Le stampe giapponesi

domanda da ignorante della materia, nel senso che proprio ignoro l'argomento.
ho un amico a me molto caro che adora questo tipo di soggetto ed a brevissimo compie 50 anni.
Qual'è l'autore più importante e quanto costerebbe una sua grafica?
Attendo con impazienza una risposta. Grazie :accordo:
Provo a rispondere alla tua domanda. Per fare un regalo è il caso secondo me di inquadrare prima i gusti del destinatario. Puoi regalare una 'bellezza' o un lottatore di sumo, e sono due soggetti diversi, un paesaggio o un uccellino, una scena di interno o una scena di mercato. Ovviamente amare i soggetti delicati non significa essere deboli di carattere :D. Io ad esempio preferisco le bellezze e i gli scriccioli appoggiati sui rami ai lottatori di Sumo eppure a letto ho una preferenza per il sesso cattivo e dominante.:D
Riguardo alla spesa, ne trovi da 30 euro fino a centinaia di migliaia di euro. Con 100-200 euro si trovano stampe eccellenti.
Posso indicarti un contatto a Torino, si tratta di una gallerista preparata che tratta solo stampe giapponesi e viene tutti i mesi a Milano, perciò la conosco.

Per intenderci, una stampa molto ricercata può fare questo risultato:
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Io più modestamente su Catawiki ho venduto questa (mi autocito, cosa che non amo fare):

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e ricevuto il feedback sono stato contendo come venditore:
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Il più importante è senza dubbio Hokusai, ma non è facilissimo trovare sue opere in vendita. Potresti andare sul classico con un paesaggio di Hiroshige, se ne possono trovare di discreti direi da 1000 euro in su. Parlo delle stampe originali dell'epoca, perché non si contano le edizioni successive, fino ai nostri giorni.
Se vuoi andare sul sicuro per l'acquisto e anche per avere qualche consiglio ti suggerisco di contattare
Stampe giapponesi, libri e antiquariato - Lella & Gianni Morra.
 
Approfitto delle ricerche in corso sulle stampe prese ai mercatini, posto qui alcuni link utili e interessanti.
Meglio fare le cose "frijenno mangiando" che aspettare di avere il tempo per fare le cose a puntino, e non farle mai.

Database delle firme nelle stampe giapponesi
Qui trovate molti timbri di stampe. Non illudetevi di trovare la firma che cercate, piuttosto è utile per procedere al contrario, cioè se credete che la stampa in vostro possesso possa essere del tale autore, lo andate a cercare nel repertorio.


Catalogo dei libri illustrati
Bellissimo sito che cataloga (e mostra!) una lunga lista di libri illustrati (@vecchio frank ti piace?)

The Pulverer Collection, acquired in its entirety by the Freer Gallery of Art in 2007, includes numerous rare and pristine examples of Japanese illustrated books produced in the Edo period and beyond. For more than thirty years Dr. Gerhard Pulverer, a renowned medical researcher in Germany, and his wife Rosemarie traveled the world and assembled the collection. Their holdings of more than 900 titles encompass almost 2,200 volumes that range in date from the early seventeenth century to the 1970s. Today the Pulverer Collection is regarded as one of the most outstanding and comprehensive collections of Japanese illustrated books outside Japan.

This site marks the initial phase of an ongoing project to make all of the volumes available online. Cataloguing is now in progress, and we are also adding short scholarly entries for many of the titles (available on the commentary tab for individual titles). We are adding new titles every month and are expanding information about these books through these essays and other features. Please note that this is a work in progress--we are regularly making updates to improve the site.



Questa la pagina di ricerca con utili criteri (es. per editore)
 
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Il British Museum ha acquisito 103 disegni dimenticati di Hokusai, il più grande artista giapponese, di cui si erano le perse le tracce per settant'anni. Una scoperta preziosa per il valore delle opere in sé e per il loro significato nella parabola creativa del maestro. Originariamente di proprietà di Henri Vever, celebre gioielliere di Parigi, furono poi venduti a un'asta nel 1948 e finirono probabilmente in una collezione privata, cadendo nell'oblio. Nel 2019 sono tornati alla luce e adesso il museo di Londra li ha aggiunti alla sua vasta collezione di dipinti e stampe di Hokusai, che conta oltre mille pezzi.

