Le “fake news” e la Post Verità

L’intervistatrice evoca il Tavistock Institute, il controllo mentale, progetti Cia come l’Mk-Ultra. Bernard annuisce: «Sì, esattamente, ma questo fa parte del mio lavoro». E spiega: «Quando fate transazioni, dovete anche manipolare i media; dovete manipolare molte cose, perché niente può essere lasciato al caso. Tutto è falsato. Ci si abitua a vedere la gente come un gregge di pecore. Usate qualche cane da pastore per mandarle dove volete voi. E francamente, vedo che questo continua dappertutto. La gente non capisce di essere manipolata, è completamente assorbita in un meccanismo di sopravvivenza – e questo è programmato. E scoprite com’è facile, manipolare le masse in una direzione, quando a tirare i fili siete voi»

“Élite satanista, mi han coinvolto nel ’sacrificio’ di bambini” | LIBRE
 
Così è nata la falsa notizia di un conto alle Bahamas per Macron (che ha querelato Le Pen)

4 maggio 2027 - di Marco Moussanet

«Spero che nelle prossime settimane non si scopra che Lei ha un conto offshore alle Bahamas». Buttata lì verso la fine del dibattito televisivo di ieri sera, questa frase di Marine Le Pen rivolta a Emmanuel Macron è passata quasi inosservata. Una provocazione tra le tante. L'ennesimo tentativo, poco importa se basato su illazioni senza alcuna prova, di alimentare dei sospetti: sparla, sparla, qualcosa resterà. Macron ha però deciso di non lasciar perdere. E ha presentato una denuncia contro ignoti per «diffusione di notizie false finalizzate ad alterare il regolare svolgimento delle elezioni». Sulla cui base la Procura di Parigi ha aperto un'inchiesta preliminare.

L’origine della «fake news» in Lettonia
La battuta della Le Pen è infatti solo l'epilogo di una “fake news” nata due ore prima dell'inizio del dibattito, come ha scoperto l'équipe di Macron, fornendo fin dalla prima mattina di oggi una ricostruzione dettagliata della vicenda.
Alle sette di ieri sera su «4chan», uno dei forum internet più grandi al mondo, compare un messaggio proveniente da una fonte anonima della Lettonia in cui si accusa Macron - «documenti alla mano» - di aver costruito un sofisticato sistema di conti offshore per evadere le tasse. I documenti - compreso quello con la supposta firma del candidato centrista alle presidenziali - sono ovviamente dei grossolani falsi.

Rilanciata su siti americani pro-Trump
Ciononostante, alle 19h12 la “notizia” è ripresa, sul suo account Twitter, da tale Nathan Damigo, probabilmente americano, a suo tempo attivo nella campagna pro-Donald Trump e vicino, in Francia, agli ambienti dell'estrema destra di Génération Identitaire.
Poi viene rilanciata dal sito americano DisobedientMedia, che pure aveva sostenuto Trump, e da numerosi account Twitter di gente vicina al neo-presidente americano.
In pochi minuti attraversa quindi l'Atlantico e la ritroviamo ripresa da 213 account francesi (o francofoni) noti per essere quelli che normalmente fanno da cinghia di trasmissione agli articoli dei media russi Russia Today e Sputnik.
Fino ad arrivare, appunto, nello studio televisivo del dibattito tra i due finalisti delle presidenziali francesi.

In una nota, il portavoce di Macron sottolinea come «questo tentativo di destabilizzazione necessiti di mezzi importanti e si basi su una preparazione minuziosa, tale da poterne garantire la massima diffusione».
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Così è nata la falsa notizia di un conto alle Bahamas per Macron (che ha querelato Le Pen) – Filippo Marino


Macron-Le Pen, il dibattito finisce in tribunale - Lettera43.it


Marine Le Pen 'deployed Russian-made fake news' against Macron during TV debate


L'histoire de la fausse rumeur du paradis fiscal d'Emmanuel Macron


Fake news takes centre stage in French election
 
con questa @@ delle fake news, fra un po metteranno i bollini rossi, poi bannano e poi censura immediate stile SS

culatoni e' bello credeteci e se dici il contrario ti banno

Macron ha il conto estero segreto? e perché non dovrebbe averlo? vi pare che se ha un conto lo viene a dire a voi?
tante domande ma una sola risposta
 
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In un giorno, tre storie rivelatesi false - Come Don Chisciotte - Controinformazione - Informazione alternativa
 
della serie: la censura e lo strapotere fascista delle case farmaceutiche

I vaccini in discussione al Senato, per Youtube, non sono adatti alle famiglie! Siamo all’apoteosi del ridicolo!

