Light crude oil ( petrolio US ) (5 lettori)

ditropan

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M.Galeotti (LaVoce.info): petrolio senza alternative

di redazione tl , 03.11.2004 10:54


Le turbolenze sul mercato del greggio rendono opportuna qualche pacata riflessione sugli scenari energetici futuri.
La persistente crescita del prezzo del petrolio ripropone infatti la questione della sostenibilità dell’attuale modello di sviluppo, crucialmente basato sul consumo di fonti fossili di energia. Ma mentre la preoccupazione generale è, come sempre, concentrata sugli effetti di breve periodo su crescita e inflazione, resta ancora scarsa l’attenzione dedicata a questioni di fondo come le opzioni energetiche possibili per le prossime decadi.


Tutta questione di prezzo

Gli esperti concordano sul fatto che il petrolio, o più in generale le fonti fossili di energia, saranno in giro ancora per parecchio tempo. Dagli anni Settanta a oggi, la preoccupazione ambientale-climatica si è affermata e ha portato a politiche di regolamentazione. Ma resta ancora vero che il maggiore fattore di risparmio energetico è l’aumento del prezzo del petrolio: è questo l’elemento che induce e ha indotto una riduzione dell’intensità energetica dei processi produttivi, e come tale ha contribuito a contenere le emissioni di gas-serra. Altrettanto vero è che nessuna nuova opzione energetica su larga scala, in particolare nel campo della generazione elettrica, la più energivora delle attività produttive, è stata introdotta negli ultimi trent’anni. Se si eccettua il nucleare. (1)

Quanto alle fonti rinnovabili, Chip Goodyear, amministratore delegato di Bhp Billiton, società globale attiva nel settore delle risorse naturali, ha dichiarato al recente World Energy Congress di Sydney, che le fonti energetiche verdi resteranno relativamente insignificanti almeno per i prossimi venti anni. Le previsioni dicono che i combustibili fossili saranno l’87 per cento delle fonti primarie di energia, un punto percentuale in più di oggi. Sulla scia della corsa del prezzo del petrolio di quest’anno infatti non saranno probabilmente intrapresi investimenti in rinnovabili: i prezzi dell’oro nero dovranno restare alti a lungo perché qualcosa cambi. “L’industria ha bisogno di altre brutte notizie dal prezzo del petrolio perché si sposti sulle fonti rinnovabili”, sostiene Andrew Oswald, professore di Economia all’università di Warwick. Una recente pubblicazione dell’Iea, l’agenzia internazionale dell’energia dell’Ocse, nota che la quota di finanziamento pubblico alla ricerca e sviluppo in campo energetico destinata alle rinnovabili è decrescente, in contraddizione con le asserite intenzioni di molti governanti dei paesi sviluppati. (2)


Le fonti rinnovabili nel mondo

Nel mondo, le rinnovabili coprono solo il 2,1 per cento degli usi energetici. Ciò nonostante molti paesi si stanno muovendo: il ministro dell’Industria spagnolo ha annunciato lo scorso agosto l’obiettivo di accrescere del 12 per cento entro il 2010 la quota delle rinnovabili sul consumo primario di energia, particolarmente energia solare e produzione di biodiesel. Così il governo giapponese ha predisposto un piano per l’incremento dell’uso delle biomasse con obiettivi specifici di aumento della generazione elettrica al 2010. (3) Gli inglesi, sempre entro il 2010, dovrebbero produrre con fonti rinnovabili il 10 per cento dell’elettricità. Questa quota è già pari al 20 per cento in Danimarca, soprattutto energia eolica. (4) L’Energy Information Administration statunitense ha simulato gli effetti della proposta McCain-Lieberman di introdurre un tetto alle emissioni di gas-serra sulla quantità di rinnovabili utilizzate: nel 2025 esse sarebbero il doppio di quanto proiettato nel caso di assenza del tetto. Infine, il nostro paese ha introdotto l’obbligo per i produttori di elettricità di garantire a partire dal 2002 una quota pari al 2 per cento della generazione termoelettrica con nuova elettricità generata da fonti rinnovabili.
Tutto bene, dunque? Non proprio, come mostra il fatto che la Commissione europea ha deciso alcuni mesi fa di abbandonare gli obiettivi di produzione di energia a mezzo di rinnovabili fissati per il 2010 (12 per cento nei paesi Ue-15 e 21 per cento nei paesi Ue-25), in quanto non raggiungibili, e ha rinunciato per il momento a fissarne dei nuovi per il 2020. Una brutta figura addebitata ai responsabili dei paesi membri che non hanno mostrato la capacità e la determinazione di voler raggiungere gli obiettivi prefissati. Se ne riparlerà nel 2007.