Le illustrazioni furono realizzate nel corso del 1829 per un'edizione alla fine mai pubblicata, che si sarebbe dovuta intitolare 'Il grande libro illustrato di tutto'. Ritraggono una grande varietà di soggetti: personaggi storici, mitologici, religiosi e letterari, panorami, animali e fiori, molti dei quali prima inediti nella produzione di Hokusai. Finora si era creduto che in quel periodo della sua vita l'artista, allora settantenne, avesse prodotto poco, piegato da un affastellarsi di situazioni avverse: aveva da poco perso la sua seconda moglie, soffriva di paralisi intermittente ed era responsabile di un nipote delinquente, che lo avrebbe condotto alla miseria dilapidando le finanze di famiglia.

I disegni ritrovati dimostrano invece che "il vecchio pazzo per la pittura" (così lui stesso si era definito) stava attraversando un'esplosione di creatività, che proseguì negli anni successivi con la realizzazione della serie di stampe 'Trentasei vedute del Monte Fuji', fra le quali spicca la sua opera più famosa: 'La grande onda di Kanagawa'.

Le illustrazioni si possono vedere nella collezione online del British Museum.


 
Tanto per chiarirci un po' le idee, ecco come venivano prodotte le stampe Ukiyo-e (traduzione/adattamento della relativa voce su Wikipedia inglese).
Ne avevo già accennato brevemente nel 3d Incisioni antiche e moderne - Galleria di immagini quando mi ero occupato dell'argomento stampe giapponesi.
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Le stampe Ukiyo-e erano il lavoro di squadre di artigiani in diversi laboratori; era raro che i disegnatori tagliassero i propri blocchi di legno. Il lavoro era diviso in quattro gruppi: l'editore, che commissionava, promuoveva e distribuiva le stampe; gli artisti, che fornivano i disegni; gli intagliatori, che preparavano i blocchi di legno per la stampa; e gli stampatori, che imprimevano i blocchi di legno su carta. Normalmente solo i nomi dell'artista e dell'editore venivano accreditati sulla stampa finale.

Le stampe Ukiyo-e venivano impresse su carta washi (*) manualmente, non con presse meccaniche come in Occidente. L'artista forniva un disegno a inchiostro su carta sottile, che veniva incollato su un blocco di legno di ciliegio e strofinato con olio fino a quando gli strati superiori di carta potevano essere rimossi, lasciando uno strato di carta traslucido che l’intagliatore poteva utilizzare come guida. L’intagliatore asportava le aree non nere dell'immagine, lasciando aree in rilievo che venivano inchiostrate per lasciare un'impressione. Il disegno originale finiva distrutto durante il processo.

Le stampe venivano realizzate con i blocchi rivolti verso l'alto in modo che lo stampatore potesse variare la pressione per ottenere effetti diversi e osservare come la carta assorbiva l'inchiostro sumi a base d'acqua, applicato rapidamente con tratti orizzontali uniformi. Tra i trucchi dello stampatore c'era la goffratura dell'immagine, ottenuta premendo un blocco di legno non inciso sulla carta per ottenere effetti, come le trame dei modelli di abbigliamento o le reti da pesca. Altri effetti includevano la brunitura, ottenuta sfregando con agata per ravvivare i colori, la verniciatura; la sovrastampa; lo spolverio con metallo o mica; lo spruzzo per imitare la neve che cade.

La stampa ukiyo-e era una forma d'arte commerciale e l'editore vi svolgeva il ruolo più importante. L'editoria era altamente competitiva; si conoscono più di mille editori attivi durante tutto il periodo. Il numero raggiunse il picco di circa 250 negli anni 1840 e 1850 - 200 nella sola Edo - e si ridusse lentamente dopo l'apertura del Giappone al mondo esterno, fino a quando ne rimasero circa 40 all'inizio del XX secolo. Gli editori possedevano le xilografie e i relativi diritti d'autore. Le stampe che avevano maggior successo venivano sottoposte a diverse ristampe ed erano particolarmente redditizie, poiché l'editore poteva riutilizzare le xilografie senza ulteriori esborsi all'artista o all’incisore. I blocchi di legno venivano anche scambiati o venduti ad altri editori o banchi di pegno. Gli editori di solito erano anche venditori e si scambiavano reciprocamente le merci nei loro negozi. Oltre al sigillo dell'artista, gli editori contrassegnavano le stampe con i propri sigilli: alcuni un semplice logo, altri piuttosto elaborati, che incorporano un indirizzo o altre informazioni.

