sbancotutto
Forumer attivo
Etf sull argentina ?????? Ma qual è ???
Lyxor Etf Msci India (A)
- Creatore Discussione sbancotutto
- Data di Inizio
vegar
Forumer storico
Scusami parlavo del grafico della borsa argentina. Ho cercato ma non ne ho trovati di etf (e meno male se no ci saremmo già indebitati
)sbancotutto
Forumer attivo
Ah ecco 
Comunque ho fatto un'analisi frettolosa sui future degli indici principali... bè che dire...... sembra andare tutto bene da quelle parti, quindi direi che per la settimana ventura siamo a posto con gli emergenti... anche se sul Brasile ho deciso di non entrare
.
N.B.
come sempre pongo l'attenzione su INDIA :
http://www.ilsole24ore.com/art/noti...a-Mumbay-Taj-Mahal-121509.shtml?uuid=AYEeTghC
Inoltre...
Oro e affini in crescita.....( veg che ne pensi ? )
Comunque ho fatto un'analisi frettolosa sui future degli indici principali... bè che dire...... sembra andare tutto bene da quelle parti, quindi direi che per la settimana ventura siamo a posto con gli emergenti... anche se sul Brasile ho deciso di non entrare
.N.B.
come sempre pongo l'attenzione su INDIA :
http://www.ilsole24ore.com/art/noti...a-Mumbay-Taj-Mahal-121509.shtml?uuid=AYEeTghC
Inoltre...
Oro e affini in crescita.....( veg che ne pensi ? )
Ultima modifica:
vegar
Forumer storico
Ah ecco
Comunque ho fatto un'analisi frettolosa sui future degli indici principali... bè che dire...... sembra andare tutto bene da quelle parti, quindi direi che per la settimana ventura siamo a posto con gli emergenti... anche se sul Brasile ho deciso di non entrare
N.B.
come sempre pongo l'attenzione su INDIA :
http://www.ilsole24ore.com/art/noti...a-Mumbay-Taj-Mahal-121509.shtml?uuid=AYEeTghC
Inoltre...
Oro e affini in crescita.....( veg che ne pensi ? )
Interessante l'articolo
.Fai bene a puntare l'attenzione sull'India, è il secondo paese più popoloso del mondo ed ha investito negli anni passati tanto sull'istruzione (leggo spesso che i migliori ingegneri sono indiani).Non ci crederai ma proprio oggi pensavo di aumentare la mia esposizione in india ma non so ancora cosa devo disinvestire
.A dirti il vero non ho ancora le idee chiare su oro ed affini. Di solito i beni "rifugio" aumentano il loro valore nei periodi di crisi...forse una parte del mercato non crede ad una crescita senza altri intoppi? C'è qualcosa che preoccupa i mercati?
Forse i paesi in via di sviluppo stanno crescendo troppo velocemente e ci si preoccupa che le risorse che ha il mondo non bastino ad alimentare lo sviluppo di tutti questi paesi? (che tra l'altro sono tutti popolatissimi).
Quando ne capirò qualcosa di più mi butterò sulle materie prime
sbancotutto
Forumer attivo
Interessante l'articolo
Fai bene a puntare l'attenzione sull'India, è il secondo paese più popoloso del mondo ed ha investito negli anni passati tanto sull'istruzione (leggo spesso che i migliori ingegneri sono indiani).Non ci crederai ma proprio oggi pensavo di aumentare la mia esposizione in india ma non so ancora cosa devo disinvestire
A dirti il vero non ho ancora le idee chiare su oro ed affini. Di solito i beni "rifugio" aumentano il loro valore nei periodi di crisi...forse una parte del mercato non crede ad una crescita senza altri intoppi? C'è qualcosa che preoccupa i mercati?
Forse i paesi in via di sviluppo stanno crescendo troppo velocemente e ci si preoccupa che le risorse che ha il mondo non bastino ad alimentare lo sviluppo di tutti questi paesi? (che tra l'altro sono tutti popolatissimi).
