare cinese, tra cui anche il nuovo missile balistico anti-nave, ottengono l’attenzione dei funzionari del Pentagono, soprattutto alla vigilia del viaggio del segretario alla Difesa Robert Gates a Pechino. Il già citati Viceammiraglio Jack Dorsett, ha detto che il Pentagono ha sottovalutato la velocità con cui la Cina sviluppa e mette in campo il suo arsenale. “Abbiamo fatto molte valutazioni, ma alcune cose le abbiamo sottovalutato”, ha detto ai giornalisti. Il missile DF-21D è appena diventato operativo, ha detto, in accordo agli analisti e al Comandante USA del Pacifico ammiraglio Robert Willard.
I progressi della Cina nella tecnologia militare stanno ottenendo l’attento esame, e le preoccupazioni, del Pentagono e del congresso USA, poiché essi possono mettere a repentaglio il dominio delle forze navali statunitensi nella regione del Pacifico. Tali notizie sui progressi cinesi si presentano mentre il Congresso si prepara a prendere in considerazione i tagli al bilancio del Dipartimento della Difesa. Il calendario delle rivelazioni del Pentagono può essere legato ai dibattiti sul bilancio; mentre oltre un decennio di aumenti nella spesa per la difesa cinese sta cominciando a produrre nuovi aerei, missili, sottomarini e forse presto una portaerei. Huang Jing, professor presso la Lee Kuan Yew School of Public Diplomacy dell’Università Nazionale di Singapore, ha affermato “C’è una superpotenza che sembra ristagnare o addirittura declinare, e nel frattempo un altro potenza in ascesa si sta affermando. Questo tipo di paragone rende l’intera questione ancora più seria.”
I cinesi hanno testato il missile DF-21D un numero sufficiente di volte per concludere che “il sistema missilistico è veramente efficiente ed efficace”, ha detto Dorsett. Sebbene la Cina non abbia ancora dimostrato la capacità di usare il missile in modo efficace in situazioni di combattimento, ha continuato.
Il Segretario alla Difesa Robert Gates ha detto, in un discorso del 16 settembre, che gli “investimenti in armi anti-nave e missili balistici della Cina potrebbero minacciare principalmente la capacità degli USA di proiettare potenza e aiutare gli alleati nel Pacifico – in particolare, le nostre basi avanzate e i gruppi d’attacco delle portaerei”. Le osservazioni di Dorsett e Gates sullo status del DF-21D, superano l’ultima relazione annuale del Pentagono sulle forze militari della Cina, uscita ad agosto. La relazione del 2010 include uno schizzo nozionale del profilo di volo del nuovo missile, ma non ha dato alcuna indicazione se il missile abbia raggiunto o sia vicino all’operatività.
Sui progressi della potenza dei missili balistici cinesi, Dorsett ha detto che “certamente non si sarebbe aspettato che fossero andati così lontano. La tecnologia ha aumentato la loro probabilità di saper utilizzare una salva di missili per colpire un bersaglio in manovra”. Ancora, l’esercito cinese ha anche dimostrato che può effettivamente utilizzare il missile. “Lo hanno certamente testato a terra, ma a nostra conoscenza non ne hanno lanciati sul mare contro obiettivi di manovra”. La Cina ha “sistemi di sorveglianza, ricognizione e intelligence, ha sensori a bordo delle navi che possono guidare il missile verso il bersaglio. Così possono iniziare ad impiegarlo? Sì, penso di sì”. Ha aggiunto che non è chiaro quanto “siano efficaci nell’usare tale capacità”.
Una domanda che si pongono gli statunitensi, e che potrebbe rimanere senza risposta, riguarda il grado di cyber-spionaggio che avrebbe favorito lo sviluppo del J-20. Gli esperti della sicurezza informatica della difesa degli Stati Uniti avrebbero detto, in base ai dati, che il programma J-20 sarebbe iniziato nel 2006, quando divennero consapevoli di ciò che fu successivamente nominata ‘minaccia avanzata persistente’ (APT), una campagna di cyber-intrusione rivolta principalmente ai militari e alle industrie della difesa, e caratterizzata da sofisticate tecniche di infiltrazione ed esfiltrazione.
Dale Meyerrose, vice presidente per la sicurezza delle informazioni della Harris Corp., ed ex Chief Information Officer del direttore dell’intelligence nazionale, ha detto alla conferenza di cybersecurity di Aviation Week, dell’aprile 2010, che l’APT era stata poco discussa fuori dal campo classificato, fino a quel momento, perché “la stragrande maggioranza degli attacchi APT si ritiene provenga da un paese unico.” Tra il 2009 e l’inizio del 2010, la Lockheed Martin ha rilevato che “da sei a otto compagnie” tra i suoi subappaltatori “erano state totalmente compromesse, nelle e-mail, nelle loro reti, in tutto”, secondo la Chief Information Security Officer, Anne Mullins.

Fonte: http://www.eurasia-rivista.org/7618/j-20-lo-stealth-cinese
 

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