LE MIE ASPETTATIVE PER IL FUTURO? UN BEL PASSATO

Durante la campagna elettorale, il Pd e i suoi satelliti (pesci azzurri compresi) hanno sostenuto che gli elettori
dovevano guardare ai risultati dell’amministrazione locale e non al quadro nazionale né agli scenari ideologici.

Ma si trattava di una cortina fumogena per nascondere, da un lato, il fallimentare esperimento del governo giallorosso e, dall’altro lato,
la verità del meccanismo del consenso che ha sempre contraddistinto il potere del partito egemone (il Pci e tutte le sue metamorfosi post-89)
e che si è retto su grandi collettori ramificati nella società, innervati nelle organizzazioni culturali, sindacali e perfino nei gangli produttivi.

Che da qualche tempo quel meccanismo di raccolta fosse entrato in crisi, lo testimonia l’erosione elettorale del grande partito-chiesa
che per oltre mezzo secolo aveva dominato quella regione (e accanto ad essa le regioni del centro-Italia).

In Emilia vige infatti un comunismo post-comunista che ha perfettamente tradotto in pratica concreta la teoria gramsciana e leniniana dell’egemonia,
portandola dai brutali e cruenti scenari sovietici ai più paciosi ma non meno risoluti orizzonti nostrani del secondo dopoguerra.

Una dittatura talmente blanda da essere quasi impercettibile, esercitata con le armi della pressione sociale ed economica
(questo è infatti il flusso di lunga durata di oltre mezzo secolo di comunismo in salsa emiliano-romagnola, bonario in apparenza ma ferocissimo in realtà:
chi non aveva la tessera era messo ai margini del sistema), e con gli strumenti affilatissimi di una propaganda ideologica che è riuscita a controllare tutti i centri di potere
(quelle che Gramsci chiamava le casematte), in modo velato ma spietato, imponendo un marxismo culturale all’italiana.

Ora, nella recente campagna elettorale la sinistra ha spacciato una menzogna (quella del voto all’efficienza dell’amministrazione)
che si smonta osservando il voto stesso nella sua qualità anziché nella quantità.

Il voto a sinistra non è stato tecnico-amministrativo, ma totalmente ideologico, legato cioè alla bontà dell’amministrazione solo in quanto connesso al sistema di potere
capillarmente eretto in settant’anni di dominio politico e di pratica della falsità generalizzata.

Gli analisti politici e soprattutto quelli elettorali studiano i numeri, la loro disposizione territoriale, i flussi e le dinamiche, ma al di là dei numeri c’è,
sempre e in qualsiasi circostanza, uno strato di senso che è comprensibile solo a uno sguardo fenomenologico:
le cose si mostrano in se stesse solo se ridotte alla loro essenza, e l’essenza del voto dato alla sinistra emiliana
è l’effetto dell’azione onnipervasiva dell’ideologia comunista, sia pure adattata alla società contemporanea.

Cosa mostra dunque questo voto?

Nelle circoscrizioni di Ferrara, Piacenza, Rimini e Parma ha vinto ampiamente Lucia Borgonzoni.
Ferrara e Piacenza sono amministrate dal centrodestra (a trazione leghista), e quindi se il voto è stato dato all’amministrazione locale come sostiene la tesi piddina,
allora vorrebbe dire che in quelle circoscrizioni il centrodestra amministra bene, tanto da meritarsi il consenso,
e in ogni caso meglio di quanto amministrava la sinistra, che in quei territori ha dovuto cedere il passo già da qualche anno.

Nel complesso, la sinistra dell’ex-Pci ha vinto, ma la sua forza è, paradossalmente, in declino, soprattutto perché è stato svelato il retropalco ideologico
che ne ha sempre accompagnato l’azione, anche ora che si nasconde dietro al paravento amministrativo tecnocratico.

La grande roccaforte rossa non è stata espugnata, ma la sua rete di potere è stata incrinata, nella struttura geografica e in quella sociale, produttiva e culturale.

La regione rossa è, già da alcuni anni, da quando cioè la Lega ha valicato il Rubicone, lacerata da isole anticomuniste sempre più grandi e più solide, e in crescita.

Una diga si sgretola a partire da piccole falle, e oggi il fortilizio emiliano è forato in molte parti.

Ci vorrà un po’ più di tempo del previsto, ma quando un’ideologia viene smascherata, è destinata inevitabilmente a crollare, portando con sé il sistema che aveva prodotto.