Tempi lunghi per l’idrogeno

In sostanza, non pare al momento esservi alternativa che, in termini di tempo, costi e quantitativi, possa sostituire l’oro nero in tempi ragionevoli. Dei nuovi sistemi energetici ipotizzati all’indomani del primo shock petrolifero, dalla fusione e fissione nucleare, dai bio-carburanti alle varie fonti rinnovabili – solare, geotermico, eolico, biomasse – nessuno è emerso come l’alternativa con la “a” maiuscola.
Pensare all’idrogeno, e alle automobili con celle a combustibile, significa adottare un orizzonte che parte dal 2035 in poi. Diceva Scientific American del maggio 2004: “Ci si può aspettare che lo sviluppo di auto con celle a combustibile, al contrario delle cosiddette ibride, proceda secondo gli stessi tempi del volo umano su Marte progettato dalla Nasa e che abbia lo stesso grado di probabilità”.


(1) Queste considerazioni sono contenute, e ampiamente argomentate, in “The Outlook for Energy Three Decades After the Energy Crisis”, lavoro presentato da uno dei massimi esperti mondiali, William D. Nordhaus, all’International Energy Workshop di Parigi dello scorso 22-24 giugno 2004. Il paper è scaricabile dall’indirizzo www.iiasa.ac.at/Research/ECS/IEW2004/docs/2004A_Nordhaus.pdf.

(2) Questo aspetto è messo chiaramente in evidenza in una recente pubblicazione della IEA-AIE, Renewable Energy – Market and Policy Trends in IEA Countries, Parigi: IEA, 2004.

(3) Si veda il recente rapporto dell’Ocse, Biomass and Agriculture: Sustainability, Markets and Policies, Parigi: OECD, 2004.

(4) A parte considerazioni di costo, le varie fonti rinnovabili non presentano solo vantaggi. La produzione di nuova energia idroelettrica ed eolica, per esempio, reca con sé rilevanti problemi di impatto ambientale. Sulla seconda si veda l’interessante articolo “Ill winds”, The Economist del 29 luglio 2004.

*Marzio Galeotti ha conseguito il PhD in Economics presso la New York University. Attualmente è professore ordinario di Economia Politica presso l’Università degli Studi di Milano.
 

ditropan

Forumer storico
così ha chiuso il crudo ... +1,7%


buon WE a tutti.


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ditropan

Forumer storico
aggiornamento ... al solito i miei volumi sono ottenuti come somma di tutti i futures.

giornaliero ....
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settimanale ...
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mensile ...
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fà sempre una certa impressione vedere praticamente quadruplicati i volumi sul mensile !!! :eek: :eek: :eek: :eek:
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.... e come novità ci piazzo il canale di volatilità opportunamente tarato .... notare come si sia raggiunto il bottom ... o da quì si fà crak verso il basso in modo viuuuulento ...

.... o si riorna sù ad un doppio max oppure persino la parte alta del canale che ad oggi sta a 58.78$ !!! :eek: :eek: :eek:

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ditropan

Forumer storico
aggiornamento crude oil ....

