L'angolo della poesia

L'amore
è lama? È fuoco?
Più quietamente - perché tanta enfasi?
È dolore che è conosciuto come
gli occhi conoscono il palmo della mano
come le labbra sanno
del proprio figlio il nome.

Marina Ivanovna Cvetaeva
 
Il tuo nome è una rondine nella mano,
il tuo nome è un ghiacciolo sulla lingua.
Un solo unico movimento delle labbra.
Il tuo nome sono cinque lettere.
Una pallina afferrata al volo,
un sonaglio d'argento nella bocca.

Un sasso gettato in un quieto stagno
singhiozza come il tuo nome suona.
Nel leggero schiocco degli zoccoli notturni
il tuo nome rumoroso rimbomba.
E ce lo nomina lo scatto sonoro
del grilletto contro la tempia.

Il tuo nome - ah, non si può! -
il tuo nome è un bacio sugli occhi,
sul tenero freddo delle palpebre immobili.
Il tuo nome è un bacio dato alla neve.
Un sorso di fonte, gelato, turchino.
Con il tuo nome il sonno è profondo.

Marina Ivanovna Cvetaeva
 
La terza neve
di Yevgeny Evtushenko




Guardavamo dalle finestre, là
dove i tigli
si stagliavano neri
nella profondità del cortile.
Sospirammo
ancora, la neve non veniva,
ed era tempo, ormai,
era tempo...
E la neve venne,
venne verso sera.
Essa
giù dall'alto dei cieli
volava
a seconda del vento.
e nel volo
oscillava.
A falde sottili come lamine.
fragili,
era confusa di sé stessa.
La prendevamo delicatamente nelle mani
e stupivamo:
dunque, era quella la neve?
Ma la neve ci rassicurava:
Verrà, io lo so,
verrà la neve vera.
Non vi turbate
mi scioglierò,
non inquietatevi
subito... .
Dopo sette giorni
venne la neve nuova.
Non venne
precipitò.
Cadeva cosi fitta, da non potere
tenere aperti gli occhi.
a tutta forza
vorticava in cerchio, mugliando.
Con pervicace ostinazione
voleva inseguire il trionfo
perché tutti dicessero concordi:
si, è lei, la neve
vera. che non dura un sol giorno,
o due.
Ma disperò di sé, non resistette
e si diede per vinta.
E se non si scioglieva tra le mani
si scioglieva
sotto
i piedi...
E noi inquieti, ansiosi
sempre più spesso
scrutavamo l'orizzonte: quando
quella vera verrà?
Perché era tempo,
era tempo...
E un mattino,
appena alzati, pieni di sonno,
ignari ancora,
d'improvviso aperta la porta,
meravigliati, la calpestammo.
Posava, alta e pulita
in tutta la sua tenera semplicità.
Era
fittissimamente di sé sicura.
Giacque
in terra
sui tetti
e stupì tutti
con la sua bianchezza.
Era davvero tanta,
ed era davvero bella.
Cadeva e cadeva
nel baccano dell'alba
fra il rombo delle macchine e lo sbuffare
dei cavalli
e sotto i piedi non si scioglieva.
anzi diventava più compatta.
Giaceva
fresca e scintillante
e ognuno ne era abbagliato.
Ed era lei, la neve. La vera.
L'aspettavamo.
Era venuta.
 
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Non fatemi domande

Ho il cuore pesante
di tante cose che conosco,
è come se portassi pietre
smisurate in un sacco,
o la pioggia fosse caduta,
senza sosta, sulla mia memoria.
Non chiedetemi di quello.
Non so di che cosa state parlando.
Non ho saputo che cosa è successo.
Gli altri neanche sapevano
e così girai di nebbia in nebbia
pensando che nulla accadesse,
cercando frutti per le strade,
pensieri nelle praterie
e il risultato è il seguente:
che tutti avevano ragione
e io nel frattempo dormivo.
Per ciò aggregate nel mio petto
non solo pietre ma ombra,
non solo ombra ma sangue.
Così stanno le cose, ragazzo,
e così anche non stanno le cose,
perchè, malgrado tutto, io vivo,
e la mia salute è eccellente,
mi crescono l'anima e le unghie,
giro per le barbarie,
vado e vengo dalle frontiere,
reclamo e segno posizioni,
ma se volete saperne di più
si confondono le mie rotte
e se udite latrare la tristezza
vicino a casa mia, è l'amore,
il tempo perduto è il pianto.
Quindi di ciò che ricordo
e di ciò di cui non ho memoria,
di quello che so e di ciò che ho saputo,
di quello che ho perduto per strada
fra tante cose perdute,
dei morti che non mi sentirono
e che forse volevano vedermi,
meglio che non mi chiedete niente.
Toccate qui, sul panciotto,
e vedrete come mi palpita
un sacco di pietre oscure.