E a questo svelamento siamo arrivati proprio quando il centrodestra è stato risoluto ed esplicito, quando ha rifiutato le ipocrisie politichesi e il buonismo cattocomunista,
abbandonando i sotterfugi e gli inganni di sedicenti moderati.

Con ciò distinguiamo subito e definitivamente gli pseudomoderati, cinici per ideologia o semplicemente per calcolo,
da coloro che hanno il senso della misura e del rispetto, che non valicano i limiti della democrazia pur non edulcorando le loro proposte politiche,
che rispettano le regole della convivenza civile difendendo però senza esitazioni la sovranità nazionale,
che proteggono in modo assoluto la libertà d’espressione degli avversari senza smettere di denunciare la violenza ideologica del neomarxismo e di combattere le nuove forme del comunismo.

La seconda menzogna messa in circolazione dice che Matteo Salvini avrebbe sbagliato strategia, impostando la campagna elettorale su un registro molto urlato e altamente conflittuale.

Molti commentatori, tra i quali qualche spettatore o forse anche speculatore politico interessato (non ovviamente Fratelli d’Italia, leali, coerenti e dai modi assolutamente determinati e intransigenti),
sostengono che Salvini non doveva condurre una campagna elettorale così polarizzata, perfino radicalizzata, perché, questa la tesi, in questo modo si sarebbero spaventati i moderati.

Facile, troppo facile argomentazione, che suona falsa e nasconde retropensieri ambigui, anche sleali.

Infatti, quando i problemi sono gravi, il moderatismo è un paravento per non affrontarli.

E dunque, quando gli avversari sono estremisti ideologici ammantati da tecnici dell’amministrazione pubblica, bisogna affrontarli senza cadere nell’estremismo
ma con una inflessibile forza dialettica, nelle forme e nei contenuti.

La sinistra, in tutte le sue componenti, ha concepito questo turno elettorale come una battaglia finale, una questione di vita o di morte,
e quindi si è compattata, ha alzato il tiro e coperto di contumelie gli avversari, bersagliando soprattutto Salvini, che di questi ultimi è il leader.

In tale contesto, coloro che predicano di «abbassare i toni» sono i corifei della sinistra e gli opportunisti che si sono infiltrati a destra: entrambi lavorano contro il centrodestra.

Nonostante la mancata vittoria, Salvini e Giorgia Meloni non hanno sbagliato strategia, perché la loro azione ha inciso in profondità la crosta ideologica del neo-comunismo emiliano,
come era riuscita a fare trionfalmente pochi mesi fa in Umbria (il voto in Calabria ha una storia molto diversa, ma anche in quel caso la determinazione
e la fermezza hanno pagato in termini di consenso, portando Jole Santelli a un risultato straordinario).

Modificare in senso moderatistico, con un’autoforzatura e con un cambio di rotta rispetto alla linea della chiarezza tenuta da entrambi, pur con sfumature diverse,
in tutti questi anni, sarebbe l’inizio di un regresso politico che implicherebbe anche un ridimensionamento numerico,
con le ovvie conseguenze negative sulla possibilità di avere la maggioranza nelle urne.

La strumentalizzazione del richiamo alla moderazione è qui palese, per evidenti motivi: erodere consensi a partiti che non scendono a compromessi
e che sono quindi non controllabili dai vari poteri che vogliono continuare a gestire l’Italia.

Presidenti di regione come Luca Zaia, Marco Marsilio o Massimiliano Fedriga, che il popolo di centrodestra apprezza e sostiene, sarebbero estremisti?

Domanda sciocca e inutile, perché estranea alla logica che guida la loro azione politico-istituzionale, a quell’antica logica politica della parresia, del dire la verità,
del parlare chiaro senza rinunciare ai princìpi e chiamando le cose con il loro nome, senza infingimenti e quindi, spesso, anche con durezza.

Ricorrere, per l’ennesima volta, alla figura piuttosto misteriosa dei «moderati» significa retrocedere davanti ai problemi,
sottomettersi alla dittatura del politicamente corretto, accomodarsi nelle convenienze, accettare gli inciuci.

Forse il mantello moderato potrà salvare dal naufragio qualche personaggio o qualche gruppetto politico oggi nelle secche,
consentendogli di racimolare quel mezzo punto percentuale utile per farsi eleggere, ma sicuramente avrà come esito quello di riconsegnare il Paese alla sinistra,
a quel centrosinistra che ha, oggettivamente e incontrovertibilmente, portato l’Italia allo sfacelo.

