NeoLiberismo è l'Economia CRIMINALE (1 Viewer)

tontolina

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aprile 21, 2019 posted by Giuseppe Palma
Neoliberismo VS Umanesimo. Alla fine vincerà Petrarca (di Giuseppe PALMA)
Neoliberismo VS Umanesimo. Alla fine vincerà Petrarca (di Giuseppe PALMA)

L’Unione europea è avvitata nella morsa del neoliberismo, cioè del mercato che può – e deve – regolare tutto.
Fa niente se poi tale autodisciplina può causare diseguaglianze, disperazione e povertà.
Ciò che conta, in tale sistema, è il “Dio mercato” sopra ogni cosa, anche al di sopra delle leggi e della politica.
L’Unione europea, che non è l’Europa, ripudia dunque ogni intervento di riequilibrio dello Stato nell’economia, in contrapposizione all’impalcatura keynesiana della nostra Costituzione, la quale, se da un lato garantisce e tutela la libera iniziativa privata, dall’altro ammette l’intervento dello Stato nell’economia allo scopo – ad esempio – di garantire al lavoratore e la sua famiglia una retribuzione dignitosa.
Ma non è solo questo.
Il neoliberismo, unitamente ai meccanismi che regolano il funzionamento della moneta unica europea, impone agli uomini di lavorare non per lo sviluppo materiale e spirituale della società (come stabilito dall’art. 4 della nostra Costituzione), bensì per il massimo profitto aziendale e la mera sopravvivenza del lavoratore. Che tradotto significa 12-14 ore al giorno per 6 giorni di lavoro a settimana (compresi i festivi) con compensi poco superiori a 1.000 euro al mese.
Forse. Un tempo si sarebbe chiamato sfruttamento. Oggi, invece, crediamo alle menzogne tipo quella che un domani ciascuno di noi potrebbe diventare ricchissimo e famoso come Steve Jobs, tanto per citare un esempio che va per la maggiore.
Il motto è “uno su mille ce la fa“, e tutti dietro come pecoroni illusi di essere “quell’uno”.
La competizione, che ci viene propinata a tamburo battente attraverso il concetto della sfida (che tra l’altro è propria delle bestie), ha preso il posto della leale cooperazione e della solidarietà.

Del resto, le regole scritte nei Trattati europei non fanno altro che fondare la UE proprio sulla competitività selvaggia (“economia sociale di mercato fortemente competitiva” – art. 3 TUE).
Non è un caso, infatti, che l’euro imponga di scaricare il peso della competitività non più sulla moneta (essendo un accordo di cambi fissi) bensì sul lavoro, cioè sui salari e sui diritti fondamentali connessi al lavoratore.
Eppure il mondo ha conosciuto tempi migliori rispetto a questo.
Il Medioevo, per esempio. Epoca bistrattata ed erroneamente considera “buia”, ma in realtà sinonimo di grande civiltà.

C’era un tempo infatti in cui tutto girava attorno all’Uomo, l’Uomo doveva essere al centro di ogni cosa. Non il massimo profitto o la competitività selvaggia, ma l’Uomo. Non a caso per secoli l’Europa è stata pervasa da quello che generalmente si conosce come Umanesimo. Si crede inoltre che tutto abbia avuto inizio nel Cinquecento, quindi nel periodo rinascimentale, post-medievale, ma non è esattamente così.
Precursore dell’Umanesimo è un giurista del Trecento, poeta e filosofo tra i più apprezzati in quel periodo in Europa. Un italiano, un toscano. Tale Francesco Petrarca, da Arezzo. Fu lui che ristabilì, in pieno Medioevo, la necessità di dare massima importanza e risalto alle lettere, cioè alla raffinata testimonianza scritta – in versi o in prosa – dell’Animo dell’Uomo, dei suoi sentimenti, delle sue debolezze, dei suoi dubbi, dei suoi bisogni, delle sue angosce e delle sue speranze.
Da quel momento in poi, accertata l’indispensabile funzione del mecenatismo, è l’Uomo che inizia ad essere al centro di tutto. Nel Cinquecento se ne realizza finalmente la piena consapevolezza, ma tutto inizia verso la metà del Trecento con Francesco Petrarca. Che poi, a dire il vero, la maturazione in tal senso da parte del Petrarca avviene quasi esclusivamente nello sviluppo decennale della sua poetica che, gira e rigira, è tutta concentrata sull’Amore non corrisposto per una donna, Laura de Noves. Sarà la sconfinata ricercatezza letteraria del suo Amore per Laura (pre e post mortem) a far maturare in Petrarca la consapevolezza di come tutto debba concentrarsi sull’Uomo, sotto tutti gli aspetti della vita, materiale e spirituale.
Non farebbe dunque male all’Europa se fosse essa stessa – seppur nella consapevolezza che i tempi sono profondamente mutati – a fondare il proprio assetto istituzionale, il suo funzionamento e i suoi obiettivi (economici e non) sull’idea di un Nuovo Umanesimo: l’Uomo, i suoi diritti, le sue speranze, i suoi problemi, la sua famiglia, i suoi dubbi e le sue esigenze al centro di tutto.

