Long o Short, oppure...... (2 lettori)

lsecco

Nuovo forumer
Il movimento del BDI dell'ultimo anno è stato influenzato anche dal "finanziario", il crollo dell'utilizzo delle lettere di credito ha causato il crollo dell'indice sceso sotto i prezzi di costo (quindi le navi non si muovevano per questo) poi la domanda Cinese ha fatto ripartire il valore che è ritornato sopra il prezzo di costo anche grazie al calo dei costi di trasporto.
Ora è avvenuta la normalizzazione e solo da ora si potrà dire che è tornato a rappresentare un' aspetto dell'andamento economico (insieme comunque al trasposto ferroviario, a quello autostradale, internodale ecc.)
Tutti i dati macro sono in miglioramento, che questo sia merito del recupero del finanziario è evidente però i dati sono univoci.
Quindi vuoi dire che anche il "Baltic Dry Index" è un indice non puro, e quindi manovrato?
Non rispecchia perfettamente quello che è il trasporto Cargo merci? e poi.. cosa intendi per "lettere di credito"??:-?
 

etftrader

Forumer attivo
da il >SOLE 24 ore

Fed, prove di exit strategy
contro l'eccesso di liquidità


Crescono i timori che l'enorme liquidità messa in circolazione dalla Federal Reserve per far fronte alla crisi finanziaria possa originare un'altra bolla speculativa o un'impennata dell'inflazione. Il sostegno della Fed al sistema finanziario dal 2007 ha creato infatti un eccesso di riserve superiore ai 1.000 miliardi per le banche. Per questo la banca centrale americana sta pensando a un'exit strategy. A un modo per drenare parte della liquidità immessa sul mercato interbancario. In questo contesto si inserisce l'esperimento condotto dalla Fed di New York che ha condotto un primo test delle cosiddette «reverse repo». Si tratta in sostanza di aste pronti contro termine al contrario. La Fed cede temporaneamente alle banche asset finanziari come buoni del Tesoro. In cambio riceve liquidità e si impegna a riacquistare più avanti nel tempo a un prezzo leggermente superiore gli asset. L'operazione - precisa il braccio operativo della banca centrale - è solo un test e non segnala che la Fed si appresta a riassorbire l'enorme liquidità iniettata nel sistema finanziario contro la crisi, nè che è in arrivo un cambiamento nella politica dei tassi.

Sulle scelte della banca centrale americana, d'altronde, permane la più totale incertezza. Lo dimostra per esempio il fatto che Bernanke, che oggi ha parlato ad una conferenza della Fed a Santa Barbara, in California non abbia fatto alcun riferimento allo stato di salute del dollaro (ancora in forte calo sull'euro). Secondo alcuni osservatori, gli Stati Uniti sono al momento impotenti nei confronti del biglietto verde in quanto la Fed non può alzare i tassi e il governo non può ridurre il deficit. Sul questo fronte, il presidente della Federal Reserve Ben Bernanke ha detto che gli Stati Uniti dovranno ridurre il loro enorme deficit di bilancio federale, mentre paesi come la Cina dovrebbero iniziare a consumare di più. Considerazioni arrivano a pochi giorni dalla diffusione dei dati sul deficit federale americano, che nel 2009 ha toccato un nuovo record a 1.420 miliardi di dollari, più del triplo rispetto al 2008.

Per quanto riguarda la Cina e la maggior parte delle economie asiatiche, Bernanke ha fatto presente che «i recenti dati macro parlano di una forte ripresa». Ma perché questa crescita faccia da traino all'economia globale è necessario che, paesi come la Cina, stimolino i consumi interni. Questo, secondo il presidente della Fed, potrà aiutare a ridurre quegli squilibri mondiali che hanno grandemente contribuito alla crisi.
19 ottobre 2009
© RIPRODUZIONE RISERVATA
 
Ultima modifica:

etftrader

Forumer attivo
La crisi ha dimezzato in Borsa il monte dividendi, si torna al 2003

19/10/2009 18.40
1-img421407.jpg

Con la crisi il monte dividendi delle società quotate alla Borsa Italiana si è dimezzato cadendo a 16,6 miliardi nel 2009 dai 31,4 miliardi del 2008, tornando così ai livelli del 2003. E' quanto emerge dalla pubblicazione "Indici e Dati" di Mediobanca.

