In effetti dai grafici Cot, non vedo nemmeno io questo grossa speculazione al ribasso sul petrrolio, parlerei invece (come già qualcuno qui ha scritto) di intervento concertato per sostenere la casa Bianca e le paure di inflazione; leggasi a questo proposito rapporto del macroeconomista sul editoriale il "Rosso e il Nero".
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]Il Rapporto Pelican. Si dice che in una magione isolata nel delta del Mississippi tra le paludi infestate dagli alligatori si sia riunito segretamente all’inizio dell’estate un piccolo gruppo di importanti petrolieri. Alla riunione sarebbero stati presenti un emissario della National Security Agency e un generale a cinque stelle.
Il gruppo, molto affiatato, aveva già ideato in passato molte delicate operazioni. A volte si era trattato di eliminare influenti senatori (The Parallax View, 1974) o presidenti (JFK, 1991), altre volte di organizzare guerre per il petrolio (Three Days of the Condor, 1975) o di condizionare la Casa Bianca con le cattive (The Manchurian Candidate, 2004) o con finanziamenti occulti (The Pelican Brief, 1993) in cambio, anche in questo caso, di concessioni petrolifere.
Andrew S. Grove (fondatore di Intel). Only the Paranoid Survive. 1996.
Questa volta si sarebbe trattato di sostenere la Casa Bianca in vista delle elezioni di novembre, che vedono Bush in difficoltà e a rischio di perdere il Congresso a favore dei democratici. Sotto attacco per gli extra-profitti degli ultimi anni (su cui alcuni democratici chiedono una tassa speciale) il gruppo avrebbe deciso di fare scendere il prezzo del petrolio, a partire da settembre,
con due obiettivi, ovvero apparire meno straordinariamente ricchi (per togliere spazio alla richiesta di nuove tasse) e fare scendere il prezzo della benzina (per migliorare li sentiment degli elettori e indurli a confermare i repubblicani in Congresso).
Dell’esistenza della cospirazione non siamo venuti a conoscenza attraverso canali riservati. L’accusa alla Casa Bianca di stare manipolando il greggio in combutta con i petrolieri per vincere le elezioni è frequente, in questi giorni, nei comizi e nelle dichiarazioni di esponenti democratici. Noi abbiamo aggiunto solo la riunione segreta e gli alligatori.
Poiché tra i tratti della personalità paranoide ci sono l’instancabilità febbrile e una notevole creatività, molte altre teorie cospirative sono possibili
1) Manipolazione delle scorte strategiche. La cospirazione può essere solo americana (attraverso l’EIA) o internazionale (attraverso la IEA). Le statistiche ufficiali riguardano le scorte fisiche, ma nulla impedisce che contro fisico vengano aperte posizioni a termine al ribasso (come fanno spesso le banche centrali con l’oro delle loro riserve). I policy maker intervengono tutti i giorni sui cambi e sui tassi, non c’è da scandalizzarsi se lo fanno anche sulle materie prime
2) Un accordo tra Cina e America per rallentare insieme e buttare giù il prezzo del greggio e di tutte le materie prime
3) Come la precedente, ma con in più la complicità saudita. I sauditi vogliono un prezzo alto, ovviamente, ma non alto al punto da mettere in moto investimenti in petrolio e gas non convenzionali o in fonti rinnovabili o, tanto meno, politiche di risparmio energetico
Le teorie cospirative sono generalmente cascami gnostici, spazzatura. I petrolieri mitologici con il cappello a cilindro un giorno vogliono fare salire il greggio e il giorno dopo lo vogliono fare scendere, l’importante è che le loro manovre siano sempre torbide.
Quello che c’è di sicuramente vero è che i sauditi, al vertice Opec di Vienna, si sono dichiarati preoccupati per l’accelerazione globale dei programmi d’investimento in fonti energetiche e per la recessione che colpirebbe gli Stati Uniti se il prezzo del greggio continuasse a salire. Scendiamo a 60 dollari e restiamoci, sembrano pensare, per non ritrovarci a 40 fra due anni e a 200 fra cinque con il mondo a rotoli.
Le scorte. Da parecchi mesi le scorte americane di greggio e derivati sono a livelli molto elevati. La curva in contango favorisce l’accumulo. Con scorte così alte anche un uragano, uno sciopero o un riaccendersi di tensioni geopolitiche sarebbero assorbiti con minori danni che in passato.
Questo argomento è convincente, ma solo fino a un certo punto. Il mercato guarda solo il dato settimanale delle scorte americane e non guarda mai quello che succede nel resto del mondo. Come nota il rapporto dell’EIA pubblicato nei giorni scorsi, le scorte Ocse guardate non in barili ma, come è più corretto fare, in giorni di consumo, sono oggi non a livelli record, ma semplicemente a metà del range degli ultimi cinque anni. L’EIA aggiunge poi una considerazione che dovrebbe spaventare i ribassisti dell’ultima ora. A fine 2007 le scorte Ocse saranno al punto più basso degli ultimi cinque anni.
quote="fedecosta"][/i]
Detto questo, mi pare che tutta questo artificiosa panorama roseo sul prezzo del petrolio, che dimentica tutti i problemi (Iran e uragani per esempio) possa indurci in errore.Un rallentamento dell'economia americana potrebbe essere più che compensato ad esempio dalla continua domanda cinese per esempio.......
Insomma sarei si per una classica discesa dei mercati azionari , di regola sempre in difficoltà in questi mesi , non scordandomi però del fatto che nel secondo anno presidenziale a settembre ottobre si verifica quasi sempre una buona opportunità di acquisto, che certemanente dobbiamo ancora vedere ma che potremmo trovare se il mercato scendo un po' (-10/15%??) da questi livelli.
Aspetto vostri pareri.
Un saluto
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Ciao Onlywave,
in linea di massima mi considero "in linea" con le tue vedute e le condivido, ma ti vorrei chiedere un chiarimento:
Che fonte utilizzi per vedere le call e le put, ad esempio sul petrolio?
Io gli Open Interest li trovo su questo grafico, ma mi pare che non ci sia poi un tracollo delle call considerando il rapporto long/short.
Ti ringrazio se riesci a darmi qualche lume.
Federico.[/quote]