MI PIACE IL MARE D'INVERNO. LUI CI METTE LE ONDE, IO CI METTO I PENSIERI.

Tra poche settimane entreremo nel 2021 e inizieranno le celebrazioni per il 700° anniversario della morte di Dante Alighieri (1321-2021).

Sull’HuffingtonPost è apparso qualche giorno fa un interessante articolo di Nicola Mirenzi su “Dante, l’antitaliano”,
che mette in discussione la figura tradizionale di Dante come “padre della patria”.

Sarà, immaginiamo, il primo di una lunga serie.

Del resto parlare oggi di patria è come parlare dei dinosauri.

La nostra patria è l’Unione europea, no anzi il mondo intero… O no?



Quale patria, in effetti, se al tempo di Dante non esisteva alcuna patria?

Fino alla nascita del Sommo Poeta, il 1265, in tutta la penisola regnavano gli Hohenstaufen,
la corona germanica retta da Federico II di Svevia fino alla sua morte, avvenuta nel 1250,
e successivamente dal figliastro Manfredi, morto nella battaglia di Benevento nel febbraio del 1266 per mano degli Angioini.

Dopo la morte di Manfredi di Svevia gran parte dell’Italia meridionale diventa per oltre due secoli Angioina (ramo cadetto dei Borbone di Francia),
mentre il centro-nord si divide tra la fazione imperiale dei ghibellini e quella papale dei guelfi, a loro volta bianchi e neri,
per poi tornare solo formalmente sotto la corona germanica – seppur per poco tempo – con Comuni dotati di ampia autonomia.

Così, nel percorso secolare che ha visto regnare sulla nostra penisola germanici, spagnoli, francesi e austriaci
– tra marcate autonomie comunali ed esosi feudatari – siamo diventati nazione solo nel 1861.

Tutto storicamente corretto.


Eppure c’è un punto su cui occorre riflettere
.

Per avere una patria non è sufficiente disporre di un territorio, di un esercito, di un’unica corona o di una legittima autorità politica: senza lingua non può esserci patria.

Se ne accorse Camillo Benso conte di Cavour, che comprese più di chiunque altro l’importanza della unificazione nazionale
attraverso una lingua comune, quella – appunto – di Dante.

Come sosteneva Pier Paolo Pasolini, la lingua italiana non ha un’origine burocratica ma letteraria,
nasce dalle composizioni poetiche, dalle novelle, dalle epistole, dalle narrazioni.


E la nostra lingua, che dopo molti secoli “farà” la patria, nasce proprio da Dante.


Lui e un gruppo di amici suoi – tra cui Guido Cavalcanti, Lapo Gianni, Cino da Pistoia e Dino Frescobaldi –

dal 1283 e per circa quindici anni danno vita ad un nuovo genere poetico, la poesia d’amore scritta in volgare,

cioè nella lingua parlata dal popolo di Firenze.


Dante e i suoi amici “fanno” dunque la patria, non coi confini territoriali, con la spada o con una condivisa autorità regia e politica, ma con la lingua.



Esemplare il sonetto “Tanto gentile e tanto onesta pare” scritto nel 1283 e contenuto nella “Vita Nova” (1292-95),
dove diversi endecasillabi sembrano scritti oggi. “Ch’ogne lingua devèn, tremando, muta, / e li occhi no l’ardiscon di guardare”,
esattamente come potremmo scrivere oggi quando vogliamo dire che siamo imbarazzati nel vedere una bella ragazza
e facciamo fatica a spiaccicare due parole, “e par che sia una cosa venuta / da cielo in terra a miracol mostrare”,
oggi diremmo più banalmente di una donna tanto bella che sembra una stella caduta dal cielo.



Ma aggiungiamo una seconda riflessione.

La lingua, nel caso di Dante, esiliato perché nemico politico della fazione vincitrice, è una lingua “politicamente scorretta”.


