Light crude oil ( petrolio US ) (2 lettori)

warrenbuff

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PETROLIO: OPEC, PREZZO SALE A 40,20 DOLLARI AL BARILE
(ANSA) - VIENNA, 21 SET - Il prezzo medio del petrolio Opec
é tornato sopra i 40 dollari al barile: ieri è salito a 40,20
dollari per barile (159 litri) rispetto a 39,50 dollari di
venerdì scorso, secondo i dati resi noti oggi a Vienna dal
segretariato dell'Opec.
L'aumento del prezzo registrato ieri, secondo l'Opec, è una
conseguenza di alcuni annunci sulla Yukos russa e anche delle
notizie sui danni provocati dai vari uragani sul continente
americano, che hanno colpito i mercati tuttora molto sensibili.
Il prezzo medio del petrolio Opec è calcolato sulla base di
un 'paniere' di sette diversi tipi di petrolio venduti dai
paesi dell'Organizzazione, e viene reso noto il giorno
lavorativo successivo alle transazioni. (ANSA).
 

warrenbuff

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B.N.Zanganeh (ministro iraniano per il petrolio): "sul mercato non c'è nessuna carenza; se il mercato si evolve come previsto e l'economia continua a frenare saremo costretti a togliere dal mercato un po' di barili".
Da Bloomberg news.
 

ditropan

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... me vien da ridere ... petrolio a 47$ il barile !! :eek: :eek: :eek: :D :D :D :D :cool:

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TOP_TRADER

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SORAYA1 ha scritto:
Ciao ditro tieni duro perchè in ottava ti
seguiro nuovamente rishortandolo
la dritta me la da quel paraculo di toptader il quale ha una fortuna a dir poco sfacciata ciao e fai buon week end :)

appena rompera i 41 andrà dritto a 36 e non sarebbe male :)

Carlo



CI SONO AMICI :) X - 2 48,46



ORA SE NON FA NUOVI MAX IL PROSSIMO STEP E POSTO IN AREA 45,4 CIAO :)
 

ditropan

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Caro petrolio - notizia del 22/09/2004

In attesa del prossimo rapporto del Dipartimento dell’ Energia USA (DOE), che, con tutta probabilità, mostrerà per l’ ottava settimana consecutiva una diminuzione delle scorte, i futures del petrolio hanno proseguito ieri la corsa al rialzo.
Al Nymex, la scadenza di ottobre (CLV4) ha guadagnato altri 75 cents ed ha chiuso a $ 47,10 dopo aver toccato il massimo a $ 47,40.
Il contratto è così tornato sui suoi massimi del 20 agosto.
Si stima che, dall’ inizio della settimana scorsa, gli impianti del Golfo del Messico abbiano prodotto 8,5 milioni di barili meno del solito, ed il livello della produzione è ancora ridotto del 39%.
 

ditropan

Forumer storico
SALDO DELLA BILANCIA COMMERCIALE NEGLI USA (in miliardi di dollari)
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A luglio il deficit commerciale si è leggermente riassorbito rispetto al mese precedente, in cui aveva toccato un massimo storico, ma resta a un livello molto preoccupante.


IL CARO PETROLIO FA MALE AL DOLLARO
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Quando il prezzo del petrolio sale (linea sottile, scala destera), peggiora la bilancia commerciale Usa per la maggiore incidenza delle importazioni e il dollaro si indebolisce.



Nessuna variazione degna di nota la scorsa settimana per il mercato dei tassi. Sia quelli a breve, sia quelli a medio e lungo termine hanno chiuso sugli stessi valori di sette giorni prima. In un contesto caratterizzato da molte incertezze, il mercato sembra dunque attendere le prossime mosse della Fed – la banca centrale statunitense – che si riunirà questo martedì, prima di prendere una direzione. L’economica Usa, sebbene in crescita, sta infatti mostrando segnali di rallentamento, mentre quella europea stenta ancora a decollare.

