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Alessandro Profumo lascia Unciredit dopo tredici anni. L’asse Berlusconi-Geronzi ridisegna gli equilibri del capitalismo italiano.
Il cda straordinario di Unicredit ha sfiduciato Alessandro Profumo costringendolo a dimettersi dalla carica di amministratore delegato, ricoperta dal manager genovese per oltre tredici anni. All’origine della sfiducia nei confronti di Profumo sta la volontà dell’asse Berlusconi-Geronzi di assumere il controllo di Unciredit, principale azionista di Mediobanca.
Berlusconi aveva offerto a Profumo copertura politica per l’affare dell’ingresso dei libici in Unicredit, ma in realtà quella era precisamente la mossa con la quale fare fuori l’ad dell’istituto di Piazza Cordusio, “il cavallo di Troia che Berlusconi, Bossi e Geronzi – attraverso Palenzona, Biasi e Rampl - hanno usato per sfondare le sue difese”, come scrive stamani su Repubblica Massimo Giannini.
Sempre Giannini riassume alla perfezione il significato della vittoria politica di Berlusconi: “In uno scenario che precipita palesemente verso le elezioni anticipate, il premier sistema la partita strategica di Unicredit, si libera di un manager troppo autonomo del Palazzo, e in un colpo solo rinsalda il suo patto di ferro con Umberto Bossi, sigla un tregua con il governatore di Bankitalia Draghi, e ridimensiona le velleità politiche del suo ministro-antagonista Tremonti”. Dal canto suo, cacciando Profumo Geronzi ha fatto passi da gigante verso il controllo di Unicredit e dunque di Mediobanca, con l’obiettivo di arrivare alla fusione tra Piazzetta Cuccia e Generali.
La cacciata di Profumo è anche una vittoria della Lega, che dopo il fallimento della banchetta padana CrediEuroNord, salvata da Fiorani, ha rilanciato una politica bancaria spregiudicata che punta al controllo delle banche del Nord, tra le quali ovviamente Unicredit. L’obiettivo leghista è stato sintetizzato da Dino De Poli, a capo dell’unica Fondazione non ancora finita nelle mani dei leghisti (Cassammarca di Treviso): “Zaia vuol solo dare soldi ai suoi amici”, obiettivo che chiaramente non è appannaggio esclusivo del governatore veneto.
I guai per Profumo non sono però finiti. Si dice che il Pd abbia commissionato dei sondaggi per verificare il grado di popolarità dell’ormai ex ad di Unicredit, papabile per il ruolo di “Papa straniero”.
vergognosi tutti
ngiorno' rekkie scadute
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noterete che bossi non rompera' piu' i maroni a silvio ....per i prossimi 10 anni
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