Pubblicato 16 giugno 2017 - 18.24 - Da Claudio Messora
Caso mai non sapeste cos’è la modalità “con restrizioni” di Youtube, ve lo spiego in due parole. Per venire incontro alle preferenze degli inserzionisti, che adorano i bimbiminkia che bestemmiano mentre fanno saltare le cervella dei nemici nell’ultimo gioco horror, oppure scherzi telefonici volgari e di cattivo gusto, oppure poveri dementi sfruttati dalla dinamica della rete perché la loro demenza è pur sempre divertente,
ma si dissociano categoricamente da qualunque forma di pensiero non autorizzato, non importa quanto garbato, forbito e onesto,
Youtube ha creato la modalità “pecoroni-da-tenere-nell’ignoranza“, ovvero una modalità che, se attivata nel browser (può essere attivata dai genitori, o da un’azienda, o dall’installazione del sistema operativo, o in altri modi, e non è immediato accorgersene),
fa sì che qualunque video “non adatto agli investitori” e “non adatto ai bambini o alle famiglie” semplicemente non esista, a meno che uno non ne conosca l’indirizzo. Il video non compare nella colonna dei consigliati, non viene suggerito e non compare nei risultati delle ricerche.

Chiaramente che cosa mai sarà giudicato “inadatto” da Youtube e dai suoi magici algoritmi?
Le bestemmie?
Le volgarità?
Lo sfruttamento dei minorati o semplicemente l’idiozia di ebeti il cui unico scopo è fare i cretini per appiattire l’encefalogramma dello spettatore di Youtube e renderlo più simile a quello di chi guarda la televisione?
Macché… niente di tutto questo:
i video “ristretti” sono quelli dove ci si occupa del bene pubblico, sono quelli dove si riflette sulle questioni che investono la collettività, sono quelli dove si approfondiscono le cose oltre il sipario che divide la finzione dei grandi media dall’esigenza di comprensione e di allargamento della prospettiva di cui i cittadini hanno bisogno per diventare consapevoli e uscire dalla condizione di scimmietta ammaestrata.




Non ci credete? Questa è la screenshot del video della conferenza stampa del Movimento 5 Stelle, ieri, al Senato della Repubblica, che aveva ad oggetto la discussione sul Decreto Vaccini del Governo. Cliccate sull’immagine per vederla per intero

I vaccini in discussione al Senato, per Youtube, non sono adatti alle famiglie! Siamo all'apoteosi del ridicolo! - Byoblu.com



Clicca sull’immagine per ingrandirla. Poi guarda in basso, dove di norma si possono leggere i commenti.
Guardate in basso, dove dovrebbero esserci i commenti.
Cosa c’è scritto?
Ve lo dico io: Restricted mode has hidden comments for this video“. Che tradotto significa: “La modalità con restrizioni ha nascosto i commenti per questo video”. Il che vuol dire che il video, come probabilmente il 90% dei video che non mostrano l’infima stoltezza e futilità del genere umano, è entrato nella modalità con restrizioni.
Per via della sua volgarità? No, non ci sono parolacce.
Per via della fonte? No: è nientemeno il Senato della Repubblica.
Per via dell’argomento? Sì. I vaccini. I vaccini e la politica. Questioni di cui lo spettatore medio, in televisione e adesso anche in rete, non deve occuparsi.



