alingtonsky
Forumer storico
di Richard Ebeling
traduzione di Francesco Simoncelli
18 marzo 2015
Nel corso dei secoli solo lo stato ha rapprsentato la minaccia maggiore alla vita, alla libertà individuale e alla proprietà privata. Nemmeno gli individui più violenti e brutali sono stati in grado di infliggere una frazione del danno e della distruzione causati dal potere delle autorità politiche.
Il saccheggio legalizzato, tanto per usare un'espressione di Frédéric Bastiat, ha caratterizzato tutte le grandi catastrofi economiche e politiche che nel corso della storia hanno colpito l'umanità.
La Spesa Pubblica Equivale a Saccheggiare le Persone
Spesso ci dimentichiamo di quella verità fondamentale secondo cui gli stati non hanno nulla da spendere, o ridistribuire, se non quello che prendono dai produttori della società. La storia fiscale del genere umano non è altro che un lungo racconto dei metodi che gli stati hanno messo a punto per sequestrare il reddito e la ricchezza dei propri sudditi.
Parallelamente a questa triste storia, dobbiamo ricordare tutti i tentativi da parte delle vittime di elaborare metodi per prevenire, o almeno limitare, il saccheggio del loro reddito e della loro ricchezza.
Ogni studente che frequenta un corso d'economia apprende che gli stati hanno fondamentalmente tre metodi per sequestrare una parte della ricchezza del popolo: la tassazione, i prestiti, e l'inflazione -- la stampa di denaro.
Fu John Maynard Keynes che nel suo libro del 1919, Le Conseguenze Economiche della Pace, sottolineò:
Attraverso un processo di continua inflazione, gli stati possono confiscare, segretamente e inosservati, una parte importante della ricchezza dei loro cittadini. Con questo metodo non solo la confiscano, ma lo fanno anche arbitrariamente; e mentre il processo impoverisce molti, arricchisce pochi. [...] Non c'è modo più subdolo e sicuro per rovesciare l'attuale base della società: svalutare la moneta. Il processo coinvolge tutte le forze nascoste della legge economica e lo fa in un modo che nemmeno un uomo su un milione è in grado di individuarlo.
Limitare lo Stato con il Gold Standard
Nel corso degli ultimi 200 anni, per impedire agli stati l'uso dell'inflazione in modo da coprire le loro spese sconsiderate, sono stati compiuti vari tentativi per limitare il potere di stampare denaro. Nel XIX secolo e all'inizio del XX secolo il metodo utilizzato era il gold standard. L'idea era quella di distaccare la creazione di moneta dal controllo dello stato.
Essendo una merce, la quantità d'oro disponibile per gli usi monetari e non monetari era determinata e limitata da quelle stesse forze di mercato che determinavano l'offerta di qualsiasi altra merce: la domanda e il prezzo dell'oro in relazione al costo e alla redditività del settore minerario e del conio in monete o lingotti.
Ogni banconota in circolazione sotto il gold standard era concepita per rappresentare un sostituto del denaro – cioè, crediti o rivendicazioni su una certa quantità d'oro che era stata depositata nelle banche – e, per facilitare gli scambi di mercato giornalieri, veniva usata come una comoda alternativa al costante ritiro e deposito di monete d'oro o lingotti.
Sotto il gold standard, l'offerta di sostituti del denaro in circolazione doveva aumentare e diminuire per riflettere gli eventuali cambiamenti nella quantità d'oro del sistema bancario di una nazione. Il gold standard che esisteva tra la fine del XIX secolo e l'inizio del XX, non ha mai funzionato come viene riportato in alcuni libri di testo d'economia. Ciononostante, il potere dello stato di stampare denaro per coprire le sue spese era significativamente limitato.
Gli stati, quindi, dovevano usare uno degli altri due metodi per ottenere entrate e ricchezza dai loro sudditi. Gli stati o dovevano tassare la popolazione, oppure prendere in prestito denaro da istituti finanziari.
Ma un certo numero di economisti ha fatto notare che, prima della prima guerra mondiale, molti Paesi del Nord America e dell'Europa operavano sotto una "costituzione fiscale non scritta". Dagli stati, tranne che nei momenti d'emergenza nazionale, ci si aspettava che equilibrassero (più o meno) i loro bilanci annuali.
Se un'emergenza nazionale (ad esempio, una guerra) costringeva uno stato a prendere in prestito denaro per coprire le sue spese impreviste, ci si aspettava che una volta finita l'emergenza gli avanzi di bilancio avessero ripagato l'eventuale debito accumulato.
