di Kevin Drawbaugh
WASHINGTON, 25 febbraio (Reuters) - Mentre si allenta la morsa della crisi bancaria 2007-2009 il processo internazionale di revisione della regolamentazione finanziaria ha preso, in alcune delle aree più critiche, direzioni diverse mettendo a repentaglio lo spirito riformatore post crisi.
Malgrado le promesse di cambiamento dei leader del Gruppo dei 20 paesi più importanti del pianeta, negli Stati Uniti, nell'Unione europea e in Asia sono stati compiuti solo modesti progressi verso il contenimento dei rischi bancari e la stabilizzazione del sistema finanziario.
Secondo gli analisti, in mancanza di un impulso comune per l'armonizzazione delle varie iniziative, lo spirito riformista potrebbe disperdersi prima di aver prodotto risultati davvero efficaci.
La situazione attuale sarà al centro del Summit Reuters "Future Face of Finance" che si terrà da oggi 28 febbraio e fino al 2 marzo a Washington, Londra, New York e Hong Kong.
Decine di manager, autorità di controllo e legislatori discuteranno delle prospettive delle banche, dei mercati e delle istituzioni finanziarie.
"Il denaro è come l'acqua, scorre oltre qualunque barriera. Per questo il coordinamento delle regole della finanza è così importante", ha detto Edward Mills, analista sui servizi finanziari per FBR Capital Markets.
"Le riforme finanziarie approvate lo scorso anno negli Stati Uniti potranno funzionare davvero solo in presenza di un concerto a livello internazionale", ha detto Mills.
"Nel G20 sono state molte le dichiarazioni di impegno per una regolamentazione degli hedge fund, un innalzamento dei parametri patrimoniali per le banche e la riforma dei derivati, ma sui risultati pesano numerosi ritardi e scarsa determinazione".
La spinta riformista è sempre stata osteggiata dai giganti di Wall Street come JPMorgan Chase (
JPM.N), Bank of America (
BAC.N) e Goldman Sachs (
GS.N). Recentemente ha contribuito a complicare la situazione l'ondata di concentrazioni tra le piazze finanziarie che coinvolge anche NYSE Euronext (
NYX.N).
Una questione delicata è come porre limiti alle retribuzioni dei banchieri. Le lobby dell'industria finanziaria hanno e continuano a battersi con vigore per impedire che vengano introdotte modifiche sostanziali alle regole sulle remunerazioni.
I regolatori americani stanno cercando di imporre alle banche riforme di lungo periodo. In questo senso va la proposta di differire per almeno tre anni il pagamento della metà dei bonus dei top manager.
Ma le riforme proposte negli Usa sono poca roba in confronto al giro di vite imposto in altri paesi.
La Gran Bretagna ha stretto un accordo con le banche noto come "Project Merlin" per ridurre i bonus e aumentare il credito alle imprese, anche se i critici ritengono che sarà di difficile applicazione.
Hong Kong adesso richiede che fino al 60% del bonus sia differito di almeno tre anni e ha dato alle banche la possibilità di reclamare indietro il denaro in caso di risultati inferiori alla media.
Singapore ha introdotto regole simili per alcuni degli impiegati senior delle banche nazionali, mentre la Cina ha adottato linee guida che limitano la parte fissa della retribuzione dei banchieri al 35%.
L'azione delle lobby è diventata una guerra di trincea nel campo dei requisiti patrimoniali e dei derivati, ha spiegato l'economista Dean Baker, condirettore del think tank Center for Economic and Policy Research.
"Devono essere ancora risolte questioni importanti quali i tempi della loro entrata in vigore e cosa potrà essere definito capitale. Per quanto riguarda i derivati si fa di tutto per spuntare esenzioni ad ogni occasione", ha osservato Baker.
"Direi poi che nessuno ha fatto granchè in tema di "too big to fail".