In fin dei conti, se oggi l’Uomo ha ancora un’anima ed è capace di critica individuale è proprio grazie al contributo di uno dei Padri della Letteratura come, appunto, il Petrarca.
Ed è forse proprio questo che il neoliberismo non vuole.
Alla globalizzazione, che tutto conforma e tutto anonimizza, servono consumatori che non pensino, che non abbiano né gli strumenti né il tempo di elaborare una critica individuale. Al neoliberismo non serve l’Uomo, serve un vasto insieme di consumatori nomadi.

Ma, alla fine, tutto in Natura trova un riequilibrio. Che certamente non è quello crudele e spietato del mercato globalizzato, senza regole. E allora a vincere sarà ancora una volta il Petrarca, dopo settecento anni. A vincere, prima o poi, sarà di nuovo l’Umanesimo.

Avv. Giuseppe PALMA

Si consiglia:

https://scenarieconomici.it/neoliberismo-audio-video-di-una-poesia-di-giuseppe-palma/

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I tedeschi scherzano sul neoliberismo e ci superano pure nella satira
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Zonaeuro | 14 Maggio 2019
Blog | I tedeschi scherzano sul neoliberismo e ci superano pure nella satira - Il Fatto Quotidiano

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Francesco Carraro
Avvocato e scrittore

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Se volete una cartina di tornasole del motivo per cui la Germania domina l’Europa, dovete dare un occhio (anche) al livello della sua comicità. Ciò di cui un paese sa ridere è uno specchio di ciò che quel paese, a tutti gli effetti, sa. Non si può ridere, infatti, di ciò che si ignora. Affinché la potenza evocativa di una battuta si sprigioni, sono indispensabili due requisiti: un autore satirico consapevole delle sfumature ridicole di un argomento e un pubblico ferrato su quell’argomento.

Ciò premesso, se ne avete modo, guardatevi il video in lingua tedesca con sottotitoli italiani “La Anstalt e i neoliberali del Mont Pelerin Society”. Gli Anstalt sono un duo comico. Nella clip in questione si esibiscono davanti a un folto pubblico, mettendo in scena un ipotetico salotto televisivo in cui un paio di sprovveduti ingenui si confronta con tre ospiti di riguardo (un’intellettuale, un economista e un imprenditore) rappresentanti, a vario titolo, del pensiero neoliberista. La donna del gruppo, una virago dal sarcasmo bruciante, esordisce dicendo di essere in cerca di un inserto umoristico per il 70esimo anniversario del loro gruppo: “Vorrei del cabaret social critico a livello mondiale”. Il “loro” gruppo è la “Mont Pelerin Society”.
La Anstalt e i neoliberali del Mont Pelerin Society 7.11.2017 (Sub. ITA)

Ora, ve lo immaginate un comico italiano in grado non dico di saper ironizzare, ma anche semplicemente di “sapere” cos’è la Mont Pelerin Society?
Casomai vi fosse qualche curioso in ascolto, glielo diciamo. Trattasi di un cenacolo di economisti e pensatori di estrazione liberale (tra cui Ludwig Von Mises, Friedrich August Von Hayek, Wilhelm Roepke, Walter Eucken, Karl Popper, Milton Friedman) i quali si riunirono nell’amena località svizzera di Mont Pelerin nel 1947 con il preciso intento di rilanciare, a livello planetario, una strategia di governance economica del mondo basata sui principi del cosiddetto neoliberismo.