Questa regola non scritta del pareggio di bilancio non è mai stata seguita alla lettera. Ma l'idea che il debito pubblico fosse uno spreco e un peso per il benessere economico di una nazione, serviva come incentivo importante contro la crescita della spesa pubblica.
Quando gli stati pianificavano di fare cose, alle persone veniva presentato il conto più o meno esplicitamente. Per gli stati era più difficile promettere una vasta gamma di benefici senza mostrare quale fosse l'onere sul contribuente.
La Prima Guerra Mondiale Ha Distrutto il Gold Standard
Tutto questo cambiò durante (e dopo) la prima guerra mondiale. Il gold standard venne messo da parte per finanziare le spese di guerra. E John Maynard Keynes, che nel 1919 aveva messo in guardia circa i pericoli dell'inflazione, ben presto iniziò a sostenere che l'oro era un "reliquia barbarica" e che doveva essere sostituita con cartamoneta statale per facilitare una messa a punto monetaria e fiscale.
noltre, quella costituzione fiscale non scritta che richiedeva bilanci annuali equilibrati, venne sostituita con la concezione keynesiana di un bilancio in pareggio nel corso delle fasi del ciclo economico.
In pratica vennero liberati i demoni fiscali. Non più trattenuti né dall'oro né dalla tassazione, gli stati di tutto il mondo sprofondarono in un'orgia di spesa in deficit e creazione di moneta che portò alcuni a definire buona parte del XX secolo come "l'età dell'inflazione".
In questo modo politici e burocrati avrebbero potuto offrire vantaggi di breve periodo a gruppi con interessi particolari attraverso la crescita del loro potere e della spesa, evitando di menzionare i costi di lungo periodo che sarebbero gravati sulla società nel suo insieme, ovvero, contribuenti e consumatori.
La Rivolta Contro il Keynesismo
Negli anni '60 e '70 emerse una sorta di rivolta contro l'economia keynesiana, in particolare negli Stati Uniti, che venne identificata con Milton Friedman e il monetarismo.
Per frenare la capacità dello stato di creare inflazione, Friedman propose una "regola monetaria": l'aumento annuale della massa monetaria doveva essere limitato ad un incremento medio annuo in termini di produzione reale. Con l'inserimento di una sorta di "pilota automatico" per quanto riguardava la creazione di denaro, agli stati sarebbe stato nuovamente impedito l'uso della stampante per coprire le loro spese.
Ma dopo aver ricevuto il Premio Nobel per l'economia nel 1984, Friedman ebbe dei ripensamenti circa l'efficacia della sua regola monetaria. Dichiarò che la teoria della Public Choice – l'uso della teoria economica per analizzare la logica e gli incentivi del processo decisionale politico – lo convinse che era solo uno spreco di tempo cercare di persuadere le banche centrali a perseguire una politica monetaria che nel lungo termine avrebbe fatto gli interessi della società.
Proprio come il resto di noi, politici, burocrati e banchieri centrali hanno i propri obiettivi, e useranno il potere politico per portarli a compimento.
Disse Friedman: "Dobbiamo cercare di creare istituzioni in cui gli individui che perseguono il proprio guadagno siano guidati da una mano invisibile in modo che possano servire l'interesse pubblico." Concluse, inoltre, che dopo aver osservato la storia monetaria del XX secolo: "Lasciare le questioni monetarie e bancarie al mercato avrebbero prodotto un risultato più soddisfacente rispetto a quello mostrato dagli stati."
Separare il Denaro dal Controllo Statale
Sebbene Milton Friedman non fu disposto a portare i suoi temi così oltre, la logica conclusione della sua ammissione è la necessità di separare la creazione di denaro dallo stato. Ciò che serve è la denazionalizzazione della moneta, o in altre parole, stabilire una libertà monetaria nella società.
Con una libertà monetaria, lo stato non avrebbe più alcun ruolo negli affari monetari e bancari. Le persone avrebbero una "scelta tra le valute", tanto per usare un modo di dire dell'economista Austriaco F. A. Hayek. La legge farebbe rispettare tutti i contratti consensuali di mercato, a prescindere dalla valuta o dalla merce scelta dagli attori economici come denaro. E lo stato non conferirebbe alcuno status speciale ad una qualsiasi valuta attraverso le leggi del corso legale.
La libertà monetaria comprende ciò che è noto come "free banking". Cioè, le banche private sono libere di accettare depositi in qualsiasi moneta-merce e di emettere le proprie banconote rispetto a questi depositi privati.