Un sodomita peccatore tra le fiamme dell’Inferno?

È la sorte che Dante riserva addirittura al suo maestro Brunetto Latini,
sprofondato nel terzo girone del VII Cerchio infernale (Canto XV), perché omosessuale (“Siete voi qui, ser Brunetto?”).

Nello stesso Cerchio dei sodomiti, ma nel Canto XVII dell’Inferno, i banchieri usurai posizionati nel sabbione infuocato
(“ma io m’accorsi / che dal collo a ciascun pendea una tasca / ch’avea certo colore e certo segno, / e quindi par che ’l loro occhio si pasca”).


Dante un pericoloso omofobo e per giunta “sovranista”, visto che attacca i banchieri considerandoli alla stregua degli usurai?


Non basta, il poeta era anche un “pericoloso” maschilista, se consideriamo la figura di Francesca da Rimini,
peccatrice trasportata dal vento infernale ed abbracciata al suo amante, Paolo Malatesta, nel V Canto dell’Inferno
(“se fosse amico il re dell’universo, / noi pregheremmo lui de la tua pace, / poi ch’hai pietà del nostro mal perverso”).

Una donna, Francesca, che considera il suo amore extraconiugale alla stregua di una perversione,
sapendo che Dio non è dalla loro parte perché traditori del rapporto coniugale.

E ancora nella “Vita Nova” la figura angelica di Beatrice, la donna amata ch’egli non sfiorò mai nemmeno con un dito, destinata al Paradiso
(“Lo ciel, che non have altro difetto / che d’aver lei, al suo segnor la chiede”), si contrappone nelle “Rime petrose” alla dura Donna Petra,
immaginata come donna da sottomettere sessualmente:
S’io avessi le belle trecce prese, / che fatte son per me scudiscio e ferza, / pigliandole anzi terza, / con esse passerei vespero e squille: / e non sarei pietoso né cortese”.


E che dire, cambiando discorso, di Maometto, tornando alla “Commedia”, collocato all’Inferno (Canto XXVIII)
tra i seminatori di discordia e squarciato nel petto, descritto con le seguenti “scorrettissime” parole:
Tra le gambe pendevan le minugia; / la corata pareva e ‘l tristo sacco / che merda fa di quel che si trangugia”.


Non solo, dunque, non “padre della patria” ma addirittura omofobo, razzista e sessista?


È questo il prossimo passo che dobbiamo attenderci in vista delle imminenti celebrazioni di Dante?


Magari “raccomandando” con apposito Dpcm una versione per le scuole opportunamente censurata della “Commedia” e delle “Rime petrose”?


Diversamente noi pensiamo che proprio le sue celebrazioni dovrebbero essere l’occasione per una discussione realistica
su un autore che ha fatto con la sua lingua “politicamente scorretta” la nostra lingua, dunque la nostra patria.


È la lingua di Dante che, come italiani, vogliamo ancora?


Su questo bisognerebbe interrogarsi in occasione delle prossime celebrazioni,

magari tenendo conto del fatto che sulla base delle nostre leggi vigenti oggi il “padre della patria” avrebbe rischiato la galera.
 
L’obiettivo è dimezzare la popolazione planetaria.... è stato dichiarato a chiare lettere. La bomba atomica non è praticabile perché le radiazioni colpirebbero anche i mandanti.... una pandemia è perfetta.

Il coronavirus e' il piu' mutante che sia mai esistito. Presto vi diranno che serviranno 2/3 vaccinazioni l' anno. Per sempre. Una vita da vaccinati. Sempre piu' breve, piu' precaria, con poca salute per chi sopravvive. Non capire sara' un errore imperdonabile. Poi fate vobis.
 
Poco dopo le 10 di un giorno qualunque
che sembrava dovesse essere incasellato e impreziosito
dalla comunicazione urbi et orbi del Santo Natale da passare in casa sine die.