È possibile sintetizzare in tre battute il “neoliberismo”?
Forse solo un comico potrebbe farcela. E quelli di Anstalt, non a caso, ce la fanno. Fra i tre ospiti del talk show, infatti, c’è un economista immerso nella lettura che, di tanto in tanto, esce dal suo letargo recitando sempre la medesima litania: “Privatizzazioni, abbassamento delle tasse, smantellamento dello stato sociale. A un certo punto, il donnone fa srotolare un telo ove è ricostruita la complessa, inestricabile, rete di associazioni, think tank, lobby neoliberali scaturite dal pensatoio del Mont Pelerin e illustra al duo Anstalt l’articolatissima e onnipervasiva ramificazione di questa trama: un’autentica piovra insinuatasi in ogni ganglio del sistema mediatico, politico, accademico, scolastico. Si trattò, spiega con pazienza, di una reazione poderosa a una circostanza deplorevole: dopo la seconda guerra mondiale “di colpo volevano tutti degli stati previdenziali, dei sindacati forti, il socialismo. Che schifo!”.

Poi la teutonica esponente della Mont Pelerin aggiunge: “Il nostro pensiero domina il mondo”. E dettaglia anche l’unica missione del gruppo: “L’imposizione del liberalismo come principio assoluto dell’organizzazione sociale”. Ma qual era il loro piano, per riuscirci? Semplice: “In 30 anni, cambiare così tanto il modo di pensare delle persone, in modo che non credessero più nello stato sociale”. In effetti, il progetto richiedeva una buona dose di tatto: “Non potevamo mica dire: i ricchi devono diventare più ricchi e così abbiamo detto che i ricchi devono diventare più ricchi perché è un bene per tutti”. La realizzazione del disegno è stata implacabile: “Abbiamo costruito questa rete a livello planetario, 500 think tank in tutto il mondo, i miliardari hanno sponsorizzato cattedre e ci siamo impadroniti di intere facoltà”. Con il contorno di ben otto premi Nobel sapientemente distribuiti, grazie alle opportune aderenze, ad altrettanti membri della “setta”.

A questo punto gli Anstalt, sempre più disorientati, si interrogano su come sia stato possibile convincere anche i socialdemocratici, la sinistra, e gli elettori in genere. Il segreto è presto rivelato: se si vuole evitare che lo stato spenda soldi per lo stato sociale, bisogna fare in modo che ci siano meno entrate. Guarda caso, James Buchanan, inventore del pareggio di bilancio, è un socio della Mont Pelerin Society. E ha vinto, va da sé, il Nobel.

Alla fine uno dei due comici, sconfortato, chiede al terzetto dei Mont Pelerin se si rende conto che la loro agenda dei lavori significa l’aumento di disoccupazione e povertà per fare soldi sulla pelle della povera gente, dei pensionati, dei malati; e gli illustri interlocutori rispondono affermativamente. Al che gli Anstalt sbottano: “Ma allora perché ce lo avete raccontato davanti a tutti?”. “Perché, tanto, non vi crederà nessuno” è la folgorante risposta che chiude lo show.

Una delle chiavi per decifrare la riuscita dello sketch è proprio la contrapposizione tra l’iniziale, scettica (e sciocca) incredulità del duo – che colpevolmente ignora la realtà delle cose – e il cinismo rivelatore del trio a farsi beffe dell’altrui inconsapevolezza.


In questo “ossimoro” risiede il macroscopico spread tra comici italiani e comici tedeschi: il duo di Anstalt fa finta di “non” sapere un accidente mentre conosce benissimo, e nei più minuti dettagli, il quadro (e anche la cornice) dello tsunami neoliberista da cui è scaturito il Nuovo Ordine Globale; quello da cui discende l’attuale assetto non solo economico, ma anche giuridico-istituzionale (Eurozona in primis) del mondo. I nostri comici, invece, “non” sanno davvero una cippa né del neoliberismo, né tantomeno della Mont Pelerin Society, che – nella migliore delle ipotesi – confondono con una marca di acqua minerale.

In definitiva, l’aspetto sconvolgente della faccenda è anche il grado di consapevolezza maturato dall’opinione pubblica d’oltralpe perché la comicità di un paese riflette la maturità del suo popolo. Il fatto che la platea in studio rida di gusto dimostra come essa sia, nella media, culturalmente attrezzata per apprezzare questo eccellente pezzo di satira. E ciò spiega, più di un trattato di sociologia, sia le ragioni della nostra condizione di minorità (a livello politico ed economico) sia quelle della supremazia germanica.

