nel 2011 fu la lettera della Bce scritta da Brunetta per far fuori Tremonti

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L’Italia è cotta: i diktat del Fmi in realtà sono stati scritti a Roma

5 luglio 2013 Di L'indipendenza




di CHRIS WILTON


Per favore amici dell’Indipendenza, non cadete nella trappola. Non date la colpa al Fondo Monetario Internazionale se l’Imu sulla prima casa non verrà abolita o se l’Iva verrà aumentata: non c’entra nulla. Anche perché i suoi funzionari non sono in grado di giungere a conclusioni, di nessun genere: sono dei poveretti, gente che non ha azzeccato una previsione sul Pil greco dal 2008 ad oggi, gente che si è dovuta scusare perché ha ridotto Atene un mercatino delle pulci con le sue ricette di austerity, gente che sfrutta il roboante nome dell’istituto per cui lavorano al fine di rendere credibili le cazzate che spara (chiedete ai liberisti americani veri cosa pensano dell’Fmi e vedrete che non sbaglio). L’Fmi si è limitato a fare un favore al governo Letta, al fine di ottenere il sigillo di Washington su ciò che Pd e Scelta Civica vogliono ma non possono avere a causa della presenza del PdL in maggioranza. Quelle indicazioni, compresa quella su MPS che ormai sta andando alla malora e quindi il Tesoro deve essere pronto a intervenire (un capolavoro assoluto, ammettiamolo, altrimenti toccava farlo dire ai cittadini dal ministro delle Finanze, con l’ovvia reazione di panico e la gente che volava in banca a ritirare i soldi), le hanno scritte in via XX Settembre: l’Fmi ha solo finto che siano sue. Poi, in autunno, passerà all’incasso, imponendo all’Italia le misure che fanno loro comodo.
Deja vù, nel 2011 fu la lettera della Bce scritta da Brunetta per far fuori Tremonti, oggi è quella dell’Fmi scritta da chissà chi a Roma. Tanto Enrico Letta ha poco da alzare eventualmente la cresta in fatto di sovranità (cosa che tra l’altro non gli passa nemmeno per la testa di fare, lui è un uomo Aspen): un fiato e tra settembre e ottobre un altro contratto derivato verrà chiuso in anticipo da una banca (c’è una clausola apposita, “Bermuda litigation clause”), come fece lo scorso anno Morgan Stanley ma questa volta il conto sarà di 8 miliardi. Ovvero, il fallimento del Paese.

L’operazione che si vuole ottenere è politica: il PdL rompe ma moltissimi dei suoi, sentendo puzza di condanna definitiva di Berlsusconi in autunno e sapendo che Napolitano non permetterà nuove elezioni con l’attuale legge elettorale, formeranno un gruppo autonomo, fedele al governo e senza falchi.
Le scuse non mancano: siamo contrari al ritorno di Forza Italia, sarebbe da irresponsabili verso il Paese, noi e Scelta Civica siamo moderati e possiamo dar vita al PPE italiano e altre cazzate simili… A quel punto, via con la macelleria in nome del bene superiore della Patria, con tanto di benedizione quirinalizia:

Iva, Imu, riforma della governance delle banche popolari che tanto dà fastidio al Corriere degli Agnelli e agli istituti con istinti cannibali che stanno nel suo patto di sindacato, nazionalizzazione di Monte dei Paschi (già oggi fallita nei fatti, fatevi una ragione del fatto che pagherete voi per mantenere in vita lo stipendificio del Pd), patrimoniale per far contento Fassina, la Cgil, Sel e anche i grillini, privatizzazioni degli asset migliori dello Stato non proprio in ossequio ai principi sacri del libero mercato (gli amici vanno ringraziati, ve l’ho già detto),

tracciabilità totale, divieto di utilizzo del contante sopra i 500 euro per garantire alle banche il business della moneta elettronica, ritorno di Equitalia nei comuni per decreto legge e quant’altro possa mantenere in vita artificialmente il carrrozzone Italia e le sue rendite di posizione. La falsa minaccia di Monti a Letta di qualche giorno fa era propedeutica a tutto questo, lo si era capito subito.
Il vostro destino è questo, la pantomima dell’Fmi che dà ordini è tale e tale deve restare. Stanno facendo un golpe, esattamente come in Egitto. Ma morbido, sobrio, tecnocratico, presidenziale. Con la vaselina che reca la scritta “made in Usa”, anche se in realtà è prodotta in via XX Settembre. Un paio di cose posso dirvele. Primo,quando Monte dei Paschi verrà nazionalizzata, per alcuni giorni saranno imposti controlli sui capitali in stile cipriota per evitare quella che nel mio Paese si chiama una bank-run. A quel punto, con i bancomat limitati e le operazioni di cassa e on-line al minimo, chi di dovere potrà anche spiare con calma nei vostri conti correnti. Secondo, casualmente il piano europeo per le risoluzioni bancarie, quello che prevede che in caso di fallimento di una banca a pagare per il salvataggio non sia lo Stato in prima istanza ma depositari sopra i 100mila euro e detentori di bond, verrà presentato mercoledì prossimo. Lo ha annunciato ieri EuropeanVoice. Se per caso e dico solo per caso, la Commissione Europea bocciasse i Monti-bond da 4 miliardi per Monte dei Paschi, ancora non si è pronunciata al riguardo, chi pensate che pagherà di botto per salvare MPS? Ammesso che ci siano ancora sufficienti depositi nelle casse senesi. Altrimenti paga lo Stato. Ma se i Monti-bond fossero già stati bocciati una volta dall’Europa, magari lo farà con Cassa Depositi e Prestiti e con una tassa di scopo. Per tutti voi, sui conti correnti. Di tutti gli istituti. D’altronde, lo dice l’Europa, il povero Letta non può farci nulla, solo le nuove regole condivise. Pregate che accada una cosa: l’esplosione dell’eurozona in estate, sarebbe la vostra salvezza. Good luck.
da L’indipendenza
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