Pablo Neruda
 
La poesia è il salvagente
cui mi aggrappo
quando tutto sembra svanire.
Quando il mio cuore gronda
per lo strazio delle parole che
feriscono, dei silenzi che trascinano
verso il precipizio.
Quando sono diventato così
impenetrabile
che neanche l'aria
riesce a passare.

K. Gibran
 
Il Crepuscolo Della Sera

Ecco la sera incantevole, amica al criminale;
arriva come un complice, a passi di lupo; il cielo
si chiude lentamente come una grande alcova,
e l’uomo irrequieto si tramuta in bestia feroce.

O sera, amabile sera, desiderio per l’uomo
le cui braccia, senza mentire, possono dire: Oggi
abbiamo lavorato! – E’ la sera che allevia
gli spiriti che divora un dolore selvaggio,
il sapiente ostinato a cui pesa la fronte,
e il curvo operaio che spegne la sua luce.

Frattanto, insani dèmoni nell’aria
si svegliano pesantemente, come uomini d’affari,
e contro imposte e tettoie volando danno di cozzo.
Nel chiarore dei lumi che il vento tormenta
la Prostituzione si accende lungo le strade;
come un formicaio lei apre le sue uscite;
si muove nel seno della città di fango
come un verme che deruba l’Uomo di quello che mangia.
si sentono qua e là le cucine sibilare,
i teatri guaire e le orchestre ronfare;
i ristoranti anonimi, dei quali il gioco fa la delizia,
si riempiono di puttane e scrocconi, loro complici,
e ladri che non hanno né tregua né riposo
si preparano anch’essi al loro lavoro,
porte e casseforti forzare dolcemente
per vivere un po’ di giorni e vestire l’amante.

Raccogliti, anima mia, in questo momento profondo,
e chiudi l’orecchio a un tale ruggito.
E’ l’ora che ai malati i dolori s’inaspriscono!
La buia Notte li prende alla gola; loro finiscono
il proprio destino e vanno verso il gorgo comune;
l’ospedale si riempie dei loro sospiri. Più d’uno
non verrà più a cercare la zuppa profumata
accanto al fuoco, la sera, vicino a un’anima amata.
E quanti di loro non hanno mai conosciuto
la dolcezza di una casa, non hanno mai vissuto!


C.Baudelaire
 
Il Crepuscolo Della Sera

Ecco la sera incantevole, amica al criminale;
arriva come un complice, a passi di lupo; il cielo
si chiude lentamente come una grande alcova,
e l’uomo irrequieto si tramuta in bestia feroce.

O sera, amabile sera, desiderio per l’uomo
le cui braccia, senza mentire, possono dire: Oggi
abbiamo lavorato! – E’ la sera che allevia
gli spiriti che divora un dolore selvaggio,
il sapiente ostinato a cui pesa la fronte,
e il curvo operaio che spegne la sua luce.

Frattanto, insani dèmoni nell’aria
si svegliano pesantemente, come uomini d’affari,
e contro imposte e tettoie volando danno di cozzo.
Nel chiarore dei lumi che il vento tormenta
la Prostituzione si accende lungo le strade;
come un formicaio lei apre le sue uscite;
si muove nel seno della città di fango
come un verme che deruba l’Uomo di quello che mangia.
si sentono qua e là le cucine sibilare,
i teatri guaire e le orchestre ronfare;
i ristoranti anonimi, dei quali il gioco fa la delizia,
si riempiono di puttane e scrocconi, loro complici,
e ladri che non hanno né tregua né riposo
si preparano anch’essi al loro lavoro,
porte e casseforti forzare dolcemente
per vivere un po’ di giorni e vestire l’amante.

