L'angolo della poesia

Era brillosto, e gli alacridi tossi
succhiellavano scabbi nel pantúle:
Méstili eran tutti i paparossi,
e strombavan musando i tartarocchi.


«Attento al Ciarlestrone, figlio mio!
Fauci che azzannano, fauci che ti artigliano,
attento all'uccel Giuggio e attento ancora
Al fumibondo chiappabana!»


Afferò quello la sua vorpi da lama
a lungo il manson nemico cercò...
Cosí sostò presso l'albero Touton
e riflettendo alquanto dimorò.


E mentre il bellico pensier si trattenea,
il Ciarlestrone con occhiali brage
venne sifflando nella fulgida selva,
sbollentando nella sua avanzata.


Un, due! Un, due! E dentro e dentro
scattò saettante la vorpida lama!
Ei lo lasciò cadavere, e col capo
Se ne venne al ritorno galumpando.


«E hai tu ucciso il Ciarlestrone?
Fra le mie braccia, o raggioso fanciullo!
O giorno fragoroso, Callò, Callài!»
stripetò quello dala gioia.


Era brillosto, e gli alacridi tossi
succhiellavano scabbi nel pantúle:
Méstili eran tutti i paparossi,
e strombavan musando i tartarocchi.

L. Carrol
 
Era brillosto, e gli alacridi tossi
succhiellavano scabbi nel pantúle:
Méstili eran tutti i paparossi,
e strombavan musando i tartarocchi.

Io conosco (e adoro) questa versione: ^_^

Cenorava. E i visciattivi cavatalucerti
Girillavano e sfrocchiavano nella serbaja;
Mollicciattoli eran gli spennavoli
E gli smarruti verporcelli fistarnuiurlavano.

“Guardati dal mascellodonte, figlio mio!
Le mascelle che mordono e le tenaglie che afferrano.
Sii sospettoso del rapace malco ed evita
Lo schiumarioso Bamariolo!”

Egli prese la sua vorpale spada
E a lungo cercò il suo feriale nemico.
Così riposò presso a un ombroso sicumaro
E lì stette in meditabondo pensiero.

E mentre era afflitto da uffanti pensieri
Il mascellodonte dagli occhi di fiamma
Venne sguillando per il fitto bosco
E barbagliò al suo cospetto!

Uno, due, uno, due! E affondò
La vorpale lama zucando e zacando
Fino alla morte. Poi con la sua testa
Galonfoppando ritornò.

“Hai ucciso il mascellodonte?
Vieni tra le mie braccia, mio radioso fanciullo
O giorno fravoloso! Evviva evviva!”
E cordeggiò un inno per la gioia.

Cenorava. E i visciattivi cavatalucerti
Girillavano e sfrocchiavano nella serbaja;
Mollicciattoli eran gli spennavoli
E gli smarruti verporcelli fistarnuiurlavano.
 
Io conosco (e adoro) questa versione: ^_^

Cenorava. E i visciattivi cavatalucerti
Girillavano e sfrocchiavano nella serbaja;
Mollicciattoli eran gli spennavoli
E gli smarruti verporcelli fistarnuiurlavano.

“Guardati dal mascellodonte, figlio mio!
Le mascelle che mordono e le tenaglie che afferrano.
Sii sospettoso del rapace malco ed evita
Lo schiumarioso Bamariolo!”

Egli prese la sua vorpale spada
E a lungo cercò il suo feriale nemico.
Così riposò presso a un ombroso sicumaro
E lì stette in meditabondo pensiero.

E mentre era afflitto da uffanti pensieri
Il mascellodonte dagli occhi di fiamma
Venne sguillando per il fitto bosco
E barbagliò al suo cospetto!

Uno, due, uno, due! E affondò
La vorpale lama zucando e zacando
Fino alla morte. Poi con la sua testa
Galonfoppando ritornò.