Nella misura in cui tali banconote sono accettate e scambiate da un numero crescente di persone nella comunità economica, possono circolare sotto forma di sostituti del denaro. Tali banche private dovrebbero saldare le loro reciproche rivendicazioni per conto dei rispettivi depositanti attraverso stanze di compensazione private che avrebbero collegamenti internazionali.
Sono pochi i sostenitori del libero mercato che hanno incluso la privatizzazione del sistema monetario tra le riforme della politica economica. Il sostenitore di spicco della libertà monetaria e del free banking nel XX secolo fu l'economista Austriaco Ludwig von Mises, il quale dimostrò che fino a quando gli stati e le loro banche centrali posseggono il controllo monopolistico sul sistema monetario, l'inflazione monetaria e il ciclo economico sono praticamente inevitabili... con tutte le loro distorsioni ed effetti devastanti.
Ma gli ultimi 30 anni hanno visto la nascita di una letteratura seria e dettagliata sull'opportunità e la funzionalità di un sistema free banking interamente privato e competitivo come alternativa al settore bancario centrale.
Interesse Personale e Libertà Monetaria
Il vantaggio politico del free banking è che toglie completamente dalle mani dello stato tutte le questioni monetarie. Per quanto sia stato efficace il vecchio gold standard prima della prima guerra mondiale, era comunque un sistema monetario gestito dallo stato che ha aperto la porta ad eventuali abusi.
Inoltre un sistema free banking soddisfa la raccomandazione di Milton Friedman secondo cui l'ordine monetario dovrebbe essere quello che sfrutta l'interesse privato per promuovere l'interesse pubblico attraverso la "mano invisibile" del processo di mercato.
Gli interessi dei depositanti in un sistema bancario affidabile, coinciderebbero con l'interesse personale degli intermediari finanziari. Una conseguenza "non voluta" sarebbe un sistema monetario più stabile rispetto al sistema di pianificazione centrale odierno.
Naturalmente una libertà monetaria non mette fine alle continue spese dello stato. Sebbene si possa limitare la capacità dello stato di creare denaro per finanziare le proprie spese, ciò non metterà fine all'irresponsabilità fiscale, con conseguenze devastanti per l'economia attraverso la spesa in deficit e un debito nazionale crescente.
...
Read more: Francesco Simoncelli's Freedonia: Libertà monetaria e free banking
The Case For Monetary Freedom And Free Banking » The Cobden Centre
http://www.rischiocalcolato.it/2015/03/liberta-monetaria-e-free-banking.html
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Francesco Simoncelli's Freedonia: Libertà monetaria e free banking
traduzione di Francesco Simoncelli
18 marzo 2015
Nel corso dei secoli solo lo stato ha rapprsentato la minaccia maggiore alla vita, alla libertà individuale e alla proprietà privata. Nemmeno gli individui più violenti e brutali sono stati in grado di infliggere una frazione del danno e della distruzione causati dal potere delle autorità politiche.
Il saccheggio legalizzato, tanto per usare un'espressione di Frédéric Bastiat, ha caratterizzato tutte le grandi catastrofi economiche e politiche che nel corso della storia hanno colpito l'umanità.
La Spesa Pubblica Equivale a Saccheggiare le Persone
Spesso ci dimentichiamo di quella verità fondamentale secondo cui gli stati non hanno nulla da spendere, o ridistribuire, se non quello che prendono dai produttori della società. La storia fiscale del genere umano non è altro che un lungo racconto dei metodi che gli stati hanno messo a punto per sequestrare il reddito e la ricchezza dei propri sudditi.
Parallelamente a questa triste storia, dobbiamo ricordare tutti i tentativi da parte delle vittime di elaborare metodi per prevenire, o almeno limitare, il saccheggio del loro reddito e della loro ricchezza.
Ogni studente che frequenta un corso d'economia apprende che gli stati hanno fondamentalmente tre metodi per sequestrare una parte della ricchezza del popolo: la tassazione, i prestiti, e l'inflazione -- la stampa di denaro.
Fu John Maynard Keynes che nel suo libro del 1919, Le Conseguenze Economiche della Pace, sottolineò:
Attraverso un processo di continua inflazione, gli stati possono confiscare, segretamente e inosservati, una parte importante della ricchezza dei loro cittadini. Con questo metodo non solo la confiscano, ma lo fanno anche arbitrariamente; e mentre il processo impoverisce molti, arricchisce pochi. [...] Non c'è modo più subdolo e sicuro per rovesciare l'attuale base della società: svalutare la moneta. Il processo coinvolge tutte le forze nascoste della legge economica e lo fa in un modo che nemmeno un uomo su un milione è in grado di individuarlo.
