Riprendendo il discorso lasciato a metà novembre i mercati hanno mostrato il proseguimento del loro trend rialzista superando su numerosi indici importanti resistenze seppppure con partecipazione in termini di mercati e titoli in calo.
Lo sp500 in particolare ha superato la resistenza chiave intorno ai 1255/1260 prima di effettuare in perfetto andamento stagionale il solito movimento consolidativo di inizio Dicembre, movimento che si sta appoggiando appunto sulla vecchia area di resistenza che se non perforata permetterà un ulteriore spunto rialzista per fine anno.
Il fatto che la partecipazione sia comunque in calo non mi permette un atteggiamento tropppo aggressivo sui mercati.
In particolare uno studio sui flussi in entrata sui fondi rialzisti e ribassisti della Rydex sembrerebbe mostrare la possibilità di un top per inizio 2006 su livelli massimi intorno ai 1300/1310 ma sempre con un occhio alla resistenze precedentemente rotta e la consapevolezza che i mercati occidentali in generale stanno sottoperformando gli indici orientali e di diversi paesi emergenti.
Per quanto riguarda il macro facciamo un breve riassunto della situazione:
il ciclo rialzista attuale dura ormai da 33/38 mesi in base ai mercati di riferimento ed è stato caratterizzato da tre distinte fasi:
1)Il ciclo accomodante dei tassi mondiali ed in particolare di quelli USA crea una liquidità economica e finanziaria di notevoli proporzioni che permette un bull market pressochè collettivo dei mercati finanziari ancorchè strettamente correlato alla debolezza del dollaro. In questa fase gli asset in dollari sovraperformano il resto dei mercati avanzati e vi è l'esplosione della ricerca dei rendimenti da sfruttare contro l'indebitamento in dollari.
2)L'inizio del ciclo dei rialzi dei tassi da parte della Fed pone un freno alla speculazione sull'area dollaro ma la comunità finanziaria trova nella staticità dei tassi a breve europei una nuova fonte di liquidità per i mercati globali. Esplode l'overperformance dell'area europea mentre continuano a crescere gli asset ad alta crescita e continua la compressione della volatilità e quindi del rischio.
In questa fase il petrolio continua la sua corsa permettendo ai paesi esportatori di incamerare collossali surplus che cercano disperatamente mercati di sbocco alternativi a quelli domestici realmente inflazionati.
L'euro comincia la sua fase di consolidamento.
3)I timori inflazionistici pongono pressioni su molte curve dei tassi e portano molte banche centrali sulla strada dei rialzi (Korea, Svizzera, BCE e diversi emergenti) e limitano ulteriormente la facilità di accesso dei capitali e le spinte speculative sulla curva dei tassi.
L'unica area veramente capital free risulta, così come nel periodo 1997/1998, quella Giappponese e con le dimensioni tali da supportare l'economia e la finanza mondiale.
Da qui la nuova debolezza della valuta che sviluppa liquidità di capitale per l'intera area asiatica e liquidità finanziaria che premia l'azionario dell'area che dal bottom di aprile ad oggi ha sovraperformato anche in valuta locale i mercati occidentali.
Insieme a questa overperformance abbiamo avuto in tandem una nuova forte crescita dell'oro che si è però differenziata dal recente passato in quanto avvenuta pressochè contro quasi tutte le principali valute.
E così per mia fortuna le due aree su cui avevo puntato dall'estate in chiave difensiva si sono mostrate molto forti sebbene tutti i mercati azionari si sono comportati in maniera egregia.
Spiegati i motivi della forza del mercato Giapponese che occorre tenere ben monitorato sia in chiave valutaria che in chiave azionaria perchè in caso di discesa dei due valori sotto le trend di sostegno del rialzo con movimento significativo potremmo avere un grosso campanello di allarme per tutti i mercati finanziari, focalizziamoci sull'oro.
Il movimento di accelerazione dei prezzi è chiaramente un movimento di trend avanzato ma limitato al medio periodo tenuto conto delle situazioni di sentiment e a diverse considerazioni sottostanti.
Sul breve c'è da notare che la scorsa settimana è stata la quinta di rialzo e sebbene il rialzo sia stato notevole dal 2003 ad oggi i rialzi di fine ciclo di medio si sono realizzati tra le sette ed otto settimane per cui a questo punto si parono due scenari tenuto conto che ai prezzi attuali l'oro ha raggiunto importanti livelli di fibonacci e che la stagionalità degli utlimi anni segnala un top in questo periodo:
il primo scenario prevede un top entro fine anno e poi una correzione di una certa consistenza durante la prima metà del prossimo anno mentre il secondo prevede una fase di consolidamento nelle prossime due settimane e poi una possibile accelerazione finale nei primi mesi del 2006. (tra parentesi questi scenari potrebbero rivedersi anche sull'azionario).
Sul lungo invece continuo ad essere positivo sul metallo giallo ed anche sui titoli auriferi per una lunga serie di fattori di cui ho parlato nel passato e di alcuni su cui ho rifletutto in questi giorni.
Se osserviamo il sentiment degli operatori sul metallo giallo esso è si positivo ma poi non così particolarmente:
-gli operatori individuali non entrano sul metallo giallo in quanto lo considerano almeno sul breve ormai arrivato
e non entrano nemmeno sui fondi azionari che investono sulle azioni aurifere per lo stesso motivo...
-gli operatori istituzionali si sono affrettati a rialzare i target di fine anno e dei prossimi anni ma sono rimasti abbondantemente sotto i prezzi attuali.
Le prossime vendite delle Banche Centrali Europee sembrano essere un calmieratore del prezzo ineluttabile che limiterà ulteriori spunti rialzisti.
In poche parole il sentiment è tutto meno che bullish.
Eppure non dovrebbe stupire che in trend è diventato così forte in concomitanza con la crescita dei mercati asiatici e quindi grazie alla liquidità espressa da quei mercati.
La logica speculativa è evidente...
ma il fatto che la speculazione legata a quell'area abbia preso in considerazione il metallo giallo ed i preziosi mostra l'evidente interesse di quelle nazioni per un bene cha ha un valore molto spesso simbolico oltre che tangibile... e il potenziale è simile a quello di molte altre commodity
Dimenticavo poi che per molti analisti la sottoperformance delle azioni rispetto al fisico è un segno evidente che il rialzo del fisico non sia nel lungo periodo sostenibile.
Questa invece è secondo me dovuta principalmente ad un problema di sottoinvestimenti nel settore ormai decennale.
Il fatto che negli anni non si siano sviluppate modalità di estrazioni più efficaci ha fatto si che il rialzo di alcune commodity industriali e delle commodity energetiche necessarie all' estrazione del metallo giallo non hanno permesso alle azioni di godere in pieno della rivalutazione del prezzo dell'oro subendo un incremento proporzionale dei costi di estrazione.
La mancanza di ricerca sul settore porta spesso ad errori di valutazione significativa.
Quando il prezzo dell'oro si apprezzerà anche contro le principali commodity industriali ed energetiche e partirà un nuovo ciclo al ribasso dei tassi mondiali le azioni aurifere saranno di nuovo overperformanti.