MORIREMO SENZA SAPERE QUANDO FINISCE L'OFFERTA LIMITATA DI POLTRONE E SOFA'

DANY1969

Forumer storico
:confused::d:
Buona settimana a tutti :)
Ci hanno declassati :brr:... ma non ci possono eliminare dalla scuola... altrimenti a chi le fregano le merendine:rolleyes:

Ecco alcune altre foto del trekking in Francia ;)

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Mah. Mi sembra che a volte qualcuno perda di vista il crocefisso e pensi ad altro
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Le regole vanno rispettate da tutti.
E se ti stai mettendo in regola, vuol dire che eri fuoriposto. Direi "abusivo".

Ieri, alla fine del blitz, effettuato nella struttura che ogni sabato si trasforma nella "pizzeria del rifugiato",
non sono state riscontrate irregolarità e don Biancalani ha tuonato:
"Pazzesco, siamo stati presi di mira. Nemmeno per catturare il capo della mafia si manda un simile dispiegamento di forze.
Desumo che si tratti di ordini dall' alto, è un nuovo caso Riace".

Su 60 ben 15 dormono addirittura in chiesa e il Comune di Pistoia, con un' ordinanza,
lo ha costretto a sospendere l' accoglienza, ma Biancalani ha impugnato l'atto al Tar.
Sabato sera, dopo un esposto presentato da 180 residenti che si lamentavano per gli schiamazzi
che arrivavano dalla parrocchia trasformata in pizzeria, è scattato il blizt proprio nelle ore della cena.

......... ci stiamo mettendo in regola .......................
 
Due pesi .....due misure.

Gli aveva chiesto di lasciare il tavolo ad altri clienti, ma loro non l'hanno presa bene ed hanno lanciato un vero e proprio assalto al locale.

È successo in una pizzeria di via Teodorico, a Roma, non lontano dalla Stazione Tiburtina.
Secondo il resoconto di residenti e passanti, due stranieri di origine africana si sono seduti
in uno dei tavolini all’aperto dell’attività, iniziando a consumare alcolici portati da casa.
Quando il proprietario ha fatto loro notare che c’erano dei clienti in attesa del tavolo i due,
probabilmente già in preda ai fumi dell’alcol, si sono scatenati.

Alla coppia si sono aggiunti altri tre stranieri, anche loro africani, e insieme hanno assaltato la pizzeria,
con tanto di lancio di bottiglie e catene prese dai motorini parcheggiati davanti al locale.
Tutto sotto gli occhi di famiglie e bambini che hanno lasciato il locale terrorizzati.

Il proprietario, che ha denunciato tutto ai carabinieri giunti sul posto, se l’è cavata con una contusione del polso,
dopo che i cinque si sono allontanati minacciando di bruciargli l’attività.

“Sono anni che chiediamo al prefetto, al questore e alla sindaca col suo delegato alla sicurezza
di emanare urgentemente una vera ordinanza anti alcol ad hoc per la zona – attaccano dal Comitato Cittadini Stazione Tiburtina -
questi fatti anche se non denunciati e di entità più lieve avvengono ogni giorno”.
 
Fossi in lui non salirei sul pulpito ogni 3 x 2.
Quest'uomo è stato ed è la rovina degli italiani!
Ha svenduto l'Iri, ci ha fatto addirittura pagare per entrare nell'Euro e ancora parla?
Perché non spiega, invece, la faccenda del piattino parlate del caso Moro?
Perché non dice nulla dei soldi presi dall'URSS?

Non ha il senso dell'amministrazione ragionevole, ha la presunzione del professore universitario,
che capisce solo le sue teorie, che non é riuscito a vedere dietro le polveri sollevate.

Le pensioni vanno pagate con i contributi pensionistici,
i sussidi di disoccupazione con l'assicurazione per la disoccupazione,
il sostentamento per l'indigenza con fondi dal prelievo fiscale.