Chi sarebbero i moderati?

I moderati non sono una categoria politica o culturale; certo esprimono un atteggiamento sociale e psicologico da rispettare e salvaguardare,
alle cui esigenze bisogna dare ascolto e risposta, ma senza trasformarli in un pretesto per additare con lo stigma dell’estremista chi (Salvini o Giorgia Meloni che sia)
procede senza ambiguità, senza tatticismi o mezzucci retorico-sofistici.

Ed è proprio questo utilizzo dei moderati, ciò che indigna.

Questo uso strumentale del termine moderatismo produce un effetto di ripugnanza anche perché fa torto alla buona volontà
e alla qualità d’animo di coloro che sono autenticamente moderati ovvero prudenti e rispettosi.

Invece, i sedicenti politici moderati sono in realtà trasformisti che, per esempio, dopo aver sostenuto i governi di Letta e Renzi sono passati con Forza Italia
(e magari oggi riescono anche a farsi eleggere, al consiglio regionale o in qualsiasi altro organo), transumanti politici che intorbidano le liste disorientando gli elettori di centrodestra.

Il popolo di centrodestra ovvero di quella nuova destra liberalconservatrice e antitotalitaria che oggi conta in Italia sul consenso di oltre il 40 per cento degli elettori
non vuole ricadere nelle grinfie, ma molto moderate, dei comitati d’affari proliferati proprio captando la buona fede di persone, loro sì autenticamente moderate, miti, per indole e per abitudine.

Dall’esperienza di questi ultimi anni una cosa è chiara: il popolo di centrodestra rifiuta le ambiguità, le fumosità e gli opportunismi dei politici sedicenti moderati,
perché ha capito che il «moderatismo» è una maschera per nascondere l’incapacità, l’inefficienza e forse anche la connivenza con il nemico, cioè con la sinistra.

La campagna d’Emilia insegna che le ramificazioni ideologiche e sociali della sinistra (post)-comunista non si sconfiggono con melliflui giochi di parole, ma con l’affermazione della verità, che è sempre clamorosa.

I problemi sul tavolo italiano (sia nazionale sia locale) sono immutati, sempre pesantissimi e, anzi, aggravati da un governo con tendenze dittatoriali
camuffate da manovre stile «grande fratello», nelle quali affiorano un livore e una cattiveria nei confronti dell’avversario raramente riscontrabili nella pur virulenta lotta politica del secondo Novecento.

Questi problemi non possono quindi essere aggrediti con tatticismi morotei e con un linguaggio che il popolo italiano respinge in quanto espressione di quella politica
che, in nome del popolo, ha sempre schiacciato i cittadini, comprimendone le libertà e negandone l’identità, impedendogli di esprimersi.

Ora Salvini e Meloni, come aveva iniziato a fare il Berlusconi degli anni Novanta, hanno sciolto la voce di quel popolo,
e non ci si può aspettare che sia un sussurro, no, è una voce possente che reclama verità, libertà e identità.
 
Secondo un’antica tradizione il 29, 30 e 31 gennaio ricorrono i Giorni della Merla, ossia – almeno nell’immaginario collettivo – i giorni più freddi dell’anno.

Sebbene non ci sia una base scientifica a sostegno di questa tradizione i Giorni della Merla vengono ancora legati in modo folkloristico alla previsione della futura primavera.

Ma perché si chiamano così?


La leggenda più nota narra di una merla e dei suoi pulcini, in origine neri come i maschi della stessa specie, per ripararsi dal gran freddo si rifugiarono dentro un comignolo.
Vi restarono per tre giorni, identificati appunto come i più freddi dell’anno ed emersero solo il 1 febbraio, tutti grigi a causa della fuliggine.
Da quel giorno tutti i merli femmina e i piccoli furono grigi. La leggenda, infatti, vuole giustificare in maniera favolistica il forte dimorfismo sessuale
che si osserva nella livrea del merlo (turdus merula), che è bruna/grigia (becco incluso) nelle femmine, mentre è nera brillante (con becco giallo-arancione) nel maschio.


