Atlante 2 vara il comitato investitori
In cassa c’è meno del previsto, ma quanto basta per partire con l’unica operazione in agenda: la maxi-cartolarizzazione di Banca Monte dei Paschi di Siena, con la dismissione di 27 miliardi di euro di sofferenze lorde. Così Atlante 2, il fondo varato da Quaestio Sgr in ottica Npl, ha potuto effettuare il suo primo closing e veder nominato il comitato investitori dall’assemblea dei quotisti.
Secondo quanto risulta a Il Sole 24 Ore, l’assise si sarebbe tenuta il 10 novembre scorso: nella cabina di regìa, guidata da Carlo Corradini (indipendente), figurerebbero, in qualità di rappresentanti di Atlante 1, Filippo Casagrande (Generali) ed Edoardo Ginevra (Banca Popolare di Milano). Accanto a loro figurano Giovanni Gilli (Intesa Sanpaolo), Marina Natale (UniCredit), Fabrizio Palermo (Cassa depositi e prestiti), in rappresentanza dei soggetti che hanno rifinanziato il nuovo veicolo, a cui si aggiungono l’amministratore delegato di Sga, Roberto Romagnoli, e Francesco Ago, legale dello studio Chiomenti sempre “in quota” Sga: la Società per la gestione di attività, controllata dal ministero dell'Economia, figura tra i principali contributori con il suo assegno da 450 milioni. A completare il board è Alberto Castelli, amministratore delegato di BancoPosta Fondi Sgr, in rappresentanza di BancoPosta, che ha contribuito per 250 milioni alla dotazione di Atlante bis.
A proposito di risorse, il primo closing del fondo, inizialmente fissato per l’8 agosto scorso, sarebbe avvenuto a quota 1,750 miliardi di euro. Cioè poco in più della somma virtualmente disponibile allora: in quella data, mentre a Montebelluna i soci di Veneto Banca eleggevano il nuovo board targato Atlante 1, a proposito di Altante 2 Quaestio sgr annunciava il superamento della «dimensione minima degli impegni formali prevista o per l’avvio dell’attività, raccogliendo ad oggi adesioni per un importo pari a 1,715 miliardi». All’epoca si prevedevano «impegni tra 2,5 e 3 miliardi», ma poi - come peraltro lamentato poche settimane fa dal presidente Acri, Giuseppe Guzzetti - non a tutti gli impegni informali non hanno fatto seguito i bonifici, e così si è dovuti partire con quello che c’è: gli 800 milioni di Atlante 1, i 450 di Sga, i 300 milioni di Intesa Sanpaolo e UniCredit residuati dall’impegno su Atlante 1 e poi le risorse di Cdp, Poste Vita, Unipol e Mediobanca.
La scadenza per le sottoscrizioni ad Atlante 2 è fissata al 31 luglio 2017, ma prima di allora, nei prossimi mesi, si prevede l’arrivo di altri 3-400 milioni, in modo da approdare a una disponibilità complessiva di 2-2,2 miliardi, se possibile anche oltre. In questo modo, a valle dell’acquisto per 1,6 miliardi di titoli mezzanini della cartolarizzazione di Banca Monte Paschi, resterebbero 800 milioni di euro nelle casse di Atlante 1 e altri 400 in quelle di Atlante 2: munizioni che potrebbero essere utilizzate per un probabile nuovo intervento in Banca Popolare Vicenza e Veneto Banca, di cui il primo fondo è azionista al 99%.
Le due banche venete, come noto, stanno studiando pro e contro di un’eventuale fusione. Tutto verrà deciso alla fine dell’anno, quando verrà alzato sul piano di integrazione. Con o senza matrimonio, non è affatto escluso che in primavera possa rendersi necessaria una nuova patrimonializzazione, a cui potrebbe provvedere quindi Atlante 1 nell’ambito di un riassetto che in ogni caso vedrebbe anche una cartolarizzazione in stile Mps (da effettuare con le risorse di Atlante 2).