Anzi no, forse la Befana oltre al carbone potrebbe regalarci la libera uscita ma non facciamoci illusioni.


Ebbene, il premier Giuseppe Conte non vuole sfuggire alla passerella libica dove, buona notizia,

i pescatori italiani stanno per essere liberati dopo una prigionia durata diversi mesi.



Con un colpevole e pazzesco ritardo va aggiunto a caratteri cubitali.

E la verifica con Matteo Renzi prevista per questa mattina?

Depennata, l’acquolina in bocca per dirci che la liberazione dei pescatori è merito suo non poteva risparmiarsela.

La foto di rito di “Giuseppi” e “Giggino” a braccetto sul suolo libico meritava un blitz.

“Aspettiamo la conferma ufficiale ma oggi sembra proprio la giornata giusta”.
Emozionato e con la voce rotta dal pianto, risponde così a Radio Capital Marco Marrone,
armatore della Medinea, uno dei due pescherecci sequestrati 108 giorni fa in Libia.


Stasera se l’Italia sarà Viva o meno non si sa. Primum vivere.


Per la cronaca: a Bengasi, roccaforte del generale Khalifa Haftar erano trattenuti da inizio settembre
gli equipaggi di due pescherecci italiani di Mazara del Vallo: 18 persone, tra cui 8 italiani, 6 tunisini, 2 indonesiani e 2 senegalesi.

.
 
Disquisisco perennemente su questo virus.

Nella nostra provincia abbiamo 337.087 abitanti.

Questi i dati dei 2 ospedali che ricoverano pazienti colpiti dal virus :

Sono 176 i pazienti positivi al covid al momento ricoverati all'Ospedale Manzoni di Lecco.
Di questi, 16 sono in terapia intensiva
e 13 sono aiutati a respirare tramite casco.

Si allenta anche la pressione sul presidio di Merate.
Alle 10 di questa mattina i degenti con coronavirus acclarato sono 84.
I casi più gravi 17 di cui 5 in rianimazione e 12 sotto C-PAP.


Primo dato : 260 pazienti su 337.087 abitanti = 0,077%

Secondo dato : 21 pazienti in terapia intensiva su 260 ricoverati = 8,08%
21 su 337.087 = 0,0062%

Terzo dato : 25 pazienti sotto casco su 260 ricoverati = 9,62%
25 su 337.087 = 0,0074%

Quarto dato 46 pazienti gravi su 260 pazienti ricoverati = 17,69%

ma su 337.087 abitanti = 0,014%

1 ogni 7328 abitanti.


Quanti malati di cancro abbiamo in provincia ?

Quanti malati cardiopatici abbiamo in provincia ?


Non trovo dati disponibili, solo questo :
Ospedale Manzoni. Nel corso del 2018, sono state distribuite alle pazienti oncologiche 206 parrucche.
 
Lo so, si cerca sempre il pelo nell'uovo.....ma qui, altro che pelo.......


Prima di tutto la soddisfazione e la gioia: i 18 pescatori di Mazara del Vallo sono tornati a casa.

Sarebbe perfino quasi accettabile la solita sfilata di Di Maio e Conte,
immeritata perchè questi lavoratori hanno passato 107 giorni in mano libica prima di essere liberati da Haftar,
mentre una nave turca, oggettivamente del “Nemico” ora del signore di Bengasi, è stata fermata e liberata dopo soli 5 giorni.

Fossimo dei cinici diremmo che si è cercato di far coincidere la liberazione con le feste natalizie,
per dare almeno un minimo segnale positivo in una vicenda altrimenti estremamente negativa,
con il governo che dava la netta sensazione di non essere particolarmente interessato .


Una domanda interessante è proprio: chi ha fatto liberare i 18 marinai?

Perchè pare proprio che la Farnesina c’entri molto poco, ma invece c’entrino molto i Servizi esteri, cioè l’AISE:



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quindi secondo il COPASIR, cioè l’organo più informato in materia in Italia in quanto demandato al controllo dei servizi segreti,
il merito sarebbe proprio delle nostre Barbe Finte.