Dopotutto, l’ordoliberismo della Scuola di Friburgo – che è una fondamentale declinazione pratica, anche sul piano filosofico e giuridico, del neoliberismo – lo hanno inventato in Germania. Di più: tutto l’impianto dei trattati europei si regge su una ferrea logica ordoliberista. Una logica in grado, in un contesto di competizione tra stati disuguali in tutto tranne che nella condivisione di una moneta unica modellata su quella dello Stato più forte, di far vincere (quasi) uno solo e di far perdere più o meno tutti gli altri. Una ricetta, insomma, che ai tedeschi – per mille ragioni che loro conoscevano e noi no – ha fatto e fa benissimo quanto a noi ha fatto e fa malissimo. Forse per questo loro ci trovano così tanto da ridere. E sempre per questo, di fronte alla nostra ignoranza collettiva del fenomeno, non ci resta che piangere.
 

tontolina

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ARGENTINA: ULTIMO CADAVERE DELLE POLITICHE ULTRALIBERISTE DEL FMI




Un cadavere si muove in Sud America, in direzione delle nuove elezioni: l’Argentina. Il governo Liberista di Macrì, salito al governo dopo elezioni che hanno visto assegnargli una larga maggioranza ed un vantaggio di ben 12 punti sull’avversario peronista, sta affrontando una crisi economici molto profonda e da cui non riesce a trovare una via d’uscita.

Prima di tutti il PIL argentino è precipitato del 5,8% negli ultimi 12 mesi, un risultato eclatante e raggiunto seguendo le indicazioni del FMI:



Per fermare una spirale svalutativa del Peso che stava anche mettendo in difficoltà la capacità del paese di ripagare il debito pubblico (in valuta non in dollari) il governo ha accettato un prestito di 56,3 miliardi di dollari, in cambio dell’applicazione delle politiche economiche volute dall’ente internazionale che possiamo riassumere con :

  • crescita zero della base monetaria;
  • taglio ai sussidi pubblici alle tariffe, con conseguente loro aumentoo
  • riforma pensionistica con prolungamento dell’età lavorativa
  • calmierazione degli stipendi del settore pubblico.
Le mosse sono state in grado di sommare i disastri di una monea instabile e svalutata con quelli di un una contrazione economica:

  • dato che l’export argentino deriva essenzialmente dai settori primari, agricoltura ed estrazione, e che questi non possono crescere la produzione a piacimento, la svalutazione non ha avuto la capacità di aumentare l’export, ma solo di importare inflazione tramite l’import;
  • in compenso il taglio della base monetaria ha fatto esplodere gli interessi in modo tale che ora non sono convenienti gli investimenti interni produttivi, ma solo quelli speculativi;
  • l’aumento delle tariffe, il contenimento dei salari ed il taglio delle pensioni hanno avuto come effetto quello di far precipitare la domanda interna;
  • aggiungiamo i sommovimenti sociali con impressionanti scioperi in settori chiave come i trasporti aerei ed i porti;
  • il tutto condito da un sistam infrastrutturale che avrebbe bisogno di forti investimenti, come dimostra il recente black out totale sul paese.
Un mix politicamente devastante, tanto che i Peronisti , che presenteranno l’ex capo di gabinetto della presidenza Kirchner ,Alberto Fernández, e la stessa Christina Kirchner come vice, sono in vantaggio e non è neppure sicuro che Macrì, divenuto molto impopolare, partecipi. Molti vedono candidato per i liberali, al suo posto, María Eugenia Vidal , governatrice di Buenos Aires. Il suo programma sarà comunque quello di prima, ma accelerato: più flessibilità del lavoro, più privatizzazioni anche nel settore sociale…. Insomma non è servita la prima cura, ve ne do il doppio. Chissà come la prenderanno gli elettori.

Nel frattempo le mosse del FMI sono state utili a contenere il debito? No….



No, anzi , lo ha fatto esplodere, in modo molto simile a quello che è successo dal 2011 al 2013 in Italiano applicando politiche simili. Il che ci riporta al concetto di pazzia einsteinaiano: continuare a ripetere lo stesso comportamento ed attendersi dei risultati diversi.
 

