Val
Torniamo alla LIRA
Insomma, si è perduto un sacco di tempo per arrivare ad avere una più precisa idea dei fattori che connotano una pandemia:
la sua diffusione,
la sua contagiosità,
la sua morbilità e
la sua mortalità,
per poter confrontare i rischi reali del nuovo virus
con le epidemie virali del recente passato (dalle influenze come l’asiatica, all’H1N1)
e predisporre rimedi più mirati per contenerla e curarla razionalmente.
Non si è poi tenuto in debito conto che gli spazi chiusi sono molto più propizi al contagio dei luoghi aperti
(realtà intuitiva, ma confermata da recentissime misurazioni Arpa sulla presenza in aria del virus).
Si sono bruciate montagne di quattrini presi a debito in piccole e inefficaci regalie assistenziali,
ma senza un vero schema logico, l’Italia ha speso pochissimo, in proporzione,
per accelerare lo studio di cure assumendosi una maggior parte dei rischi industriali della ricerca farmaceutica,
cosa che, ad esempio, il pur contestato Donald Trump ha invece fatto,
non si è proceduto a monte per sgravare le aziende che, producendo ricchezza, danno lavoro continuativo,
ma solo a valle per aiutare, a debito e bruciando ricchezza, i lavoratori e quindi per un periodo inevitabilmente limitato.
Sul fronte medico, le tante polemiche che hanno diviso i virologi, amplificate dai media,
derivano dal fatto che le differenti opinioni degli esperti, erano e in parte ancora sono, appunto, opinioni,
dato che solo il vaglio ragionato dei dati e dei processi, col tempo arriverà a conclusioni scientifiche consolidate.
Così si è scelta la via
più semplicistica e brutale,
più inefficace e assistenziale,
più burocratica e poliziesca,
per far vedere, con gran clamore di trombe, che “si faceva qualcosa”.
E così si è proceduto ad una segregazione di massa di cittadini incolpevoli ridotti allo stato di assoggettati, se non proprio di prigionieri.
Di fronte a tutto ciò, la pandemia non ha mostrato però segni di reale sensibilità,
l’andamento dei contagi nel mondo, dal Giappone all’America
(astraendo dalla Cina, di cui in realtà non sappiamo realmente quasi niente, quando e come è cominciata,
quando l’hanno scoperta, quante reali vittime, come ha agito la polizia, da quanto hanno delle cure)
non mostra fin qui una chiara dipendenza dalle politiche di contenimento,
sembra piuttosto una distribuzione stocastica aleatoria e poco prevedibile, come se – ed è questo il punto –
i fatti ci dicessero che le vie di questo contagio virale siano troppe per poterle realmente chiudere.
Se davvero fosse così avremmo allora vanamente cercato di vuotare il mare con un cucchiaio,
sprecando le energie e la vita di milioni di persone, ma, anche in questo caso,
i responsabili delle scelte politiche ben difficilmente saranno disposti ad ammetterlo,
tale è stato lo sconvolgimento della vita dei cittadini e la distruzione di risorse,
che preferiranno nascondersi dietro il “ma così han fatto tutti”
e magari additare coloro che hanno dubbi, come pericolosi untori e nemici del popolo,
secondo una vecchia tradizione sovietica ormai arrivata anche in occidente.
Per nostra fortuna, nei laboratori, nelle università e nelle aziende farmaceutiche,
ci sono stati biochimici che, con scienza e coscienza, hanno lavorato, chini sui loro strumenti,
per trovare dei reali rimedi, altrimenti cosa avremmo fatto,
per non violare il tabù del rifiuto dell’obbligata convivenza col virus
(come di tutti quelli che l’hanno preceduto e lo seguiranno)
saremmo rimasti in lockdown per sempre?
la sua diffusione,
la sua contagiosità,
la sua morbilità e
la sua mortalità,
per poter confrontare i rischi reali del nuovo virus
con le epidemie virali del recente passato (dalle influenze come l’asiatica, all’H1N1)
e predisporre rimedi più mirati per contenerla e curarla razionalmente.
Non si è poi tenuto in debito conto che gli spazi chiusi sono molto più propizi al contagio dei luoghi aperti
(realtà intuitiva, ma confermata da recentissime misurazioni Arpa sulla presenza in aria del virus).
Si sono bruciate montagne di quattrini presi a debito in piccole e inefficaci regalie assistenziali,
ma senza un vero schema logico, l’Italia ha speso pochissimo, in proporzione,
per accelerare lo studio di cure assumendosi una maggior parte dei rischi industriali della ricerca farmaceutica,
cosa che, ad esempio, il pur contestato Donald Trump ha invece fatto,
non si è proceduto a monte per sgravare le aziende che, producendo ricchezza, danno lavoro continuativo,
ma solo a valle per aiutare, a debito e bruciando ricchezza, i lavoratori e quindi per un periodo inevitabilmente limitato.
Sul fronte medico, le tante polemiche che hanno diviso i virologi, amplificate dai media,
derivano dal fatto che le differenti opinioni degli esperti, erano e in parte ancora sono, appunto, opinioni,
dato che solo il vaglio ragionato dei dati e dei processi, col tempo arriverà a conclusioni scientifiche consolidate.
Così si è scelta la via
più semplicistica e brutale,
più inefficace e assistenziale,
più burocratica e poliziesca,
per far vedere, con gran clamore di trombe, che “si faceva qualcosa”.
E così si è proceduto ad una segregazione di massa di cittadini incolpevoli ridotti allo stato di assoggettati, se non proprio di prigionieri.
Di fronte a tutto ciò, la pandemia non ha mostrato però segni di reale sensibilità,
l’andamento dei contagi nel mondo, dal Giappone all’America
(astraendo dalla Cina, di cui in realtà non sappiamo realmente quasi niente, quando e come è cominciata,
quando l’hanno scoperta, quante reali vittime, come ha agito la polizia, da quanto hanno delle cure)
non mostra fin qui una chiara dipendenza dalle politiche di contenimento,
sembra piuttosto una distribuzione stocastica aleatoria e poco prevedibile, come se – ed è questo il punto –
i fatti ci dicessero che le vie di questo contagio virale siano troppe per poterle realmente chiudere.
Se davvero fosse così avremmo allora vanamente cercato di vuotare il mare con un cucchiaio,
sprecando le energie e la vita di milioni di persone, ma, anche in questo caso,
i responsabili delle scelte politiche ben difficilmente saranno disposti ad ammetterlo,
tale è stato lo sconvolgimento della vita dei cittadini e la distruzione di risorse,
che preferiranno nascondersi dietro il “ma così han fatto tutti”
e magari additare coloro che hanno dubbi, come pericolosi untori e nemici del popolo,
secondo una vecchia tradizione sovietica ormai arrivata anche in occidente.
Per nostra fortuna, nei laboratori, nelle università e nelle aziende farmaceutiche,
ci sono stati biochimici che, con scienza e coscienza, hanno lavorato, chini sui loro strumenti,
per trovare dei reali rimedi, altrimenti cosa avremmo fatto,
per non violare il tabù del rifiuto dell’obbligata convivenza col virus
(come di tutti quelli che l’hanno preceduto e lo seguiranno)
saremmo rimasti in lockdown per sempre?