LA CURVA PiU' BELLA CHE UNA DONNA PUO' AVERE...

Se vogliono gli prestiamo Monti o Tre monti che è più abbondante :up:
Domani capiremo se hanno messo un tappetino scendi-letto alla monti........

Tsakalotos, 55 anni, formato negli studi in Gran Bretagna e docente di Economia all’Università di Atene, è componente del comitato centrale di Syriza ed è stato capo negoziatore greco a Bruxelles nonchè portavoce del governo Tsipras per l’economia.


Il nuovo ministro delle finanze greco Euclide Tsakalotos aveva già preso il posto di Varoufakis come capo negoziatore con le ’istituzionì creditrici lo scorso aprile: un PhD a Oxford nel 1989, dove si era anche laureato in politica, filosofia ed economia, un master all’università del Sussex, si presenta, e viene descritto, come l’anti Varoufakis, per lo stile riservato, la trasgressione nel vestiario che non va oltre una sciarpa gialla e nera e il velluto d’ordinanza, i toni moderati (e con leggero accento britannico, anche quando parla greco).

Tsakalotos, che ha un profilo più autorevole rispetto a Varoufakis anche dal punto di vista esclusivamente accademico, viene considerato l’autore delle politiche economiche del partito in cui milita da una decina d’anni.
 
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:up:
 
Oh Pilu, adesso vediamo cosa salta fuori ......

BARI – Il governatore della Pugliahttp://www.blitzquotidiano.it/rasse...-scelgono-online-ecco-i-10-candidati-2226150/comunicando i nomi dei cinque assessori scelti con la consultazione del “popolo delle sagre”, ha annunciato a sorpresa la nomina anche di tre consigliere del M5s, malgrado il movimento abbia sempre rifiutato l’invito ad entrare in giunta.



“Mi sono basato solo sui loro curricula – ha detto Emiliano – e non essendoci stati incontri fra noi fino a oggi, nessuno può sospettare che ci siano inciuci”.


Nominate anche altre due donne esterne al Consiglio. Le tre grilline prescelte sono Rosa Barone, con la delega all’Agricoltura, Antonella Laricchia (Ambiente), e Viviana Guarini (Risorse umane).



Le 1.613 persone che hanno votato online dalle 12 alle 18 di lunedì, hanno scelto i dieci nomi selezionati da Emiliano tra i 29 consiglieri del centrosinistra.



I vincitori di quello che è stato ribattezzato un “talent” sono: Gianni Giannini del Pd (Trasporti e Lavori pubblici); Raffaele Piemontese (Bilancio); Giovanni Liviano (Industria turistica e culturale); Sebastiano Leo (Formazione e Lavoro); Totò Negro (Welfare).

Le altre due donne nominate ed esterne al Consiglio, sono Loredana Capone (Sviluppo economico), e Annamaria Curcuruto (Pianificazione territoriale).
 
Argomento normalizzatore. “Non mi dirai mica che vuoi che io paghi la mia quota? Ma stai scherzando? Ma non lo vedi che sto già rischiando la crisi umanitaria? E poi, da che mondo è mondo, i debiti non si pagano! Hai mai visto l’Africa pagare un suo creditore? Hai mai visto la Russia pagare dopo la crisi del 1998? E la Germania negli anni ’20? Vuoi che anche io inizi a fare come Hitler? Ma tu sei fuori dal mondo!”

Argomento per intimidazione. “Sì bravo, bravo. E poi continua pure così. I russi adesso non vedono l’ora di avere un appoggio da me, trasformare casa mia in una base militare, magari nucleare, proprio dietro casa tua. Sei così stupido da volermi far pagare a tutti i costi? Hahaha! Che scemi che siete!”

Argomento pietista. “Muoio di fame, avevo impostato tutta la mia vita su certezze che non ci sono più, adesso è tutto uno schifo, tutti i soldi sono stati bruciati in chissà quali operazioni sporche, hanno mangiato tutti alle mie spalle. Avevo dignità, avevo un lavoro rispettabile, tutti mi trattavano bene, venivano a passare le ferie da me per avere compagnia e godere del mio bel mare. E adesso? Mi usano come la loro latrina. Vergognatevi! Sempre qui a chieder soldi e a fare gli strozzini, invece che aiutarmi”.

Argomento stordente. “Debito? Il debito non esiste. C’è un’economia reale e un’economia virtuale, come tutte le persone istruite sanno, ormai. Qui non si parla di economia reale, ma di quella virtuale, dove è tutto simbolico e dove ogni operazione è fatta ad arte per ingrassare due banchieri e quattro finanzieri. Quindi è inutile che voi pretendiate che io vi paghi la mia quota, perché il credito è un’illusione, a riscuotere il conto non sarete voi, nemmeno quel poveraccio di ristoratore. Perché è tutta una messa in scena ordita dai soliti poteri forti per spillarmi quattrini e ingrassare i soliti banchieri e finanzieri. Solo loro ci guadagneranno qualcosa. Svegliatevi! Andate adesso su Internet, con i vostri lussuosi smartphone e digitate ‘signoraggio’. Poi digitate ‘Bilderberg’. E poi ‘Mario Draghi’ e ‘Britannia’. Aprite gli occhi!”
 
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Argomento spartachista. “Il debito è la nuova catena dello schiavo! E con esso si incatenano interi popoli. Non lo sapete che chi indebita un altro, lo fa per tenerlo in pugno? Oggi non si fanno più le guerre con gli aerei e i carri armati, è più conveniente ed efficace indebitare un popolo per assoggettarlo. Guarda negli Usa! Da Reagan in poi hanno un debito astronomico: sono 300 milioni di schiavi! Volete ridurmi anche voi in schiavitù? Ma prego, fate pure, basta dirlo! Nel mio mondo, la riduzione in schiavitù è un reato!”