“Hai ucciso il mascellodonte?
Vieni tra le mie braccia, mio radioso fanciullo
O giorno fravoloso! Evviva evviva!”
E cordeggiò un inno per la gioia.

Cenorava. E i visciattivi cavatalucerti
Girillavano e sfrocchiavano nella serbaja;
Mollicciattoli eran gli spennavoli
E gli smarruti verporcelli fistarnuiurlavano.
:up::up::up:

Sempre metasemantica (nel senso di Maraini). Un "gioco" che mi diverte e mi piace sempre. :lovin:

Il Lonfo
(F. Maraini)

Il Lonfo non vaterca né gluisce
e molto raramente barigatta,
ma quando soffia il bego a bisce bisce
sdilenca un poco e gnagio s'archipatta.
È frusco il Lonfo! È pieno di lupigna
arrafferia malversa e sofolenta!
Se cionfi ti sbiduglia e t'arrupigna
se lugri ti botalla e ti criventa.
Eppure il vecchio Lonfo ammargelluto
che bete e zugghia e fonca nei trombazzi
fa lègica busìa, fa gisbuto;
e quasi quasi in segno di sberdazzi
gli affarferesti un gniffo. Ma lui zuto
t'alloppa, ti sbernecchia; e tu l'accazzi.
 
il poeta dice la verità

Voglio piangere il mio tormento,
e te lo dico perchè tu mi ami
e mi pianga in un imbrunire d'usignoli,
con un pugnale, con baci e con te.

Voglio uccidere il solo testimone dei miei fiori
e tramutare il pianto e i sudori miei
in eterno covone di duro grano.

Mai non possa esaurirsi la matassa
del " ti amo, mi ami", accesa sempre
con sole decrepito e luna vecchia.

Ciò che non mi darai e io non ti chiederò
sarà per la morte, che neppure lascia
sulla carne fremente un'ombra.

F. Garcia Lorca
 
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Ba(ratto) d'Amore

Hai lasciato pezzi della tua anima impigliati nei miei capelli.
Ho lasciato il mio cuore nelle tue mani.
Incontriamoci stanotte al molo numero 20.
Mi riconoscerai dal mascara colato che mi imbratta la faccia.
Ti riconoscerò dalla cicatrice sulla tua schiena.
In silenzio cercherò di levare i pezzi della tua anima dai miei capelli
e tu aprirai le mani e il mio cuore volerà nel mio petto.
Il giorno dopo
tu con la tua anima,
io con il mio cuore,
malediremo questo baratto d'amore.

Donne Imperfette
 
Ballo


Vortègida e festuglia o dulcibana
e sdrìllera che sdràllero! Sul fizio
la musica ci zùnfrega e ci sdrana
con tròdige buriagico e rubizio.
Lo sai che gli occhi gneschi e turchidiosi
son come abissi vèlvoli e maligi?
Lo sai che nei bluàgnoli miriosi
tracàcero con lèfane deligi?
Ah sdrìllera che sdràllero, mumurra
parole lampigiane ed umbralìe,
t’ascolto lucifuso nell’azzurra
voragine d’un’alba di bugie.

F. Maraini
 
Il mio occhio scende al sesso dell'amata:
noi ci guardiamo,
noi ci diciamo cose oscure,
noi ci amiamo come papavero e memoria,
noi dormiamo come vino nelle conchiglie,
come il mare nel raggio sanguigno della luna.

Paul Celan
 
Prima o poi l'amore arriva

A un passaggio a livello
lontano dal mondo
un giorno d'agosto assolato
un capostazione annoiato
vide a un finestrino
di un accelerato
una signora bruna
e più non lavorò passava
a guardare la luna
e i treni si scontravano
ma lui non li sentiva
prima o poi l'amore arriva