Il tutto con ordine e ragionevolezza, a favore di tutti quelli che hanno lavorato e a carico di chi lavora, siano imprese o lavoratori.
INPS à un carrozzone nefando e nefasto da cui tutti vogliono.

Caro mortadella sei stato diverse volte presidente del consiglio, perche parli ancora se non hai saputo risolvere?
 
Ultima modifica:
"il problema della sostenibilità del nostro debito nel lungo periodo resta quindi dominante.
Lo è stato nel rapporto di Moody's, lo sarà in quello delle altre società di rating ma, soprattutto,
lo sarà nel giudizio di Bruxelles e nel comportamento di coloro che posseggono i titoli del debito pubblico italiano.
Saremo perciò obbligati a riaffrontare subito il problema che la legge Fornero, gradita o sgradita, metteva sul tavolo".

Quanto alle vie da seguire, l'ex presidente del Consiglio analizza così la situazione:
"Possiamo modificarla con processi di flessibilità per diverse condizioni professionali,
con pensionamenti scadenzati attraverso una progressiva diminuzione dell'orario di lavoro
e con tante altre possibili innovazioni ma la necessità di adattare il sistema pensionistico
ad una vita media che fortunatamente si allunga è ineludibile.
Il non averlo fatto ha riscosso ovviamente un ampio consenso
ma ha sollevato un punto interrogativo sul nostro futuro così grande da suscitare il panico dei più attenti osservatori".
 
Prodi percepisce ben 3 pensioni:
ha fatto il professore in 2 diverse Università,
Presidente dell’Iri,
del Governo,
della Commissione europea,
è stato Ministro diverse volte
e proprio per tutti questi incarichi riceve 3 pensioni.


Una da dirigente pubblico (Inpdap) un pizzico superiore ai 4 mila euro al mese.

Un’altra – al compimento dei 65 anni (quindi dall’agosto 2004) – da ex presidente della Commissione Europea”.
Il suo assegno è calcolato sulla base del 4,5% dello stipendio lordo annuo moltiplicato per i suoi 5 anni di presidenza.
Si tratta dunque di poco meno di 280 mila euro che corrisponde a circa 5 mila euro mensili.

La terza pensione è quella da parlamentare, ottenuta dopo essere stato alla Camera dal ’96 al 2001 e dal 2006 al 2008.
Per rimpinguare un po’ il “magro” assegno il Professore ha versato una integrazione dei contributi
così da arrivare a circa 120 mila euro che ora gli permettono di prendere un vitalizio mensile di poco più di 2.800 euro.
 
Come l’ex presidente del Consiglio Romano Prodi. Tra i redditi del professore figurano i 2.996 euro netti al mese di vitalizio parlamentare.

Certo, un assegno di tutto rispetto, ma ben poca cosa rispetto, ad esempio, ai 6.939 incassati dall’attuale sindaco di Benevento Clemente Mastella.
Che proprio nel governo guidato dallo stesso Prodi ha occupato il ministero (pesante) della Gustizia.
Non scherzano neppure i post comunisti. Dall’ex sindaco di Torino e segretario dei Ds Piero Fassino (5.296 euro)
a Massimo D’Alema (5.523), già leader del Pds prima e dei Ds poi, primo ed unico esponente del vecchio Partito comunista italiano a ricoprire la carica di presidente del Consiglio.
Completa la terna l’ex primo cittadino di Roma e fondatore del Pd Walter Veltroni (5.504).

Nel centrosinistra si collocano pure un altro sindaco della Capitale del carico di Francesco Rutelli (6.408),
convertitosi, sulla via dei Radicali, al culto della Margherita, partito confluito nel Pd.
Quasi dei ‘dilettanti’ al cospetto dei 10.131 euro al mese che l’ex An e Dc Publio Fiori ha maturato nella sua lunga carriera parlamentare.

