daniele26
Forumer storico
A, dimenticavo
ho trovato,questo ...per restare sul pezzo
L'indice MIB si avvia a chiudere la settimana minacciosamente sotto la cruciale soglia dei 20500 punti. Abbiamo visto in tutti gli ultimi mesi perché questo supporto rappresenti lo spartiacque di Piazza Affari in ottica di lungo periodo. oggi esaminiamo la borsa italiana sotto la prospettiva secolare offerta dall'indice Comit; c'è un confine tecnico che lavora egregiamente dal 1973: perderlo implicherebbe conseguire la definizione tecnica di bear market.
Siamo sorpresi che gli investitori siano sorpresi: il contesto strutturale si va deteriorando da diverso tempo. Quando un analista, noto in questi anni per la sua reiterata positività, va a Rimini e si guadagna l'appellativo di «gufo», deve far riflettere. Quando un modello di asset allocation, sempre piuttosto sovraesposto sui listini azionari dopo il minimo del 2009, assume negli ultimi sette mesi una esposizione media del 39% - e prossima al 20% dall'inizio dell'anno - ciò deve far riflettere. Invece si constata un'ansia controllata, e una tendenza a far risalire le recenti turbolenze a fattori esogeni. Male.
È vero, si registrano i primi eccessi: ieri un numero considerevole di azioni ha formalizzato una capitolazione, e conforta in Italia la reazione successiva al tonfo iniziale. Ma non possiamo ignorare il mancato concretizzarsi del Santa Claus rally, la chiusura pesantemente negativa della prima settimana di quest'anno, la penetrazione precoce del minimo di dicembre, e in ultimo l'inaugurazione del bear market da parte di un indice assolutamente esposto al ciclo economico come il TSX canadese.
Le borse sono appese ad un filo. L'onere della prova a questo punto spetta ai rialzisti. In simili circostanze, è meglio rischiare di aver venduto, desiderando tanto di aver comprato; che non aver comprato, desiderando di aver venduto. Speriamo per i Tori che la reazione si manifesti. In caso contrario, si apriranno scenari tutt'altro che confortanti.
ho trovato,questo ...per restare sul pezzo
L'indice MIB si avvia a chiudere la settimana minacciosamente sotto la cruciale soglia dei 20500 punti. Abbiamo visto in tutti gli ultimi mesi perché questo supporto rappresenti lo spartiacque di Piazza Affari in ottica di lungo periodo. oggi esaminiamo la borsa italiana sotto la prospettiva secolare offerta dall'indice Comit; c'è un confine tecnico che lavora egregiamente dal 1973: perderlo implicherebbe conseguire la definizione tecnica di bear market.
Siamo sorpresi che gli investitori siano sorpresi: il contesto strutturale si va deteriorando da diverso tempo. Quando un analista, noto in questi anni per la sua reiterata positività, va a Rimini e si guadagna l'appellativo di «gufo», deve far riflettere. Quando un modello di asset allocation, sempre piuttosto sovraesposto sui listini azionari dopo il minimo del 2009, assume negli ultimi sette mesi una esposizione media del 39% - e prossima al 20% dall'inizio dell'anno - ciò deve far riflettere. Invece si constata un'ansia controllata, e una tendenza a far risalire le recenti turbolenze a fattori esogeni. Male.
È vero, si registrano i primi eccessi: ieri un numero considerevole di azioni ha formalizzato una capitolazione, e conforta in Italia la reazione successiva al tonfo iniziale. Ma non possiamo ignorare il mancato concretizzarsi del Santa Claus rally, la chiusura pesantemente negativa della prima settimana di quest'anno, la penetrazione precoce del minimo di dicembre, e in ultimo l'inaugurazione del bear market da parte di un indice assolutamente esposto al ciclo economico come il TSX canadese.
Le borse sono appese ad un filo. L'onere della prova a questo punto spetta ai rialzisti. In simili circostanze, è meglio rischiare di aver venduto, desiderando tanto di aver comprato; che non aver comprato, desiderando di aver venduto. Speriamo per i Tori che la reazione si manifesti. In caso contrario, si apriranno scenari tutt'altro che confortanti.