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... io intanto oggi ho aproffittato del fatto che oggi si rollava senza spread e son passato sul gennaio 2005 migliorando pure il PDC. :D :D
 

ditropan

Forumer storico
... cude oil ... e mò è bello scarico ... da quì può ripartire

- o per la spalla dx
- o verso doppio max o nuovi max


... io ho alleggerito moltissimo e mi son pure preso la coperta. :)

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giornaliero ...
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giornaliero con medie e canale di vola .... dalla media si direbbe che ha rotto, ma bisogna attendere la chiusura per valutare.
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ditropan

Forumer storico
PETROLIO: IN ALTALENA, DOPO SCORTE USA RISALE A 48 DLR/ANSA
(ANSA) - ROMA, 10 nov - Il petrolio torna in altalena,
mettendo a segno qualche segnale di ripresa riportandosi sopra i
48 dollari al barile. Ben lontano comunque dai picchi storici di
qualche settimana fa, che avevano visto l'oro nero sfiorare
quota 56 dollari al barile. Sul mercato interno, intanto, si
registrano però solo timidi segnali di allentamento dei prezzi
dei carburanti con la benzina che, nell'ultima settimana, ha
messo a segno ribassi intorno agli 0,003 euro al litro.
A New York il wti, il greggio di riferimento americano, oggi
pomeriggio - dopo tre sedute consecutive di cali - è tornato a
salire, superando i 48 dollari al barile. A spingere la ripresa
delle quotazioni dei contratti con consegna prevista per
dicembre hanno pesato i dati settimanali sulle scorte Usa che
hanno messo a segno un aumento, ma più contenuto delle attese,
mostrando una debolezza sul fronte dei prodotti distillati
proprio in un momento, quello stagionale, dove l'inverno alle
porte spinge la domanda.
Le scorte - secondo i dati diffusi dal Dipartimento per
l'energia americano - hanno segnato, in particolare, un aumento
di 1,8 milioni di barili, mentre le scorte di prodotti
distillati registrano un calo di 137.000 barili a quota 115,6
milioni di barili contro attese per, rispettivamente, un
incremento di 2 milioni di barili e 400 mila tonnellate. In
particolare, per il gasolio da riscaldamento si registra una
flessione di 74.000 barili a quota 48,4 milioni di barili.
Le prospettive non sembrano comunque lasciar prevedere nuove
fiammate. Almeno secondo le stime dell'Aie, l'Agenzia
Internazionale per l'Energia, che - nel suo report mensile
diffuso questa mattina - prevede un progressivo ripiegamento
delle quotazioni dell'oro nero durante l'inverno. Salvo,
ovviamente, "eventi imprevisti", sottolinea l'Agenzia parigina
spiegando che gli stock commerciali di petrolio dei Paesi dell'
Ocse sono calati in settembre di 10 milioni di barili,
attestandosi a 2.597 miliardi di barili, una cifra decisamente
superiore però ai livelli dello scorso anno.
"A meno che non si verifichino eventi imprevisti, il mercato
petrolifero continuerà a rallentare nel corso dell'inverno",
scrive nel rapporto, auspicando che il record raggiunto dal
greggio alla metà di ottobre a New York possa essere
considerato come "un picco stagionale".
Tornando al mercato interno, prosegue - seppur lentamente -
il calo dei prezzi dei carburanti: a fronte di una riduzione
delle quotazioni internazionali dell'oro nero che hanno lasciato
sul terreno oltre il 14% dal 22 ottobre scorso - data in cui i
futures raggiunsero i loro picchi - i prezzi di vendita
consigliati dalle compagnie petrolifere ai propri gestori è
calato, invece, al massimo di 0,006 euro. Vale a dire di circa
il 5%. Nonostante la presenza anche del supereuro, che negli
ultimi giorni ha messo a segno nuovo record sul dollaro, valuta
di riferimento dell'interscambio petrolifero. Da segnalare,
comunque, che i prezzi al consumo dei carburanti non seguono
direttamente l'andamento dei futures sull'oro nero, ma sono
legati alle quotazioni internazionali dei prodotti lavorati (il
Platt's per l'Europa). (ANSA).

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