Tra i volti noti della politica ci sono poi l’ultimo segretario del Partito popolare Pierluigi Castagnetti, (5.171)
e l’ex ministro della Difesa e leader del dissolto partito de I Democratici Arturo Parisi (4.814).
Ma anche l’ex sindaco di Catania e ministro dell’Interno Enzo Bianco (5.601)
e il presidente emerito del Senato Nicola Mancino (6.939 euro).
L’ex presidente del Consiglio Lamberto Dini si è assicurato un gruzzolo di 4.756 euro.
Mentre il magistrato simbolo di Mani Pulite, fondatore e leader fino a qualche anno fa dell’Italia dei Valori, Antonio Di Pietro, deve accontentarsi, si fa per dire, di 4.002 euro.

Nelle file della sinistra, non passano inosservati gli assegni dell’ex presidente della Camera Fausto Bertinotti,
che può godersi un’agiata pensione grazie all’assegno da 4.852 euro.
Lo supera di misura l’ex compagno Nichi Vendola, già governatore della Puglia, che ha messo insieme un mensile da 4.985 euro.

Sul fronte opposto, un altro ex presidente di Montecitorio, l’ex An Gianfranco Fini (5.882).
Con un altro ex missino del calibro di Gianni Alemanno (4.313), predecessore di Ignazio Marino alla guida del Campidoglio nei panni di sindaco della Capitale.

Nel grande ‘partito’ del vitalizio c’è spazio anche per le donne.

Dalla radicale doc Emma Bonino (6.715),
alla pluriministra e prima cittadina di Napoli, Rosa Russo Jervolino (5.588)
A colorare un po’ di verde gli elenchi del privilegio, ci pensano invece i leghisti Francesco Speroni (4.581)
e il collega Giancarlo Pagliarini (5.011), entrambi ministri dei governi Berlusconi.

Prestati al mondo della politica, anche volti noti del mondo dello spettacolo.
Come il cantante Gino Paoli (2.140), la ex pornostar Ilona Staller (2.231) e l’attrice Ombretta Colli (3.460).

Altri arrivano, invece, dalla militanza sindacale.
E’ il caso, tra gli altri, dell’ex governatore dell’Abruzzo Ottaviano Del Turco (4.581),
e degli ex segretari generali della Cisl Franco Marini (6.457), già presidente del Senato,
Sergio D’Antoni (3.870)
e Pierre Carniti (2.381).

Persino i banchieri sono degnamente rappresentati:
dall’attuale presidente dell’Abi Antonio Patuelli (3.011)
e Nerio Nesi (2.984), già presidente della Bnl.

Per non parlare dei magistrati: negli elenchi di Camera e Senato spiccano i nomi dell’ex ministro Enrico Ferri (2.139),
Ferdinando Imposimato
(4.581)
e Giuseppe Ayala (5.692).

Direttamente dalla cattedra universitaria arrivano invece Alberto Asor Rosa (2.123),
Domenico Fisichella (5.692),
Nicolò Lipari (3.408)
e l’ex ministro Tiziano Treu (4.984).

C’è persino chi ha deciso di appendere la penna al chiodo per intraprendere la strada della politica.
Come i giornalisti Eugenio Scalfari (2.269),
Jas Gawronski (2.381),
Demetrio Volcic (2.934),
Fabrizio Del Noce (2.962),
Beppe Giulietti (5.303)
e Fiamma Nirensztejn (1.604).

L’ex presidente del Coni, Mario Pescante (3.891)
e il fuoriclasse della Nazionale italiana Gianni Rivera (5.205) aggiungono al calderone dei vitalizi anche una nota di sport.
 
L’agenzia Moody’s ha declassato il rating dell’Italia, da Baa2 a Baa3,
pur mantenendo l’outlook del Paese come “stabile”.

È la ciliegina sulla torta dopo giorni di continue accuse piovute da ogni parte al Governo
per la nota di aggiornamento al DEF, Documento di Economia e Finanza,
che costituisce l’anticipo dei contenuti della prossima manovra finanziaria e che prevede una quota di deficit del 2,4% sul PIL.