Cara Youtube, chi volete tutelare, esattamente? I minorenni e le famiglie, cioè proprio l’oggetto del provvedimento che si sta discutendo al Senato, e che quindi al contrario dovrebbero – proprio loro – essere informati?
O volete tutelare gli inserzionisti, che però non esitano a piazzare i loro spot in qualunque trasmissione televisiva che racconta la cronaca anche più violenta?
Oppure volete tutelare i poteri forti che hanno imposto un decreto legge violento e autoritario, e che quindi beneficiano dall’ignoranza dei cittadini che non sono in tal modo autorizzati a sviluppare nuove conoscenze o punti di vista diversi sui vaccini rispetto a quelli diffusi (in maniera approssimativa, parziale e mediocre) dai giornali e televisioni?

Nonostante la “modalità con restrizioni”, e quindi nonostante il fatto che a un numero inquantificabile di persone sia di fatto impedito di venire a conoscenza dell’esistenza di questo video, quest’ultimo, grazie ai lettori di questo blog che si passano l’indirizzo, in meno di 24 ore ha già fatto 20 mila visualizzazioni. Ma quante ne avrebbe fatte, se il video comparisse nei risultati di ricerca o fosse consigliato nella tabella a lato? 200 mila? 2 milioni? Numeri che a qualcuno, di certo, non fanno comodo. E non è difficile capire a chi.


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Pubblicato 16 giugno 2017 - 18.24 - Da Claudio Messora
Youtube appartine al gruppo di GOOGLE
e.....
La decisione dell’Antitrust Ue

Google, la prima multa a un algoritmo: ecco perché è così importante
Con la decisione della Commissione si «scopre» che dietro a funzioni considerate asettiche e neutre ci sono uomini, azionisti, interessi (anche legittimi)
di Massimo Sideri

Google, la prima multa a un algoritmo: ecco perché è così importante

Non è un caso che, nell’era degli algoritmi, la maggiore multa nella storia dell’Unione europea per abuso di posizione dominante (2,4 miliardi) sia stata comminata proprio a un algoritmo, quello di Google. Non era un algoritmo quello di Intel (1,06 miliardi nel 2009) come non lo era nemmeno quello di Microsoft ai tempi dello scontro con Mario Monti (in sostanza il tema, allora, era la posizione dominante dei software precaricati con il pacchetto Office sui personal computer).

Non è un algoritmo — vale la pena di sottolinearlo — nemmeno l’oggetto dello scontro della Commissione con Apple, visto che si tratta di fisco e vecchi merletti. Algoritmo è diventato una sorta di «Apriti Sesamo» moderno, una formula magica che dovrebbe esprimere neutralità, intelligenza. Nella retorica tecnologica è diventato anche sinonimo di democrazia: la matematica dovrebbe riuscire laddove l’uomo con tutti i suoi difetti non arriva.[forse prima... ma ultimamente la CENSURA domina anche qui ... chi la applica non è un algoritmo ma un'opinione umana]


Con la decisione dell’Unione europea che arriva dopo sette anni si scopre invece quello che poteva anche essere sospettato: dietro agli algoritmi ci sono gli uomini, gli azionisti, gli interessi economici, anche legittimi, come prevalere sui competitor.

Secondo i commissari europei Google interviene sui risultati facendo scendere nel ranking dell’indicizzazione (che dovrebbe seguire criteri oggettivi) i concorrenti nello shopping online e, simultaneamente, introduce in alto, con una manina invisibile che non è però quella di Adam Smith, i propri servizi. La decisione è importante perché potrebbe influenzare tutti gli altri servizi di Google in altri settori, come quello dei viaggi o delle mappe.

Si potrebbe anche argomentare: qual è il problema?
Perché Google non dovrebbe favorire se stessa e i propri azionisti?
Il nervo scoperto è proprio questo: in Europa il motore di ricerca è usato, secondo le stime, da circa il 90 per cento degli utenti che chiedono qualcosa sul web. Non è una posizione dominate. È un monopolio.

Peraltro in Europa abbiamo 500 milioni di abitanti contro i 350 degli Stati Uniti: paradossalmente l’Ue è più importante di quanto possa apparire per Google.
Offrire un servizio gratuito per il consumatore non è detto che sia neutrale e senza effetti per il mercato.

27 giugno 2017 (modifica il 27 giugno 2017 | 13:11)
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