Il che, però, ha anche dei risvolti non proprio gratuiti…


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Quindi la Farnesina fallisce, se mai ci ha provato, quindi subentra l’AISE che chiude tutto all’italiana,
con la soluzione alla “Silvia Romano”: un po’ di milioni e via .

Quanti ?

Non lo sapremo mai , perchè il budget destinato dalla Presidenza del Consiglio per la materia Servizi è segreto, e ci mancherebbe fosse diversamente.

Ora saremo cattivissimi: certo che a fine anno i bilanci si chiudono
ed un ramo della Pubblica Amministrazione che non usa tutta la disponibilità ci fa proprio una brutta figura.


Magari si sono presi due piccioni con una fava..


Comunque l’importante è che i marinai tornino a casa: in ritardo, ma meglio tardi che mai.
 
Le medicine salvano vite.

Le medicine sono pericolose.

Questa è una verità che non dovrebbe essere messa in discussione.

Secondo le stesse cifre dell’American Medical Association,
le cure mediche sono diventate la terza causa di morte negli Stati Uniti,
ma pochi sosterrebbero che le cure mediche non siano utili.

Però quando un governo acquista medicine e vaccini in massa da società private
che impongono però una completa malleva dalle responsabilità,
forse è giusto chiedersi se non ci sia qualcosa di strano.

Tutto questo si ripercuote in una sorta di diffuso scetticismo verso Big Pharma e, soprattutto, verso Pfizer.


Uno dei motivi per cui le persone credono nelle teorie del complotto su Big Pharma è perché alcune di esse sono vere.

Vediamo la Pfizer…


Nel 2004 la pubblicità per lo Zoloft affermava che oltre 16 milioni di americani erano affetti da disturbo d’ansia sociale.
Peccato che uno studio condotto da Pfizer (il produttore stesso) avesse scoperto che i partecipanti
avevano superato meglio l’ansia sociale con la “terapia dell’esposizione”,
compresa la consulenza con un medico di base sui loro sintomi e con terapie psicologiche, piuttosto che con il medicinale.



Quando la Upjohn Company (ora Pfizer) sviluppò il Minoxidil, un farmaco originariamente prodotto per abbassare la pressione sanguigna,
scoprì che poteva causare la ricrescita dei capelli in alcuni pazienti calvi.

Quindi hanno semplicemente cambiato l’effetto commercializzato per il cosiddetto effetto collaterale
e avevano un farmaco per la calvizie che come effetto collaterale abbassava la pressione sanguigna.

Alla fine tutto fa brodo.

Del resto pure il Viagra (altro prodotto Pfizer) veniva da una storia simile..


Lo studio ALLHAT (Trial trattamento antipertensivo e ipolipemizzante per la prevenzione degli attacchi di cuore)
aveva lo scopo di confrontare l’efficacia di quattro farmaci nel prevenire le complicanze dell’ipertensione.

Inizialmente era destinato a continuare per un periodo compreso tra quattro e otto anni,
ma una parte è stata interrotta prematuramente perché i partecipanti assegnati a Cardura (prodotto da Pfizer)
stavano sviluppando complicazioni cardiovascolari significativamente maggiori rispetto a quelli che assumevano un diuretico normale.

All’epoca in cui i risultati furono pubblicati sul JAMA (Journal of the American Medical Association),
ogni anno venivano venduti circa 800 milioni di dollari di Cardura,
ma il diuretico generico si dimostrava più efficace nel prevenire le complicanze della pressione alta ad un settimo del costo.

Approfittando del fatto che la maggior parte dei medici non era a conoscenza della ricerca,
Pfizer ha assunto consulenti per limitare i danni della ricerca.