Quando ne capirò qualcosa di più mi butterò sulle materie prime
Ma veg ti dirò... col prossimo G20 si tireranno un po' di somme.
Gli indici dei mercati sviluppati sono più instabili di un novantenne col Parkinson....tanto che molti investitori hanno modificato i proprio portafogli rafforzando gli emergenti e i metalli preziosi.
Il continuo deprezzamento del dollaro porterà la cina ad avere non pochi problemi di esportazione rischiando di innescare un calo della crescita...PERO'...come dicevo, col G20 si delineerà la politica che dovrà adottare anche l'america in relazione al deprezzamento della moneta...
_ il primo scenario è un continuo deprezzamento : crecita degli emergenti rallentata o stagnante e preziosi in aumento;
_ il secondo scenario è un relativo apprezzamento: l'andamento degli emergenti sarebbe simile a quello odierno, i preziosi sarà meglio prenderli in short
Quindi attendiamo Seul l'11 e 12 novembre e incorciamo le dita
vegar
Forumer storico
Ma veg ti dirò... col prossimo G20 si tireranno un po' di somme.
Gli indici dei mercati sviluppati sono più instabili di un novantenne col Parkinson....tanto che molti investitori hanno modificato i proprio portafogli rafforzando gli emergenti e i metalli preziosi.
Il continuo deprezzamento del dollaro porterà la cina ad avere non pochi problemi di esportazione rischiando di innescare un calo della crescita...PERO'...come dicevo, col G20 si delineerà la politica che dovrà adottare anche l'america in relazione al deprezzamento della moneta...
_ il primo scenario è un continuo deprezzamento : crecita degli emergenti rallentata o stagnante e preziosi in aumento;
_ il secondo scenario è un relativo apprezzamento: l'andamento degli emergenti sarebbe simile a quello odierno, i preziosi sarà meglio prenderli in short
Secondo me il deprezzamento del dollaro può portare ad un maggiore equilibrio nei tassi di crescita mondiali. Ma non può deprezzarsi più di tanto perché non conviene nemmeno agli USA far rallentare la crescita dei paesi in via di sviluppo.
Anzi ad alcuni di essi potrebbe anche convenire ed alimentare la crescita del PIL anche aumentando i consumi interni.
sbancotutto
Forumer attivo
Quindi a tuo parere in ogni caso... i paesi emergenti dovrebbero andar su
... ma BEN VENGA
Non lo so veg... io credo che non ci saranno sconvolgimenti fino al summit del G20 che se non erro si terrà giovedì, dopodichè vedremo il da farsi....
Intanto domani rimetto qualche cip sull'oro, arrivati a questo punto.... il livello attuale è ancora basso.... ne riparliamo tra 3 mesi
Ultima modifica:
vegar
Forumer storico
Un video interessante sull'importanza della Turchia per l'europa
Europei in calo: dal 25% al 6% nel mondo - Video - Corriere TV
Europei in calo: dal 25% al 6% nel mondo - Video - Corriere TV
sbancotutto
Forumer attivo
Bè meno male, anche se non sta facendo grandi punti giornalieri sembra molto cassettista questa turchia....
Questa settimana vedremo un po che sorprese ci darà... Domani dovrebbe essere una giornata positiva guardando il future di S&P e Nasdaq... ma posso sempre sbagliare...
sembra molto cassettista questa turchia....Questa settimana vedremo un po che sorprese ci darà...
Domani dovrebbe essere una giornata positiva guardando il future di S&P e Nasdaq... ma posso sempre sbagliare...vegar
Forumer storico
Articolo rubato da un utente del forum:
Ora il private equity punta sulla Turchia
IlSole24Ore 9-11-2010
Secondo un recente rapporto redatto da Bcg, Iese e International Finance Corporation (World Bank), la Turchia è, insieme a Brasile e Malaysia, il mercato al momento più attrattivo tra quelli dei paesi emergenti per gli investimenti di private equity.
