«La pressione fiscale è diminuita dal 43,2% del 2014 al 42,9% nel 2015; è tuttavia rimasta superiore, per circa 2,5 punti percentuali, alla media registrata nel decennio precedente la crisi dei debiti sovrani»,
ha detto il vicedirettore generale di Bankitalia, Luigi Federico Signorini, sottolineando che non c’è alternativa a interventi rigorosi ed efficaci sulle entrate e sulle spese.
«La crescita internazionale si sta rivelando lenta, ma la ripresa in Italia è tra le più lente», ha detto sollecitando ad affrontare «alcuni nodi che si conoscono da tempo che hanno rallentato la crescita anche prima della crisi economica e stanno ora rendendo più lenta l’uscita in questo periodo».
Forti le perplessità sul Def , i conti potrebbero tornare, secondo il vicedirettore generale, ma solo se venisse confermata la situazione economica attuale, ma i presupposti «lasciano intravvedere tutt’altro».
Stesso discorso sul debito pubblico: per Bankitalia, quest’ultimo nel Def fa finta di diminuire, ma non cala effettivamente.
La tendenza alla riduzione è, di fatto, frutto di giochi contabili e i margini sono molto labili.
«La cosa fondamentale – ha spiegato Signorini – è andare avanti con le riforme strutturali. Ce ne sono da fare nel mercato dei prodotti, sulle controllate delle amministrazioni locali, sulla riforma della Pubblica amministrazione e sullo sveltimento della giustizia».