MI DICONO CHE SONO DIVERSA... MENO MALE!!

:rolleyes::rolleyes:

z33363.jpg
 
Perchè tu vai per strada a chiedere se hanno capito cos'è L'ape? Se lo domando io mi rispondono che è quello con 3 ruote e il cassone.

Non è che vado a chiederlo a tutti quelli che trovo per strada, ma se stai parlando con qualcuno e tocchi il tasto politica è quasi naturale arrivare a 3 argomenti.
Referendum, legge elettorale, pensioni.

Per gli altri mi basta vedere sulla tv locale le interviste fatte per strada. Quando le vedi ti rendi conto del perchè siamo ridotti così.
 
D'altra parte i social ti inebetiscono - vedi il caso di quelle che filmano l'amica stuprata - o ti condizioano il pensiero (anche se non lo sai)

Chiamatela pure censura. Quella che viene applicata dal team Facebook che controlla le news non potrebbe chiamarsi in altro modo.

Il controllo delle news e dei contenuti sulla piattaforma Facebook negli ultimi tempi è diventato sempre più forte.
Da quando è stato creato un team che ha il compito esclusivo di filtrare le news e i contenuti,
si è aperto un dibattito su quanto possano essere neutrali le scelte di Facebook su cosa mostrare sui trending topic e cosa invece rimuovere.

In un primo momento Facebook aveva negato qualunque presenza di uno staff "umano" dedicato alla gestione delle news.
Salvo poi ammettere in un documento di 28 pagine l'esistenza vera e propria di un team di 12 persone
che seleziona manualmente gli argomenti "top" da promuovere e ovviamente anche quelli da rimuovere.

A chi chiede se si considera un editore, Zuckerberg afferma:
"Noi siamo una technology company, non una media company. Noi non creiamo contenuti, ma gli strumenti per diffonderli".

Forse ha dimenticato di dire che Facebook ha anche gli "strumenti" per filtrare le news, per spingerne alcune e penalizzarne altre.
Insomma il pruralismo di Facebook pare resti una semplice illusione che con un clic può spegnersi.
E quel comando non arriva dal basso. Arriva dall'alto.

Da una squadra che costantemente decide cosa dobbiamo leggere e su cosa invece dobbiamo chiudere gli occhi...
 
Dopo l’incidente di ieri, Israele continua i suoi raid contro le posizioni dell’esercito siriano.
L’agenzia di stampa Sana, ha annunciato che, nella serata di martedì, caccia israeliani hanno bombardato le postazioni di artiglieria delle forze armate di Assad,
alle pendici orientali del monte Hermon, nel Rif di Damasco, il governatorato che circonda la capitale siriana.
Secondo l’Osservatorio siriano per i diritti umani, vicino all’opposizione, il raid non avrebbe provocato vittime.

Nella provincia di Quneitra, abitata in maggioranza da drusi, al confine con le alture del Golan, l’esercito siriano è, infatti,
impegnato nel respingere l’offensiva dei miliziani dell’ex fronte al Nusra, ribattezzatosi Jabhat Fateh al-Sham,
e di un’altra organizzazione jihadista, Shuhada al Yarmuk (i martiri di Yarmuk), considerata una branca locale dello Stato Islamico.

Oltre che delle altre formazioni ribelli dell’opposizione moderata, che stanno cercando di respingere le truppe lealiste dalla periferia di Quneitra,
lungo il confine con Israele, alle pendici del monte Hermon, nel Rif di Damasco.
Nonostante la tregua, quindi, in quest’area continuano i combattimenti.
Fateh al Sham è, infatti, considerata un gruppo jihadista alla stregua dell’Isis, ed è, pertanto,
esclusa dall’accordo sul cessate il fuoco fra Damasco e i ribelli, in vigore da due giorni in Siria.
 
Dopo la pubblicazione del rapporto Chilcot, che ha gettato parecchie ombre sulla liceità della guerra in Iraq e su Tony Blair, ecco che sui politici inglesi piove un’altra tegola, questa volta sulla testa di David Cameron.

La commissione Affari esteri della Camera dei Comuni, a maggioranza conservatrice, ha infatti pubbluicato un rapporto sull’intervento britannico in Libia nel 2011, a fianco della Francia.

L’iniziativa militare, giustificata dalla necessità di proteggere i civili a Bengasi dopo la rivolta, fu presa,
secondo i parlamentari, senza un’adeguata analisi della natura della ribellione, di cui non si colse l’elemento dell’estremismo islamico.

L’azione si spostò poi sull’obiettivo, non previsto e non dichiarato, di un cambiamento di regime.
Infine, il governo di Londra venne meno alla responsabilità morale di aiutare il Paese nella ricostruzione dopo la caduta di Muammar Gheddafi.
Quegli errori, conclude il documento, contribuirono al crollo politico ed economico, alla guerra civile e all’ascesa del sedicente Stato islamico
 
Tutti errori che stiamo pagando caro ancora adesso.
Come è noto, l’unico che all’epoca si oppose all’intervento in Libia fu Silvio Berlusconi,
che venne però obbligato alla guerra dall’allora presidente della Repubblica Giorgio Napolitano.

Una guerra che favoriva gli interessi di francesi e inglesi. Certamente non i nostri.
Parole inascoltate all’epoca. Ma ancora oggi vere, come testimonia anche il rapporto che inchioda Cameron.

original.jpg
 
La legge Martino sospese il servizio di leva dal 1 gennaio 2005, seguendo un pensiero largamente condiviso in Europa svanita la minaccia sovietica.
Erano gli anni in cui i grandi eserciti erano concepiti solo come dei costosi relitti della guerra fredda.

Francia, Italia, Germania, decisero per la professionalizzazione delle forze armate.
Nel 2010 anche il Parlamento svedese, sposò la linea della non più necessaria difesa su larga scala.

Passano pochi anni e la coscrizione ritorna ad essere considerata non più un’idea dei nostalgici, ma un’esigenza.
Il problema nasce dalle difficoltà riscontrate nella transizione ad una esclusiva forza di volontari.
La cultura europea dell’arruolamento volontario è ben diversa da quella statunitense.
Le stesse forze armate europee difficilmente riescono a competere sul mercato del lavoro, principalmente nei paese con un’economia sana che genera opportunità di lavoro.

La Svezia, ad esempio, sta considerando l’opportunità di censire, a partire dal prossimo anno, tutti i diciassettenni arruolabili nel 2019.
Il nuovo progetto, che attende il via libera dal parlamento, includerà le donne.
Molti altri paesi europei stanno prendendo in considerazione tale opportunità.
La Norvegia è il primo paese della NATO ad introdurre la coscrizione per le donne.
 

Users who are viewing this thread

Back
Alto