L'angolo della poesia

Un uomo ed una donna
non si sono mai visti
Vivono ben lontani l'uno dall'altro
in diverse città
Un giorno leggono
la stessa pagina in uno stesso libro
nel medesimo tempo
e medesimo secondo
del primo minuto
della loro ultima ora
esattamente.
J. Prevert
 
Io annego nel tempo.

La vita io l’ho castigata vivendola.
Fin dove il cuore mi resse
arditamente mi spinsi.
Ora la mia giornata non è più
che uno sterile avvicendarsi
di rovinose abitudini
e vorrei evadere dal nero cerchio.
Quando all’alba mi riduco,
un estro mi piglia, una smania
di non dormire.
E sogno partenze assurde,
liberazioni impossibili.
Oimè. Tutto il mio chiuso
e cocente rimorso
altro sfogo non ha
fuor che il sonno, se viene.
Invano, invano lotto
per possedere i giorni
che mi travolgono rumorosi.
Io annego nel tempo.

Vincenzo Cardarelli
 
STRADA DI AGRIGENTUM

Là dura un vento che ricordo acceso
nelle criniere dei cavalli obliqui
in corsa lungo le pianure, vento
che macchia e rode l'arenaria e il cuore
dei telamoni lugubri, riversi
sopra l'erba. Anima antica, grigia
di rancori, torni a quel vento, annusi
il delicato muschio che riveste
i giganti sospinti giù dal cielo.
Come sola allo spazio che ti resta!
E più t'accori s'odi ancora il suono
che s'allontana largo verso il mare
dove Espero già striscia mattutino:
il marranzano tristemente vibra
nella gola al carraio che risale
il colle nitido di luna, lento
tra il murmure d'ulivi saraceni.

Salvatore Quasimodo
 
Lampi
A. Pozzi

Stanotte un sussultante cielo
malato di nuvole nere
acuisce a sprazzi vividi
il mio desiderio insonne
e lo fa duro e lucente
come una lama d'acciaio.
 
Canto della mia nudità
Antonia Pozzi

Guardami: sono nuda. Dall'inquieto
Languore della mia capigliatura
Alla tensione snella del mio piede,
io sono tutta una magrezza acerba
inguainata in un color avorio.
Guarda: pallida è la carne mia.
Si direbbe che il sangue non vi scorra.
Rosso non ne traspare. Solo un languido
Palpito azzurrino sfuma in mezzo al petto.
Vedi come incavato ho il ventre. Incerta
È la curva dei fianchi, ma i ginocchi
E le caviglie e tutte le giunture,
ho scarne e salde come un puro sangue.
Oggi, m'inarco nuda, nel nitore
Del bagno bianco e m'inarcherò nuda
domani sopra un letto, se qualcuno
mi prenderà. E un giorno nuda, sola,
stesa supina sotto troppa terra,
starò, quando la morte avrà chiamato.
 
Ogni parola possiede la sua retta segreta
e il suo profumo.
Avanzo fra le righe
guidata da un mio senso
che nasce col respiro.
All’erta e tutta irta
fra l’una e l’altra linea
di un capoverso
– in verità una strofa –
vado.
Cime vertiginose
dove il cielo sospeso mi trascina
nel basso senza fine.
Capisco il tuo messaggio ma proseguo.
E in un punto di luce
come una retta muta e profumata
incontro la parola dietro le tue parole.
Mi accendo e mi abbandono.
Ti tocco e non ti sento.
Ti sento e non distinguo
il tuo perimetro verbale e verosimile.
Sento la spada del tuo verbo oscuro.
L’indefinito spazio
di questo appuntamento
a un tratto a fior di pelle si rivela:
ferita penetrata
in te per te goduta
in una trasformata
in quello spazio tuo
che il tuo discorrere mi dona.

Martha Canfield
 
Emily Dickinson

L'Erba ha così poco da fare -
Una Sfera di semplice Verde -
Con solo Farfalle da covare
E Api da intrattenere -


E agitarsi tutto il giorno alle amabili Melodie
Che le Brezze portano con sé -
E tenere la Luce del Sole in grembo
E inchinarsi ad ogni cosa -


E infilare Gocce di Rugiada, tutta le notte, come Perle -
E farsi così fine
Che una Duchessa sarebbe troppo comune
Per degnarla di uno sguardo -


E anche quando muore - trapassare
In Odori così divini -
Come Umili spezie, che giacciono nel sonno -
O Nardi indiani, morenti -


E poi, in Sovrani Fienili dimorare -
E sognare i Giorni lontani,
L'Erba ha così poco da fare
Che vorrei essere Fieno -
 
Quando gli innamorati si parlano
attraverso gli alberi
e attraverso mille strade infelici,
quando abbracciano l'edera
come se fosse un canto,
quando trovano la grazia
nelle spighe scomposte
e dagli alti rigogli,
quando gli amanti gemono
sono signori sulla terra
e sono vicini a Dio
come i santi più ebbri.
Quando gli innamorati parlano di morte
parlano di vita in eterno
in un colloquio di un fine esperanto
noto solo a Lui.
Il loro linguaggio è dissacratore,
ma chiama la grazia infinita
di un grande perdono.
Del tuo ultimo tempo senza colore,
delle tue arringhe senza popolo,
della tua vasta legge d'amore,
che da ozi e digiuni,
girando intorno a una grande solitudine
hai scoperto il baricentro del cuore,
o mio sudato amore senz'arte
che mi hai fallito le carte del pudore

Alda Merini
 
Strada

La tua casa di fronte alla mia casa.
Il balcone di fronte al mio balcone.
Tra la tua e la mia casa
una pagina del freddo.
Il mio sguardo cuce il vento
ristagnato della strada.
Il tuo respiro appanna il vetro
quadrato della tua finestra.
Tra il tuo respiro e i miei occhi
rileghiamo la pagina
gialla e fredda del vento.

Manuel Altolaguirre
 

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