· Che i tassi saliranno sembra però un fatto certo, ma incerti sono i tempi in cui questo rialzo dovrebbe avvenire. Secondo noi la Fed continuerà con la sua graduale politica di aumento, per cui, già nella riunione di domani, possiamo attenderci un nuovo aumento di 0,25 punti del tasso ufficiale, che salirà così a quota 1,75%. Non ancora maturi, invece, i tempi per un intervento della Bce – la banca centrale europea. Se i tassi, oggi, dovessero infatti aumentare, la nostra economia, già debole, ne risentirebbe pesantemente. In un contesto di questo tipo, continuate dunque a privilegiare gli investimenti di medio periodo, che offrono discreti rendimenti, con scadenza compresa fra 4 e 7 anni. Alla larga invece dai titoli con scadenze troppo lunghe, che vi provocherebbero sonanti perdite qualora doveste venderli dopo che i tassi saliranno. Lasciate spazio nel vostro portafoglio anche a qualche titolo a breve: potrete utilizzarne i soldi per affrontare spese impreviste o che già sapete di dovere sostenere.

· Sul fonte delle valute, il dollaro ha continuato a soffrire per le passate dichiarazioni di Greenspan, il presidente della banca centrale Usa, sul rallentamento della crescita economica statunitens
e: un fenomeno confermato la scorsa settimana dal dato sulla produzione industriale, cresciuta meno del previsto. Anche il caro petrolio ha giocato un ruolo non irrilevante per il deprezzamento del biglietto verde. Quando il prezzo del greggio sale, peggiora infatti la bilancia commerciale Usa a causa della maggiore incidenza delle importazioni e il dollaro ne risente (vedi grafico in pagina 1 ). Ecco quindi spiegato il motivo per cui le dichiarazioni di venerdì dell’Opec – l’organizzazione internazionale dei Paesi esportatori di petrolio – di aumentare la produzione giornaliera di greggio è stata recepita dal mercato positivamente e il dollaro, dopo giorni di continuo deprezzamento, è risalito posizionandosi a poco più di 1,22 dollari per un euro come 7 giorni prima.

· Che il dollaro sia sottovalutato verso la moneta unica lo diciamo ormai da tempo. Così come da tempo affermiamo che, nel giro di qualche anno, le nostre previsioni vedono un apprezzamento del biglietto verde. Se volete approfittarne, acquistate dunque una delle obbligazioni in dollari statunitensi che vi proponiamo in tabella. Stesso discorso per la corona svedese, il dollaro canadese e il dollaro australiano: sottovalutate nei confronti dell’euro e, pertanto, con buone prospettive di recupero. La fine della scorsa settimana ci volevano 9,11 corone svedesi, 1,59 dollari canadesi e 1,74 dollari australiani per acquistare un euro, contro 9,10 corone svedesi, 1,58 dollari canadesi e 1,77 dollari australiani di sette giorni prima. Riservate infine parte dei vostri risparmi anche ai titoli in euro e in sterline inglesi: coi primi vi mettete al riparo dal rischio di cambio, mentre coi secondi beneficiate dei tassi oltremanica superiori a quelli euro. Oggi ci vogliono circa di 0,68 sterline per acquistare un euro: quanto una settimana fa.
 

TOP_TRADER

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TOP_TRADER ha scritto:
SORAYA1 ha scritto:
Ciao ditro tieni duro perchè in ottava ti
seguiro nuovamente rishortandolo
la dritta me la da quel paraculo di toptader il quale ha una fortuna a dir poco sfacciata ciao e fai buon week end :)

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Carlo



CI SONO AMICI :) X - 2 48,46



ORA SE NON FA NUOVI MAX IL PROSSIMO STEP E POSTO IN AREA 45,4 CIAO :)



ED ECCOCO IN PISTA IN MANIERA ESPONENZIALE
-3 DA 48,15 PIù I 2 SOVRASTANTI ORA ATTENDO L'EVOLUZIONE DI QUESTO WILD ANIMAL :-D


CIAO DITRO E IN C.U.L.O A MM :-D


PS SE BATTE 46,225 NE CHIUDO UN PAIO
 

ditropan

Forumer storico
TOP_TRADER ha scritto:
TOP_TRADER ha scritto:
SORAYA1 ha scritto:
Ciao ditro tieni duro perchè in ottava ti
seguiro nuovamente rishortandolo
la dritta me la da quel paraculo di toptader il quale ha una fortuna a dir poco sfacciata ciao e fai buon week end :)

appena rompera i 41 andrà dritto a 36 e non sarebbe male :)

Carlo



CI SONO AMICI :) X - 2 48,46



ORA SE NON FA NUOVI MAX IL PROSSIMO STEP E POSTO IN AREA 45,4 CIAO :)



ED ECCOCO IN PISTA IN MANIERA ESPONENZIALE
-3 DA 48,15 PIù I 2 SOVRASTANTI ORA ATTENDO L'EVOLUZIONE DI QUESTO WILD ANIMAL :-D


