le foibe sono un massacro etnico quindi genocidio
genocidio: Sistematica distruzione di una popolazione, una stirpe, una razza o una comunità religiosa.
ne fai fuori 10 100 o 10000000 è sempre genocidio
lo sapevo che eravate negazionisti, ovviamente solo per i morti italiani ma ovviamente per questo non c'è reato e quindi non vi mandano la digos a casa
"Il partito Comunista Italiano rimase invece in silenzio di fronte a quell’immane genocidio etnico; anche la Democrazia Cristiana non diede la necessaria rilevanza a questo esodo e non approfondì le atrocità delle foibe."
e si continua oggi
sono stupito mi sarei aspettato del negazionismo anche per i morti russi
premesso che ti conviene stare MOLTO attento ad affbbiarmi le tue valutazioni personali ,
faccio notare che NON è negazionismo riconoscere un crimine come tale: e io qui sopra l'ho fatto almento per DUE volte
negazionismoè negare che ci sia stato un crimine
infine:
l'evento criminoso (terza volta che lo scrivo, spero di essere stato chiaro) si inquadra in un conflitto assai più ampio
Durante tutta la durata del conflitto vennero perpetrate da tutte le parti in causa numerosi
crimini di guerra[41].
Nella
Provincia di Lubiana, fallito il tentativo di instaurare un regime di occupazione morbido, emerse presto un
movimento resistenziale: la conseguente repressione italiana fu dura ed in molti casi furono commessi
crimini di guerra con devastazioni di villaggi e rappresaglie contro la popolazione civile. Le sanguinose rappresaglie attuate dal Regio Esercito italiano, per reprimere le azioni di guerriglia partigiana aumentarono il risentimento della popolazione slava nei confronti degli italiani.
« Si procede ad arresti, ad incendi [. . .] fucilazioni in massa fatte a casaccio e incendi dei paesi fatti per il solo gusto di distruggere [. . .] La frase »gli italiani sono diventati peggiori dei tedeschi«, che si sente mormorare dappertutto, compendia i sentimenti degli sloveni verso di noi » (Riportato da due riservatissime personali del 30 luglio e del 31 agosto 1942, indirizzate all'Alto Commissario per la Provincia di Lubiana
Emilio Grazioli, dal Commissario Civile del Distretto di Longanatico (in sloveno: Logatec) Umberto Rosin
[42])

Vista del
campo di concentramento di Arbe usato per l'internamento della popolazione civile slovena
« . . . Si informano le popolazioni dei territori annessi che con provvedimento odierno sono stati internati i componenti delle suddette famiglie, sono state rase al suolo le loro case, confiscati i beni e fucilati 20 componenti di dette famiglie estratti a sorte, per rappresaglia contro gli atti criminali da parte dei ribelli che turbano le laboriose popolazioni di questi territori . . . » (Dalla copia del proclama prot. 2796, emesso in data 30 maggio 1942 dal Prefetto della Provincia di Fiume Temistocle Testa, riportata a pagina 327 del libro di Boris Gombač, Atlante storico dell'Adriatico orientale (op. cit.)) Il 12 luglio 1942 nel villaggio di
Podhum, per rappresaglia furono fucilati da reparti militari italiani per ordine del Prefetto della Provincia di Fiume Temistocle Testa tutti gli uomini del villaggio di età compresa tra i 16 ed i 64 anni. Sul monumento che oggi sorge nei pressi del villaggio sono indicati i nomi delle 91 vittime dell'eccidio. Il resto della popolazione fu deportata nei campi di internamento italiani e le abitazioni furono incendiate
quanto sopra NON per giustificare ma per inquadrare storicamente la situazione
Le vittime furono non solo rappresentanti del regime fascista e dello Stato italiano, oppositori politici, ma anche semplici personaggi in vista della comunità italiana e potenziali nemici del futuro Stato comunista jugoslavo che s'intendeva creare.
[48] A Rovigno il Comitato rivoluzionario compilò una lista contenente i nomi dei fascisti, nella quale tuttavia apparivano anche persone estranee al partito e che non ricoprivano cariche nello stato italiano. Vennero tutti arrestati e condotti a
Pisino. In tale località furono condannati e giustiziati assieme ad altre persone di etnia italiana e croata. La maggioranza dei condannati fu scaraventata nelle foibe o nelle miniere di bauxite, alcuni mentre erano ancora in vita.
[49] Secondo le stime più attendibili, le vittime del periodo settembre-ottobre 1943 nella Venezia Giulia, si aggirano sulle 400-600 persone.