Esiste anche un’altra versione della storia, che introduce la figura di “Gennaio”.
Secondo questa leggenda la merla era regolarmente strapazzata da gennaio, mese freddo e ombroso,
che si divertiva ad aspettare che lei uscisse dal nido in cerca di cibo, per gettare sulla terra freddo e gelo.
Stanca delle continue persecuzioni, la merla un anno decise di fare provviste sufficienti per un mese, e si rinchiuse nella sua tana,
al riparo, per tutto il mese che allora aveva solo ventotto giorni.
L’ultimo giorno del mese, la merla, pensando di aver ingannato il cattivo gennaio, uscì dal nascondiglio e si mise a cantare per sbeffeggiarlo.
Gennaio se ne risentì così tanto che chiese in prestito tre giorni a febbraio e si scatenò con bufere di neve, vento, gelo, pioggia.
La merla si rifugiò alla chetichella in un camino e lì restò al riparo per tre giorni.
Quando la merla uscì, era sì salva, ma il suo bel piumaggio si era ingrigito a e così essa rimase per sempre con le piume grigie.

Secondo la tradizione, inoltre, il clima registrato nei Giorni della Merla darebbe un’indicazione su cosa aspettarsi per la primavera.
Se i Giorni della Merla sono freddi la primavera sarà bella, in caso contrario la primavera arriverà in ritardo.


Quest’anno i Giorni della Merla si presentano non particolarmente rigidi con temperature che raggiungeranno massime tra i 10 e i 14 gradi e possibili gelate solo nelle ore notturne in pianura.
 
In questo preciso istante 3 aerei stanno costruendo un fitto reticolo di scie sopra la nostra zona
con linea di volo che sono assolutamente fuori da qualsiasi rotta commerciale.

Infatti, nessuna rilevazione di aerei sulla nostra zona su Flightradar.

Chi sono ? .......e nessuno dice nulla.

Siamo dei visionari ?....peccato che gli aerei sono lì e le scie chimiche si stanno allargando.
 
Riporto questo post che trovo molto esauriente. Senza peli sulla lingua. E maledettamente reale.

"Per questo sarebbe un errore concentrare tutte le nostre energie nel contestare Salvini,
il nostro lavoro dovrebbe essere concentrato in una BONIFICA SOCIALE PARTENDO DAL BASSO.
Nessuna democrazia può esistere in una società malata"


Chi l'ha detto?

1. Hitler
2. Mao
3 Pol Pot
4. Sylvester Stallone nel ruolo di Cobra poliziotto giustizialista sommario
5. Gustavo Zagrebelsky: giurista ""democratico"" di sinistra"...

C'è bisogno che ve lo dica ..................
.
che la risposta è la numero 5?

Anche se potrebbe tranquillamente essere la 1 la 2 la 3 e la 4...ehhh

Ma quelli sono dittatori criminali o personaggi da film 'mericano.

Zagrebelsky invece è illustre prof/giurista considerato un DEM (democratico) che da anni forma generazioni di giudici ed avvocati italiani
(mitico il manuale di diritto costituzionale del 1987 = si capiscono molte cose su limiti&politicizzazione della giustizia in VenezuItalia...)
che "naturalmente" è stato anche presidente della Corte Costituzionale e dunque sommo Sacerdote della Costituzione
più catto-comunista statalista illiberale ideologgggica ed irrealistica del Mondo (una delle cause primarie del Declino....ma NON a caso tutti la chiamano la Costituzione più bella del mondo...ne parlerò prima o poi in un post).

Insomma...dopo affermazioni del genere, mi vengono i brividi.
Aiutooooo!

Non voglio finire in un "Gulag di bonifica sociale" nel Sulcis! ;-)

"Dal basso" poi...e senza vaselina... che maleee!




Ma non è finita qui ehhh

Gustavo detto anche lo "Zagre" largheggia... offrendo perle (surreali) a Sardine e soldatini fascisti di sinistra tutti pane ed O Bella Ciao...mentre in realtà il rischio di fascismo di destra lo vedo ben poco per ora.

Vedo piuttosto '70 anni di "fascismo di sinistra" talmente diffuso/totalitario che nessuno nemmeno più lo PERCEPISCE come tale.

Vedo 70 anni di anti-fascismo monopolizzato indebitamente solo dai komunisti (chi si ricorda il partito d'azione? O l'anti-fascismo liberale? O quello cattolico?...)

Vedo una devastante omologazione culturale che porta ad un devastante conservatorismo fermo agli anni 70, che in un Mondo globale iper-competitivo ci sta devastando.

Paragone fantasy anti-storico ed ideologgggico ma fa scena ehhhhh

"Quel gesto, che fa un certo ribrezzo, che ha fatto un leader politico andando a suonare un citofono è molto simile a quello che accadde in Germania nella tragica notte dei cristalli,
quando gente comune, e non un leader politico, era stata autorizzata e incitata ad andare nei luoghi dove vivevano e lavoravano gli ebrei per stanarli e metterli alla gogna.".

