LA CURVA PiU' BELLA CHE UNA DONNA PUO' AVERE...

Se il debito pubblico è di 2 miliardi e 247 milioni,

chi ha in mano il resto del debito ?
 
Tanto rumore per nulla, ma intanto il guru del Movimento 5 stelle Roberto Casaleggio si agita e ci prova ad allontanare l’ipotesi che a Settimo Vittone, il paese eletto a suo buon retiro fra Ivrea la Valle d’Aosta, arrivino i profughi.
In una lettera scritta dal suo avvocato, Alessandro Orsenigo, e indirizzata al presidente della Regione Sergio Chiamparino e alla sua assessora all’Immigrazione Monica Cerutti, Casaleggio espone tutte le sue “perplessità” rispetto alla possibilità che un gruppo di immigrati provenienti dal Nord Africa possa essere ospitato a Settimo Vittone in un albergo in località Caney.
 
La deputata del Movimento 5 Stelle Tiziana Ciprini crea imbarazzo sui social. Con un post su Facebook si chiede: «L’Euro di chi è? La risposta è semplicemente stampata sulle banconote. La C cerchiata indica che il diritto d’autore è della BCE. Ne consegue tutta una serie di concatenazioni logiche».

a) l’EURO è una moneta che ci viene prestata con gli interessi da un ente privato (la BCE appunto);
b) il potere di STAMPARE MONETA DAL NULLA è in mano a una BANCA PRIVATA;
c) i trattati, che sono stati firmati SENZA il consenso del POPOLO, hanno tolto ai Paesi Europei la SOVRANITÀ MONETARIA, ovvero la possibilità di stampare la propria moneta senza debito.
 
Ieri sera Matteo Salvini ospite di Ballarò ha definitivamente accantonato l’idea del Referendum per l’uscita dall’Euro.
Dopo un intero intervento sul tema, il leader del carroccio viene incalzato dal conduttore Giannini, che gli chiede se anche loro “lotteranno” con il Movimento 5 Stelle per cambiare la costituzione e fare un referendum sull’uscita dall’Euro.

Lui è lapidario: “Ci abbiamo provato, ma non si può fare, inutile prendere in giro gli italiani”
 
Il motivo è semplice caro Salvini.
I trattati non prevedono l'uscita di una paese dalla moneta euro.

Però prevedono l'uscita dalla comunità europea....e quindi dall'euro.:D
Sveglia.
 
11.05 - VISCO: «LA GRECIA? EFFETTI MODESTI PER L'ITALIA». Gli sviluppi della crisi in Grecia «restano profondamente incerti», ma i suoi effetti diretti «sarebbero modesti per l'Italia e per l'area anche nei peggiori scenari». Così il governatore di Bankitalia Ignazio Visco secondo cui c'è rischio di «ripercussioni più gravi» se tornerà negli investitori il «timore che l'euro non sia irreversibile».

10.58 - VERHOFSTADT: «NON VEDIAMO RIFORME CONCRETE». Stiamo andando avanti come sonnambuli verso il Grexit» e «a pagare il conto purtroppo saranno i cittadini greci. Così il leader dei liberali all'Europarlamento Guy Verhofstadt a Tsipras dopo il suo intervento all'Europarlamento. «Lei parla di riforme ma non vediamo riforme concrete», ha attaccato.

10.54 - PSE: «MAI GREXIT, MAI UE SENZA GRECIA». «Per noi socialisti l'Europa senza la Grecia non esiste» e anche se «lei non appartiene al mio partito, noi socialisti non accetteremo mai un Grexit». Così Gianni Pittella, presidente del gruppo dei socialisti europei, a Tsipras. «Ci opponiamo a speculatori politici, dobbiamo fare di tutto per salvare la Grecia e salvare l'Europa».