L'erosione è evidente soprattutto nel settore bancario, con una caduta dell'88% a 1,3 miliardi da 11,1 nel "ricco" 2008, pari solo all'8% del totale, mentre sfiorava il 40% nel 2007. Dimezzato per le assicurazioni (1,67 miliardi da 3,2), il monte dividendi ha tenuto meglio nell'industria con 13,6 miliardi (-20%), l'82% del totale.

La crisi ha riportato la capitalizzazione della Borsa Italiana indietro di 11 anni, alleggerendo il peso della finanza rispetto all'industria. Le turbolenze dei mercati, in base ai calcoli di "Indici e Dati", hanno non solo ridotto il valore della Borsa Italiana allo scorso giugno a 390 miliardi di euro, poi risaliti a metà ottobre a 480 miliardi, ovvero più o meno come nel 1998, ma ha anche ridotto al 25,4% il peso del settore bancario per capitalizzazione (da oltre il 30%) e all'8,8% l'assicurativo (metà rispetto al 1998).

Secondo il rapporto, in Borsa prevale la monetizzazione dell'investimento rispetto alla raccolta di denaro fresco. Le mid cap, nel lungo periodo, rendono assai più delle big. Dal gennaio 1996 al 14 ottobre 2009, il rendimento complessivo (total return) delle azioni a media capitalizzazione (Mid70) risulta del +286%, cioè il 10,2% medio annuo, mentre la Borsa nel suo complesso ha reso l'8,4% annuo e il Top 30 il 7,7%.

La palma va comunque alle azioni di risparmio, con +342% nel periodo e +11,31% medio annuo. Il segmento meno redditizio è quello delle assicurazioni (4,54% medio annuo), mentre le Small-cap sono al +8,68%. Da notare che l'investimento in titoli bancari, premiante fino all'ottobre 2008, è stato poi sopravanzato dai titoli industriali. Per entrambi comunque la variazione è del +9,2% annuo.

Negli ultimi 25 anni e mezzo le blue chips quotate a Piazza Affari hanno superato di 8,9 punti i titoli di Stato in termini di rendimento complessivo, dividendi inclusi. Inoltre è ormai un testa a testa tra i titoli obbligazionari domestici quotati e quelli emessi da Governi esteri. In base alla pubblicazione di Mediobanca, a fine 2008 l'ammontare complessivo delle obbligazioni quotate era cresciuto a 2.674,9 miliardi di euro da 1.066,5 miliardi nel 1999.

Se però 10 anni fa i titoli di Stato italiani rappresentavano il 93,5% del totale e il resto erano obbligazioni per lo più corporate (6%), il mix attuale vede i titoli statali domestici al 49% e gli esteri in ascesa al 47%. Le preferenze vanno ai Bund tedeschi (56%), seguiti dai titoli francesi (31%) e spagnoli (7%). Ai bond corporate resta poco più del 2% del totale.

Il 2009 sarà ricordato come un anno boom per gli aumenti di capitale. Nei primi sei mesi ne sono stati realizzati per 15,2 miliardi di euro, la cifra più alta da 10 anni a questa parte. Bisogna infatti risalire al 1999 per trovare un dato più elevato (16,9 miliardi) e relativo all'intero anno. E' stata soprattutto l'industria a fare appello al mercato (12,2 miliardi), con le operazioni lanciate da Enel (12,2 miliard) e Snam Rg (3,5 miliardi), cui vanno aggiunti i 3 miliardi di Unicredit. Assenti invece le assicurazioni.

La Borsa italiana conferma nel 2008 il 18esimo posto tra i 24 principali mercati azionari mondiali, superando la Russia, ma venendo a sua volta superata da Johannesburg. Il peso della piazza finanziaria italiana è ridotto sia per capitalizzazione (solo l'1,6% del totale mondiale) sia per incidenza sul Pil (25,3% come nel 1997, contro il record del 70% toccato nel 2007).

Solo 20 titoli possono vantare una performance positiva nei quasi 2 anni che vanno dal gennaio 2008 a metà ottobre 2009, in cui la Borsa Italiana ha lasciato sul terreno quasi il 38% del proprio valore e tra questi vi sono le società di calcio quotate. Per la Roma il bilancio è un brillante +33%, davanti alla rivale Lazio (+31%), mentre la Juventus si ferma a +1%.