Ma chi sono questi signori di Moody’s e delle agenzie di rating? E che natura ha il loro giudizio?

È bene dirlo subito: ha natura politica.

Perché non c’è nulla di fisiologico negli attacchi che, non solo da parte di Moody’s, sta subendo il Governo,
nulla che sia inevitabile a causa di dati “catastrofici” presenti nel DEF, come qualcuno cerca di far credere agli italiani.

Al contrario l’innalzamento dello spread, per fare un esempio, è naturale allorché istituti come Bankitalia,
giornali e televisioni dipingono continuamente uno scenario apocalittico che, quello sì, turba la serenità degli investitori.

Ma le cose vanno analizzate con serietà.

Certo, la manovra così come impostata è senza dubbio deludente per chi si attendeva un notevole stimolo fiscale.
Sarebbe certamente stato preferibile, così come un piano di grandi investimenti infrastrutturali che invece, purtroppo, non c’è.
E, lo si è detto più volte da queste colonne, il reddito di cittadinanza non può essere considerato come risolutivo per la crescita,
ed è anzi piuttosto triste che lo Stato debba farsi carico con dei sussidi dei fallimenti di un mercato che non riesce più a produrre benessere diffuso,
perché troppo concentrato a produrre ricchi dividendi per i magnati della finanza, senza invece impegnarsi a guidare lo sviluppo e l’innovazione produttiva.

Però è anche vero che il deficit al 2,4% non è certo qualcosa di mostruoso.
Anzi, è perfettamente in linea con quanto effettuato dai precedenti governi di centrosinistra,
che, come ormai sanno anche i muri, avevano contrattato con l’Europa la flessibilità sui conti
(e non solo per investimenti, si ricordino gli 80 Euro di Renzi) in cambio di una gestione “allegra” dei flussi migratori,
che certamente non dispiaceva le altre capitali europee (ma che, come certificano i trend elettorali, non è stata gradita dai cittadini italiani…).

Si tratta, anche nell’ottica di uno scenario globale di contrazione dello stimolo monetario da parte della BCE
e di guerre commerciali e non, del minimo indispensabile a garantire il supporto a una crescita appena accettabile,
come hanno fatto capire sia il professor Paolo Savona, ministro degli Affari europei, che, tra gli altri, il presidente di Federalimentare Luigi Scordamaglia.
Una figura che, non a caso, rappresenta una categoria produttiva basata sull’economia reale e non sul casinò della finanza.

Poi è arrivata Moody’s.
Si, ma di chi è Moody’s?

L’agenzia teoricamente “indipendente” presenta come primo azionista, con il 12,86%, il miliardario e speculatore Warren Buffet
(già sponsor e sostenitore dei democratici americani Barack Obama e Hillary Clinton…)
con il fondo Berkshire Hathaway e come terzo (con il 5,75%) il gigantesco fondo di investimento americano Blackrock,
che ha tra i propri advisor nientemeno che un certo George Soros e che è presente come azionista anche in Atlantia SPA,
titolare al 100% di Autostrade per l’Italia SPA, che alcuni esponenti del Governo italiano avrebbero voluto nazionalizzare.

Subito davanti a Blackrock, nell’azionariato di Moody’s, c’è Vanguard Group e, subito dietro, State Street.
Queste tre corporation sono i principali fondi di investimento americani, che possiedono, se messe insieme,
la maggioranza delle quote di metà delle principali multinazionali statunitensi e sono il secondo investitore nell’altra metà
,
addirittura detenendo a volte, in settori come l’aerospazio o il bancario, le quote di maggioranza di società che sono in teoria in competizione tra loro.

Insomma, una banda di simpatici amici del popolo italiano, totalmente disinteressati, non c’è che dire,
soprattutto di fronte a un esecutivo che parla di possibili rinazionalizzazioni di settori strategici.

Già, proprio degli amici. O forse no?
 

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