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Siamo nel gioco: “Fotti o sei fottuto”. Forcheri
Siamo nel gioco: “Fotti o sei fottuto”. Forcheri

In questo documentario passato alla BBC, molto ben articolato, si descrivono dettagliatamente le basi culturali del sistema in cui siamo, che in teoria dei giochi si chiama “Fotti il tuo partner” (“Fuck Your Buddy”)(1). Teorizzato e messo in equazioni dal matematico Nash, si basa sull’assunto che l’uomo è per natura sospettoso ed egoista e che la somma dei comportamenti competitivi ed egoisti di singoli individui isolati produrrà una stabilità chiamata “equilibrio di Nash”, fondata sul tradimento.

Tali equazioni che valsero a Nash il Premio Nobel furono dimostrate dal famoso esempio del dilemma del prigioniero, in cui la decisione di ognuno dei due giocatori dipende unicamente dall’assunto dell’assenza di fiducia nell’altro (trustless), dalla mancata volontà di cooperazione con l’altro e dalla massimazione del proprio interesse, anche e soprattutto “fottendo” l’altro. Solo massimizzando il proprio interesse si arriva a una stabilità apparente fatta di equilibrio, precario dico io.

Gli studi e la ricerca di Nash, che venne ricoverato varie volte con la diagnosi di schizofrenia paranoide, servirono poi da base ideologica per le scuole economiche austriaca e di Chicago, in particolare Hayek e James Buchanan, che diffusero l’ideologia liberista pervasiva di oggi, in cui si assurge a modello “naturale” l’egoismo e la competizione tra umani. Da qui proviene la “teoria della scelta pubblica”, che dichiara fallace il “patriottismo” e il perseguimento da parte dei giocatori (politici, funzionari pubblici ecc) dell’interesse pubblico e del bene del popolo poiché l’interesse pubblico non esiste, visto che secondo questa visione gli umani ricercano naturalmente solo il perseguimento del loro interesse e profitto.

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Il Thatcherismo fu notevolmente influenzato da queste teorie comportamentali ed economiche messe a punto da insigni economisti della scuola neoclassica come Hayek, che è il “maestro” adottato per giustificare l’ultimo frutto di questa forma di pensiero, il movimento anarcocapitalista delle crypto monete e dei bitcoin, che lo utilizzano per giustificare l’abolizione di qualsiasi sentimento patriottico, con l’idea di una moneta “senza nazione”, in un gioco competitivo “trustless” (non basato sulla fiducia). Ma fu anche influenzato dai circoli di psichiatri che partendo dalla rivoluzione lanciata dallo psichiatra Laing, imperniata sull’idea di “libertà” – i pazzi diventano persone che ricercano la loro libertà in un modello comportamentale in cui la pietas e la sofferenza sono trascurati – conseguirono esiti molto diversi da quelli che lui aveva immaginato e previsto.

Infatti, sulla base di questa ideologia partita dall’equilibrio di Nash e dal gioco “fotti o ti fottono” in cui siamo immersi, la Thatcher iniziò il suo periodo di grosse privatizzazioni, ispirata dalla teoria del “mercato interno” di Alain Enthoven (2), un ex dirigente della Rand Corporation – come Nash – ed ex stratega nucleare della guerra fredda che sulla scorta della stessa teoria dei giochi aveva inventato un’analisi dei sistemi di gruppo in cui veniva soppressa l’emozione per sostituirla con una logica meramente matematica per gestire i comportamenti dei giocatori, nel suo caso quello dei soldati. Tale teoria in cui si soppiantavano il sentimento patriottico e l’entusiasmo di servire l’interesse pubblico con un sistema di incentivazione a premi basato sul numero di obiettivi raggiunti scrupolosamente applicato dal generale McNamara nella guerra in Vietnam, diede il risultato catastrofico che conosciamo di quella guerra dove i soldati finirono per sparare anche al maggior numero possibile di civili per via degli incentivi cifrati.

La riforma del sistema sanitario nazionale inglese avviato dalla Thatcher si basò quindi parimenti sulle stesse idee di obiettivi misurabili cifrabili e incentivazione a premi, il tutto basato sulla ricerca del massimo profitto in un contesto che si presume naturalmente concorrenziale simulando, in ambito sanitario e in tutti gli ambiti dei servizi pubblici, le pressioni del libero mercato.

Il sistema sanitario inglese che dopo le privatizzazioni versa in uno stato pietoso è stato uno dei maggiori temi della recente campagna elettorale in Gran Bretagna, superato però da quello della Brexit, che ha visto vincere il partito di quest’ultima contro Corbyn. Se ci pensiamo bene all’ora in cui gli inglesi stanno forse ripensando agli errori di questo modello competitivo e liberista che ha dato un’epoca di folli privatizzazioni, questo è proprio il modello che in Italia si continua a seguire e ad applicare con pervicacia, ostinazione, e cecità in tutti i settori ex pubblici, monopoli naturali o naturalmente pubblici, come la sanità, le autostrade, i porti, i trasporti, l’acqua, la scuola e così via dicendo.