Limitare lo Stato con il Gold Standard
Nel corso degli ultimi 200 anni, per impedire agli stati l'uso dell'inflazione in modo da coprire le loro spese sconsiderate, sono stati compiuti vari tentativi per limitare il potere di stampare denaro. Nel XIX secolo e all'inizio del XX secolo il metodo utilizzato era il gold standard. L'idea era quella di distaccare la creazione di moneta dal controllo dello stato.
Essendo una merce, la quantità d'oro disponibile per gli usi monetari e non monetari era determinata e limitata da quelle stesse forze di mercato che determinavano l'offerta di qualsiasi altra merce: la domanda e il prezzo dell'oro in relazione al costo e alla redditività del settore minerario e del conio in monete o lingotti.
Ogni banconota in circolazione sotto il gold standard era concepita per rappresentare un sostituto del denaro – cioè, crediti o rivendicazioni su una certa quantità d'oro che era stata depositata nelle banche – e, per facilitare gli scambi di mercato giornalieri, veniva usata come una comoda alternativa al costante ritiro e deposito di monete d'oro o lingotti.
Sotto il gold standard, l'offerta di sostituti del denaro in circolazione doveva aumentare e diminuire per riflettere gli eventuali cambiamenti nella quantità d'oro del sistema bancario di una nazione. Il gold standard che esisteva tra la fine del XIX secolo e l'inizio del XX, non ha mai funzionato come viene riportato in alcuni libri di testo d'economia. Ciononostante, il potere dello stato di stampare denaro per coprire le sue spese era significativamente limitato.
Gli stati, quindi, dovevano usare uno degli altri due metodi per ottenere entrate e ricchezza dai loro sudditi. Gli stati o dovevano tassare la popolazione, oppure prendere in prestito denaro da istituti finanziari.
Ma un certo numero di economisti ha fatto notare che, prima della prima guerra mondiale, molti Paesi del Nord America e dell'Europa operavano sotto una "costituzione fiscale non scritta". Dagli stati, tranne che nei momenti d'emergenza nazionale, ci si aspettava che equilibrassero (più o meno) i loro bilanci annuali.
Se un'emergenza nazionale (ad esempio, una guerra) costringeva uno stato a prendere in prestito denaro per coprire le sue spese impreviste, ci si aspettava che una volta finita l'emergenza gli avanzi di bilancio avessero ripagato l'eventuale debito accumulato.
Questa regola non scritta del pareggio di bilancio non è mai stata seguita alla lettera. Ma l'idea che il debito pubblico fosse uno spreco e un peso per il benessere economico di una nazione, serviva come incentivo importante contro la crescita della spesa pubblica.
Quando gli stati pianificavano di fare cose, alle persone veniva presentato il conto più o meno esplicitamente. Per gli stati era più difficile promettere una vasta gamma di benefici senza mostrare quale fosse l'onere sul contribuente.
La Prima Guerra Mondiale Ha Distrutto il Gold Standard
Tutto questo cambiò durante (e dopo) la prima guerra mondiale. Il gold standard venne messo da parte per finanziare le spese di guerra. E John Maynard Keynes, che nel 1919 aveva messo in guardia circa i pericoli dell'inflazione, ben presto iniziò a sostenere che l'oro era un "reliquia barbarica" e che doveva essere sostituita con cartamoneta statale per facilitare una messa a punto monetaria e fiscale.
noltre, quella costituzione fiscale non scritta che richiedeva bilanci annuali equilibrati, venne sostituita con la concezione keynesiana di un bilancio in pareggio nel corso delle fasi del ciclo economico.
In pratica vennero liberati i demoni fiscali. Non più trattenuti né dall'oro né dalla tassazione, gli stati di tutto il mondo sprofondarono in un'orgia di spesa in deficit e creazione di moneta che portò alcuni a definire buona parte del XX secolo come "l'età dell'inflazione".
In questo modo politici e burocrati avrebbero potuto offrire vantaggi di breve periodo a gruppi con interessi particolari attraverso la crescita del loro potere e della spesa, evitando di menzionare i costi di lungo periodo che sarebbero gravati sulla società nel suo insieme, ovvero, contribuenti e consumatori.
La Rivolta Contro il Keynesismo
Negli anni '60 e '70 emerse una sorta di rivolta contro l'economia keynesiana, in particolare negli Stati Uniti, che venne identificata con Milton Friedman e il monetarismo.
Per frenare la capacità dello stato di creare inflazione, Friedman propose una "regola monetaria": l'aumento annuale della massa monetaria doveva essere limitato ad un incremento medio annuo in termini di produzione reale. Con l'inserimento di una sorta di "pilota automatico" per quanto riguardava la creazione di denaro, agli stati sarebbe stato nuovamente impedito l'uso della stampante per coprire le loro spese.