La qualificazione delle concause e dei fattori che possono essere alla base dei massacri delle foibe è un'operazione senza dubbio complessa. Dall'esame dei fatti storici emergono una serie di elementi antecedenti non trascurabili, quali:
la
contrapposizione nazionale fra
sloveni e
croati da una parte e italiani dall'altra, causata dall'imporsi del concetto di nazionalità e stato nazionale nell'area;
gli
opposti irredentismi, per cui i territori mistilingui della
Dalmazia, della
Venezia Giulia e del
Quarnaro dovevano appartenere, in esclusiva, all'uno o all'altro ambito nazionale, e quindi all'uno o all'altro stato;
le
conseguenze della prima guerra mondiale, con un'intensa battaglia diplomatica per la definizione dei confini fra il
Regno d'Italia e il neonato
Regno dei Serbi, Croati e Sloveni con conseguenti tensioni etniche, che portarono a disordini locali e compressioni delle rispettive minoranze fin dal primo dopoguerra;
il
tentativo di assimilazione forzata delle minoranze slave della Venezia Giulia durante il
ventennio fascista;
l'occupazione militare italiana, durante la seconda guerra mondiale, di diverse zone della Jugoslavia durante le quali si verificarono anche crimini di guerra contro la popolazione civile[66][67];
la guerra nel teatro jugoslavo-balcanico, che fu uno dei fronti più complessi e violenti
[68] (ad esempio l'operato degli
ustascia croati);
la convinzione dei partigiani jugoslavi che erano legittimati ad
annettere al futuro stato jugoslavo quella parte della Venezia Giulia e del Friuli (Litorale sloveno ed Istria), abitata prevalentemente o quasi esclusivamente da croati e sloveni;
la convinzione, diffusa fra i partigiani jugoslavi, che la guerra di liberazione jugoslava
non avesse solo un carattere "nazionale", ma anche "sociale", con la popolazione italiana percepita anche come
"classe dominante" contro cui lottare;
la natura totalitaria e repressiva del costituendo regime comunista jugoslavo
La spirale di violenza si innescò immediatamente dopo la caduta del regime nazifascista, favorita dalle
tensioni politiche e sociali presenti sul territorio, che contribuirono al compimento di azioni di natura giustizialista nei confronti dei sostenitori del precedente regime e che furono successivamente indirizzate da alcuni nuclei di potere, formatisi in seno al movimento di resistenza,
all'eliminazione di potenziali avversari politici, additati come nemici del popolo. In questa analisi non vanno trascurate anche
le azioni criminali di semplici delinquenti, che approfittarono della confusione e della temporanea assenza di forze di polizia, preposte al mantenimento dell'ordine pubblico, per compiere azioni criminali e azioni di violenza gratuita.
[69]
« Una delle argomentazioni più diffuse al riguardo (chiaramente giustificazionista, va notato subito, ma non certo infondata) è che le foibe sarebbero - a parte errori ed eccessi - ritorsione ai crimini di guerra commessi da militari e fascisti italiani nel corso della loro occupazione (...). Ad essi vengono connessi i crimini della politica fascista e nazionalista (...). La tesi è stata sostenuta fino ad anni recenti, e oggi (...), viene ancora menzionata (...), anche se è sempre più pacifica(...)
la constatazione del movente politico dei fatti. Ciò però vale soprattutto per i fatti del 1945 e poco per quelli del 1943, tuttora spesso oscuri e non documentati, specie in Croazia. (...) I fatti del maggio 1945 sono certo caratterizzati da 'furor popolare' come più volte si è detto. Ma esso è lo scenario, e il dramma che vi si svolse aveva sostanza politica. La presenza di volontà organizzata non è dubbia. Eliminazione fisica dell'oppositore e nemico (di forze armate giudicate collaborazioniste) e, insieme, intimidazione e, col giustizialismo sommario, coinvolgimento nella formazione violenta di un nuovo potere. » (Elio Apih, "Le foibe giuliane", Libreria Editrice Goriziana, 2010,
ISBN 9788861020788; p.21 e p.70) Ciò premesso, il fenomeno delle foibe
può essere considerato come un evento derivante da un
disegno politico annessionista, il cui duplice obiettivo era::
l'annessione della Venezia Giulia alla Jugoslavia: si volevano pertanto
neutralizzare quelli (essenzialmente italiani) che si opponevano all'annessione di queste terre alla
Jugoslavia.
l'avvento di un governo comunista jugoslavo in quelle terre: si volevano pertanto
neutralizzare reali o potenziali oppositori del costituendo regime comunista.
Pertanto gli eccidi
"si verificarono in un clima di resa dei conti per la violenza fascista e di guerra ed appaiono in larga misura il frutto" di una
"violenza di stato"[70], attuata con la
repressione politica e
l'intimidazione[71], in vista dell'annessione alla
Jugoslavia di tutta la
Venezia Giulia (incluse
Trieste e
Gorizia)
[72] e
per eliminare gli oppositori (reali o presunti) del costituendo regime comunista. In vista di questi due obiettivi era infatti necessario
reprimere le classi dirigenti italiane (compresi antifascisti e resistenti), per eliminare ogni forma di resistenza organizzata.
da quanto sopra emerge la natura essenzialmente
politica del crimine delle foibe ( e quattro ... alla faccia del negazionismo) : a definistiva dimostrazione direi che si può usare proprio la posizine del PCI, che ha difeso una posizione politica e non certo ''etnica''
il supposto movente etnico è invece tutto da dimostrare: specialmente se consideriamo l'etnia della popolazione istriana (posto che sia definibile questo concetto con chiarezza e senza agganci ideologici)
direi che sono stato chiaro