L’American College of Cardiology (ACC) emise un comunicato stampa raccomandando ai medici di “interrompere l’uso” di Cardura,
ma poche ore dopo declassò la la sua formulazione a “rivalutare”, magari perchè la Pfizer versava 500 mila dollari all’anno alla ACC.


Poi il bello è che chi finanzia lo studio ne esce vincitore.


Del resto le aziende utilizzano comunemente i risultati positivi dei test per incoraggiare i medici a prescrivere il loro farmaco piuttosto che quello di un concorrente.

Quando gli autori di un’indagine del Journal of Psychiatry hanno esaminato i trial , hanno scoperto una cosa curiosa:

in cinque test pagati da Eli Lilly, il suo farmaco Zyprexa è risultato superiore al Risperdal, un farmaco prodotto dalla società Janssen,

ma quando Janssen ha sponsorizzato le proprie prove, Risperdal è stato il vincitore tre volte su quattro.

Quando era la Pfizer a finanziare gli studi, il suo farmaco Geodon era il migliore.


I risultati mostrano che nel 90% dei casi chi paga lo studio risulta poi avere il farmaco migliore. Chissà come mai.


Un articolo del 2017 ha osservato che “i prezzi dei prodotti farmaceutici di fabbricazione statunitense
sono aumentati negli ultimi dieci anni sei volte rispetto al costo complessivo di beni e servizi”.

In un famoso caso, Mylan è stata in grado di aumentare il prezzo dell’EpiPen di oltre il 450 percento tra il 2004 e il 2016
– nonostante l’adrenalina in ogni iniezione costasse solo circa $ 1 – perché era l’unico fornitore autorizzato per il prodotto .

Questo esempio, sebbene estremo, purtroppo non è eccezionale.

Quando poi si è cercato di ridurre i prezzi Pfizer, Biogen, Gilead Sciences, Amgem, AbbieVie,
Turing Pharmaceutical, Envizo, Valeant Pharmaceuticals e Jazz Pharmaceuticals (solo per citarne alcuni)
hanno ottenuto una specie di monopolio della fornitura farmaceutica degli USA, alla faccia del mercato..


Quindi Pfizer ha sicuramente prodotto un vaccino sicuro anche senza i soliti 5 -10 anni di test,

però anche capirete perchè la gente è scettica…
 
Gente pericolosa al governo..........

Pezzo ripreso da "1984" di Orwell :


Winston Smith impiegato del Ministero della verità ....il potere consiste nell'infliggere la sofferenza e la mortificazione,

nel fare a pezzi i cervelli degli uomini e ricomporli in nuove forme e combinazioni di nostro gradimento..

se vuoi un simbolo figurativo, pensa ad uno stivale che calpesta un volto umano..per sempre .
 
Non è ancora chiaro cosa voglia fare il governo per i giorni di festa.

Controlli di polizia “massivi” (manco se fossimo 60 milioni di Matteo Messina Denaro), pranzi interdetti, coprifuoco anticipato…

Un mese fa ci dicevano: facciamo un sacrificio per trascorrere un Natale sereno.

Il Natale invece lo stanno abolendo e, ovviamente la colpa è nostra: siamo andati a fare shopping.

Ma dato che il pretesto per farci digerire l’ennesimo sequestro di persona è che “in Europa stanno chiudendo”,
sarebbe interessante andare a guardare in cosa consistono le sbandierate serrate all’estero :



Cominciamo dalla Germania, visto che alla retorica del “modello italiano” è ora subentrata quella del “modello Merkel”.

È vero che da oggi scatta il lockdown “duro”, come lo chiamano i nostri giornali? Niente affatto.

Chiudono i negozi (che saranno debitamente risarciti: il massimale dei ristori sale da 200.000 a 500.000 euro a impresa).
Ma le scuole restano in funzione: semplicemente, viene meno l’obbligo di frequentare le lezioni in presenza,
che nel Paese era stato mantenuto dal mese di agosto, a differenza che in Italia.
Ai lander è poi concessa ampia autonomia organizzativa.
Inoltre, per i tedeschi non esiste alcun coprifuoco nazionale: i provvedimenti sono locali e vengono adottati solo se ce n’è la necessità.