Raccogliti, anima mia, in questo momento profondo,
e chiudi l’orecchio a un tale ruggito.
E’ l’ora che ai malati i dolori s’inaspriscono!
La buia Notte li prende alla gola; loro finiscono
il proprio destino e vanno verso il gorgo comune;
l’ospedale si riempie dei loro sospiri. Più d’uno
non verrà più a cercare la zuppa profumata
accanto al fuoco, la sera, vicino a un’anima amata.
E quanti di loro non hanno mai conosciuto
la dolcezza di una casa, non hanno mai vissuto!


C.Baudelaire

:love:

Eccola in lingua originale

:lovin:

Le Crépuscule du soir

Voici le soir charmant, ami du criminel;
II vient comme un complice, à pas de loup; le ciel
Se ferme lentement comme une grande alcôve,
Et l'homme impatient se change en bête fauve.
Ô soir, aimable soir, désiré par celui
Dont les bras, sans mentir, peuvent dire: Aujourd'hui
Nous avons travaillé! — C'est le soir qui soulage
Les esprits que dévore une douleur sauvage,
Le savant obstiné dont le front s'alourdit,
Et l'ouvrier courbé qui regagne son lit.
Cependant des démons malsains dans l'atmosphère
S'éveillent lourdement, comme des gens d'affaire,
Et cognent en volant les volets et l'auvent.
À travers les lueurs que tourmente le vent
La Prostitution s'allume dans les rues;
Comme une fourmilière elle ouvre ses issues;
Partout elle se fraye un occulte chemin,
Ainsi que l'ennemi qui tente un coup de main;
Elle remue au sein de la cité de fange
Comme un ver qui dérobe à l'Homme ce qu'il mange.
On entend çà et là les cuisines siffler,
Les théâtres glapir, les orchestres ronfler;
Les tables d'hôte, dont le jeu fait les délices,
S'emplissent de catins et d'escrocs, leurs complices,
Et les voleurs, qui n'ont ni trêve ni merci,
Vont bientôt commencer leur travail, eux aussi,
Et forcer doucement les portes et les caisses
Pour vivre quelques jours et vêtir leurs maîtresses.
Recueille-toi, mon âme, en ce grave moment,
Et ferme ton oreille à ce rugissement.
C'est l'heure où les douleurs des malades s'aigrissent!
La sombre Nuit les prend à la gorge; ils finissent
Leur destinée et vont vers le gouffre commun;
L'hôpital se remplit de leurs soupirs. — Plus d'un
Ne viendra plus chercher la soupe parfumée,
Au coin du feu, le soir, auprès d'une âme aimée.
Encore la plupart n'ont-ils jamais connu
La douceur du foyer et n'ont jamais vécu!

Charles Baudelaire
 
Se tu non mi vedi non importa
sarà il tuo profumo misto al mio
ad avvicinarci senza mai lasciarci.
Se tu non mi senti non importa
sarà la melodia che i nostri cuori intonano
a far sì che le parole non servano.
Se tu non mi conosci non importa
ogni stella, ogni alba, ogni tramonto
ti parleranno di me come mai
avevi sentito.
Se tu non mi trovi non importa
i nostri sentieri sanno già
in quale strada incrociarsi
per non perdersi mai più.
Prendi le mie parole
fanne una collana da indossare
tutti i giorni.
Prendi le mie frasi e fanne una cornice,
nei giorni di tristezza e malinconia
non ti sentirai più solo.
Prendi il mio cuore
rattoppato, ferito troppe volte
ma vivo e pulsante
e ascolta cosa ti sussurra.
Chiudi gli occhi
e fatti accompagnare nel mondo dei sogni
dove io sarò lì ad aspettarti
eterna presenza dei giorni tuoi.
Ishak Alioui
 
John Keats, aprile 1819

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che rapida sfiorisce

3.PNG


4.PNG
 
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Il giardino

Mille anni e poi mille
Non possono bastare
Per dire
La microeternita'
Di quando m' hai baciato
Di quando t' ho baciata
Un mattino nella luce dell' inverno
Al Parc Montsouris a Parigi
A Parigi
Sulla terra
Sulla terra che e' un astro.

Jacques Prevert
 

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