Meglio controllare bene prima...
Sembrerebbe che nella discussione Magna/Gm non sono entrati capitoli importanti,come ad esempio lo sfruttamento dei brevetti Opel




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Almeno secondo quanto dice la Stampa...(Fiat..che è un filino di parte

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Per Magna un conto da 11 miliardi
La linea di assemblaggio della Grande Punto a Mirafiori
+ Marchionne: "Se ci chiamano siamo pronti. Ma senza ansia" GIANLUCA PAOLUCCI
Oneri pensionistici e brevetti da pagare: così cambia il volto dell'operazione Opel
BERLINO
Tre pagine. Tanto è lungo il memorandum con cui la scorsa settimana General Motors si è impegnata - in modo non vincolante - a cedere Opel a Magna e alla russa Sberbank. Le questioni non chiarite sono molte e più passano i giorni più i nodi vengono al pettine. Prima è stata la volta della struttura del consorzio di Magna: serve un investitore che garantisca una soluzione a lungo termine, diceva il governo tedesco nel corso delle trattative; Sberbank non intende restare a lungo un partner strategico di Opel e pensa di cedere in futuro la sua quota del 35%, ha ribattuto il suo presidente German Gref, che sulla Welt definisce l’accordo «abbastanza rischioso». Poi è toccato agli esuberi: tra 10.000 e 11.000, si diceva alla vigilia; saranno 11.600 in tutta Europa, scriveva ieri la Frankfurter Rundschau. Subito dopo si è scoperto che Magna ha promesso a Gm che non esporterà nessuna Opel negli Stati Uniti, che lo farà «solo in parte» in Cina e soltanto dal 2012 in Canada.
Ora emergono altri due capitoli ancora aperti:
gli oneri pensionistici e i costi per la cessione dei brevetti di Gm. Due voci non da poco: gli oneri pensionistici ammontano ad almeno 4 miliardi di euro, una cifra che nessuno sa bene da dove dovrebbe arrivare. Berlino non vuole sobbarcarsela; Magna, sembra, ha tentato di scaricarla in parte sul governo tedesco, ricostruzione smentita dal gruppo austro-canadese. E secondo l’Handelsblatt entro il 2018 la società tedesca dovrà versare a Gm 7 miliardi di euro. Il gruppo di Detroit consentirà a Opel di sfruttare i propri brevetti, ma pretende in cambio 6,5 miliardi. Inoltre Opel dovrà cedere a Gm delle azioni privilegiate per 200 milioni e staccare un assegno da 300 milioni.
Ieri al vice portavoce del governo tedesco, Thomas Steg, non è rimasto altro che ammettere che la questione delle licenze sui brevetti non è trattata esplicitamente nel memorandum of understanding. 


Lo stesso Steg ha ribadito che non c’è «nessun contratto definitivo siglato, per cui le trattative tra Gm e Opel, da una parte, Magna o altri possibili soggetti interessati, dall'altra, continuano». A differenza di quanto avvenuto finora per la definizione dell’amministrazione fiduciaria temporanea e del prestito-ponte da 1,5 miliardi, però, «l’esecutivo tedesco non partecipa a queste trattative».
L’indirizzo di riferimento, insomma, è più che mai Detroit. Anche se poi il governo non ha interrotto i contatti coi potenziali investitori, siano essi Fiat o i cinesi di Baic. I manager di Baic, ad esempio, hanno ritoccato la loro offerta e a metà settimana l’hanno presentata a Berlino. I cinesi non si sentono fuori dalla partita, al punto che, secondo la stampa tedesca, hanno designato PricewaterhouseCoopers come proprio consulente.
Del resto Berlino vede la «possibilità teorica» di una svolta. «Rispetto ad altri possibili investitori Magna è in chiaro vantaggio, ma ciò non esclude che, nel corso delle ulteriori trattative prima della chiusura definitiva del contratto, altri investitori interessati possano presentare offerte nuove e migliorate e che Gm e Opel possano chiudere con un altro partner», ha detto Steg. Che però ha precisato: «i colloqui con Magna sono molto avanzati». Messaggio confermato ieri da Gm, proprio mentre i dipendenti Opel annunciavano la creazione di una società per azioni per gestire la loro quota nella nuova Opel. Sia Gm Europe che Magna sono «pienamente impegnate» a raggiungere un accordo definitivo entro luglio e a chiudere la partita a settembre, ha scritto su un blog il numero uno di Gm Europe, Carl-Peter Forster. «C’è ancora tanto lavoro da fare e lungo il cammino potrebbe succedere ancora molto». Ad esempio potrebbero spuntar fuori nuove sorprese.
I creditori di Chrysler che hanno fatto ricorso contro la vendita a Fiat sono pronti a rivolgersi alla Corte Suprema statunitense se, come appare probabile, la Corte d’Appello darà il via libera all’operazione. «L’alternativa all’approvazione della vendita - ha detto oggi il giudice Amalya Kearse durante l’udienza in Corte d’Appello - è la liquidazione». Una presa di posizione che - assieme alla considerazione che non c’erano alternative alla luce verde da parte della corte fallimentare - sembra preludere ad un via libera anche da parte dei giudici d’appello alla cessione a Fiat dei marchi Chrysler, Dodge e Jeep, i gioielli di famiglia del gruppo. Ma i creditori che si oppongono - la gran parte de quali è rappresentata da un gruppo di fondi pensione dell’Indiana - è sul piede di guerra. Glenn Kurtz, l’avvocato che li rappresenta, ha detto che sono pronti a rivolgersi alla Corte Suprema