E in Francia?
Il lockdown transalpino, in queste settimane, è stato piuttosto severo.

Adesso, però, lo Stato ha intenzione di mollare un po’ la presa.

C’è, sì, un coprifuoco dalle 21 alle 6 di mattina.

Ma i divieti verranno sospesi la notte della vigilia: addirittura, quel giorno non servirà nemmeno l’autocertificazione per spostarsi.


Anche la Spagna si ammorbidisce: per il cenone, è consentito il rientro a casa entro l’1.30.


Un po’ più severe le restrizioni in Olanda: didattica solo a distanza e chiusura dei negozi, tranne quelli che vendono beni essenziali.
Curioso che un importante sito d’informazione del nostro Paese, Rainews, definisca “raro” il videomessaggio del premier Mark Rutte ai cittadini.
Noi, degli show in tv e in diretta social di Giuseppe Conte, abbiamo perso anche il conto.


Quanto alla Gran Bretagna, ieri ha tenuto banco la notizia del ritorno di Londra nella zona di massima allerta,
a causa della scoperta di un ceppo ignoto di Sars-Cov-2.

Il giornale unico del virus s’è scordato che, per il periodo che va dal 23 al 27 dicembre, Boris Johnson ha allentato le maglie,
peraltro bisticciando con gli scienziati: sarà consentito radunare sotto uno stesso tetto tre nuclei familiari per pranzi e cene.


Resta New York: ieri, i media nostrani, in cerca di modelli da indurci a emulare, dedicavano titoloni all’imminente “shutdown” della Grande Mela.
La verità è che il sindaco democratico, Bill de Blasio, ha semplicemente ammesso che dopo Natale “potrà accadere e dobbiamo essere pronti”.

...................................

Da noi, il ministro Francesco Boccia, che s’affanna per chiudere tutto, fino a ieri sera
non era in grado d’indicare una data precisa per l’inizio della campagna di somministrazione degli immunizzanti.
 
L’infettivologo Matteo Bassetti ritorna con insistenza contro la misura del lockdown
natalizio sulla quale stanno convergendo in queste ore le forze di maggioranza e i governatori delle Regioni.


Senza usare mezzi termini il direttore della Clinica di malattie infettive dell’ospedale San Martino di Genova ritiene

che la zona rossa in corrispondenza della settimana natalizia «è una scelta incomprensibile e un compromesso che non porterà a nulla».

Lo ha affermato ai microfoni di Adnkronos Salute definendola «una scelta sbagliata che va contro i principi su cui ci siamo mossi fino ad oggi».


Per Bassetti la parola chiave che declina la bocciatura del lockdown è «incoerenza».

«Da quello che sto vedendo in queste ora manca la coerenza a livello decisionale.

I provvedimenti con i vari colori nelle regioni (rosse, arancioni e gialle)

avevano un razionale scientifico basato sui 21 indicatori.

E nel Dpcm si parlava di interventi a livello locale».




Su quest’ultimo nodo, cioè sulla necessità di monitorare localmente la situazione epidemica, insiste particolarmente Bassetti.

"Quest’ultima cosa è importante perché nel Paese ci sono aree di alcune regioni,
penso al Veneto e al Friuli-Venezia Giulia, che avrebbero bisogno di interventi restrittivi da subito».


L’infettivologo fa poi riferimento all’ultimo report diffuso dall’Istituto Superiore di Sanità l’11 dicembre,
da cui emerge un netto miglioramento della situazione.