In assoluto la performance migliore è di Bastogi (+123%), seguita da Diasorin (+81%) e Gemina rnc (+76%) e Ansaldo Sts (+58%). Di rilievo, per performance legata alla valenza industriale, anche Landi Renzo (+36%). Fondo classifica per Seat (-89%) e Risanamento (-87%).

Le sliding doors del listino italiano registrano più uscite che entrate. In base alla pubblicazione "Indici e Dati" di Mediobanca, nel 2009 ci sono stati 10 delisting e i 39 ingressi registrati sono in realtà la "migrazione forzosa" sul listino principale dovuta alla chiusura del Mercato Expandi. Al netto dei movimenti relativi all'ex-Nuovo Mercato e all'ex-Expandi, il bilancio dal 1990 tra delisting e debutti sull'Mta è negativo per 28 unità.

Alberto Bolis
 

etftrader

Forumer attivo
Secondo me questo Etc è molto interessante!
Voglio farvi notare che in questi ultimi mesi, da quando il petrolio pian pianino ha cercato di tirarsi su (anche se poco) il gas non si è comportato allo stesso modo.
io lo comprerei volentieri, secondo me ha molto margine di crescita.:D
ha solo un problema . la quotazione in usd del sottostante.
 

gipa69

collegio dei patafisici
Quindi vuoi dire che anche il "Baltic Dry Index" è un indice non puro, e quindi manovrato?
Non rispecchia perfettamente quello che è il trasporto Cargo merci? e poi.. cosa intendi per "lettere di credito"??:-?


Intendo questo (è del 2008 ma è chiarissimo):

Shipping Lines Say Tight Credit Cutting World Trade (Update2) - Bloomberg.com


data

Oct. 15 (Bloomberg) -- Pacific Basin Shipping Ltd., Hong Kong's biggest dry-bulk carrier, and Precious Shipping Pcl. said demand for moving coal, iron ore and other commodities will fall because banks are guaranteeing fewer loads.
``Letters of credit and the credit lines for trade currently are frozen,'' Khalid Hashim, managing director of Precious Shipping, Thailand's second-largest shipping company, said in Singapore yesterday. ``Nothing is moving because the trader doesn't want to take the risk of putting cargo on the boat and finding that nobody can pay.''
The lack of letters of credit, in which banks guarantee payment for merchandise, could become a ``big issue'' for world trade, according to Klaus Nyborg, Deputy Chief Executive Officer at Pacific Basin. Tighter credit has contributed to this year's 80 percent drop in the Baltic Dry Index, a measure of commodity-shipping costs. About 90 percent of world trade moves by sea.
 

lsecco

Nuovo forumer
Intendo questo (è del 2008 ma è chiarissimo):

Shipping Lines Say Tight Credit Cutting World Trade (Update2) - Bloomberg.com


data

Oct. 15 (Bloomberg) -- Pacific Basin Shipping Ltd., Hong Kong's biggest dry-bulk carrier, and Precious Shipping Pcl. said demand for moving coal, iron ore and other commodities will fall because banks are guaranteeing fewer loads.
``Letters of credit and the credit lines for trade currently are frozen,'' Khalid Hashim, managing director of Precious Shipping, Thailand's second-largest shipping company, said in Singapore yesterday. ``Nothing is moving because the trader doesn't want to take the risk of putting cargo on the boat and finding that nobody can pay.''
The lack of letters of credit, in which banks guarantee payment for merchandise, could become a ``big issue'' for world trade, according to Klaus Nyborg, Deputy Chief Executive Officer at Pacific Basin. Tighter credit has contributed to this year's 80 percent drop in the Baltic Dry Index, a measure of commodity-shipping costs. About 90 percent of world trade moves by sea.
Caspita, anche qui ci son di mezzo le Banche!!
Ma non esistono degli indici puri, che non riflettano le varie speculazioni che ogni giorno avvengono a livello mondiale??
 

gipa69

collegio dei patafisici
Caspita, anche qui ci son di mezzo le Banche!!
Ma non esistono degli indici puri, che non riflettano le varie speculazioni che ogni giorno avvengono a livello mondiale??

Beh negli USA ci sono gli indici che misurano il traffico ferroviario, autostradale ed internodale che sono scevri da componenti finanziarie almeno finchè non vengono quotati.... :rolleyes:
 

Users who are viewing this thread

Alto