Le cifre parlano chiaro: dal 2004 ad oggi ci sono stati investimenti per 5 miliardi di dollari in Turchia da parte delle società di private equity. Non solo. Secondo la ricerca l'81% degli operatori dichiara che incrementerà l'ammontare degli investimenti diretti alla Turchia nei prossimi 12 mesi. Quali i motivi di questo interesse?
«La Turchia ha registrato negli ultimi 5 anni rilevanti afflussi di investimenti (Fdi) provenienti dall'estero, in continua crescita fino 2007 – dice Francesco Pavoni, Partner & Managing Director BCG Turkey – quando si sono toccati i massimi storici con 22 miliardi di dollari, per poi calare nel biennio successivo, anche a causa della crisi globale, ma che già fanno registrare positivi segnali di ripresa nel corso del 2010 (+12% rispetto al 2009)».
Naturalmente ha giocato a favore la stabilizzazione dello scenario politico interno, con una solida maggioranza al governo dal 2002, e l'inizio dei negoziati, tuttora in corso, per l'ingresso del paese nella Unione europea. Effetti positivi sono dovuti anche a una stabilizzazione dell'economia nazionale, con un'inflazione ora sotto controllo e tassi d'interesse in calo.
Molto importante è il rinnovato impegno verso il programma di privatizzazione avviato in questi anni dal governo islamico moderato di Recep Tayyip Erdogan.
Questo scenario ha dunque favorito l'ingresso nel contesto economico turco dei principali operatori internazionali di private equity con investimenti complessivi che sono passati dalle poche centinaia di milioni di dollari nel biennio 2004-2005 a quasi 2,5 miliardi di dollari nel 2006, per poi stabilizzarsi a oltre 1,5 miliardi di dollari nel 2007 e nel 2008.
Anche la fiducia dei principali protagonisti del private equity a livello internazionale verso la Turchia è profondamente cambiata rispetto al passato. Infatti, se già dal secondo semestre del 2009 molti di essi sono convinti in un netto miglioramento dello scenario economico globale, la maggioranza degli operatori internazionali prevedono una significativa crescita del volume delle transazioni nel paese.
Qualche esempio? «Tra le principali operazioni realizzate in questi ultimi anni si segnalano l'acquisizione del 50,8% dei supermercati Migros da parte di BC Partners nel 2008 per oltre un miliardo e mezzo di dollari; l'acquisto del 35% della turca MaviJeans da parte del primo fondo di private equity del paese Turkven sempre nel 2008; ma anche durante la crisi i grandi operatori non sono stati a guardare. Basti citare l'interesse manifestato da Bridgepoint per TuvTurk, il principale operatore della regione nei servizi legati alla revisione obbligatoria e periodica dei veicoli a motore», spiega sempre Francesco Pavoni, di Bcg Turkey con sede a Istanbul.
Va tenuto presente che la Turchia è un paese in continua evoluzione e il suo mercato dinamico: ne è dimostrazione il fatto che molte delle aziende di questo paese si trovano ancora in una fase di alta crescita del loro ciclo di vita produttivo e delle vendite. Occorre però essere pronti ad affrontare questo contesto così diverso, anche culturalmente: tipicamente, infatti, gli azionisti turchi difficilmente vogliono perdere il controllo delle loro aziende e richiedono spesso un top management locale, elemento assolutamente accettabile visto l'elevato grado d'istruzione, quasi sempre internazionale, rintracciabile nella classe dirigente del paese.
Problemi dunque facilmente superabili se non si vuole perdere l'occasione di partecipare alla crescita della «Cina» dietro l'angolo. Quest'anno il Pil del paese sul Bosforo crescerà del 7,5% , probabilmente il maggior incremento in Europa e seconda nel G20 solo a Pechino.