CIAO DITRO E IN C.U.L.O A MM :-D


PS SE BATTE 46,225 NE CHIUDO UN PAIO

ciao top ... lo metto pure quà ....


vi ricordate dell'articolo postato 2 giorni fà ?
... bè ... ci ha beccato in pieno !!!!

ditropan ha scritto:
MARKET REPORT
A.Giovannetti (Tradingnet): tassi, petrolio, storni e pretesti

di Andrea Giovannetti , 21.09.2004 10:59

Chi, come noi, utilizza modelli quantitativi per ottenere indicazioni di trading o di asset allocation si ritrova spesso a cercare, tra i vari scenari possibili, quello che più si adatta alle previsioni dei modelli. Non si percorre l’analisi multiscenario classica, il “cosa avviene se”, ma si parte dagli output per identificare quali potrebbero essere le cause che possano favorire lo scenario ritenuto più probabile.
Questo approccio, che dodici anni di quotidiana esperienza ci portano a considerare più affidabile, non considera gli eventi come cause scatenanti, ma solo come pretesti che i mercati trovano per muoversi in una direzione o nell’altra.
In questo momento i nostri modelli sono fortemente positivi nel medio periodo, mentre danno con probabilità crescente una correzione nel breve. Quali potrebbero essere i pretesti che i mercati stanno aspettando per stornare?
I più probabili sono due (escludendo fatti drammatici imprevisti): petrolio e tassi.

* Il primo è stato il vero pretesto della discesa di luglio e agosto. Come dicevamo la settimana scorsa la salita dei prezzi del greggio è stata talmente considerata la causa dei mercati negativi che stupisce che pochi si siano domandati perché i mercati sono saliti una settimana prima che il petrolio iniziasse a scendere. Suona altrettanto strano vedere oggi il petrolio tornare sui 46$, lo stesso valore che aveva il 13 agosto, con l’indice S&P sui minimi. Una ben strana correlazione.
Nonostante i suoi indubbi effetti negativi sulla bilancia commerciale USA (e ancora più su quella giapponese) il petrolio NON è stata la causa delle discese estive, ma è stato sicuramente il pretesto. Oggi potrebbe tornare ad esserlo, una nuova fiammata verso i massimi del 20 agosto scorso e i mercati potrebbero approfittarne per iniziare a correggere.

* L’altra possibilità è costituita dai tassi (per entrambi gli argomenti rileggete la nostra comunicazione del 30 luglio), il timore di rialzi è stato sicuramente una componente delle scorse discese, ora i mercati scontano un aumento, questa sera (martedì) di un quarto di punto negli USA e quindi gli analisti concordano nel non prevedere impatti di alcun tipo sui mercati.
Affinché possa essere preso a pretesto l’argomento tassi deve riservare delle sorprese: la FED potrebbe non alzare, innescando timori inflazionistici, o alzare di 0,50 creando paure per il prosieguo della crescita. Ipotesi sicuramente ad oggi improbabili, ma i cui effetti proprio per questo potrebbero essere amplificati.
Operativamente i livelli rilevanti, la rottura dei quali suggerirebbe di alleggerire in ottica di trading, sono costituiti, per l’Italia da 27620 di SPMIB, per gli USA da 1113,90 di S&P, per il Giappone da 10890 di Nikkei.

situazione petrolio ..
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come intermezzo ci metto pure il natural gas che mi piace tanto ...
(PETROLIO+GAS= grosso modo prezzi indice energetico)
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situazione obblgazionario ...
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situazione equity ...
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... ora però non mi torna una cosa, se da un lato greenspan ha evidenziato un rallentamento dell'economia USA, questo può aver spinto l'acquisto in massa all'obbligazionario con storno sugli indici azionari e fin quì siamo tutti daccordo .... ma un rallentamento dell'economia implica minor consumo di petrolio, dunque che senso ha la candelaccia verde sul greggio ?? :-?
 

ditropan

Forumer storico
Ieri candela bast.arda al cubo sul petrolio ... e pure sul tbond !!! :eek: :eek: :sad: :sad:

... certo che arrivare in questo modo a farsi un doppio max mette i brividi !!!