Così il giurista Gustavo Zagrebelsky intervenendo all’incontro con le sardine torinesi.
Rieduchiamoli Compagni! ..

Sottolineando, poi, che "Salvini non ci sarebbe se non ci fossero i salviniani", Zagrebelsky ha osservato :
"la causa della crisi del nostro tempo non è Salvini, Salvini è il prodotto, il problema è che tanti nostri concittadini sono partecipi della visione del mondo che si riconosce in lui.
Se non ci fosse Salvini ne emergerebbe un altro, magari peggiore".
Il Bene contro il Male.

La demonizzazione assoluta dell'avversario politico non solo singolarmente ma anche a livello di "bonifica sociale di massa".

Se le stesse cose le avesse dette Salvini sarebbe successo il FINIMONDO!

Il che rende l'idea del totalitarismo culturale che in VenezuItalia domina ovunque ...nello Stato, nella giustizia, nella burocrazia statale ad ogni livello,
nella scuola pubblica
, nei mass media, nella cultura in generale... tanto che non si percepisce più il fascismo di sinistra ma solo quello di destra.

A me di politica frega un caxxo come vi dicevo all'inizio del post, che non c'è alternativa votabile al Declino,però voglio solo evidenziare un grave problema di TOTALITARISMO CULTURALE
che se chiunque altro avesse detto ...il nostro lavoro dovrebbe essere concentrato in una BONIFICA SOCIALE PARTENDO DAL BASSO...
sarebbe stato messo in croce come un pericoloso illiberale potenziale dittatore invasato mentre Gustavo "Zagre" è giurista apprezzato,
ex-presidente della Corte Costituzionale, Cavaliere di Gran Croce della Repubblica etc etc

Lo capite che in Italia c'è un grave problema Venezuelano?

E che non sta solo a "destra"??

Non importa se di sx o di dx...ma nella maggioranza prevale un approccio pesantemente ILLIBERALE.

Però gli illiberali di sinistra non solo sono tollerati ma addirittura apprezzati! Presi ad esempio!



Del resto la VIA LIBERALE in VenezuItalia ha perso la sua partita da tempo.

NON PERDERE la mia analisi di anni ed anni fa... era già tutto chiaro per chi solo avesse voluto vedere...

POST DA NON PERDERE (anche se pensi di essere catto-comunista...): À la recherche del Pensiero Liberale perduto:
Luigi Einaudi
Non avremo mai una vera democrazia se non si supera questa contrapposizione ferma a 70 anni fa.

I post-fascisti illiberali di destra non possono permettersi nulla di nulla...mentre i post-comunisti illiberali "fascisti-democratici" di sinistra
possono permettersi qualunque cosa perchè sono "superiori moralmente ed intellettualmente" (sono i vincitori assoluti del totalitarismo culturale che vige in VenezuItalia...una delle primarie cause del Declino).

Del resto se vai per strada ed inneggi a quei criminali di Hitler e Mussolini ti arrestano, mentre se inneggi a quei criminali di Mao e Stalin non ti fanno nulla e magari qualcuno ti stringe pure la mano.

Quelli che si auto-definiscono DEM (democratici), poi hanno da sempre come linea politica la demonizzazione TOTALE dell'avversario di turno
(incluse abitudini sessuali, livello di panza e colore della cravatta), considerano dei minorati da ri-educare chi non li vota, vogliono impedire all'avversario di fare comizi,
usano la magistratura politicizzata, i mass-media politicizzati etc etc etc

L'orrore democratico delle sardine. Santori in tv sull'Emilia Romagna: "In un Paese normale non c'era bisogno di fare campagna elettorale"
(nel senso che il voto in ER doveva essere automatico ovvero NON per Salvini)
Ma LORO sono "democratici" ehhh e soprattutto sono nel GIUSTO in modo assoluto

Facebook ha deciso di rimuovere il video della citofonata di Salvini a Bologna





Forse però qualcosa sta cambiando...anche se a scrivere questo post su Facebook mi sono beccato minacce ed insulti, dai democratici della sinistra naturalmente ehhh ;-)
 
Giusto per chiarire.

Il Parigi / Treviso - ben indicato su Flighradar - sta transitando ora sulla nostra zona, nella corretta rotta commerciale.
........e non sta lasciando scie.
 