Ora il private equity punta sulla Turchia
IlSole24Ore 9-11-2010
Secondo un recente rapporto redatto da Bcg, Iese e International Finance Corporation (World Bank), la Turchia è, insieme a Brasile e Malaysia, il mercato al momento più attrattivo tra quelli dei paesi emergenti per gli investimenti di private equity.
Le cifre parlano chiaro: dal 2004 ad oggi ci sono stati investimenti per 5 miliardi di dollari in Turchia da parte delle società di private equity. Non solo. Secondo la ricerca l'81% degli operatori dichiara che incrementerà l'ammontare degli investimenti diretti alla Turchia nei prossimi 12 mesi. Quali i motivi di questo interesse?
«La Turchia ha registrato negli ultimi 5 anni rilevanti afflussi di investimenti (Fdi) provenienti dall'estero, in continua crescita fino 2007 – dice Francesco Pavoni, Partner & Managing Director BCG Turkey – quando si sono toccati i massimi storici con 22 miliardi di dollari, per poi calare nel biennio successivo, anche a causa della crisi globale, ma che già fanno registrare positivi segnali di ripresa nel corso del 2010 (+12% rispetto al 2009)».
Naturalmente ha giocato a favore la stabilizzazione dello scenario politico interno, con una solida maggioranza al governo dal 2002, e l'inizio dei negoziati, tuttora in corso, per l'ingresso del paese nella Unione europea. Effetti positivi sono dovuti anche a una stabilizzazione dell'economia nazionale, con un'inflazione ora sotto controllo e tassi d'interesse in calo.
Molto importante è il rinnovato impegno verso il programma di privatizzazione avviato in questi anni dal governo islamico moderato di Recep Tayyip Erdogan.
Questo scenario ha dunque favorito l'ingresso nel contesto economico turco dei principali operatori internazionali di private equity con investimenti complessivi che sono passati dalle poche centinaia di milioni di dollari nel biennio 2004-2005 a quasi 2,5 miliardi di dollari nel 2006, per poi stabilizzarsi a oltre 1,5 miliardi di dollari nel 2007 e nel 2008.
Anche la fiducia dei principali protagonisti del private equity a livello internazionale verso la Turchia è profondamente cambiata rispetto al passato. Infatti, se già dal secondo semestre del 2009 molti di essi sono convinti in un netto miglioramento dello scenario economico globale, la maggioranza degli operatori internazionali prevedono una significativa crescita del volume delle transazioni nel paese.
Qualche esempio? «Tra le principali operazioni realizzate in questi ultimi anni si segnalano l'acquisizione del 50,8% dei supermercati Migros da parte di BC Partners nel 2008 per oltre un miliardo e mezzo di dollari; l'acquisto del 35% della turca MaviJeans da parte del primo fondo di private equity del paese Turkven sempre nel 2008; ma anche durante la crisi i grandi operatori non sono stati a guardare. Basti citare l'interesse manifestato da Bridgepoint per TuvTurk, il principale operatore della regione nei servizi legati alla revisione obbligatoria e periodica dei veicoli a motore», spiega sempre Francesco Pavoni, di Bcg Turkey con sede a Istanbul.
Va tenuto presente che la Turchia è un paese in continua evoluzione e il suo mercato dinamico: ne è dimostrazione il fatto che molte delle aziende di questo paese si trovano ancora in una fase di alta crescita del loro ciclo di vita produttivo e delle vendite. Occorre però essere pronti ad affrontare questo contesto così diverso, anche culturalmente: tipicamente, infatti, gli azionisti turchi difficilmente vogliono perdere il controllo delle loro aziende e richiedono spesso un top management locale, elemento assolutamente accettabile visto l'elevato grado d'istruzione, quasi sempre internazionale, rintracciabile nella classe dirigente del paese.
Problemi dunque facilmente superabili se non si vuole perdere l'occasione di partecipare alla crescita della «Cina» dietro l'angolo. Quest'anno il Pil del paese sul Bosforo crescerà del 7,5% , probabilmente il maggior incremento in Europa e seconda nel G20 solo a Pechino.