Argomento per far sorgere complessi del passato. “Tu, tedesco, osi chiedere a me dei soldi? Ma lo sai che i miei nonni morivano di stenti nei vostri campi di prigionia, sotto occupazione, mentre i tuoi nonni collezionavano statue greche trafugate e facevano scommesse sul primo vicino ebreo che veniva deportato? Ah, fingi di niente, eh? E chi ci ha mai pagato i danni di guerra, a noi? Non rispondi? Fingi che la cosa non ti riguardi più? Ma che ipocrita! E pretendi pure che io tiri fuori il portafogli, adesso…”


Argomento democratico. “Farmi sborsare la quota che mi state chiedendo, alle vostre condizioni, senza nemmeno passare da me a chiedermi se sono d’accordo o meno: ma non vi vergognate? Non mi chiedete nemmeno il consenso? Io vengo da un popolo che conosce la democrazia da 2500 anni, noi avevamo la parità dei diritti di cittadinanza (schiavi a parte, donne a parte, stranieri a parte, debitori… no, anche loro potevano essere redenti e tornare cittadini) quando voi vivevate nelle caverne, bastonati dai vostri capi-clan, nudi per i boschi a cacciare il cinghiale a mani nude. E adesso credete di impormi i vostri usi tribali?! Prima mi chiedete democraticamente il consenso, poi discutiamo sulle condizioni, poi, forse, il mio portafogli salta fuori. Brutti barbari che non siete altro”.


Provate a usare tutti questi argomenti messi assieme.

A Tsipras è andata bene. Finora.
 
Accade sempre così: quando un’impresa sviluppa un sistema innovativo, capace di avvicinare in modo semplice ed economico domanda e offerta, qualche interessato finisce per lamentarsi. È così da sempre, specie nella vecchia Europa, colma di corporazioni sempre pronte ad alzare il ditino contro chiunque immagini e crei qualcosa di nuovo.


Dopo Uber Pop, bloccato dal tribunale di Milano lo scorso giugno, i riflettori puntano ora contro Airbnb.



Un sito, per chi non lo conoscesse, che consente a ciascun proprietario di casa di mettere una stanza in affitto e a ogni utente di prenderla, pagando una tariffa concordata: il primo ottiene dei soldi per il bilancio domestico (e per pagare Imu, Tasi, Tari e le altre infinite tasse sulle abitazioni), mentre il secondo può visitare una città o fare vacanze a prezzo contenuto.

Semplice e ingegnoso, vero? Si direbbe di sì.

Peccato che la scelta non piaccia allo Stato che teme di perderci un bel po’ di entrate fiscali: le uniche tasse le paga Airbnb sul 3% (+Iva) di fee chiesto a chi affitta e sul 6-18% (sempre +Iva) chiesto agli ospiti.
Troppo poco per le voraci casse statali. Tant’è che nella Francia di Hollande è già partita la guerra senza frontiere, con tanto di controlli a sorpresa nelle abitazioni (alla faccia della privacy), alla ricerca di annunci “irregolarità”.



E da noi? Per ora nulla, ma il clima non è certo dei più favorevoli.

Giusto ieri il Corriere della Sera dedicava uno spallino all’intervista al presidente di Federalberghi Bernabò Bocca, che si scagliava duramente contro Airbnb.
 
«Se ci si trova in uno stesso mercato – diceva Bocca – tutti devono rispettare le stesse regole», facendo intendere che Airbnb non lo faccia. Non solo, a suo giudizio «vi è la necessità, in Francia come in Italia, di usare grande fermezza nei confronti di chi evade le tasse e affitta in nero». E non è tutto perché – aggiunge Bocca (che tra l’altro è senatore di Forza Italia, sic!) – il sistema di Airbnb «diventa anche un problema per la sicurezza».

 
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La Banca centrale europea ha deciso di mantenere intatta la liquidità di emergenza (Ela) alle banche greche al livello deciso il 26 giugno scorso, cioè 89 miliardi, a fronte però di maggiori garanzie.
L’istituto centrale ha infatti deciso di apportare “una correzione” al valore dei titoli greci portati in garanzia dalle banche, come comunicato dall’istituto centrale al termine della videoconferenza dei governatori del suo consiglio direttivo.

Di fatto, è stato congelato il 27 per cento di tutti i depositi con il rischio che siano i correntisti a farne le spese.
 
Con la formula “Eliminated due to excess matters. Now this matter is noted for being listed August 4th, 2015″, cioè in pratica per sovraccarico di lavoro, la Corte Suprema dell’India ha posticipato dal 14 luglio al 4 agosto p.v. l’udienza per l’esame del ricorso dei Marò. Si dirà che dopo 37 rinvii, uno più uno meno sposta poco. Invece non è così, perchè questo rinvio ha un significato profondamente diverso dai tanti che lo avevano preceduto. Sinora le motivazioni per procastinare le varie udienze, benchè trasparisse sempre netta la volontà dilatoria ed ostruzionistica degli indiani, erano spesso almeno plausibili, ancorchè poco credibili: l’avocazione a New Delhi presso la CS del fascicolo sui Marò sottratto alla corte del Kerala, la necessità di unificare le varie lingue in cui erano redatti gli atti istruttori, l’affidamento del caso alla NIA seguito quasi subito dalla revoca dello stesso. Poi le questioni legate alle due licenze concesse ai Marò per trascorrere a casa il Natale 2012 e quella per partecipare alle elezioni politiche del 2013.
 

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