«E’ inutile chiedere di fare una enorme zona rossa del Paese dove ci sono tante aree che hanno Rt a 0.7 o 0.6

e poi non intervenire con provvedimenti ancora più drastici dove l’Rt è più alto o dove gli ospedali stanno scoppiando
,

in alcune aree le cose vanno male e i provvedimenti andavano presi settimane fa,

si rischia di penalizzarne altre in cui la curva del contagio è in discesa e meriterebbero di tirare un po’ il fiato".


«C’è poca coerenza da parte di alcuni governatori, non si può scaricare sul governo la capacità di fare o meno le zone rosse.

Le Regioni dovrebbero intervenire con i sindaci e individuare a livello locale le zone dove è necessario chiudere».
 
Dico la verità, non mi sta simpatico, ma stavolta devo dire
che ha proprio ridicolizzato chi sta al governo.


Il coordinatore del Cts Agostino Miozzo ha appena partecipato alla presentazione di uno studio sul campo
sui rischi di contagio a scuola, effettuato all’Istituto comprensivo Regina Elena di Roma.

Tra tra settembre e novembre un’équipe di ricercatori guidati da Alberto Villani, presidente della Società italiana di pediatria,
ha effettuato i tamponi a 1262 tra studenti, insegnanti e professori.

«La conclusione di questo studio, il primo in Italia così approfondito, è che la scuola è un posto sicuro per bambini e adolescenti».

Allora perché il governo ha chiuso le scuole superiori?


«Non lo chieda a me.

Noi come Cts abbiamo sempre avuto delle perplessità per gli effetti che l’allontanamento dalla scuola

può avere anche a lunga distanza sui nostri ragazzi: se non riapriamo le scuole al più presto,

rischiano di crescere una generazione di persone fragili e depresse.

Ci sono migliaia di studenti che si stanno perdendo, che stanno male: ma sono purtroppo invisibili.

Per non dire del gap educativo che avranno rispetto anche ai loro coetanei degli altri Paesi europei che finora hanno tenuto aperte le scuole».



Ma il professor Resta ha detto che se i contagi non scendono è impensabile riaprire.

«Stimo il professor Rezza, non lo considero un allarmista e credo che condivida il fatto che se la curva dei contagi (e anche dei decessi)
non balza a cifre preoccupanti, ma resta stabile ma continua a diminuire, bisogna riaprire».


«Non decide il Cts, questa è una scelta politica.
Credo che nei primi giorni dell’anno nuovo il governo valuterà la curva dei contagi e le misure adottate per trasporti e sorveglianza sanitaria.
La data del 7 gennaio non è l’undicesimo comandamento, è una data simbolica:
se serve qualche giorno in più per essere pronti, si può aprire anche l’11, che è lunedì, o anche qualche giorno dopo.
L’importante è che continui il lavoro dei tavoli dei prefetti che avrà un impatto importante soprattutto per le aree metropolitane».

Lì vive un terzo degli studenti.

«Se però in piccole realtà, se a Cuneo o a Caltanissetta, sono risolti i problemi dei trasporti
e se le Asl saranno organizzate per un adeguato monitoraggio, penso che lì le scuole potrebbero riaprire».


«Non capirei perché ad Alba, Sondrio, Viterbo, Rieti, se tutto sarà pronto non si debba tornare a scuola.

Gli altri Comuni che magari hanno problemi irrisolti seguiranno, ma saranno spronati a trovare soluzioni.

A me fa impazzire la semplificazione del problema della scuola, che può essere chiusa o aperta

senza veri criteri e valutazioni che riguardino il contesto generale:

è una follia lasciare i ragazzi fuori dalle aule ma permettere loro di andare al bar o in un grande magazzino.

Sono scelte di una classe dirigente miope, che non ha una visione globale e non considera i danni che potranno svilupparsi».



«I termoscanner, se si ritiene che diano un aiuto, ben vengano: il Cts però non ha ritenuto che fossero indispensabili.

Quanto all’aerazione basta cambiare l’aria a fine lezione: anche d’inverno si può fare».
 

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