Ma dopo aver ricevuto il Premio Nobel per l'economia nel 1984, Friedman ebbe dei ripensamenti circa l'efficacia della sua regola monetaria. Dichiarò che la teoria della Public Choice – l'uso della teoria economica per analizzare la logica e gli incentivi del processo decisionale politico – lo convinse che era solo uno spreco di tempo cercare di persuadere le banche centrali a perseguire una politica monetaria che nel lungo termine avrebbe fatto gli interessi della società.
Proprio come il resto di noi, politici, burocrati e banchieri centrali hanno i propri obiettivi, e useranno il potere politico per portarli a compimento.
Disse Friedman: "Dobbiamo cercare di creare istituzioni in cui gli individui che perseguono il proprio guadagno siano guidati da una mano invisibile in modo che possano servire l'interesse pubblico." Concluse, inoltre, che dopo aver osservato la storia monetaria del XX secolo: "Lasciare le questioni monetarie e bancarie al mercato avrebbero prodotto un risultato più soddisfacente rispetto a quello mostrato dagli stati."
Separare il Denaro dal Controllo Statale
Sebbene Milton Friedman non fu disposto a portare i suoi temi così oltre, la logica conclusione della sua ammissione è la necessità di separare la creazione di denaro dallo stato. Ciò che serve è la denazionalizzazione della moneta, o in altre parole, stabilire una libertà monetaria nella società.
Con una libertà monetaria, lo stato non avrebbe più alcun ruolo negli affari monetari e bancari. Le persone avrebbero una "scelta tra le valute", tanto per usare un modo di dire dell'economista Austriaco F. A. Hayek. La legge farebbe rispettare tutti i contratti consensuali di mercato, a prescindere dalla valuta o dalla merce scelta dagli attori economici come denaro. E lo stato non conferirebbe alcuno status speciale ad una qualsiasi valuta attraverso le leggi del corso legale.
La libertà monetaria comprende ciò che è noto come "free banking". Cioè, le banche private sono libere di accettare depositi in qualsiasi moneta-merce e di emettere le proprie banconote rispetto a questi depositi privati.
Nella misura in cui tali banconote sono accettate e scambiate da un numero crescente di persone nella comunità economica, possono circolare sotto forma di sostituti del denaro. Tali banche private dovrebbero saldare le loro reciproche rivendicazioni per conto dei rispettivi depositanti attraverso stanze di compensazione private che avrebbero collegamenti internazionali.
Sono pochi i sostenitori del libero mercato che hanno incluso la privatizzazione del sistema monetario tra le riforme della politica economica. Il sostenitore di spicco della libertà monetaria e del free banking nel XX secolo fu l'economista Austriaco Ludwig von Mises, il quale dimostrò che fino a quando gli stati e le loro banche centrali posseggono il controllo monopolistico sul sistema monetario, l'inflazione monetaria e il ciclo economico sono praticamente inevitabili... con tutte le loro distorsioni ed effetti devastanti.
Ma gli ultimi 30 anni hanno visto la nascita di una letteratura seria e dettagliata sull'opportunità e la funzionalità di un sistema free banking interamente privato e competitivo come alternativa al settore bancario centrale.
Interesse Personale e Libertà Monetaria
Il vantaggio politico del free banking è che toglie completamente dalle mani dello stato tutte le questioni monetarie. Per quanto sia stato efficace il vecchio gold standard prima della prima guerra mondiale, era comunque un sistema monetario gestito dallo stato che ha aperto la porta ad eventuali abusi.
Inoltre un sistema free banking soddisfa la raccomandazione di Milton Friedman secondo cui l'ordine monetario dovrebbe essere quello che sfrutta l'interesse privato per promuovere l'interesse pubblico attraverso la "mano invisibile" del processo di mercato.
Gli interessi dei depositanti in un sistema bancario affidabile, coinciderebbero con l'interesse personale degli intermediari finanziari. Una conseguenza "non voluta" sarebbe un sistema monetario più stabile rispetto al sistema di pianificazione centrale odierno.
Naturalmente una libertà monetaria non mette fine alle continue spese dello stato. Sebbene si possa limitare la capacità dello stato di creare denaro per finanziare le proprie spese, ciò non metterà fine all'irresponsabilità fiscale, con conseguenze devastanti per l'economia attraverso la spesa in deficit e un debito nazionale crescente.
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Read more: Francesco Simoncelli's Freedonia: Libertà monetaria e free banking
The Case For Monetary Freedom And Free Banking » The Cobden Centre
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