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Credo stia partendo il flusso d notzie atto a "migliorare" l'offerta di MpS limando il margine di incertezza percepito(vedi post dietro)
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Perché la conversione dei bond Mps è salutare. Parola dei piccoli azionisti del Monte Paschi Siena - Formiche.net
Perché la conversione dei bond Mps è salutare. Parola dei piccoli azionisti del Monte Paschi Siena
Gianluca ZapponiniSPREAD
proposta da Mpsai suoi obbligazionisti, per racimolare risorse preziose in vista della ricapitalizzazione da
5 miliardi, oppure no? Una domanda che attanaglia molti in questi giorni e non solo a Siena: una decina di emissioni
pari a circa 4,3 miliardi che l’istituto guidato dall’ad Marco Morelli propone agli obbligazionisti subordinati di convertire in azioni. Quesito che non potevano certo non porsi i piccoli azionisti riuniti in
Azione Mps,
da mesi in prima linea per il salvataggio del Monte. E che come molti altri loro colleghi di altre banche, sono memori del
disastro delle quattro popolari, esattamente un anno fa.
LA PROPOSTA DI MPS
Pochi giorni fa il Monte ha infatti ufficializzato uno dei punti fermi del suo piano di rilancio, la conversione di obbligazioni subordinate. La banca senese guidata da
Marco Morelli ha infatti comunicato
in una notache promuoverà presso gli investitori un’offerta pubblica di acquisto su alcuni bond junior. I possessori che accetteranno l’offerta dell’istituto avranno però
l’obbligodi reinvestire il corrispettivo in azioni ordinarie di nuova emissione. L’offerta è promossa sull’intero valore nominale dei bond,
pari a 4,29 miliardi di euro. Nella lista diffusa da Mps ci sono subordinati Tier 1 (le più rischiose) e subordinati Tier 2, con scadenza a novembre 2017. In questo modo Mps mira a proporre al mercato una richiesta inferiore rispetto ai 5 miliardi, aumentando così le chanches di successo. Ma dov’è il problema?
Il DILEMMA DEI RISPARMIATORI
Semplice. Chi converte i bond diverrà titolare di azioni di una banca il cui esito dell’aumento non è per nulla certo. Ed è proprio qui che ricompare il fantasma dell’
Etruria. In molti temono che una volta convertiti i bond, in caso di ricapitalizzazione flop, ci si ritroverebbe in mano azioni pari a zero: carta straccia insomma. Di qui il dilemma che
toglie il sonno agli obbligazionisti: Non aderire significa esporre Mps a rischi molto seri, andando incontro a una perdita certa di tutto l’investimento (o quasi) e spingere la banca verso il
bail-in. Aderire d’altra parte vorrebbe dire sì agguantare l’aumento, ma anche perdere la qualifica di creditore e ritrovarsi in mano un titolo (l’azione) molto più esposto ai rischi del mercato rispetto al bond.
PERCHE’ L’IDEA DI MPS NON VA BUTTATA VIA
Per
Guido Antolini, che di
Azione Mpsè vicepresidente, la prospettiva non è negativa. E a
Formiche.net spiega i motivi che hanno spinto l’associazione a non cestinare la proposta di Mps, che incorpora premi tra il
25% e il 35%. “Va detto che la proposta premia investitori istituzionali più o meno speculativi con uno sconto al 35% sulla sottoscrizione dell’aumento di capitale. Ma al contempo consente di evitare che l’intera regia della ricapitalizzazione finisca nelle mani di fondi esteri e votati alla speculazione”. Per Azione Mps il vantaggio in questo senso è chiaro. Se l’obbligazionista diventa azionista, una parte di capitale rimane nelle mani dei risparmiatori, evitando di finire in toto in altre mani, magari straniere. “Consentire agli obbligazionisti di sottoscrivere azioni Mps permette infatti a risparmiatori italiani di mantenere una partecipazione del pubblico risparmio, evitando di essere messi all’angolo dai grossi fondi esteri speculatori, oltre ad agevolare il Monte nella raccolta dei 5 miliardi necessari per l’aumento.
RISCHI CONTENUTI?
Ma come la mettiamo col destino delle azioni in caso di aumento flop? “Rischi per chi converte i bond? Sono invariati”, precisa Antolini. “Se l’aumento non va in porto, da quello che si capisce, si rimarrebbe semplicemente obbligazionisti subordinati, escludendo il rischio di azioni azzerate. Ma ripeto, credo che questa operazione sia vantaggiosa soprattutto per chi ha acquistato questi bond a prezzi sotto la pari”. Forse la soluzione è nel mezzo, cioè convertire solo parte dei bond.