Basti pensare alla Legge Bassanini, che ha voluto “efficientare” la pubblica amministrazione ma che con il sistema di premi ha solo creato una massa di funzionari cinici che per “far cassa” perseguitano il contribuente o maltrattano il “paziente” e che fa sì che i dirigenti amministrativi abbiano più poteri decisionali del politico da cui dipendono.

Basti pensare alla sanità, che sta seguendo a colpi di spending revieuw e di privatizzazione larvata, la stessa rotta delle riforme sanitarie americane e inglesi degli anni 80, anzi superandola in quanto il nostro sistema sanitario pubblico viene appositamente smantellato da 30 anni (mancano centinaia di migliaia di medici e la materia grigia emigra, ho sentito resoconti di medici che si vergognano di dovere operare con i materiali più scadenti ecc) per far posto alle cliniche private per abbienti scrupolosamente francesi, che ci stanno ricomprando tutte le clinice locali nostrane e che anch’esse applicano zelantemente il modello del sistema a premi, la redditività, la gestione dei sistemi del personale gerarchica, la competizione, in fin dei conti.

Oppure basti pensare allo stato in cui versa la scuola pubblica, per mancanza di mezzi, perché se ne vuole privatizzare persino l’idea, cioè conformarla al modello “fotti il tuo partner”, idem con patate per tutto il resto, le autostrade, di cui è tabu persino parlare di revocare delle concessioni che dovrebbero essere revocate d’ufficio in seguito all’uccisione colposa di 47 persone per il crollo di un ponte che potrebbe essere il primo di una lunga serie visto lo stato fatiscente di tanti ponti autostradali della penisola.

Oppure basti pensare alle privatizzazioni degli acquedotti, dei gasdotti, della rete elettrica nazionale, dei porti, degli aeroporti, dei trasporti, Alitalia, Ilva, ecc la lista sarebbe troppo lunga. O al gioco a somma zero vigente persino nei partiti, dove esiste lo stesso sistema a premi, la stessa competizione, gli stessi obiettivi cifrati, e che incarnano il principio mors tua vita mea.

L’assenza di cooperazione oramai è stata così disappresa in tutti i settori della società tranne per essere artificialmente esercitata nei circoli “fraternamente” massonici: tu copri me che io copro te.

Prendiamo come esempio illustrativo Paragone che per avere esercitato la sua coscienza nel votare, così come dice la Costituzione, è stato espulso. In questa teoria liberista infatti dove apparentemente si spinge la libertà individuale al massimo, si finisce per uno strano paradosso per diventare i pupazzi manipolati dai giocatori del gioco, proprio perché si esclude scientemente l’emozione, la passione, la creatività, la collaborazione e le relazioni, tutto ciò che fa di un uomo un essere UMANO: la sua coscienza.

Noi siamo immersi in quel sistema in cui ci hanno immerso gli angloamericani – e gli olandesi – solo che loro, gli inglesi, ci stanno ripensando (prova ne sia che Corbyn basa la sua politica sulle nazionalizzazioni, qua nessuno) mentre noi, con il senso di inferiorità che contraddistingue i provinciali politici di questo paese, siamo al rimorchio di un modello completamente retrogrado e datato.

E l’altro paradosso è che in Gran Bretagna ha vinto il partito della Brexit perché gli inglesi hanno capito che per far vincere il modello cooperativo, quello propugnato da Corbyn, bisognava innanzitutto togliersi dalle grinfie del modello liberista, competitivo ed individualista incarnato oramai dall’Unione europea, che basa la sua “stabilità” proprio su criteri cifrabili che escludono dal computo le emozioni umane, come la felicità e l’infelicità, la realizzazione personale, lo sviluppo dei talenti, la creatività e la possibilità di avere relazioni personali edificanti, soddisfacenti, in un contesto di comunità sana, felice e contenta. In due parole: fiducia e amore.
Nforcheri 02/02/2020
  1. https://en.wikipedia.org/wiki/So_Long_Sucker
  2. Wayback Machine


LA TRAPPOLA (1): Fotti il tuo compagno
 

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