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teoricamente dovremmo essere arrivati .... spero si fermi quì altrimenti si và dritti a 51$ parte alta del canale. :eek: :eek: :(

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Weekly
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Monthly
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warrenbuff

Nuovo forumer
RUSSIA: YUKOS RIDUCE ESTRAZIONI PETROLIO SIBERIANO
(ANSA) - MOSCA, 23 SET - Nuove difficoltà per il gigante
energetico russo Yukos, già nel mirino del fisco per presunte
evasioni fiscali e il cui patron Mikhail Khodorkovski è in
carcere dall'ottobre del 2003: la maggiore unità estrattiva
della compagnia, la siberiana Yuganskneftgaz, ha iniziato a
ridurre la produzione dopo che la locale centrale elettrica ha
tagliato in parte le forniture a causa di bollette non pagate.
Al momento, il taglio non è consistente: a fronte di un
rifornimento di energia elettrica decurtato del 5%, negli ultimi
due giorni la produzione è calata del 3%. Ma la Tiumenenergo,
l'azienda che fornisce l'elettricità agli impianti, ha
minacciato tagli più consistenti, che potrebbero costringere la
compagnia a ulteriori riduzioni di produzione. Yuganskneftgaz
produce il 62% del greggio di Yukos.
Fonti di Yukos assicurano che, per il momento, non è
minacciato il rifornimento verso l'Europa: il gigante energetico
ha raggiunto un accordo con la Transneft, l'azienda statale
russa che ha il monopolio degli oleodotti, per il pagamento
tramite greggio delle spese di trasporto. Il presidente della
Transneft Semion Vainshtok ha quantificato in 400.000 tonnellate
mensili di petrolio il prezzo stabilito con Yukos: petrolio che
verrà immesso sul mercato interno.
L'ennesimo problema per il gigante energetico, in rotta di
collisione con il Cremlino che rischia la bancarotta per il
debito reclamato dal fisco russo (3,3 miliardi di dollari solo
nel 2000), segue l'annuncio di Yukos della sospensione di due
terzi delle esportazioni verso la Cina a partire dal 28
settembre prossimo. L'annuncio ha provocato un prevedibile
terremoto sui mercati internazionali, e il greggio ha sfiorato a
New York i 48 dollari al barile.
Oggi a Mosca è peraltro atteso il premier cinese Wen
Jiabao, che discuterà con il presidente Vladimir Putin proprio
dei rifornimenti energetici alla Cina.
In una intervista al quotidiano Kommersant, il presidente
di Yukos Viktor Gerashcenko aveva ieri ribadito che nonostante i
problemi, la compagnia non aveva affatto intenzione di
dichiarare la bancarotta: "Le autorità vorrebbero spingerci in
quella direzione, ma noi facciamo tutto il possibile per
ottemperare alle richieste del fisco - aveva sottolineato -
Yukos di per sé non dichiarerà la bancarotta". Peraltro,
aveva notato alludendo al presunto atteggiamento persecutorio
del Cremlino, "un annuncio prematuro potrebbe venire
considerato come una falsa dichiarazione di bancarotta che
metterebbe i funzionari di Yukos a rischio di nuove
investigazioni criminali".
Quello che i manager del colosso petrolifero vedono come un
assedio alla società si è peraltro arricchito nei giorni
scorsi di un nuovo capitolo: il gigante energetico a
partecipazione statale Gazprom ha assorbito nei giorni scorsi
l'unica compagnia petrolifera non privatizzata, Rosneft, creando
così un polo energetico controllato al 51% dallo stato. Molti
analisti ritengono, nonostante le numerose smentite dei
responsabili di Gazprom, che la mossa preluda a un tentativo di
scalata a Yukos.(ANSA).


Ma è ovvio!
Veramente c'è qualcuno che crede che Putin interrompa la produzione di Yukos? Prospettiva credibile di rubinetti chiusi?
1 lo stato russo non può permetterselo. Per la propria situazione economica e per il peso che riveste il petrolio nella bilancia commerciale.
2 non avrebbe nessun interesse a farlo. Il nemico vero di Putin è in carcere. La società è in un angolo, e attualmente produce solo per pagare l'erario.
3 per quanto riguarda i fornitori (elettricità, trasporti, ecc.), lo stato è sicuramentein grado di controllarli.
4 la statalizzazione è l'unico obiettivo razionalmente accettabile.

E il crude si preoccupa per IL FUTURO di Yukos?
Che sia pura speculazione lo sappiamo da un pezzo, ma in questo senso è pure stupida.
 

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