C'era un bancario
così serio, così serio
che non rideva mai fuori orario
ma un giorno allo sportello
arrivò un giovanotto
indubbiamente bello
aveva un assegno da un milione
della Banca Popolare
e disse sorridendo
"me lo puoi cambiare?"
e lui cambiò l'assegno e la sua vita intera
quella stessa sera
rubò la cassa e scappò via
via con lui a Bahia
e la gente parlava
ma chi la sentiva
e ballavano insieme
una samba giuliva
prima o poi l'amore arriva

C'era un politico
ladro e indifferente
non voleva bene a niente
neanche agli amici democristiani
neanche ai bambini
neanche a Fanfani
solo un pochino
lui si eccitava
se Nuccio Fava lo intervistava
ma a una seduta
molto affollata
vide una splendida deputata
le disse "amore
dimmi di sì"
e lei "non posso
son del Pci"
e perse la testa
e come un ossesso
urlava "amore non è
un problema
c'è il compromesso"
e Fanfani strillava
ma nessuno sentiva
e nel transatlantico
un sussurro saliva
e Andreotti dichiarò
alla stampa sportiva:
prima o poi l'amore arriva

C'era un bagnino
che non sapeva nuotare
ma era raccomandato
da uno zio piessì deputato
stava lì sulla spiaggia
di Gabicce Mare
a pensare, a pensare
perchè neanche la rana
riusciva a imparare
ma una bella tedesca
dai capelli biondi
urlò "aiuto annego
entro trenta secondi"
e lui come un cefalo
si tuffò nel mare
perchè in amore bisogna
saper galleggiare
la riportò a riva
e lei aprì gli occhi
e disse "mio eroe,
mio tritone, son viva"
e la spiaggia in coro:
prima o poi l'amore arriva

E c'era un barbone
senza abitazione
aveva solo la televisione
mangiava le ghiande
come i maiali
però teneva novanta canali
ma una notte d'inverno
che nevicava
e Corrado in pelliccia
da Gstaad presentava
sentì che di freddo
e di stenti e di affanni
era ormai arrivato
alla fine dei programmi
ed ecco la vide
rosa e felice
e sorridente, l'annunciatrice
che gli annunciava
"i nostri programmi riprendon domani"
e urlò "sì, domani
mia splendida diva"
e il freddo e la fame
già più non sentiva
abbiamo trasmesso:
prima o poi l'amore arriva

C'era un supergenerale
di superpolizia
arrestava e sparava
per difendere, diceva,
la democrazia
se l'era rinchiusa
e portata via
ma un giorno in un blitz
in un covo sul mare
catturò una giovane
extraparlamentare
e personalmente
la volle interrogare
e alla fine lo videro
che piangeva
lei non lo voleva
e lui le diceva
"ma non senti il fascino
della divisa?"
"La divisa è un bijou"
lei rispondeva
"ma quello che fa schifo
è che ci sei dentro tu"
e lui fece tanti blitz
ma non era più lui
e non si divertiva
e ai suoi carabinieri
gridava "At-tenti
vigilare, in riga
sparategli a vista
è un'erba cattiva"
prima o poi l'amore arriva

E c'era un uomo
che voleva esser morto
perchè nella vita
tutto gli era andato storto
scornacchiato, disoccupato
mangiò sei buste di talco borato
un chilo di Vim
duemila Rim
trecento fette di sottilette
e arrivò l'ambulanza
che già delirava
e già per spacciato
l'avevano dato
ed ecco la vide
e di colpo sentì
un brivido dentro
e all'istante guarì
com'era carina, la crocerossina
che con un sorriso
diceva "riposi è ben fortunato
si è proprio salvato
stanotte ritorno
a provarle la febbre
che l'è tutto rosso
mi tolga la prego le mani di dosso"
ma quello già tutto
bruciar si sentiva
non era il febbrone
era proprio passione
e tutto il reparto
di urli riempiva
"dottore dottore
prima o poi l'amore arriva"

