di Carlo Aloisio
Le prime due giornate operative di mercato 2012 sono state caratterizzate da un fattore rilevante: “il silenzio”. E i listini hanno evidenziato qualche spunto di riflessione positivo che si è puntualmente scontrato al terzo giorno con le prime dichiarazioni dell’anno arrivate da Bruxelles, dove Junker non ha perso occasione per ricordare la fase recessiva che ci attende in Europa nei prossimi mesi ed il ritorno in primo piano di tutti i tavoli di crisi aperti, dalla Grecia all’Ungheria, con quest’ultima che rischia di essere la prossima vittima di turbolenze finanziarie tra i paesi dell’Unione Europea.
Molto spesso però i listini azionari sono in controtendenza con i fondamentali economici e tendono a scontare in anticipo i cicli che poi colpiscono l’economia reale; pertanto non ci sarebbe da stupirsi se l’impatto negativo dei listini che ci ha accompagnato nel secondo semestre del 2011 con i riflessi sulla crescita che impatteranno particolarmente nel 2012, lasciasse spazio ad un recupero degli stessi grazie anche ai meccanismi messi in atto dalle autorità internazionali che necessitano sempre qualche mese per entrare a regime.
Se si guarda a ciò che accadde nella precedente crisi dei mercati tra la fine del 2008 ed il 2009 con il crack Lehman, ci vollero diversi mesi per stabilizzare i mercati e le iniezioni del TARP iniziarono a sentirsi solo nella primavera del 2009, quando iniziò l’inversione dei listini azionari durata fino alla metà del 2011.
Individuare dei settori interessanti per il listino è impresa difficile. In effetti, tutti sono stati colpiti, chi più chi meno, certamente il comparto finanziario è quello più sensibile alle oscillazioni e rischia di accompagnarci ancora per molte sedute di volatilità. Pertanto per chi ha le coronarie in ordine potrebbe essere una scommessa importante, perché praticamente tutti i titoli sono sottostimati rispetto ai fondamentali e, spesso, rispetto agli stessi assets di partecipazioni presenti nei portafogli.
Se la situazione generale trovasse un minimo di stabilità potrebbe essere il settore con le maggiori potenzialità di crescita.
Da non sottovalutare anche gli spunti provenienti dal settore industriale ed in particolare l’automobilistico; Fiat ha perso molto terreno in borsa, ma a livello di gruppo sta guadagnando importanti successi Oltreoceano con l’operazione Chrysler che a regime inizia a dare risultati tangibili. Partendo da questo fattore e dall’eventuale successo dei nuovi modelli che usciranno nell’anno, potrebbe trovare quegli spunti operativi sul titolo anticipando futuri dati positivi come già avvenuto in passato più volte.
Attenzione anche ai titoli del settore energetico che hanno evidenziato segnali di ripresa nell’ultimo periodo. Da una parte l’attenzione va alla distribuzione dei dividendi, che rimane costante da molti anni come per Eni o Saipem; dall’altro lato ci potrebbero essere spazi per operazioni industriali come nel caso di Saras, sulla quale da tempo si vocifera d’interessamenti provenienti dai colossi russi dell’energia. Proprio Saras in questi ultimi giorni ha recuperato molto terreno con una segnalazione di potenziale preda sul mercato M&A da parte degli analisti di Ubs.
Guardando al lato obbligazionario i primi giorni dell’anno sono stati condizionati dalle emissioni in titoli governativi, in particolare Germania, Spagna, Portogallo e ultima la Francia. Nel complesso il risultato è positivo ma i timori sull’eurozona restano sempre molto elevati.
Per quel che riguarda i finanziari, la prima emissione dell’anno è stata lanciata dalla francese Crh (AAA di rating) che ha emesso 2 miliardi di euro di covered bonds al tasso fisso del 4% con scadenza nel 2022; altre due banche hanno emesso titoli covered con rating massimo tripla A: Ubs con scadenza 2017 e cedola 2,25% per un totale di 1,5 miliardi, mentre Ing ha ottenuto 1,75 miliardi di euro al 3,375% con scadenza nel 2022.
Nel settore corporate è uscita Bmw con 1,25 miliardi di euro al 3,25% e scadenza nel 2019, mentre la Rci che è la finanziaria della Renault con rating Baa2 ha emesso 700 milioni di euro al 5,625% con scadenza nel 2015.
A partire dalla prossima settimana il funding dovrebbe riprendere in maniera più incisiva anche per i corporate italiani.