10.45 - PPE A TSIPRAS: «HA DISTRUTTO LA FIDUCIA NELL'UE». «Con il referendum lei ha distrutto la fiducia in Europa». Così il leader del Ppe Manfred Weber, vicino alla cancelliera Angela Merkel, al premier della Grecia Alexis Tsipras dopo il suo intervento in plenaria a Strasburgo. Lei ha un bilancio catastrofico, non rappresenta la speranza», ha aggiunto.
 
Un utente boccia lo smartphone One M9 su Facebook. Htc Italia lo asfalta con un commento di risposta. È il ‘siparietto’ che sarebbe spuntato ieri sulla pagina fan del produttore taiwanese.

«Fa schifo l ifone e meglo», ha affermato tale Alessandro commettendo grossolani errori di battitura.

«Sì, – avrebbero scritto dopo poco gli amministratori dell’account – ma Htc offre la possibilità di scegliere tra diverse lingue, anche l’italiano».
 
Nuovo crollo della Borsa di Shanghai, oggi: l’indice, che fino a poche settimane fa sembrava capace di salire malgrado tutte le notizie economiche indicassero che era l’ora per una pausa di riflessione, ha perso il 5,9% in una nuova giornata campale. Oltre al calo, infatti, bisogna registrare che 1400 delle aziende quotate a Shanghai - ovvero, quasi la metà del totale - sono state temporaneamente sospese dagli scambi, dato che hanno sorpassato la soglia di perdite del 10% massime previste.

Titoli sospesi, l’affanno di Pechino
Alla Borsa di Shanghai, questo tipo di sospensioni possono durare a tempo indeterminato, per cui restano in gioco ogni giorno meno aziende. Come dice la filastrocca, però, dopo la caduta di Humpty Dumpty, non sono bastati “tutti i cavalli e i soldati del re” per rimetterlo in piedi: Pechino, inquieta davanti a questo esplodere di una bolla preannunciata, ha messo in campo tutte le armi che è riuscita a immaginare, ma per ora, senza nessun effetto duraturo.
 
L’effetto-domino sulle altre Borse asiatiche
Chi ancora non ha venduto, vuole farlo al più presto, terrorizzato all’idea che i soldi presi a prestito ieri siano ogni giorno più difficili da restituire. Pechino continua ad enunciare nuove regole per bloccare l’emorragia: ha abbassato i tassi di interesse, richiesto alle aziende statali di non vendere “nemmeno un’azione”, ha promesso maggiore liquidità, obbligando le banche ad estendere prestiti, e si è persino avuta la promessa di sostegno pubblica pronunciata dalla Banca Centrale cinese, la Bank of China. Per ora, tutto quello che è riuscita a fare è stato trascinare nella rovinosa caduta anche le altre Borse nelle vicinanze: quella di Hong Kong, prima di tutto, dal momento che chi non riesce più a vendere azioni cinesi a Shanghai cerca di sbarazzarsi almeno di quelle cinesi scambiate a Hong Kong o tramite Hong Kong. Anche Tokyo e Seul risentono gravemente dei postumi della sbronza cinese. La settimana finanziaria non si è ancora conclusa, ma è difficile pensare che Pechino possa trovare altri modi per mantenere a galla delle azioni sopravvalutate, ora che la bolla speculativa sembra essere scoppiata.
 
Anche la giornata di mercoledì è cominciata nel peggiore dei modi per gli utenti della metro a Roma. Come testimoniato dal sito Internet dell’Atac, l’azienda municipalizzata dell’azienda dei trasporti dedicata al monitoraggio dello stato del servizio in tempo reale, già nelle prime ore del mattino sulla linea A sono segnalati «forti ritardi» e addirittura a Termini è «attivo contingentamento degli accessi in stazione»: nelle prime ore della mattinata è stato quindi introdotto una sorta di numero chiuso per prendere la metro nella stazione più importante della città, fra le proteste dei passeggeri costretti ad attendere all'esterno. « Termini, situazione metro raccapricciante. Non possiamo neanche accedere alle banchine. #atac» ha sintetizzato su Twitter un utente. Ancora, sono segnalati «lievi ritardi» sulla linea B e «forti ritardi» sulla Roma-Lido.
 

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