C'erano dei maniaci
luridi e laidi
che si eccitavano
guardando Heidi
e un giorno in un parco
dove facevano i porci
videro due gemelle
così belle, così belle
che in tre minuti finirono
le caramelle
e dissero basta
con le perversioni
si sposarono in chiesa
e per testimoni
i quattro bruti bruti di più
vestiti in cravatta
e impermeabile blu
e il prete diceva
"beato chi lascia
la vita lasciva
prima o poi l'amore arriva

e c'erano uomini con un lavoro sicuro
e donne con le case ordinate
e una piazza dove le sere d'estate
ci si sdraiava insieme ad aspettare
un'attesa un qualcosa un altro aspettare
e tutte le notti
un fantasma appariva
e in tutta la piazza un tuonar si sentiva
"O voi che credete che indifferente
e rassegnati invecchierete, contenti
che non c'è bocca che vi può ferire
o una foto sul muro che non vi fa dormire
non c'è più niente da fare
non si può scappare! guardate
è dietro! Vi guarda goloso
vi prenderà! non c'è scampo!
Vi ha preso! Evviva! Evviva!
Prima o poi l'amore arriva!"

S. Benni
 
Non posso più essere contento

"Non posso più essere contento,
per tutti i miei giorni devo portare
nella mia nostalgia la tua immagine.
son proprio tuo."
Garcia Lorca
 
Sono nato al di qua di questi fogli
lungo un fiume, porto nelle narici
il cuore di resina degli abeti, negli occhi il silenzio
di quando nevica, la memoria lunga
di chi ha poco da raccontare.
Il nord e l'est, le pietre rotte dell'inverno
l'ombra delle nuvole sul fondo della valle
sono i miei punti cardinali;
non conosco la prospettiva senza dimensione del mare
e non era l'Italia del settanta, Chiusaforte
ma una bolla, minuti raddensati in secoli
nei gesti di uno stare fermi nel mondo
cose che avevano confini piccoli, gli orti poveri, le cataste
di ceppi che erano state un'eco di tempo in tempo rincorsa
di falda in falda, dentro il buio. E il gatto che si stende
in questi posti, sulle lamiere di zinco, alle prime luci
di novembre, raccoglie l'aria di tutte le albe del mondo;
come i semi dei fiori, portati, come una nevicata leggera
ho sognato di raggiungere i miei morti
dove sono le cose che non vedo quando si vedono
Amerigo devoto a Gina che cantava a voce alta
alla messa di Natale, il tabacco comprato da Alfredo e Rino che sapeva di stallatico, uomini, donne
scampati al tiro della storia
quando i nostri aliti di bambini scaldavano l'inverno
e di là dalle montagne azzurrine, di là dai muri
oltre gli sguardi delle guardie confinarie
un odore di cipolle e di industria pesante premeva,
le parte di un'Europa tenuta insieme
da chiodi ritorti e bulloni, martelli e chiavi inglesi.
Il futuro non è più quello di una volta, è stato scritto
da una mano anonima, geniale
su di un muro graffito alla periferia di Udine,
il futuro è quello che rimane, cio che resta delle cose convocate
nello scorrere dei volti chiamati, aggiungo io.
E qui, mentre intere città si muovono
sulle piste ramate degli hardware
e il presente irrompe con la violenza di un tavolo rovesciato,
mio padre torna per sempre nella sua cerata verde
bagnata dalla pioggia e schiude ai figli il suo sorridere
come fosse eternamente schiuso.
Se siamo ancora cosa siamo stati,
io sono lo stare di quell'uomo bagnato dalla pioggia,
che portava in casa un odore di traversine e ghisa
e, qualche volta, la gola di Chiusaforte allagata dall'ombra
si raduna nei miei occhi
da occidente a oriente, piano piano
a misura del passo del tramonto, bianco;
e anche se le voci del mondo si appuntiscono
e qualcosa divide l'ombra dall'ombra
meno solo mi pare di andare, premendo un piede
dopo l'altro, secondo la formula del luogo,
dal basso all'alto, seguendo una salita.

Ombre - Peri Luigi Cappello (da Azzurro Elementare)
 

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