Dalla parte opposta sta arrivando il Minsk / Milano.
Non so se lo vedrò, perchè sta virando, ma forse lo vedo a Sud.
 
Gualtieri santo subito. Non si sa mai che il potente ministro dell’economia del governo Conte possa rischiare lo sgambetto dallo sfidante di centrodestra, Maurizio Leo.

Ed ecco i telegiornali, le radio, l’istituto Luce, tutti i media scatenati a diffondere il verbo del Candidato.

Sì, a Roma 1, nel collegio che fu dell’altro Santo, Paolo Gentiloni, ora corre lui, Roberto Gualtieri, e tutti a fare la ola.

Par condicio un’opinione…. Persino con esagerazioni che non avevamo mai notato nella vita professionale di alcuni cronisti.


Prendete Giovanna Vitale, ad esempio, firma di Repubblica. Ma come le è venuta in mente l’intervista al Candidato?
Chiedetemi tutto, ma non le tasse per favore, è il non virgolettato.
Ci racconta persino che attacca un manifesto, il Candidato sparapazzato in evidenza sulla prima pagina.
Ci sono tutte le domande più scomode, a partire da questa: “Ministro, ma chi glielo fa fare…?”.


Ce ne fosse una sui balzelli da 6 miliardi quest’anno e 11 il prossimo.

A quali diavolerie pensa per l’Iva prossima ventura e sull’Irpef da riformare e su cui nessuno capisce ancora alcunché.
No, bisogna esaltare il governo, Zingaretti, il premier, e ovviamente schifare un po’ “le destre”.
E in campagna elettorale questo ci sta, persino il bombardamento su Virginia Raggi.
Ma manca una cosetta, però, visto che di economia non si può parlare col ministro dell’economia.


Una domandina leggera leggera la si poteva fare.

Come ci si trova ad essere sostenuto al governo dai Cinquestelle e contrastato da loro nel collegio
in elezioni che valgono un seggio per la Camera dei Deputati?

Ecco, queste sono schifezze da denunciare, pagliacciate di questa politica che non si rende conto del messaggio che manda.

Al governo assieme e si scontrano nel collegio.

Se vince la grillina Rossella Rendina, che farà? Darà la fiducia o no ai provvedimenti del ministro dell’Economia?


Interrogato, il morto non risponde, sta scritto a verbale. E su Repubblica.
 
Ahahahahahahah

“C’è un bombardamento mediatico tale che le persone reagiscono, ma in questo momento nel nostro Paese non c’è alcuna emergenza e non c’è una necessità” di procurarsi mascherine protettive".

“Ieri ho incontrato l’ambasciatore cinese in Italia. E abbiamo dato sostegno al suo Paese e agli sforzi che sta facendo per contenere questa epidemia.
Dobbiamo evitare messaggi sbagliati. C’è un numero attivo, il 1500, al quale si fanno tante domande anche senza fondamento, per esempio sugli abiti provenienti dalla Cina.
Non c’è nessun rischio che abbia a che fare con l’alimentazione, sono altri i problemi che stiamo affrontando.
Né c’è alcun rischio per abiti e per cibi di provenienza cinese. Non c’è alcun tipo di connessione” con il coronavirus.

“È riunita ormai da una settimana una task force operativa 24 ore su 24 con tutti i soggetti fondamentali del sistema Paese
che seguono con grande attenzione l’evolversi delle vicenda .E’ chiaro che il fenomeno è vero, serio e non va sottovalutato.
La strada per me è quella del dialogo e della cooperazione internazionale."

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Ahahahahahah 6000/7000 persone bloccate su una nave non è un problema.

La Russia che chiude i confini con la Cina, non è un problema.

Le vittime sono 170, le persone infette 7.700. Cresce il bilancio dei morti e delle persone in gravi condizioni a causa del Coronavirus.
Ieri si sono registrate 38 nuove vittime, il numero più alto in una sola giornata dall’inizio dell’epidemia.
E nelle stesse 24 ore è salito anche il numero totale di casi: ben 1.700 in più, non è un problema.


L’aumento non riguarda solo la Cina, ma anche l’Europa, dove in totale sono dieci le persone infette: cinque in Francia, quattro in Germania e una in Finlandia, non è un problema.

Ministro, ma come mai non parte per fare quel viaggio programmato in Cina ? "Io avrei dovuto fare questo viaggio ancora non calendarizzato".
 

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