I disegnatori di stampe dovevano svolgere un apprendistato prima di ottenere il diritto di produrre stampe proprie da poter firmare con il proprio nome. I disegnatori agli inizi coprivano parte o tutti i costi per il taglio dei blocchi di legno, poi, man mano che gli artisti guadagnavano fama, gli editori di solito coprivano questi costi e gli artisti potevano richiedere commissioni più alte.

Nel Giappone premoderno, le persone potevano usare numerosi nomi per tutta la vita, il nome personale yōmyō della loro infanzia diverso dal loro nome zokumyō da adulto. Il nome di un artista consisteva in un cognome dell'artista gasei seguito da un nome d'arte personale azana. Il gasei era più frequentemente preso dalla scuola a cui apparteneva l'artista, come Utagawa o Torii, e l'azana normalmente prendeva un carattere cinese dal nome d'arte del maestro - per esempio, molti studenti di Toyokuni (豊 国) prendevano il " kuni "(国) dal suo nome, inclusi Kunisada (国 貞) e Kuniyoshi (国 芳). [192] I nomi degli artisti che hanno firmato le loro opere possono essere fonte di confusione poiché a volte hanno cambiato nome nel corso della loro carriera; Hokusai fu il caso estremo, visto che utilizzò oltre cento nomi durante i suoi settant'anni di carriera.

Le stampe erano commercializzate in massa e entro la metà del XIX secolo la circolazione totale di una stampa poteva raggiungere le migliaia di copie. Rivenditori al dettaglio e venditori ambulanti li promuovevano a prezzi accessibili ai cittadini benestanti. In alcuni casi le stampe pubblicizzavano disegni di kimono dell'artista. Dalla seconda metà del XVII secolo, le stampe venivano spesso commercializzate come parte di una serie, ciascuna stampa stampata con il nome della serie e il numero della stampa in quella serie. Questa si rivelò una tecnica di marketing di successo, poiché i collezionisti acquistavano ogni nuova stampa della serie per mantenere le loro collezioni complete. Nel XIX secolo, serie come Le Cinquantatre stazioni del Tōkaidō di Hiroshige arrivarono a dozzine di stampe.

(*)Washi (和 紙) è la carta tradizionale giapponese. La parola "washi" deriva da Wa che significa "giapponese" e shi che significa "carta". Il termine è usato per descrivere la carta che utilizza fibra locale, lavorata a mano e realizzata in modo tradizionale. Washi è realizzato utilizzando fibre della corteccia interna dell'albero gampi, dell'arbusto di mitsumata (Edgeworthia chrysantha) o del cespuglio di gelso di carta (kōzo). In quanto artigianato giapponese, è registrato come patrimonio culturale immateriale dell'UNESCO. E’ generalmente più resistente della normale carta ricavata dalla pasta di legno e viene utilizzata in molte arti tradizionali. Origami, Shodo e Ukiyo-e sono stati tutti prodotti utilizzando washi. Washi era anche usato per realizzare vari beni di uso quotidiano come vestiti, articoli per la casa e giocattoli, oltre a paramenti e oggetti rituali per sacerdoti shintoisti e statue di Buddha. È stato persino usato per creare ghirlande che sono state date ai vincitori delle Paralimpiadi invernali del 1998. Diversi tipi di washi, indicati collettivamente come tessuti giapponesi, vengono utilizzati nella conservazione e nella riparazione dei libri.
 
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Sempre da Wikipedia inglese, queste due immagini rendono bene l'idea del lavoro che c'è dietro la produzione di una stampa ukiyo-e.
La seconda immagine, di Kunisada, è puramente di fantasia in quanto le donne erano assai raramente coinvolte nella produzione di stampe, gli artigiani erano quasi tutti uomini.
Un lavoro d'equipe, un po' come le botteghe dei pittori del Rinascimento.
L'artista si limitava a fornire il disegno originale, che finiva poi distrutto nel corso della stampa.
Gli editori con più mezzi potevano permettersi di ingaggiare, oltre agli artisti di successo, gli intagliatori e gli stampatori più bravi, fondamentali per il successo delle stampe. Quelli, per intenderci, capaci di ottenere al meglio certi effetti come le sfumature dei cieli, i motivi dipinti sui vestiti, ecc.

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